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Capricci Bambini 1 anno, 2 anni, 3 anni (come gestirli?)
Aiuto: sono alle prese con i capricci del mio bambino di 2 anni ed è ingestibile. Aiutami a risolvere i capricci di mio figlio di 3 anni! Ha solo 18 mesi e fa già troppi “capricci”! Non so più cosa fare! Cosa faccio quando i miei bambini sono capricciosi e disubbidienti?” Quando si tratta di “capricci” dei bambini a 1 anno o a 3 anni la richiesta delle mamme è sempre la stessa: “aiutami a gestire e calmare i “capricci” di mio figlio, subito!” Ecco perché ora voglio indicarti 3 linee guida fondamentali per comprendere la causa di qualsiasi tipo di comportamento etichettato come “capriccio”. Scopriamole insieme. Indicazione N°1 per calmare i “capricci” dei bambini: il nodo emotivo Non ha importanza se oggi tuo figlio fa i capricci a 18 mesi, 1 anno, 3 anni o 4 anni. I “capricci” dei bambini a qualsiasi età non sono degli strumenti diabolici che si inventa per farti perdere tempo all’ultimo minuto o per farti andare su tutte le furie. Se davvero vuoi spegnere il fuoco dei comportamenti etichettati come “capricci” ci sono alcune cose che è importante sapere: la prima è che non sono un fuoco che va spento. Lo so che questo aspetto è davvero assurdo la prima volta che lo leggi. Eppure è davvero importante sapere che tuo figlio quando piange, quando ti implora, quando urla, quando fa quella cosa che definiamo come “lagna” ha un “problema” emotivo, che per lui è serio davvero. In verità quando un bambino fa “i capricci” li fa perché ha una difficoltà ma non sa come dirtelo, non nel senso che vuole mentirti o nascondertelo, nel senso che al momento non ha altri strumenti per dirtelo diversamente o per aiutarsi da solo. Quanto attirano la tua attenzione con il “capriccio” ricordati che hanno sempre un motivo vero da risolvere. Poi la manifestazione cambia in base all’età, per esempio i “capricci” dei bambini a 2 anni magari si manifesteranno con pianto e urla, i “capricci” dei bambini a 6 anni saranno accompagnati anche da rifiuto delle regole, episodi di nervosismo o brutte parole. Ecco ora vediamo con una nuova lente, a cui non avresti mai pensato, ma che hai bisogno di considerare da subito: tornare a considerare la dignità di tuo figlio. La dignità dei bambini Tuo figlio quando ti segnala un problema, ha una sua dignità. Significa che non ha bisogno di essere maltrattato, sgridato o preso a sberle soltanto perché ci dà fastidio e non sappiamo come gestire la situazione. Lui ti sta comunicando una difficoltà, quindi come genitore o insegnante, hai il dovere assoluto di andare lì vicino, guardarlo negli occhi e trasformarti nel suo Aiutante Magico. Sei lì per aiutarlo, lui ha bisogno di te, ha bisogno della tua calma; vai in soccorso, aiutalo, per esempio dicendo: 👉 “Qual è il problema? Mannaggia, ma quanto è difficile questa cosa per te?” 👉 “Questa mattina la maglia gialla proprio non ti piace… mi sa che è più sonno e voglia di coccole… mi spiace che sei così triste stamattina… Oppure sai benissimo che questi sono momenti in cui sta vuotando in sacco. Magari tuo figlio è “pieno” di qualcosa che è successo il giorno prima o due giorni prima. Ha accumulato tensione, rabbia o tristezza che pian piano hanno creato una pentola a pressione. Proprio come succede a noi adulti. Molto spesso i bambini fanno questi “capricci” perché vogliono attirare la nostra attenzione Sono stanchi, nervosi, non si sentono capiti e l’aiuto giusto che si aspettano è: 👉 “Cavoli! mamma ieri non è stata con te tutto il giorno e stamattina ti ha pure messo fretta per arrivare in orario. Dobbiamo arrivare in orario, è vero, però amore capisco che per te è così difficile, dobbiamo stare un po’ insieme. Vieni che ti abbraccio, vieni che ti do un bacio.” Se inizi a ragionare che essere genitore vuol dire anche diventare il suo Aiutante Magico, quindi davvero metterti a sua disposizione senza paura che non impari le regole e che non diventi un bambino educato, allora sei a buon punto e tutto diventa più semplice. I bambini nascono già positivi e pieni di fantastici ingredienti, solo con il tuo atteggiamento da imitare e la tua giusta disponibilità d’animo, possono crescere sereni e sviluppare tutto il bello di cui sono già ricchi. SII IL SUO AIUTANTE MAGICO: Impara a restituirgli la dignità che merita quando ti segnala una difficoltà attraverso il capriccio, perché non ha un’altra modalità di farlo. Vai e aiutalo, vai alla motivazione e accoglilo, sempre. E poi trova le soluzioni pratiche. Indicazione N° 2: la motivazione valida per gestire i “capricci” dei bambini a 1 anno, 2 anni, 3 anni I bambini di oggi hanno una sensibilità particolare e non si adattano e sottomettono facilmente. Fino all’ultimo continuano a comunicarti con il comportamento che noi etichettiamo come “capriccioso” o disubbidiente il problema o la difficoltà che sentono e che provano. Cercano di fartelo capire attraverso il “capriccio”, la lagna, la ribellione e l’opposizione. I “capricci” dei bambini a qualsiasi età, 2 anni o a 4 anni non sono mai capricci incomprensibili, infatti… non esistono! Noi genitori abbiamo bisogno di uscire dal “file mentale automatico” che il “capriccio” sia un capriccio, cioè quella cosa che non ha senso fare, che ci fa infuriare e uscire di testa, per esempio: “Ma perché sono le 8 meno 10, alle 8 chiudono il cancello di scuola e tu sei qua e non ti vuoi mettere le scarpe? Mi stai facendo le storie per una maglietta gialla, perché vuoi proprio quella verde? Che senso ha? Lo fai apposta! Sei testardo!” La verità è che non è un “capriccio”! I bambini che abbiano 18 mesi o 3 anni infatti non possono dirti: “mamma guarda sono stato male per questa cosa, sono triste perché ho perso il mio gioco preferito” “non mi dedichi abbastanza tempo” “sono arrabbiato con te perché mi hai messo in punizione” “non hai capito quello che io volevo fare” “mi arrabbio perché tu e papà litigate” “sono triste perché ti sento triste e nervosa…” Facciamo fatica noi adulti a riconoscere ed esprimere i nostri sentimenti, figuriamoci un bambino di 4 anni! Pur di catturare la tua attenzione, usano il canale che più ti fa soffermare su di loro e, sperano, anche sul loro problema. Allora, prima di tutto non arrabbiarti e mettiti nei suoi panni. Guardalo negli occhi, fermati, sdrammatizza: 👉 “Davvero queste scarpe no? Mannaggia, ci saranno dei topini dentro? Fammi un po’ vedere… o vuoi che oggi facciamo cambio: io mi metto le tue e tu ti metti le mie?!” Quello che il genitore può fare per uscire dall’impasse è sempre cercare la vera motivazione Tuo figlio utilizza spesso come scusa la scarpa, la maglietta, la verdura che non vuole mangiare, la frutta che non gli piace, ma in verità le motivazioni che fanno scatenare il putiferio sono quasi sempre più profonde. Il primo modo per risolvere i “capricci” dei bambini è giocare d’anticipo. Non tanto nel momento di fuoco, che è solo un segnale, è solo la classica goccia che fa traboccare il vaso, ma andando a monte e cercando di capire: 1️⃣ come nella giornata, nella settimana, puoi dargli più tempo di qualità 2️⃣ se ci sono situazioni in cui puoi giocare di anticipo e puoi evitare di sgridarlo e punirlo 3️⃣ come puoi essere più calma o migliorare il clima familiare. Se come genitore riesci a fare questo passaggio, a modificare la tua routine frenetica per trovare del tempo speciale per lui, più tuo figlio si rilassa e inizia a viverti come l’AIUTANTE MAGICO emeglio è. Al posto di percepirti come una persona da cui nascondersi o pensare: 👉 “Devo dire una bugia alla mamma, perché quella cosa non la posso fare” oppure 👉 “Mamma sta arrivando, devo iniziare ad avere paura” potrà invece sapere che mamma e papà sono lì solo per lui, per sostenerlo e aiutarlo. Indicazione N° 3 per comprendere i “capricci” dei bambini: le regole C’è un aspetto che nella relazione genitore e figli fa scattare lotte, incomprensioni, urla e… “capricci”. Spesso ci porta a considerare i bambini come maleducati e disobbedienti! Si tratta del momento in cui vogliamo dare delle regole, trasmettere delle sane abitudini… che puntualmente i figli non ascoltano! Il problema da dove arriva? Noi siamo convinti che i bambini possano imparare una regola a forza di sentirsela ripetere. Quante volte diciamo “gliel’ho detto un milione di volte, eppure niente!”. La verità è che loro imparano osservando, imitando le abitudini da noi genitori o comunque dai loro adulti di riferimento Questa verità a volte ci fa paura. Ci rende responsabili dell’esempio che diamo, di come ci comportiamo nella nostra vita anche quando siamo senza i bambini. Ma allo stesso tempo è una grandissima fortuna! Perché se tu sei sereno del tuo modo di comportarti e costruisci una buona relazione con lui, il gioco è fatto. Non esiste un bambino al mondo che non guardi con occhi sognanti mamma e papà, che non li ami, che non li adori e dica: “mamma, voglio farlo anch’io”, “papà, voglio venire anche io con te. Voglio provare a guidare anche io la macchina, voglio anch’io svitare il tubo del lavandino”… Quindi una valida soluzione per prevenire i “capricci” e i litigi è comprendere come insegnare le regole a tuo figlio nella calma ed evitando di ripetere le stesse cose 120 volte. Tu resterai più calma e non perderai la pazienza e tuo figlio si fiderà di più di te perché si sentirà capito e ascoltato. Di conseguenza gli episodi in cui tu non lo capisci e lui si arrabbia con te saranno sempre meno frequenti. E con l’esperienza scoprirai che si tratti di “capricci” del tuo bambino a 18 mesi o capricci a 2 anni o a 3 anni scoprirai che la chiave è sempre considerare la sua vera motivazione. Mi auguro che queste 3 indicazioni ti siano di aiuto per comprendere sempre meglio il Libretto delle Istruzioni di tuo figlio.
Rabbia bambini: 4 passi per gestire crisi di Rabbia e crisi Isteriche
Come gestire le crisi di rabbia dei bambini e le crisi isteriche che esplodono perché gli dici di No a un gelato o quando chiedono un nuovo gioco? Cosa puoi fare nelle situazioni in cui sei costretta a dire di No a tuo figlio e lui si arrabbia tantissimo, ha una “crisi isterica”, una crisi di nervi o uno scatto di ira? Il problema più grande è che in queste situazioni la nostra pazienza si esaurisce in fretta e finiamo noi stessi per essere colpiti dal vortice del nervosismo, della rabbia, delle urla e delle sgridate. Alla fine perdiamo tutti: tuo figlio viene sgridato o punito, non si sente capito, tu ti arrabbi e perdi la lucidità necessaria per aiutarlo e per trovare una soluzione. Scopri in questo articolo: Come si fa a contenere la rabbia e gli scatti di ira dei bambini Come gestire le crisi isteriche e crisi di nervi, indipendentemente che tuo figlio abbia 1 anno, 5 anni, 10 anni o sia più grande Come comportarsi quando un bambino urla, non ascolta, alza le mani ed è nervoso Perché tuo figlio esplode con una “crisi isterica” o una crisi di rabbia? Innanzitutto dobbiamo riavvolgere un attimo il nastro e farci sempre la nostra solita domanda per quanto riguarda le motivazioni. La prima domanda è sempre: Perché i bambini si arrabbiano e si innervosiscono? Perché tuo figlio arriva ad avere crisi di rabbia o una crisi isterica o di pianto? I bambini e i ragazzi non fanno mai le cose a caso. La motivazione è la nostra legge aurea, perché se troviamo la motivazione abbiamo anche la soluzione. Proviamo a fare delle ipotesi: 1. Più noi cediamo e cambiamo idea e più si arrabbia Magari tuo figlio o tua figlia si arrabbia perché sa che più si arrabbia più noi cediamo. Perché è sempre successo così, sa che se ci porta all’esasperazione noi cediamo. È chiaro che la soluzione in questo caso è imparare a mantenere la calma quando diciamo di No e a non cedere, perché così saprà che quel tipo di atteggiamento è inutile, che usarlo non serve a nulla. Che quando gli dici di No sei sicura e non cambi idea. 2. Diciamo di no (e diamo un limite) in modo duro e senza accogliere/comprendere la sua situazione Un altro caso è quando tuo figlio si arrabbia e si innervosisce perché magari gli diciamo di No ma lo facciamo senza tutte quelle “mosse” da Aiutante Magico che sono dei veri salva-vita con i figli, quindi: senza metterci nei suoi panni senza accogliere il suo stato d’animo con calma e senza considerare il suo bisogno evitando di dirgli con empatia per esempio che ci dispiace come se del resto stesse succedendo a noi Non fornire una soluzione immediata o che metterete in campo nei prossimi giorni o quando sarà possibile Nel caso del gelato per esempio è utile accogliere la sua frustrazione, ascoltare i motivi per cui proprio vorrebbe mangiare un gelato, rassicurarlo sul fatto che domani potrà comunque mangiarne un altro anche se oggi non è proprio possibile. Nel caso del gioco nuovo, ipotizzando che è un acquisto che è possibile effettuare, possiamo rassicurarlo che tra un tot di tempo quel gioco potrà averlo molto volentieri e allora subito pianifichiamo e ci organizziamo come fare per comprarlo. Se invece quel gioco non si può proprio comprare, perché non lo riteniamo adatto alla sua età o in generale non lo riteniamo un gioco ideali per i bambini o per lui, allora possiamo accogliere la sua frustrazione. Possiamo quindi dirgli che ci dispiace tanto, possiamo raccontargli perché secondo noi non è un gioco da avere. Possiamo infine rassicurarlo perché, sapendo alla fine cosa vorrebbe fare o ottenere da quel gioco, possiamo dargli tutta una serie di soluzioni e alternative per ottenere lo stesso divertimento o più o meno le stesse cose anche con altro di altrettanto entusiasmante. Tutti questi passaggi, anche se sembra strano, posso essere fatti senza sgridare, minacciare o urlare da parte nostra. Infatti, anche se nessuno lo ha mai fatto con noi quando eravamo piccoli e quindi non siamo abituati, è possibile dire di No, trasferire regole e limiti ai figli con calma da parte nostra. Possiamo farlo senza dover ripetere le cose 100 volte, senza lotte di potere, “capricci” con scatti di ira, episodi di rabbia o pianti. 3. I bambini esplodono con crisi di rabbia perchè sono sempre tutti No (e i Sì sono un miraggio) Altra situazione: tuo figlio esplode con una crisi di rabbia perché magari di solito sono sempre tutti No. E noi abbiamo quel tipo di atteggiamento per cui è un No a priori sempre perché magari pensiamo: “non deve rompere perché non ho tempo di mettermi lì ad aspettare” “Gli dico No perché altrimenti lo vizio” “Gli dico No perché se non impara a diventare grande, perché ha bisogno di batoste che poi nella vita riceverà.” Visto che è No per tutto, all’ennesimo No ricevuto esplode con una piazzata pazzesca, si arrabbia tantissimo e ha una crisi di pianto. Allora è chiaro che se vogliamo veramente risolvere dobbiamo trovare l’equilibrio, magari costruire prima un po’ di abbondanza dentro di noi e valutare quali Sì e quali No possiamo dire. In questo caso la lezione per noi è imparare a essere un po’ più flessibili. In questo modo potrai evitare che davanti al No si creino ogni volta queste lotte di potere e crisi isteriche. 4. Il vero motivo della richiesta che fa esplodere la crisi di rabbia Altra possibilità: possiamo osservare se per tuo figlio è davvero importantissimo avere quel gioco o quel gelato che ha chiesto e per cui si è arrabbiato. Perché magari non si tratta del gelato o del gioco, si tratta di quello che quel gelato o quel gioco compensano dentro di lui. Magari il dolce del gelato gli tampona un po’ quel bisogno di amore, quel bisogno di dolcezza, quel bisogno di appagamento che non sente riempito in un altro modo. Oppure avere il gioco lo fa sentire come gli altri, quindi innalza il suo senso di autostima. Oppure ancora avere il gioco lo fa sentire importante e come i suoi amici. Allora in questi casi in verità non vuole il gioco, desidera ciò che rappresenta per lui il gioco o il gelato. Se noi comprendiamo questa motivazione, si aprono i cieli perché possiamo andare a riempire questo vuoto che lui sente. Possiamo soddisfare questo bisogno agendo sulla sua autostima e magari anche sulla nostra, se ha assorbito un po’ di svalutazione da noi. 4 soluzioni per gestire le crisi di rabbia, crisi di nervi e crisi isteriche di tuo figlio Ecco qui i passaggi principali che puoi seguire: A. Il perché Come prima cosa domandiamoci perché si sta arrabbiando, quindi andiamo a sondare la motivazione, il perché è diventato nervoso e si sta agitando (se non riesci a farlo in quel momento, puoi anche farlo successivamente ma ricordatene il prima possibile perché è la vera chiave). B. Fermezza In quel momento se gli abbiamo detto di No dobbiamo rimanere fermi sul No. Eventualmente dopo valuteremo meglio la cosa con calma e ci domanderemo se davvero doveva essere un no o poteva essere un Sì. Ci possiamo man mano fare un elenco a priori dei Sì e dei No che vogliamo dire per non trovarci a dover improvvisare quando ci chiedono qualcosa. Quindi la prossima volta magari valuteremo meglio, ma se adesso abbiamo detto di no, rimane un no. Perché non possiamo dare l’idea che siamo quelli che fanno la bandiera e cambiamo idea a seconda di come cambia il vento. Dobbiamo mostrare fermezza. C. Accoglienza Nel frattempo accogliamo la sua frustrazione, usiamo le nostre capacità di accoglienza, lo ascoltiamo, ci mettiamo nei suoi panni ci dispiace davvero e gli diciamo che è giusto che sia arrabbiato, per esempio: “È vero, è una cosa tristissima che quando vuoi una cosa non puoi ottenerla subito”. D. Soluzione Troviamo insieme una soluzione e intanto andiamo avanti per la strada o, se siamo in casa, andiamo avanti a fare le cose che dobbiamo fare. E. E se non si calma? Se non si calma subito o se magari all’inizio continua a essere arrabbiato o riprova e insiste perché sa che, tutte le volte in cui ha insistito, poi noi abbiamo ceduto. È quindi necessario mantenere la calma, restare fermi sul No senza esplodere a nostra volta con rabbia e nervoso e soprattutto mettendoci dalla sua parte. Sii serena e non sarà neppure il caso di metterti lì a convincerlo a tutti i costi per farlo calmare, non avere fretta, resta ferma sul No, mantieni la calma, sii comprensiva. Di solito si calmano in breve tempo se usi questa modalità. Se dovesse insistere accoglilo con calma, di tanto in tanto, senza avere la fretta che si calmi a tutti i costi subito. La chiave per gestire le crisi di rabbia di tuo figlio è sempre accogliere il suo stato d’animo e agire da Aiutante Magico restando calma, evitando ricatti/punizioni che nel tempo non aiutano a creare una relazione di fiducia. In questo modo tuo figlio si sentirà compreso e troveremo delle soluzioni, anche se l’oggetto del desiderio non è possibile ottenerlo subito. Ultimo aspetto importante: ricordati di osservare eventuali motivazioni di fondo che magari in superficie non sono così evidenti ma sono le vere cause che fanno scattare queste sue esplosioni di rabbia e di pianto.
Mio figlio si isola, non socializza e legge Platone! (E perchè alcuni ragazzi fanno cose estreme per farsi notare?)
Molti genitori si preoccupano quando i loro figli si isolano e preferiscono stare a casa, amano leggere, non hanno il desiderio di uscire per stare con gli amici, andare al bar, in discoteca… insomma quando non sono “normali come gli altri”. Parliamo di tutti quei bambini e ragazzi che magari si sottomettono all’esterno, ma in realtà lo fanno per sopravvivere. Sono ragazzi che tendono a isolarsi, amano il silenzio, sono molto consapevoli, spesso non devi spiegargli nulla. Perché mio figlio si isola e non socializza? La causa frequente Il figlio che tende a isolarsi è come un filosofo che si trova con gli ultras della squadra dell’inter. Che cosa si possono raccontare? Per lui spesso è una tortura stare nel gruppo. Non è lui che ha ritardi o problemi, tutt’altro! È semplicemente più sensibile, vede le cose in maniera diversa rispetto ai coetanei, magari vuole stare lontano da relazioni fatte da convenienza, ipocrisia, da conversazioni giudicanti (quasi tutte). Ecco perché esiste da un lato chi fa gruppo (la maggioranza) e dall’altro chi si isola (sempre di più). Per comprendere più a fondo l’isolamento degli adolescenti entriamo un attimo all’interno di un gruppo. Quali sono i temi trattati? Il sistema solare, perché si nasce, perché l’uomo si ammala, perché il sole non si spegne mai… Non credo. Nel gruppo, con la sigaretta accesa in una mano e una birra nell’altra, si parla di dove organizzare la prossima festa con musica assordante, della prossima gara in motorino o in macchina, di quante ragazze ognuno abbia conosciuto su facebook, di come rompere le scatole a qualcuno per non annoiarsi, di come vestirsi o pettinarsi i capelli… Come può un ragazzino, che possiede un certa sensibilità, fare gruppo su questi temi? Non gli interessano, gli sembrano una perdita di tempo, preferisce stare a casa e leggere un romanzo, o stare da solo in pace davanti al computer o con le cuffie nelle orecchie per tappare tutto quello che gli arriva dall’esterno e che sente così lontano da sè. Ecco che quel comportamento strano che tu ritieni un isolamento in verità è l’unica via che ha trovato tuo figlio per stare meglio con se stesso. Sei sensibile, asociale e timido: quindi non sei “normale” come gli altri Ognuno, per vari motivi, nasce con un certo livello di sensibilità e l’ambiente esterno famigliare può: contribuire a risvegliare questo aspetto totalmente reprimerlo, come succede da modelli educativi “tradizionali” che prevedono subito toni duri e regole di ferro nei primi 7 anni, quelli della fase egocentrica, in cui i bambini, per loro natura, le regole proprio non le assimilano tramite le spiegazioni razionali (e questo non significa che bisogna essere troppo permissivi). condizionarlo involontariamente attraverso il nostro modo di fare, di comunicare, attraverso le nostre emozioni e le nostre credenze sulla vita. Il dramma: “mio figlio non socializza, è diverso!” Senza determinate conoscenze è ovvio che i genitori etichettino certi comportamenti dei loro figli come “diversi” dagli altri. Perché per cultura del passato siamo stati abituati a omologare i bambini e i ragazzi. Tutti devono essere uguali. E chi esce fuori dalle righe imposte dagli adulti non è normale. Ecco che decisioni e modi di fare “strambi” spesso vengono interpretati come un capriccio, un lotta di potere, o come un segnale di allarme. Il bambino o il ragazzo incomincia a sentirsi diverso, non accettato, rifiutato. Cresce con la convinzione di essere anormale, percepisce “cose” e sente di possedere “facoltà” che non può condividere con nessuno. E si isola ancora di più. Oppure, cerca in tutti i modi di adattarsi alla cultura, alle mode, ai gusti dei coetanei, finendo per perdere la propria identità e iniziando a manifestare un malessere profondo che può sfociare nella depressione, nel fare il bullo dal superego smisurato, in problemi con il cibo o nell’uso della droga o dell’alcool. Infatti a volte questi tumulti interiori sono tali da sfociare a volte in dipendenze e atti estremi come ultimi tentativi di essere notati e compresi: “fino ad oggi non mi hai capito, hai rifiutato chi sono e la mia natura: ora faccio cose che non puoi non notare” Come posso aiutare mio figlio? A te genitore, per comprendere tuo figlio, in questo caso è richiesta tanta comprensione ed empatia nei suoi confronti. L’unica cosa che puoi fare, ma veramente l’unica, e sostenerlo nei suoi desideri e impulsi emotivi. Non forzarlo a fare cose che non sente di fare. Se ti chiede a Natale un libro o un nuovo programma per il computer piuttosto che il piercing, il tatuaggio, il motorino, non ti preoccupare, sostienilo, assicuralo e aiutalo a essere se stesso, a seguire i suoi intenti. Ora ecco 3 punti che ti possono aiutare da subito: 🟠 evita di giudicarlo, di paragonarlo agli altri e di etichettarlo come anormale 🟠 Rifletti davvero se davvero hanno senso i tuoi timori su: “Mio figlio non socializza! Mio figlio è timido! Non vuole uscire con gli amici! 🟠 gioca al giorno del silenzio: smetti di chiedere “perché stai chiuso in camera?”, “perché non mi parli?”, “perché non hai mangiato?” e sorridigli, accoglilo, mettiti a disposizione per fare qualcosa di bello per lui (anche se a te non piace). Onoralo come se fosse la creatura più meravigliosa e perfetta del mondo, anche se fino a ieri avete urlato e vi siete sbattuti le porte in faccia 🟠 prova a fare un excursus degli anni precedenti e scrivi su un foglio che cosa può essere andato storto nella vostra comunicazione emotiva, prova a pensare se tuo figlio può avere oggi vuoti affettivi che dovevano essere riempiti in passato. Valuta se alcuni atteggiamenti tuoi o del tuo compagno/della tua compagna possono averlo influenzato (per esempio: tuo figlio risponde molto male e si isola ma in effetti è un atteggiamento molto simile a quello di suo padre quando rientra stanco dal lavoro o a quello di sua madre quando le cose non vanno come lei vorrebbe). Scrivi tutto. Il giorno seguente riprendi in mano questo foglio con l’elenco e rileggilo. Vedi a quali nuove riflessioni, sensazioni, soluzioni ti porta. E poi brucialo. Aiuta la fragola a maturare e non forzarla a produrre banane Perché forzarlo a fare cose diverse da quello che sente equivale a somministrare sostanze alla pianta di fragole per indurla a produrre banane. Impossibile. Danneggerai la natura stessa della pianta. Lui si sentirà rispettato e rispetterà te. In fondo che diritto hai di giudicare la sue scelte di studio, di come passare il tempo. Tu come ti sentiresti? Se lo rispetterai aiuterai la piantina di fragole a prepararsi e crescere sana e robusta. Un giorno vedrai le fragole: unendo i puntini del passato fino a quel momento, scoprirai che tutto ha avuto un senso. Per approfondire: scopri qui i 7 MODI per ottenere Rispetto e Fiducia da parte di tuo figlio.
Non è una colpa odiare la sorella: come nasce la gelosia tra fratelli e sorelle?
Ogni genitore vorrebbe che le gelosie e i litigi tra fratelli e/o sorelle non avvenissero mai! Siamo abituati per cultura, e lo vorremmo anche, che i nostri figli si amassero, che andassero d’accordo e giocassero insieme. E invece ci ritroviamo spesso con fratelli o sorelle che si picchiano, fratelli che si odiano, continui litigi e tirate di capelli tra sorelle, gelosia tra sorelle che non si sopportano e non giocano insieme, quando sono un po’ più grandi fratelli e sorelle che non si parlano e si ignorano… Di solito partiamo con questa tiritera: “mamma mia, non pensavo fosse così difficile avere due figli. Non ho tempo abbastanza per dedicarmi ad entrambi. Vorrei stare di più con loro, fare di più… Almeno che loro si facciano compagnia! O che almeno non mi facciamo impazzire quando arrivo a casa, con tutto quello che ho da fare” Cosa possiamo fare quindi se i nostri figli sono gelosi e non vanno d’accordo (e magari se le danno anche di santa ragione)? Vediamo insieme in questo articolo: Come affrontare e gestire la gelosia del primogenito? Come mai i fratelli e le sorelle arrivano a odiarsi? Quali sono le cause? Perché i fratelli litigano e sono gelosi uno dell’altro? Come comportarsi in pratica con i figli che litigano e che sono gelosi? Come prevenire l’aggressività fra fratelli Soluzione 1 per gelosia del primogenito: entriamo nella testa di tuo figlio… Ecco un altro modo di vedere, opposto a tutto ciò che abbiamo imparato o sentito dire… mettiamoci nei panni del primogenito! Questa è la cosa migliore che possiamo fare, immergerci nei naturali pensieri che frullano nella mente del nostro primo figlio o prima figlia. Lui o lei era nel suo mondo dorato, con una mamma e un papà, et voilà, arriva la sorellina (o fratellino). La cosa che principalmente pensa è: “evidentemente non sono bastato” “perché farne ancora una, se c’ero già io? Forse non vado abbastanza bene” I bambini vivono per essere amati da mamma e papà e per raggiungere questo loro obiettivo naturale, all’inizio, sarebbero disposti a fare di tutto pur di soddisfarli. Quindi nel primo figlio la prima cosa che scatta è: “io non sono bastato”, “se mamma ti coccola, sorride prima a te, ti prende sempre in braccio, allora vuol davvero dire che veramente tu hai più di me, tu vali più di me” E di conseguenza può arrivare a non accettare il fratellino o sorellina. Questo pensiero si accentua soprattutto se sono piccoli, nei primi 4-5 anni. L’altro pensiero che lo turba è il dover condividere mamma e papà: “perché mamma deve fare le coccole anche a te? Se per tutto questo tempo è stata MIA mamma e lui è stato MIO papà, perché ti devono prendere in braccio? Loro due sono miei, sono una mia proprietà!” Ed ecco che proprio non ce la fa, è un impulso irrefrenabile, un bisogno che non riesce a controllare: comincia a dar fastidio alla sorellina/al fratellino, non vuole che tocchi i suoi giochi, non lo vorrebbe in casa, lo picchia o comincia a essere geloso… Questo atteggiamento, che noi genitori non sopportiamo e non comprendiamo o definiamo “capricci”, in verità aiuta il primogenito a sfogare quello che sente dentro. Le parole non bastano, sono troppo piccoli per capirlo, non ce la fanno, e il disagio che provano è troppo forte. Servono i fatti! E ora vediamo anche come farlo in pratica. Soluzione 2 per gelosia fra fratelli e sorelle: non pretendere che i tuoi figli vadano per forza d’accordo Il primo modo più efficace per venire incontro ai sentimenti feriti dei nostri figli è quello di non pretendere che vadano per forza d’accordo. So che può sembrarti forte quello che scrivo, ma se non si parte da questo punto essenziale non possiamo passare al passo successivo, ovvero quello di lasciare che ciascuno dei nostri figli possa sentirsi figlio unico. Anche se noi diamo a entrambi o comunque a tutti i nostri figli in generale (se sono più di due) lo stesso amore, le stesse attenzioni, anche se abbiamo lo stesso riguardo, è possibile che loro non percepiscano la stessa cosa. E poi non saremmo forse del tutto sinceri se negassimo il fatto che magari uno dei nostri figli in particolare ci fa da specchio più dell’altro. Forse ha dei modi che, non sappiamo perché, ci irritano di più e quindi facciamo più fatica a gestirli e a tollerarli. Soluzione 3: risolvi i litigi con il tempo esclusivo per i figli Un suggerimento, in assoluto il più efficace, è riorganizzarsi per dedicare del tempo esclusivo e di qualità al primogenito da solo con te. Più si dedica tempo a questa coccola, più nostro figlio si rilassa, più torna a sentirsi amato (anche se tu ovviamente lo ami sempre e comunque). La sua esigenza è capire dall’atteggiamento di mamma e papà, e non dalle parole, che è amato come prima, più di prima e allo stesso identico modo. Non sarebbe sufficiente neanche rassicurarlo con “ma certo che ti voglio bene quanto a lei, anzi, anche sempre di più”, le parole non hanno l’effetto delle azioni. È necessario dimostrarlo con tue azioni concrete. Per esempio: Prendetelo con voi, o magari una volta da solo con mamma e una con papà, portatelo due ore a giocare insieme nel parco o a mangiare un gelato. Oppure papà prende la sorellina e mamma può stare a casa con lui tutto un pomeriggio o tutta una giornata a giocare, a stare insieme. Ecco che il tuo primogenito comincia a rilassarsi e fare il piano di attenzioni, a ricordare quel tempo dorato in cui c’era solo lui. Fa il pieno di attenzioni, di cure speciali di mamma o di papà, qualcosa solo per lui, proprio quello di cui ha sentito la mancanza. Più noi genitori capiamo l’importanza di rassicurare i bambini attraverso il tempo e le azioni, più loro hanno delle risorse interiori per tollerare la presenza della sorella e del fratello. Naturalmente questo non significa che i nostri figli debbano per forza rimanere figli unici e non significa neppure che alla nascita del fratellino o della sorellina le cose debbano per forza andare male e sia necessario correre ai ripari. 5 aspetti importanti da ricordare per prevenire gelosie e litigi fra fratelli Tutto questo significa soltanto che è importante: 1️⃣ sapere che il primogenito non lo fa apposta ad essere contrario all’arrivo del fratellino o della sorellina 2️⃣ imparare a comprendere il suo disagio e accoglierlo senza giudicarlo 3️⃣ comprendere che questa possibile reazione è del tutto naturale 4️⃣ sapere che con conferme concrete, passando ai fatti, potremo essere molto più rassicuranti di mille parole 5️⃣ ricordarci che le soluzioni più efficaci per prevenire gelosie, litigi e aggressività fra i figli sono il tempo di qualità, confermargli quanto amore e attenzioni abbiamo per loro prima che le chiedano, sapere che abbiamo le forze e le capacità per occuparci benissimo di entrambi senza che ne patiscano Sviste e “assurdità” che non fanno parte del mondo dei bambini e che peggiorano le liti e le gelosie Ci hanno abituati a vedere la fraternità in maniera distorta e questi che seguono ne sono degli esempi che non ti aiutano a gestire la situazione: 1️⃣ “Arriva il fratellino, finalmente non sarai più solo!” 2️⃣ Convincetelo dell’assoluto vantaggio che un fratellino può dargli, ha solo bisogno di tempo per adattarsi 3️⃣ Lasciate che il primogenito possa prendersi cura del secondo così che si instauri un buon rapporto 4️⃣ È nel litigio che nasce il confronto, litigando affermano la loro personalità e si preparano per le relazioni future e a instaurare relazioni positive 5️⃣ I bambini sono in grado di risolvere il conflitto da sé 6️⃣ Prendete le difese solo se avete assistito dall’inizio e sapete di chi è la responsabilità 7️⃣ “Io vado di là, voi parlatene e trovate una soluzione” 8️⃣ Se la competizione viene vissuta come confronto positivo, può rivelarsi costruttiva 9️⃣ Le liti tra fratelli disturbano tutta la famiglia e magari anche i vicini. Il vostro compito non deve essere quello di impedirgli di litigare, quanto quello di evitare che mettano a soqquadro la casa, oltre che evitare di farsi male. 🔟 Intervenite magari quando si saranno calmati Che cosa ci chiede invece il Libretto delle Istruzioni? Ci chiede innanzitutto di rispettare il suo bisogno di unicità e di comprendere il suo disagio profondo senza fermarci all’apparenza. Ecco un riepilogo di cosa possiamo fare, dunque, per metterci dalla sua parte ed essere efficaci nel nostro ruolo di genitori di più figli: Facciamo sentire ciascuno dei nostri figli come figlio unico: dedichiamo del tempo esclusivo per entrambi sia con mamma che con papà. In questo modo potranno fare il pieno di attenzioni di cui hanno bisogno soprattutto nei primi anni. In caso di liti, consoliamo gli afflitti ma dedichiamo la nostra immediata attenzione a chi il conflitto lo ha innescato, perché è lui che in verità si è sentito ferito. Se così non fosse stato, non avrebbe dovuto scaricare la sua frustrazione generando la litigata. PEr i dettagli leggi qui: Smettetela di litigare! I 4 passi per risolvere i litigi fra i tuoi figli Osserviamoci e facciamo di tutto per essere neutrali nei loro confronti. Evitiamo i paragoni. Evitiamo di pretendere che seguano l’uno le orme dell’altro o che abbiano gli stessi interessi. Riferiamoci a loro chiamandoli con il proprio nome anziché “bambini fate questo”, “bimbi si esce”, ecc. Vuoi scoprire passo passo nella pratica cosa fare per risolvere i litigi e gelosie fra fratelli o sorelle? Leggi la guida completa qui: Smettetela di litigare! I 4 passi per risolvere i litigi fra i tuoi figli
7 modi per ottenere Rispetto e Fiducia da tuo figlio
Pensiamo che i figli ci debbano rispettare per il semplice fatto che siamo i loro genitori. Perché noi siamo gli adulti, perché ci siamo passati prima di loro e abbiamo già vissuto queste cose. Ci devono rispettare e si devono fidare di noi perché noi parliamo ed è legge quello che diciamo. In verità la fiducia non è uno stato di diritto, ma è un qualcosa che il genitore si deve conquistare. Vediamo insieme cosa puoi fare per guadagnarti la sua fiducia. Come conquistare la fiducia dei figli in 7 passi 1- Rispetta i bisogni di crescita di tuo figlio Anche a costo di andare contro alla tradizione e alla cultura del paese in cui vivi o della famiglia di origine da cui provieni o delle persone che ti hanno cresciuta, rispettare i bisogni vuol dire che, se un bambino ha la necessità di dormire con mamma e papà per i primi tempi o i primi anni di vita, bisogna farlo, anche se ci hanno sempre insegnato che così LO VIZI. Se i bambini hanno bisogno di accoglimento, di contatto fisico, vanno presi in braccio, stretti, avvolti dalle nostre braccia, anche a costo di “viziarli” (tra l’altro i vizi non esistono). I NO vanno detti con fermezza, ma accompagnati anche da empatia e amore. È necessario dimenticarsi che fino all’altro ieri ci hanno insegnato che “ci vuole polso! Devi essere duro. Deve capire, deve smetterla. Lascialo piangere…” Prima ti liberi da questi “credo” e prima tuo figlio imparerà, anzi apprezzerà e si fiderà sempre di più di te. 2- Impara a restare calma Più ti aiuterai a restare calma, a gestire le situazioni guadando il lato positivo e cercando di trovare una soluzione efficace serenamente, e più tuo figlio saprà di potersi fidare di te. Perché più tu sei una persona che riesce a gestire i propri stati d’animo, riesce a gestire la rabbia anche nelle situazioni più difficili, più impari ad essere il suo Aiutante Magico e sei a disposizione per aiutarlo a superare le difficoltà è più “punti” e fiducia guadagnerai nei suoi confronti. 3- Giudizi e umiliazioni non aiutano Non umiliare tuo figlio con punizioni e sgridate, con i paragoni perché credi che sia più opportuno un altro atteggiamento, che dica cose diverse, che sia un bambino diverso e che faccia proprio come quello con cui lo paragoni, magari un compagno, uno che passa per strada, un fratello o anche soltanto il “bambino ideale” che hai in testa… È perfetto così com’è! A nessuno piace essere paragonato! 🙂 4- Lascia che sperimenti le sue idee Per i bambini è importantissimo provare e imparare attraverso la pratica, le esperienze, i tentativi. E se facendo per caso sbaglia, inciampa, si rompe qualcosa, gli puoi dare la possibilità di rimediare, invece di accusarlo, punirlo e sgridarlo come spesso hanno fatto i nostri genitori con noi inibendo il nostro desiderio di sperimentare. Puoi sdrammatizzare dicendo: “AH capperi! È successo un guaio! Come possiamo rimediare?” E poi aiutarlo a risolvere senza farlo sentire sbagliato. L’unico vero antidoto all’errore, lo sai anche tu, non è la sgridata, non è la punizione, ma è semplicemente dare, a bambini e ragazzi, la possibilità di rimediare per imparare dall’errore. Tu come ti sentiresti al suo posto? Per approfondire leggi l’articolo Tempo di qualità con i figli: ecco 4 modi per garantirlo 5- Ascoltalo Ascolta le sue motivazioni, quello che prova, sempre, senza giudicarlo, senza sminuirlo, con disponibilità ad accogliere i suoi sentimenti e le sue emozioni, a credere in quello che sta provando, senza dirgli che è sbagliato, senza dirgli che deve essere coraggioso, che non deve fare così e che non deve piangere. Abituati ad accogliere i suoi stati d’animo, qualsiasi essi siano. 6- Dire di no e dare limiti, ma con calma Come genitore sai dire di NO quando è ora e soprattutto sai farlo nel modo corretto, rispettando i bisogni di tuo figlio. Il NO è fermo e non diventa Sì (altrimenti sei incoerente). E pur essendo detto con fermezza e sicurezza tutte le volte in cui è necessario dire no, è un NO sereno che si affianca anche alla nostra capacità di essere empatici con la reazione di nostro figlio e di accogliere il suo dispiacere o il suo stato d’animo del momento. È naturale che un bambino o un ragazzo possa non accettare il tuo No o avere delle resistenze se proprio la voleva fare quella cosa particolare. Chiediti se il No che stai per dire serve e, se poi lo dici, sostienilo e accogli tuo figlio con amore. Puoi scoprire come aiutare tuo figlio a rispettare le regole e i tuoi no leggendo questo articolo: Tuo figlio non ascolta? Scopri perché non accetta le regole e i tuoi no 7- Sfodera la fiducia in te stessa Se credi in te, in quello che pensi, credi in quello che provi, ti accogli e non ti giudichi, dai tu un ottimo esempio che anche lui potrà seguire da subito. Se ti senti un genitore insicuro, puoi approfondire leggendo l’articolo Le 5 cause che ti fanno sentire un genitore insicuro (la prima da piccolo ti umiliava)
Le 6 lezioni che ho imparato con bambini e ragazzi “difficili”
Ho trascorso cinque anni a stretto contatto con bambini e ragazzi considerati “difficili”. Oltre ad avermi arricchita dal punto di vista umano e ad avermi aperto gli occhi su un sacco di false credenze, il tempo trascorso con loro, 24 ore su 24, mi ha donato 6 grandi lezioni. 1. I figli considerati “difficili” non sono bambini e ragazzi difficili Difficili sono le situazioni e le circostanze che hanno vissuto. I bambini e i ragazzi che hanno alle spalle eventi spiacevoli manifestano spesso atteggiamenti violenti, scontrosi, oppure si estraniano, si isolano, tanto da sembrare “disadattati” o bambini/ragazzi “particolari”. Nel momento in cui l’adulto inizia a guadagnarsi la loro fiducia, a comprenderli e ad applicare le leggi che la natura prevede per la loro crescita, sempre (a breve o a lungo termine, a seconda della situazione) il bambino/ragazzo molla i meccanismi difensivi per lasciare spazio alla sua vera natura, dolce, docile e generosa. Quando ho potuto liberamente intervenire su di un bambino con difficoltà emotive ho sempre assistito al manifestarsi di questo processo regressivo e a un ritorno alla serenità. 2. L’amore senza se e senza ma vince tutto Quello che ogni bambino e ragazzo chiede è di essere amato incondizionatamente e di essere amato per quello che è. Raramente noi adulti soddisfiamo davvero questo loro bisogno: senza rendercene conto li manipoliamo, vogliamo da loro quello che piace o fa comodo a noi, secondo la scusa di “educarli bene”. Questo succede a causa dei modelli che noi stessi assorbiamo dal nostro ambiente familiare, che a sua volta ha appreso dai nostri nonni e così via… nessuno ha colpe! 🙂 Alcuni atteggiamenti di noi adulti sopra citati a lungo andare non funzionano, soprattutto di questi tempi e con i bambini sensibili che nascono oggi. Non possiamo più trovare scuse e questi nostri preziosi maestri ci chiedono di crescere, di diventare grandi, di abbandonare le corazze emotive e l’ego per lasciare libero respiro alla nostra autenticità. L’unica ricetta vincente è proprio l’AMORE, quello puro e disinteressato che non vuole e non ha bisogno di nulla in cambio. Dovendolo mostrare a loro, i nostri cuccioli ci danno la possibilità di allenarci e di diventare esperti verso quell’unica forza che può davvero accompagnarci alla realizzazione, alla salute e alla felicità. Se vuoi sapere come aumentare la qualità del tempo che trascorrete insieme puoi leggere Tempo di qualità con i figli: ecco 4 modi per garantirlo 3. Figlio difficile o impossibile? Se vai in reazione e ti arrabbi sei finito Qualsiasi cosa cerchi di mettere in campo quando sei preda della reazione e della rabbia non funziona e il bambino perde fiducia in te. Dalla tua reazione il bambino deduce che lui non va bene e che tu non gli credi. 1️⃣ La reazione non è mai causata da quello che ha fatto il bambino, ma da una tua frustrazione: non sono riuscita a fargli fare quello che voglio, mi rovina i piani, sono nervosa e ora ci si mette pure lui, è tutto suo padre, non sono capace di farmi ascoltare… 2️⃣ La reazione spaventa il bambino che non comprende il perché di questo atteggiamento esagerato (se ha sbagliato, non lo ha fatto apposta, altrimenti non lo avrebbe fatto). In più minaccia notevolmente la sua autostima e la stima nei confronti di noi adulti. Infatti come avrai già notato la rabbia, l’impazienza, il nervosismo non aiutano a migliorare il rapporto di fiducia reciproco e impedisce al bambino di trovare sempre il suo porto sicuro rappresentato dalla comprensione di mamma e papà. 4. La buona organizzazione quotidiana è un asso nella manica vincente anche con “figli difficili da gestire” Essere ben organizzati permette di guadagnare un sacco di tempo durante la giornata che può essere dedicato a momenti di qualità con i propri figli. Inoltre per il bambino vivere in un ambiente e in un tempo ordinati e armonici è sinonimo di sicurezza, pace e tranquillità. 5. Con il gioco, la comprensione e la pazienza si vincono tutte le resistenze Per avere la stima del bambino e dell’adolescente e garantirgli il meglio a livello di educazione e di qualità di vita dobbiamo agire secondo i suoi bisogni, secondo modalità a lui comprensibili e secondo quello che lui si aspetta veramente da noi. Per esempio tuo figlio apprende con il gioco, quindi non puoi sperare di insegnargli delle regole in altro modo se non con il gioco, il divertimento. Allo stesso modo il suo mondo è fatto di serenità, gioia. Una delle sviste che involontariamente spesso commettiamo è pensare di doverlo svezzare fin da subito nei confronti delle difficoltà della vita (che sono solo nella nostra testa…). La stessa cosa vale per l’adolescente. Forse con lui non giocheremo più ai pirati o a fare le mammine, ma comunque possiamo entrare nel suo mondo. Possiamo comprendere le sue motivazioni, accettare la sua visione delle cose e aiutarlo a manifestare la realtà che lui desidera. Se anche noi adottiamo pazienza e comprensione, possiamo ottenere sempre il meglio da lui ed elevare la qualità della nostra vita. 6. Come comportarsi con figli difficili? La fiducia dei bambini e dei ragazzi te la devi conquistare I bambini e i ragazzi non ci devono nulla: tutto quello che facciamo per loro deve essere a titolo amorevolmente gratuito. Tutto quello che ricevono lo renderanno poi ai loro figli: “è una ruota che gira”. Anche se noi adulti siamo apparentemente in posizione privilegiata adatta a dare regole a dare o a privare, in verità non è così. I bambini sono in posizione privilegiata perché sono puri, perfetti e con un enorme potenziale in via di sviluppo, sensibili alle corde fuori nota. Ecco che per avere con loro un rapporto eccellente dobbiamo ogni giorno accordarci ai loro toni e meritare i loro sorrisi, la loro stima.
Perché i capricci di tuo figlio non sono comportamenti isterici e inspiegabili (e come puoi risolverli senza urla o sgridate)
Come gestire i capricci dei bambini a 4 anni? Coosa fare o dire con una crisi isterica di un bambino a 1, 2 o 3 anni? E quando sono più grandi a 10 anni? So benissimo che se i capricci di tuo figlio scomparissero migliorerebbe da subito la qualità della tua vita. Ancora meglio se le lotte di potere e i pianti continui terminassero e tu riuscissi sempre a capirlo al volo ed entrare sempre nella sua testa! 🙂 Quanta salute guadagneresti se non dovessi più urlare, minacciare, sgridare e innervosirti per ogni richiesta assurda e fuori luogo? Per esempio quando: non vuole lavare le mani o i denti… non vuole fare la doccia, vuole di tutto al supermercato, scappa se c’è da riordinare… si rifiuta di spegnere la TV? In fondo ogni genitore vorrebbe scoprire cosa scatena e come gestire i capricci tanto temuti (e come si rivolvono senza urla o sgridate). Sei fortunata perché da noi la risoluzione dei capricci dei bambini era la cosa più “leggera” che poteva capitare. Scopriamo insieme come funziona tuo figlio “dentro” e i principi che che ti aiuteranno a comprenderlo meglio. Negli ultimi anni abbiamo avuto la conferma da parte di centinaia di famiglie che con le sole informazioni che stai per scoprire in questo articolo hanno risolto definitivamente tutti i tipi di capricci, alcuni nel giro di qualche settimana altri nell’arco di 2-3 mesi. Sì, hai letto bene, qualsiasi tipo di capriccio di tuo figlio. Perché se si conosce la causa scatenante e se si agisce su di essa, come un laser, tutti i tipi di “capricci” possono essere risolti. Siamo consapevoli che questa affermazione è piuttosto forte. Tuttavia saranno necessari 3 minuti per leggere questo articolo, che può cambiare per sempre la tua visione sui capricci e soprattutto sui bisogni reali di tuo figlio. Vediamo ora insieme: Perchè i bambini fanno capricci Come prevenire i capricci Perchè la domanda: “Quando iniziano i capricci nei bambini?” potrebbe non avere senso Nel gestire i capricci dei bambini meglio ignorare i capricci o assecondare? Ci sono differenze fra i capricci dei bambini a 1 anno o 2 anni rispetto ai bambini capricciosi a 4 anni, 6 o 9 anni? Cosa sono per te i “capricci” dei bambini? Se ti diciamo capricci, a quali comportamenti di tuo figlio li associ? Possiamo immaginare per esempio che probabilmente stai pensando a situazioni di questo tipo: Non vuole andare a scuola Chiede altre caramelle (cioccolata, giocattoli, ecc.) Rifiuta le regole e non ascolta Fa sceneggiate Piange senza motivo Vuole le mie attenzioni di continuo e se non le ottiene inizia a urlare Non vuole fare il bagnetto o non vuole uscire dal bagnetto Si rifiuta di mangiare… Ci spiace darti, forse, una profonda delusione, ma siamo costretti a farlo per riuscire a darti suggerimenti davvero efficaci che siano risolutivi per te ma anche apprezzati dai tuoi figli. Sappiamo che questi atteggiamenti di tuo figlio ti indispongono, ti innervosiscono, non sai come gestirli e, non comprendendone la causa, li puoi considerare spesso dei comportamenti senza senso, delle provocazioni, dei… capricci, appunto. I capricci di tuo figlio in verità non sono questo e prima ti allontanerai dall’idea che siano comportamenti eccentrici, egocentrici, isterici, inspiegabili e fuori luogo, prima ti sarà facile risolverli alla radice. I capricci dei bambini a 2 anni, 5 anni o 8-10 anni non sono capricci. Quelli che sembrano capricci sono sempre, sempre, manifestazioni di un disagio o di un bisogno profondo che tuo figlio ha in quel momento. Ecco perchè provare a gestire i capricci con urla, sgridate e punizioni nel tempo non è efficace e tuo figlio non smette di farli. Ecco perchè i capricci dei bambini (o le crisi isteriche) non vanno ignorati. Facciamo un esempio che riguarda noi adulti. Se ti capita di arrabbiarti, lo fai per partito preso, perché non sai cosa fare o perché hai la sensazione di avere un motivo valido? Quando alzi la voce o ti innervosisci, lo fai per sport o “ti scappa”, c’è qualcosa più forte di te per cui non riesci a fare a meno di comportarti così? Quando hai la sensazione che il tuo compagno o la tua compagna ti trascuri, non ti capisca, credi di avere delle allucinazioni o sei convinto di quello che provi, anche solo per la certezza di sentire emozioni di un certo tipo nel cuore o nella pancia o nella testa? Per la gestione dei capricci di tuo figlio è la stessa cosa. Ogni volta in cui insiste, piange, non ti ascolta, non vuole fare questo o quello, sembra “lagnarsi”, in verità, come accade a te quando ti innervosisci o ti lamenti, ha un motivo per farlo, sente davvero un motivo interiore valido, sempre. L’unica differenza (a favore del bambino) è che tu sei adulto e hai tutte le capacità emotive (volendo…) e cognitive per ascoltarti, accoglierti e risolvere il problema, tuo figlio invece ancora no. Sono abilità che si acquisiscono: 1️⃣ crescendo (se tuo figlio è piccolo, se ha anche già 4-5 anni è naturale che non sappia gestire da solo le sue difficoltà) 2️⃣ imitando gli adulti attorno a noi che lo fanno (se gli adulti intorno a tuo figlio non lo sanno fare, non lo accolgono e non lo aiutano a risolvere il problema quando è in difficoltà, è più difficile che lui possa imparare). Considerare questi atteggiamenti semplici capricci di tuo figlio non fa che peggiorare la situazione perché rischia di farti entrare in reazione (che significa arrabbiarti, innervosirti, spazientirti, insomma andare su tutte le furie)… …e in generale rischia di farti mettere in campo un comportamento e delle soluzioni del tutto inappropriate che con il tempo peggiorano la situazione perché tuo figlio non si sente compreso e PERDE la FIDUCIA nei tuoi confronti. Infatti, tutto quello che fai oggi ha lo scopo di arginare e gestire il capriccio, mentre invece quello che dovresti fare è andare ad accogliere e risolvere il disagio di un bambino (ovvero la causa scatenante). E allora, cosa sono davvero questi comportamenti che noi adulti etichettiamo come “capricciosi” o come crisi isteriche? Vediamo di spiegarlo meglio. Come già ti abbiamo anticipato, dietro ogni gestione di un capriccio c’è un disagio reale e profondo del bambino. In effetti è così, ma cosa vuol dire veramente? Pensaci un attimo: se davvero tuo figlio riuscisse a risolvere tutte le sue questioni da solo, a dirti sempre quello che prova e quali sono i suoi bisogni, credi davvero che inizierebbe a creare con te delle lotte di potere, a impuntarsi, a piangere, a rifiutare le tue regole, a esplodere con crisi di rabbia? E’ molto probabile il contrario. Infatti, quando lui è sereno, tranquillo, quando si sente ascoltato e capito, proprio come faresti tu, non piange, non urla, non si innervoscisce. Se lo fa ha un motivo valido per farlo. I motivi possono essere tanti e diversi tra loro. Hai presente quando per esempio ti chiede una caramella magari quando ha appena finito di mangiare a merenda un bel panino al prosciutto o con la marmellata? Vogliamo proprio partire da questo esempio perché quando entriamo in tema di caramelle e cioccolatini quello che spesso accade è che senza quasi pensarci da parte dell’adulto scatta la classica frase: “Adesso no, non è ora!”. Non siamo certo qui per dirti che bisogna mangiare chili di caramelle a tutte le ore, anzi! Ma adesso non è questo il punto. Quello che invece vogliamo proporti è una semplice riflessione: molto spesso noi adulti, non si sa perché (o ce lo possiamo immaginare…) rispondiamo a priori di no ai bambini, a volte senza un vero e proprio motivo o magari perché siamo solo nervosi per altre situazioni che con nostro figlio non centrano nulla. In questo caso per esempio non è mai capitato anche a te di avere voglia di qualcosa di dolce finito il pasto? Perché noi adulti possiamo dopo il salato aprire l’armadietto e prendere un dolcetto o un cioccolatino e i bambini non possono chiederlo? Questo è solo un esempio, potremmo fartene anche altri, ma l’obiettivo in questo momento è farti riflettere sul punto di vista perché spesso, se ti metti nei panni di tuo figlio e lo prendi in considerazione, scopri di poter dare un nuovo valore alle tue risposte. E scopri che la gestione dei capricci potrebbe non essere così problematica e difficile. Quello che vogliamo sottolineare e suggerirti è che davanti alle richieste di tuo figlio potresti come prima cosa domandarti se è proprio necessario dire di NO per un motivo particolare (tuo figlio sta correndo verso una strada molto trafficata dalle auto e non accenna di fermarsi né di vedere il pericolo)… …o se, pensandoci bene, il tuo eventuale SI’ non ha di fatto alcuna controindicazione particolare, a parte forse eventuali dubbi o incertezze dettate dai condizionamenti come per esempio: “farò bene?”, “ma non si può avere tutto o averle tutte vinte nella vita, a me hanno insegnato così!”, “e se poi continua a chiedere, chiedere, chiedere, che faccio?”, “e se poi da bambino si trasforma in tiranno, io come riprendo il mio potere su di lui?”. In fondo, che sarà mai una caramella? Che sarà mai mettere una maglietta al posto di un’altra? Che sarà mai non finire quello che c’è nel piatto? Sappiamo che in alcuni casi la situazione è più complessa di come la stiamo descrivendo noi ora e per questo abbiamo ancora molto spazio a disposizione per dipanare la matassa. Intanto ci serviva mettere questo punto fermo a favore dell’elasticità, di una sana riflessione sul perché facciamo le cose, sul domandarci se è sempre il caso di limitare e dire di NO o se ogni tanto si può essere più morbidi. Questo può essere un ottimo punto di partenza. Inoltre l’utilizzo del tono duro, delle urla, dei divieti comunicati con rabbia e con imposizione non fanno che umiliare tuo figlio, lo fanno sentire inadeguato e non finisce qui. Infatti le cose vietate sono sempre quelle che vien voglia di fare di più perché il risultato dell’imposizione è lo sviluppo del conflitto con l’autorità che tuo figlio si porterà dietro per tutta la vita (e ti ricordiamo che l’autorità con cui entrerà in conflitto finché non lascia il nido famigliare sarai tu!). Con questo passaggio ti abbiamo in sintesi spiegato una delle cause delle incomprensioni-conflitti fra genitori e figli che poi portano a capricci dei bambini continui crisi di rabbia crisi isteriche dei bambini episodi di aggressività urla crisi di pianto e in generale a tutti i comportamenti che etichettiamo come “capricci” dei figli. L’Anticipo del Bisogno (ovvero si prevengono e risolvono i capricci dei bambini) A proposito di questo, vogliamo indicarti una via semplice, ma allo stesso tempo risolutiva per la gestione dei capricci dei bambini, che nutre anche l’armonia nella relazione con tuo figlio (cosa che invece non fa il metodo “tradizionale”: URLA, PUNISCI, SGRIDA, IMPONI, NON VIZIARLO, COMANDO IO PERCHE’ LUI E’ SOLO UN BAMBINO PICCOLO E NON CAPISCE). Questa via semplice è l’Anticipo del Bisogno. Non si tratta di accettare o non accettare un comportamento sconveniente di tuo figlio. Si tratta di modificare il nostro modo di pensare alla base e di metterci a sua disposizione prendendo in seria considerazione i suoi bisogni, le sue istanze e le motivazioni che lo portano a fare delle richieste, a toccare una cosa che noi non avremmo toccato, ad attraversare la strada senza darci la mano, a non volere un vestito, a non voler uscire, a richiedere insistentemente regali o dolci da mangiare, ecc. L’Anticipo del Bisogno è un modo “a priori” di comportarti che può evitare molti degli atteggiamenti “capricciosi” di tuo figlio. Come gestire i capricci dei bambini: l’Anticipo del Bisogno in pratica Gestire i capricci dei bambini con l’anticipo del bisogno non è prostrarsi al servizio dei figli e dare loro tutto quello che vogliono ancor prima che lo chiedano. Sarebbe deleterio per la crescita affettiva del bambino: avere tutto senza aver sentito interiormente lo stimolo, il desiderio di possedere che attiva tutta una serie di risorse che lo aiutano a sviluppare la volontà, la capacità di andare a prendere quello che desidera, di creare strategie, ecc. In più, il genitore che ha questo tipo di atteggiamento sottomesso rischia di mostrarsi debole, lassivo e di perdere il proprio ruolo agli occhi del figlio. Se il bambino non percepisce il genitore come colui che è in grado di rivestire in modo adeguato il proprio ruolo, perde il senso di sicurezza, si attivano le paure e inizia a mancare la fiducia. L’Anticipo del Bisogno è quella particolare attenzione del genitore che ascolta le richieste emotive del figlio, che le soddisfa qualora il bambino le provi interiormente, che le viva o che le senta come bisogni e desideri ma non sia in grado di esprimerle verbalmente (perché troppo piccolo o perché non abituato a chiedere, a verbalizzare o a esprimere i suoi bisogni). Dopo aver ascoltato o percepito la necessità o la volontà del bambino, l’adulto che mette in pratica l’anticipo del bisogno, senza remore asseconda il bambino dando quanto richiesto. Ti facciamo un esempio di una possibile gestione di un “capriccio”. Potremmo fartene tantissimi. Durante la lunga e intensa esperienza di affido familiare l’anticipo del bisogno era un vero e proprio salva vita. E oggi riceviamo conferme dalle migliaia di famiglie di leggono i nostri libri e applicano queste conoscenze tutti i giorni con i loro bambini. I primi esempi che ci balzano alla mente riguardano il piccolo V. Dal diario di Roberta: la pistola e le bolle di sapone (come prevenire e spegnere crisi di rabbia, capricci e crisi isteriche) Con grande dispiacere di V. bisogna sospendere il gioco quando ci sarebbero stati ancora tanti esperimenti da fare e la voglia di giocare con le bolle sarebbe stata ancora tanta. A V. dispiace molto che l’acqua saponata sia finita e ne vorrebbe ancora. La mattina seguente esco per fare delle compere e rientro con una sorpresa: ben 2 botticini di bolle di sapone! (2 euro spesi). V. è contentissimo e continua a giocare con le bolle finendo i botticini. Il mattino seguente esco nuovamente e rientro con un altro botticino di bolle (1 euro speso). V. è un bambino di 11 anni che vive in un orfanotrofio bielorusso. Quando V. è qui in Italia ogni occasione è buona per me per frequentare la famiglia in modo da “dare una mano” data la mia esperienza e, spesso, trascorro diversi giorni e a volte settimane intere con lui. Ti premetto che le persone attorno a lui hanno sempre trovato che fosse molto difficile da trattare, ovvero il classico bambino definito capriccioso: “Non sta fermo un attimo! Se ci sono altri adulti o bambini con noi, inizia a fare il diavolo a quattro! Non ascolta! Ah, non so come faremo! Certo che ci vuole molta pazienza! Vuole mangiare solo pasticci, si ingozza di caramelle, cicles” (ovvero chewing gum – la famiglia ha origini piemontesi e qui le gomme da masticare si chiamano cicles). La scorsa estate V. ricevette in regalo una pistola spara bolle di sapone. Lui era un appassionato di bolle di sapone… Dopo circa 2 orette le due bombolette di acqua saponata finiscono e la pistola si inceppa e non spara più. V. è sempre felicissimo, ma questa volta mi dice: “Grazie, grazie, ma adesso basta, non comprarne più!”. Se questo esempio non ti basta posso ancora raccontarti quello che ci succede al supermercato il giorno in cui V. arriva dalla Bielorussia. So che potresti pensare che andare al supermercato il primo giorno, con tutti i bisogni insoddisfatti che ha, sarebbe un vero suicidio per il portafoglio e per il suo stomaco (è un bambino che ama – o amava – compensare i vuoti affettivi con i dolciumi). Se mi segui da un po’ o hai letto uno dei miei libri sai che sono un’anticonformista e quando sono sicura di quello che faccio, agisco punto e basta. Quindi, rientrando dall’aereoporto… supermercato! V. mi aiuta a pesare la frutta e la verdura, scegliamo anche tutto quello che a lui piace e quando mi dice basta io aggiungo uno o due frutti in più. Ovviamente prima o poi arriviamo al reparto caramelle e dolciumi al cioccolato. Che fare? Non sono il tipo che fa finta che questo reparto non esista, né cerco di distrarre il bambino perché non lo veda, né mi affanno per passarci attraverso velocemente dicendogli che non abbiamo più tempo. Con grande serenità affondo le ruote del carrello lungo il filare tanto temuto dagli adulti e dico a V. che può prendere le caramelle che più gli piacciono. Già solo in questo modo V. non ha bisogno di riempirsi voracemente le braccia di pacchetti da svuotare nel carrello ma li sceglie accuratamente guardandomi quando un pacco ha attirato la sua attenzione per avere il mio assenso che naturalmente gli concedo. Prende in questo modo 2 o 3 pacchetti e poi arrivo io. Guardo e riguardo le varie forme, gusti e colori e ne tiro fuori qualcuno domandandogli quale vuole ancora. In questo modo a volte ne sceglie ancora uno a volte mi dice che va bene così. In entrambi i casi lo guardo con sguardo ammiccante, torno indietro e prendo ancora un pacchetto o due delle sue preferite e lo metto furtivamente nel carrello. Lui mi guarda, piega la testa da un lato e mi sorride… A questo punto, arrivati davanti alla fila dei giocattoli i suoi bisogni sono già molto appagati (anche perché per tutto il tempo ho sempre interagito con lui senza dargli modo di annoiarsi e senza lasciare scampo a tutti quei pacchi di biscotti, merendine e bibite che contendevano con me la sua attenzione – il mio obiettivo non è manipolarlo perché non veda i biscotti ma divertirmi con lui e non farlo annoiare) e V. quasi non ci fa caso. Mi fermo io, guardo i giochi (tutte piccole cosette di importo fra i 3 e le 20 euro circa) e gli chiedo se c’è qualcosa che possiamo prendere per giocare insieme e lui mi risponde di no, che abbiamo già altre cose a casa e che possiamo usare quelle. Voilà! Le prime volte… Ci tengo a precisarti che le prime volte in cui arrivava in Italia le caramelle non bastavano e “scappavano” anche almeno 2 giochini. Tutti acquisti iniziali che mi permettevano di iniziare a sanare subito un bisogno e un vuoto (ero quasi costretta a farlo con cose materiali per stare inizialmente dietro alla sua abitudine di veder compensati i vuoti affettivi con oggetti o cose da mangiare, come a molti bambini oggi capita) così da avere la strada molto più in discesa nei giorni successivi. A oggi invece, proseguendo in questo modo a piccoli passi, le sue richieste sono pari a zero. Anche lui comunque ha spesso richieste che consideriamo costose e inutili. Per esempio per Natale ha ricevuto due confezioni di giochi Lego: la stazione di polizia e la stazione mobile (lui adora giocare a inseguire ladri e malfattori, vorrebbe fare il poliziotto sugli elicotteri, ecc.). In due soli pomeriggi ha costruito tutti e due i giochi e per sere intere ci ha giocato, poi smontato e rimontato, poi costruito e disfatto divertendosi. Su internet abbiamo poi visto costruzioni simili e lui, trascinato dall’entusiasmo, ne ha chiesti altri. Cosa facciamo? Seguendo l’anticipo del bisogno gli compro tutto quello che chiede? No. Perché quello che conta davvero è il principio che sta dietro l’anticipo del bisogno e anche quando lo metto in pratica non mi dimentico mai del buon senso, dei limiti e della misura. E dunque cosa fare? Quel giorno gli ho risposto così: “ti piace quella super macchina trasformabile? Guarda (indico il cestone pieno di pezzi di Lego), guarda quanti pezzi abbiamo! Scarichiamo le istruzioni per montarla da internet (ci sono davvero) e la costruiamo con tutti questi pezzi che abbiamo nel frattempo”. Così abbiamo fatto, ci siamo impegnati e divertiti e il suo bisogno è stato soddisfatto senza spendere quasi cento euro per quell’affare che aveva appena visto e che tra l’altro non ha più chiesto. In più V. ha imparato che è possibile soddisfarsi con quello che si ha e che il punto non è avere, avere, avere, accumulare, accumulare, accumulare avidamente (come le sue carenze affettive e la sua cultura di estrema povertà lo porterebbero a fare), ma soddisfare i propri bisogni, imparare e divertirsi indipendentemente dagli oggetti a disposizione. Frasi che puoi evitare Nota: ho evitato di dire frasi del tipo: “Non ce lo possiamo permettere, ne abbiamo da poco comprati due, ma sei fuori, con quello che costa, non ho la macchina che fa soldi, non ti sembra di esagerare, chi troppo vuole nulla stringe”. Il risultato sarebbe solo stato solo quello di infierire sulla sua autostima, di trasferirgli queste frasi “non felici” e condizionanti che lui poi avrebbe utilizzato da grande a sua volta. Che c’è di tanto strano nel fare questo? Non sembra una grande novità o un qualcosa di particolarmente speciale! Eppure, i nostri preconcetti, l’educazione che abbiamo ricevuto nell’infanzia ci impediscono spesso di superare questo nostro personale limite mentale (lo abbiamo assorbito dai nostri genitori). È facile farlo, è semplice e veloce vederne i risultati, ma sappiamo che all’inizio può richiederti un piccolo sforzo raggiungere questa elasticità e questa fiducia nelle conseguenze positive. In verità, se osservi il comportarsi di molti adulti, come già ti anticipavamo, molto spesso il no di fronte alla richieste dei bambini la fa da padrone, anche quando non ci sono dei motivi reali. Cosa succede a tuo figlio se lo giudichi (come prevenire i capricci dei bambini) In più, altrettanto spesso, il dare dell’adulto è molto più simile a un concedere, accompagnato da commenti, giudizi e limitazioni: “Adesso non ho tempo, smettila!” “Solo uno!” “Scegli, perché tutti non è possibile” “No, non toccare!” “Fermo! Non correre! Mamma mia, mi fai disperare!” “No, lì no! Vedi che non capisci!” “Ma ti sembra il caso?” “Cosa ci farai mai con tutti questi Lego?!” “Ma guarda che tutte queste caramelle non vanno bene!” “Te lo sei meritato?” “Adesso no, non lo meriti con tutto quello che combini” Queste frasi pronunciate da mamma e papà, che in teoria dovrebbero essere per il bambino fonte di comprensione e di abbondanza, risultano essere per lui un messaggio contraddittorio e deludente: “Ma come? Tu che sei qui proprio per capirmi, aiutarmi e soddisfarmi, mi dici che non è vero che quello che sento ha un riscontro nella realtà. Allora mi devo sentire inadeguato, sono un bambino incapace, perché tutto quello che desidero poi non può avvenire…. Che delusione…”. E’ sempre necessario acquistare nuovi oggetti o giochi per applicare l’anticipo del bisogno? La risposta è no. L’anticipo del bisogno è legato soprattutto al nostro atteggiamento di genitori e non all’oggetto materiale esterno. Infatti puoi applicarlo benissimo con piccoli pensieri e cose che puoi non acquistare ma fare tu, per questo ti suggerisco soprattutto di usare oggetti che non hanno un costo ma che comunicano a tuo figlio che hai pensato a lui, che può essere un disegno fatto da te, una foglia tutta colorata, un piccolo semplice origami, una sorpresa che sai già che apprezzerà e che gli farà piacere, cucinare più spesso un piatto che adora, riflettere se dire un sì un più invece che partire subito con un limite o con un no quando possibile. Siamo arrivati ad un passaggio importante. Inizi a vedere da dove arriva il pessimismo degli adulti di oggi? La sfiducia in se stessi? L’incapacità di provare a realizzare i propri sogni?! Quello che vogliamo suggerirti con l’anticipo del bisogno è di mostrarti più disponibile e accondiscendente, meno sospettoso e meno rigido. Spegnere la Tv con urla e minacce o spegnerla senza capricci? (come prevenire le crisi isteriche dei bambini) Altro esempio per gestire i capricci: se sai che all’ora dei cartoni animati ogni volta è un tira e molla, perché non lasciare qualche minuto in più se sai che tuo figlio lo desidera? Di solito lo scenario è questo: Approccio 1 Colpevolizzante e Tirannico (e sangue che ribolle del genitore) “Alberto spegni e vieni a tavola…. Dai spegni…. Hai sentito? Ti ho detto di spegnere!… Ma ti vuoi muovere, lo fai apposta!?…. Adesso basta! Spengo e domani non la guardi più!”. Il tutto condito dall’aumento del volume della tua voce, della temperatura corporea… …della tensione, della rabbia e anche di incomprensione e senso di inadeguatezza del bambino. E’ giorno dopo giorno si alimenta il conflitto con l’autorità-genitore che poi proseguirà in modo più forte nella fase adolescenziale. Approccio 2 con Anticipo del Bisogno (e calma e tranquillità del genitore) “Amore, tra un po’ è ora di spegnere, è pronta la cena, ma nel frattempo guardala ancora tranquillo”. Dopo 10 minuti: “Amore ti piace questo cartone? … Mi fa piacere…. Guardalo ancora e la prossima volta che arrivo si spegne e andiamo di là”. Il tutto condito da serenità, calma, sorrisi e disponibilità di cuore. C’è differenza rispetto al primo esempio? Che sensazione ti dà nel cuore l’uno piuttosto che l’altro? Da piccolo, sinceramente, cosa avresti preferito che tua madre o tuo padre facessero con te? Aspetta a giudicare questi contenuti perché se già a priori pensi non funziona per la tua situazione. Magari forse non ci hai mai provato davvero o non l’hai fatto per un tempo continuativo. Oppure è probabile che ti sembrano cose troppo belle per essere vere. Se da questi primi esempi che ti stiamo facendo pensi che siamo troppo permissivi e che ce la caviamo anche con i bambini e i ragazzi difficili solo perché concediamo tutto in anticipo, sei fuori strada. Con le esperienze pratiche che stiamo condividendo con te l’obiettivo rimane sempre: far sentire compreso tuo figlio utilizzare il suo linguaggio per trasmettergli fiducia e stima e nel frattempo trasferirgli le corrette abitudini come lavarsi, riordinare, essere gentile Probabilmente, qualcuno un po’ più rigido, a questo punto, non andrebbe avanti nella lettura. Si fermerebbe dicendo: “Questo non può essere vero! Non è possibile! Troppo facile! Troppo difficile! Ma scherziamo, devo fare questa cosa!? E gli altri cosa diranno?…”. Ci può stare! Il cervello umano, di fronte alle cose nuove, tende subito a liquidarle come assurde, impossibili e non efficaci. Quando le legge qualcun altro un po’ più flessibile, curioso e capace di mettersi in gioco, allora… E tutto questo si amplifica quando parliamo dei capricci dei figli. Perchè? Perchè per una vita intera ci hanno fatto credere che i capricci dei bambini siano davvero comportamenti senza senso e inspiegabili!! E se mio figlio di 2 anni chiede sempre la cioccolata? Se sai che a volte passa tutto il pomeriggio a chiederti una briochina dietro l’altra o un pezzo di cioccolato dietro l’altro, cosa potresti dire? E soprattutto come potresti dirlo? Anche in questo caso non è insolito ascoltare frasi del tipo: Approccio 1 Colpevolizzante e Tirannico (e sangue che ribolle del genitore) “Adesso basta!… Ingrassi… Non ti fanno bene, lo sai…! Non hai sentito che ti ho detto di no!… Ti verrà il diabete se continui così!… Smettila di mangiare tutte ste schifezze!…”. Il problema così è risolto? No. Tuo figlio potrebbe sentirsi accusato, inadeguato. Sente un bisogno irrefrenabile che non sa come gestire, non capisce perché ti stai scaldando così tanto. Cosa potresti dire invece? Per esempio per gestire questo “capriccio” di tuo figlio potresti anticipare il bisogno: “Amore vuoi un pezzetto di cioccolata? (Sì)… Tieni, qui ce ne sono due!”. Dopo 10 minuti forse no o forse sì, te ne chiede ancora ma per te sarebbe eccessivo ed ecco come puoi rispondere: Approccio 2 con Anticipo del Bisogno (e calma e tranquillità del genitore) “Lo so amore che ne vorresti ancora, adesso non è possibile, ne mangerai di nuovo due domani… Mannaggia, lo so che ne hai voglia, questa mamma terribile che non te lo vuole dare (mantieni la calma, sorridi serenamente)!” Come vedi il non arrabbiarsi e restare neutrali senza partire subito con NO!, BASTA! ADESSO NO! è fondamentale. E da come hai letto non significa neanche essere permissivi e concedere tutto. Tutt’altro, significa: 1️⃣ essere comprensivi di fronte alle richieste di tuo figlio. 2️⃣ rispondergli con gentilezza senza ricorrere ai toni duri che magari i tuoi genitori hanno usato con te e che utilizzi senza rendertene conto. So benissimo che sembra irreale ma è possibile imparare a restare calmi, non arrabbiarsi e gestire i capricci di tuo figlio con calma e senza urlare, ricattare o punire. Perché un NO o un limite si possono sempre comunicare in tanti modi… anche con la calma. Tutto bello, ma per i “capricci” e le “crisi isteriche” di mio figlio non funziona… Se pensi che per la gestione dei capricci di tuo figlio sia diverso, che: “la fate facile voi, ma dovete trovarvi a casa mia mentre mio figlio urla e si dimena per terra”! “Non può funzionare con tutti, ogni bambino è diverso”. È vero, ogni bambino è diverso nelle sue passioni, nei suoi talenti e debolezze, svilupperà con gli anni un proprio temperamento, un punto di vista… Comunque i bisogni emotivi sono gli stessi per tutti i bambini di questa terra. Ci sono principi come camminare, giocare, parlare e anche le esigenze fisiologiche di coccole e attenzioni dei bambini che sono uguali per tutti. Per esempio la voglia di stare con mamma e papà è universale, l’impulso di imitare quello che fanno i genitori è fisiologico e fa parte della natura di tutti i bambini che siano bianchi, neri, gialli, blu… L’istinto di considerare tutto loro nei primi anni c’è l’hanno tutti i bambini. I bisogni naturali, che i bambini stessi seguono come impulsi istintivi per la loro crescita, sono uguali per tutti. Quello che cambia (oltre ai talenti e al temperamento di ciascuno) è l’atteggiamento e l’approccio dell’adulto che li accompagna nella loro crescita. Qualcuno può anche continuare a credere ancora che le punizioni, le sgridate, i divieti imposti con rabbia siano indispensabili. Ma, per favore, quando suo figlio farà i cosiddetti capricci non prendertela con lui! Puoi gestire i capricci in modo molto più semplice! Perché lui ha sempre un buon motivo per farli, cioè è successo qualcosa che ha creato in lui un disagio emotivo. Ti invitiamo ora a una riflessione: se il metodo “tradizionale”: URLA, PUNISCI, SGRIDA, IMPONI, NON VIZIARLO, COMANDO IO PERCHE’ LUI E’ SOLO UN BAMBINO PICCOLO E NON CAPISCE è così efficace, perché allora il 99% dei genitori ha difficoltà con i figli? Perché i genitori non riescono a farsi capire dai figli e i figli non si sentono capiti dai genitori? Come mai la maggioranza degli adulti è in conflitto con la propria famiglia di origine? Non ti sembra strano? E tu come ti sentivi quando ti giudicavano come un figlio capriccioso e viziato? Quando piangevi e ti dicevano che dovevi smetterla o andavi subito in camera tua o ti prendevi una sberla? Se ci pensi anche tu avevi un motivo da piccolo per essere triste, per non voler fare una determinata cosa, per avere una crisi di pianto. Non lo facevi di proposito e ogni volta che eri triste avevi voglia di fare i capricci. Ecco perchè potrebbero non esistere i bambini isterici a 18 mesi, una bambina capricciosa a 3 anni, i bambini difficili da gestire a 5 anni, i capricci dei bambini a 2 anni o i capricci a 4 anni! Ecco il punto: i bambini seguono biologicamente dei principi fisiologici, hanno dei bisogni emotivi innati e tutti questi fattori rappresentano il loro linguaggio. Solo chi si adegua a questo linguaggio può comprenderli sempre e farli cresce felici e sereni Il risultato sarà come parlare in cinese in Cina e tutti ti capiranno benissimo. Se invece andiamo in Cina e tentiamo di comunicare in Italiano ci saranno incomprensioni (come quelle che si creano con tuo figlio). Noi, invece di parlare la stessa lingua, cosa siamo abituati a fare? Liquidiamo subito la situazione giudicando il bambino e dando per scontato che è solo un capriccio e non ci soffermiamo sul perché… oggi non vuole la pasta con il sugo (magari è arrabbiato perché non trova il suo gioco preferito e non sa come dircelo?) non vuole mettere la maglia verde (magari il giorno prima ha litigato con un amichetto e ora non vuole tornare in classe?) non vuole lavarsi le mani (magari il papà lo ha sgridato in modo un po’ forte per aver fatto cadere un bicchiere e ora è triste?) Dietro questi atteggiamenti bizzarri, isterici e apparentemente incomprensibili dei bambini si nasconde la VERA CAUSA: c’è sempre un NODO EMOTIVO che sta scatenando i COMPORTAMENTI ESTERNI definiti erroneamente “capricciosi”. Mi auguro che queste informazioni ti siano di aiuto per cambiare il tuo punto di vista per gestire i capricci di tuo figlio senza fatica, urla e nervosismo. Guida Bimbiveri sui capricci Vuoi sapere proprio tutto sui capricci? Leggi qui: Capricci dei Bambini: se li ignori si moltiplicano (Guida Bimbiveri)
Le 5 cause che ti fanno sentire un genitore insicuro (la prima da piccolo ti umiliava)
Quali sono i “sintomi” che ti fanno capire di essere un genitore insicuro e di non avere abbastanza fiducia in te stesso? Quali fattori hanno “demolito” la sicurezza e l’autostima che avevi da piccolo? Oggi quali sono le conseguenze nella relazione con tuo figlio se ti senti un genitore insicuro e inadeguato? Ti scriviamo la soluzione a questi tre dilemmi per aiutarti a fare un passo in più verso lo stato di Genitore Stra-Felice. Scopri se se sei un genitore insicuro Vediamo di riassumere, in linea generale, i “sintomi” del genitore che non ha abbastanza fiducia in e stesso e con bassa autostima di sé: tendi a giudicarti, bacchettarti, lagnarti, paragonarti sei molto duro con te stesso, fai di tutto per metterti sempre in riga. Quando sei stanco e avresti bisogno di staccare o di divertirti, dici che non è il momento e che ci penserai poi a volte potresti essere con te stesso troppo permissivo: ti lasci andare, non reagisci, non trovi nuove strade e nuove soluzioni per toglierti dalle difficoltà secondo il tuo parere ci sono altri che sono sempre più fortunati o più bravi o più capaci o migliori di te ti prendi poca cura di te e dei tuoi spazi: dall’igiene del corpo a quello della casa, dalla cura per l’estetica della tua persona a quella per la tua casa (e qui non è una questione di tempo che non hai o di troppo tempo che ci vorrebbe…) può essere che tu dia molta importanza all’esterno e non all’interno: è molto più importante quello che pensano gli altri rispetto a quello che senti andar bene per te stesso. Quali cause hanno abbassato la tua autostima? L’autostima non è un qualcosa che si costruisce da zero ma qualcosa che è già nostro a pieno diritto fin dall’inizio: dunque quando l’abbiamo persa? Perché oggi siamo dei genitori insicuri? In verità non c’è una data precisa, o un evento particolare. Si tratta di tanti aspetti che riguardano la relazione tra noi bambini e gli adulti che nel tempo, poco alla volta, hanno generato il risultato, ovvero la disistima di noi stessi. Vediamone alcuni: Causa 1: Paragoni Ti paragonavano ai tuoi fratelli o sorelle o ai tuoi compagni di scuola, cugini, vicini di casa, figli di amici, ecc. (senza sapere ahimè che i paragoni umiliano e sviliscono) Causa 2: Ricatti e manipolazioni Pur di ottenere quello che volevano, tendevano senza rendersene conto a manipolarci e utilizzare ricatti: “se finisci tutto quello che hai nel piatto puoi mangiare il gelato” “solo se fai il bravo e mi aiuti ti lascio andare a giocare in cortile” “solo se finisci i compiti guardi i cartoni”. Causa 3: Senso di colpa Ti facevano sentire involontariamente in colpa quando ti accusavano di aver fatto male a un amichetto o a tuo fratello o a tua sorella (non sapevano di dover accogliere prima di tutto le tue emozioni e che se qualcosa era accaduto avevi i tuoi buoni motivi). Quando ti chiedevano di salutare o baciare qualcuno e tu non ne avevi nessuna intenzione, quando ti chiedevano di fare il bravo e tu non sapevi bene cosa volesse dire, volevi essere te stesso e quando ci provavi ti accorgevi che non sempre a mamma e papà piaceva e questo ti faceva sentire a disagio, dispiaciuto, sbagliato. Causa 4: Lasciami stare un attimo! Quando ti dicevano “adesso non ho tempo“, “adesso non posso“, “lasciami stare un attimo“, “poi vediamo, adesso non è il momento“, “no, non si può! Punto e basta!“. E mentre lo dicevano vedevi che si irritavano, si arrabbiavano, sbuffavano o giravano gli occhi al cielo, era come se li stessi disturbando, come se fossi un peso. Causa 5: Disistima dei genitori Quando i tuoi stessi genitori forse si disistimavano profondamente e anche tu hai assorbito e imitato involontariamente le loro ferite o i loro vuoti (ovviamente loro non hanno colpa perché a loro volta sono cresciuti con genitori con bassa autostima). Le 3 conseguenze nella relazione con tuo figlio se ti senti sfiduciato Se tu per primo hai difficoltà a stimarti e ti senti un genitore insicuro, con tutto quello che comporta, è praticamente automatico che tu lo faccia anche con tuo figlio. Magari in forma diversa, ma è comunque facile che tu abbia anche con lui lo stesso atteggiamento di fondo. Senza considerare il fatto che, poiché i bambini assorbono le abitudini e il modo di essere dei genitori, se in te alberga la disistima, può essere che anche tuo figlio adotterà questo modo di percepire se stesso, per assorbimento osmotico. C’è poi una prima grande conseguenza di fondo: tuo figlio si sentirà poco amato e poco accettato (“se non mi amano e non mi accettano loro che sono i miei pilastri, i miei punti di riferimento, le mie guide, quelli che ne sanno più di me, vuol dire che qualcosa di vero c’è di sicuro…”). Di conseguenza, cresce e diventa adulto convincendosi di questa storiella, considerando verità quello che è, invece, un errore mastodontico. Le conseguenze per lui sono le stesse che valgono oggi e che valevano in passato anche per te. Per quanto riguarda poi la relazione in sé, è probabile che: tra genitore e figlio si inneschino più facilmente lotte di potere, che si abbia difficoltà a comunicare e a farlo sul piano del cuore. il bambino, se non si sente accettato per quello che è, se fa fatica a manifestare le sue istanze e le sue volontà perché spesso ha la sensazione che vengano negate o giudicate, ha difficoltà a stimare gli adulti di riferimento, a sentirsi al sicuro e creare sintonia, fiducia e rispetto. a discapito della sua natura, diventa poco collaborativo, non parla con facilità di quello che prova e di quello che pensa. Da un lato sembra chiudersi in se stesso e dall’altro sembra diventare a volte sempre più richiedente, nel disperato tentativo di “recuperare”, di farsi accettare e amare per quello che è.
Spannolinamento difficile? 5 step per togliere il pannolino
Lo spannolinamento e tutte le fasi per togliere il tanto amato pannolino è un tema che mi sta molto a cuore. Non solo perché tante mamme e tanti papà mi scrivono chiedendomi la formula magica per lo spannolinamento. Ma soprattutto perché mi spiace molto che i genitori si debbano sentire così “inadeguati” nell’affrontare questo evento del tutto naturale nella vita. In questo caso ci complichiamo la vita e rendiamo difficile qualcosa che di fatto sarebbe una delle cose più semplici da vivere. Proprio così, hai letto bene: togliere il pannolino potrebbe essere una vera e propria passeggiata! Perché lo spannolinamento non è una passeggiata ma una faticosa e estenuante maratona? Sappiamo benissimo che in tantissime situazioni è tutto il contrario. Togliere il pannolino a nostro figlio per passare definitivamente al water e alla mutandina diventa una vera e propria odissea: capricci, paure, punizioni, ricatti, sgridate, frustrazioni, episodi di stitichezza, rifiuti e chi più ne ha più ne metta. A questo guaio credo che abbiano contribuito negli anni (e forse nei secoli) alcuni incidenti di percorso che tutt’ora tengono banco. Per esempio: Da secoli la crescita di un bambino è passata dall’essere osservata e accompagnata all’essere studiata, cosa che ha generato una eccessiva teorizzazione dell’infanzia Ai genitori è stato tolto il diritto di essere e di fare i genitori facendo credere loro di non avere innato tutto ciò che serve, di non poter fare a meno di qualcuno più esperto di loro (che a volte ti fa sentire un incapace). L’impossibilità di vivere a nostra volta un’infanzia adeguata ci fa essere oggi adulti non completamente autonomi. A causa di ciò siamo una generazione di adulti spesso fragili, abbiamo difficoltà ad assumerci le nostre responsabilità, fatichiamo a essere disciplinati e organizzati. E facciamo fatica, sempre per questo motivo, ad avere la giusta dose di pazienza e di calma, ingredienti fondamentali per lo spannolinamento. È urgente (e non solo per lo spannolinamento) liberarci da questa schiavitù per ritrovare un equilibrio. E quindi vengo subito al punto principale su cui voglio porre l’accento, il perno attorno al quale ruoteranno tutte le prossime riflessioni. Dobbiamo restituire a questi passaggi di vita come lo spannolinamento la naturalità e la spontaneità che meritano. Dobbiamo ricordare che non sono momenti particolari, speciali o delicati ma sono semplici passaggi. Un bambino, così come non fatica a imparare a bere dal bicchiere, altrettanto non fatica a fare la pipì e la cacca nel water. È chiaro che negli anni ci abbiamo messo del nostro per rendere questi momenti tra i più complicati in assoluto. Dovremo quindi fare qualche passo indietro e tornare a rivolgerci alla semplicità. Ma facciamo una cosa alla volta. 5 concetti base da cui partire per lo spannolinamento I punti fermi che ci permettono di comprendere meglio questa fase della vita di tutti noi, che devono iniziare a togliere le insicurezze e i dubbi iniziali sono i seguenti: 1️⃣ I bambini arrivano naturalmente e gradatamente a controllare da soli gli sfinteri e a riconoscere il senso di avere voglia di fare la pipì o la cacca e di tenerla per il tempo necessario di arrivare al bagno per poi rilasciare gli sfinteri. 2️⃣ Questo è un fatto naturale, fisiologico e accade. Accade, nonostante noi. 3️⃣ I genitori sono perfettamente in grado di osservare il loro figlio e riconoscere nel tempo tutti quei grandi e piccoli segnali che confermano il suo raggiungere l’autonomia 4️⃣ I genitori sono perfettamente in grado di lasciarsi imitare e i bambini sono perfettamente in grado (e desiderosi) di imitare e assorbire tutte le abitudini di mamma e papà, comprese quelle che riguardano il fare la pipì o la cacca. 5️⃣ Lo spannolinamento e il passaggio verso questo tipo di autonomia non contengono elementi che dovrebbero spaventarci o preoccuparci. Né dovrebbero obbligarci ad armarci per affrontare un lungo periodo di frustrazione e di lotte contro un bambino che, a detta di molti adulti: “non vuole farla fuori dal pannolino”, “non lo vuole proprio lasciare”, “ha paura”, “piange se non glielo rimetto”, ecc. Eh sì, secondo il punto cinque, anche questa volta pare che nei bambini ci sia qualcosa che non va, anche questa volta non vogliono collaborare e crescere senza darci troppi grattacapi. In verità non è così. Tutti i bambini del mondo hanno voglia di crescere, di lasciar andare quello che non serve più per abbracciare nuove abitudini in sintonia con il loro corpo che cresce. I bambini sono anche collaborativi e non hanno di certo intenzione né di fermare un processo naturale né di provocare a te genitore dello stress o del dolore. Se nella pratica osserviamo che non è così, non dobbiamo accusare un bambino “sbagliato” o poco collaborativo. Dobbiamo invece osservare tutto il contorno e capire che cosa c’è (o c’è stato) lì che non funziona (o non ha funzionato). Scopriamo ora le soluzioni che ti serviranno per garantirti uno spannolinamento più sereno e indolore possibile! C’è un momento ideale per togliere il pannolino ed evitare uno spannolinamento difficile? Forse c’è. Di solito si indica come periodo ideale quello che va dai 18 ai 30 mesi. Questo periodo deve anche tener conto dei tempi del bambino, del fatto che spesso in questo caso le femmine sono più precoci dei maschi, della differenza iniziale tra il giorno e la notte, ecc. Tutto questo è vero, ma quello che voglio fare adesso con te è darti alcuni strumenti fondamentali che fanno leva sul tuo istinto e sulla capacità di osservare tuo figlio. Questi strumenti valgono più di ogni informazione esterna che puoi ricevere da altri, anche se credi che ne sappiano più di te. Potrai utilizzarli per vivere la fase dello spannolinamento nel migliore dei modi e far sì che anche per tuo figlio sia altrettanto. 2 passi fondamentali per dire addio al pannolino Se c’è un tempo giusto per il bambino di accorgersi e di diventare sempre più consapevole del funzionamento del proprio corpo, se c’è un tempo giusto in cui naturalmente sente lo stimolo della pipì e della cacca, lo dice e la fa in bagno, è anche vero che aspettare che tutto avvenga senza il nostro sostegno o aspettare che squilli la sirena del fatidico mese di settembre e dell’ingresso alla scuola materna, può essere rischioso. Azzardato non tanto per lui quanto per noi che rischiamo di accorgerci all’ultimo che forse è arrivato il momento di iniziare a togliere il pannolino… puro panico!!! 👉 “Cosa faccio?!” “Come faccio!?” 👉 “Da dove comincio!?” “Sarà giusto così!?” 👉 “Ti prego collabora altrimenti non ne usciamo!?” “Come te lo insegno?!” 👉 “Perché non impari!?” “Mi fai arrabbiare!?” 👉 “E se c’è qualcosa che non va?!” Se aspettiamo l’ultimo momento rischiamo di entrare in affanno, di farci cogliere impreparati. O, peggio ancora, rischiamo di cedere alla falsa convinzione che i bambini debbano imparare e che noi genitori dobbiamo insegnare loro a stare senza pannolino, a farla nel water, ad avvisare quando scappa, ecc. Nulla di più lontano dalla verità. Se vuoi che questa fase della vita scorra liscia come una saponetta, è necessario adottare una serie di grandi e piccoli accorgimenti che ti permettano di iniziare in tempo utile ad entrare nell’ottica di quanto questa fase richiede. Sono accorgimenti che ti permetteranno di restituire naturalità e spontaneità a questi momenti senza crederli per forza speciali o difficili. Ti consentiranno di evitare la fretta e l’affanno, di dosare la giusta quantità di gioco e soprattutto di dare potere al valore dell’imitazione e di accentuare il carattere di normalità che questo momento ha il diritto di avere. Addentriamoci adesso nel cuore del nostro spannolinamento e vediamo insieme quali sono questi suggerimenti. Come vedrai, fanno capo innanzitutto al buon senso e alle tue innate capacità di cogliere i passi che tuo figlio sta compiendo lungo il suo cammino di crescita. Fase n° 1: osserva tuo figlio Troppo spesso guardiamo i nostri figli con l’aria e l’intenzione di chi li vuole controllare: “forse sta per cadere!” “chissà se sta per combinarne una…” “senza dubbio si sta facendo male…” “così potrebbe rompere qualcosa!” “…vediamo se mi sta dicendo una bugia” “guardiamo se hai i pidocchi” “guardiamo se sta tornando l’allergia” Raramente ci dedichiamo a osservare i nostri figli per il puro e semplice gusto di conoscerli. Troppo poco ci voltiamo a osservarli con curiosità per scoprire con gioia cosa possono pensare in quel momento, cosa stanno provando, cosa stanno cercando di costruire, realizzare o scoprire. Presi dalle abitudini ci dimentichiamo di cogliere quell’attimo in cui incastrano un dado in un foro, in cui scoprono le distanze e le profondità, in cui gioiscono nell’abbracciare con amore il loro bambolotto. Ci dimentichiamo che tutto questo esiste e soprattutto non sappiamo che questo tipo di osservazione è la risposta a tutti i nostri problemi (anche quelli relativi al togliere il pannolino). Sì, perché questa è la via che ti permette di conoscere davvero tuo figlio da un lato, e dall’altro di non avere come filtri le solite aspettative, i soliti giudizi, la fretta, la superficialità. Per poter cogliere tutti i migliori frutti della tua osservazione dovrai fare attenzione a: Ridurre le tue aspettative: tuo figlio (o tua figlia) non ha obblighi, sta imparando e lo fa imitando te, esplorando, sperimentando, sbagliando e riprovando. Non ci sono performance da portare a termine, non ci sono vinti né vincitori, non ci sono obblighi nell’imparare o tempi da rispettare. Osserva senza aspettarti nessun risultato. Ridurre il più possibile (o eliminare) i giudizi: tuo figlio non è mai più o meno bravo di un altro, non è migliore o peggiore dell’ideale di bambino perfetto che tu hai in testa. Tuo figlio è semplicemente se stesso e vuole soltanto scoprire il mondo e scoprire se stesso, i suoi talenti e le sue capacità. Se lo giudichi si inibisce, si svaluta, si frena. Se lo osservi senza giudizio, sei certa che tutto quello che fa è spontaneo, privo di filtri o condizionamenti. Trovare equilibrio tra l’essere e il fare: non è vero che se stai cucinando o stendendo non puoi osservare con qualità tuo figlio. Se sposti l’attenzione da tutte quelle azioni abitudinarie che fai tutti i giorni, puoi tranquillamente avere nel frattempo un sacco di sguardi di qualità rivolti a tuo figlio. Quindi abituati a rivolgere le tue attenzioni a lui anche mentre fai altro. Vedrai che se ci provi davvero, è molto semplice. Se torniamo a concentrarci sull’addio al pannolino, come possiamo far fruttare al meglio questa osservazione di qualità? Quali sono gli aspetti e i cambiamenti che sarà per te molto utile osservare? Per esempio potrai notare fin dai primi mesi di vita di tuo figlio (anche a partire dalle prime settimane) che: 👉 Il suo richiamo attraverso movimenti del corpo, mugolii, espressioni del viso (e pianto se per caso non te ne accorgi per tempo) è differente a seconda che abbia fame, che si senta a disagio nel pannolino sporco o bagnato, che abbia caldo, che voglia essere spostato perché qualcosa lo infastidisce, che si stia annoiando, che si senta solo e smarrito, che qualcosa lo abbia infastidito. 👉 Con il tempo inizia a rendersi conto che quando fa la pipì o la cacca qualcosa sta avvenendo nel suo corpo. Credo che un neonato non sappia ancora controllare i suoi sfinteri ma non credo alla storiella che non si accorga degli stimoli e di ciò che sta accadendo al suo corpo. Infatti puoi osservare che il suo viso diventa più rosso, che da l’impressione di sforzarsi, fa una smorfia, sembra più rilassato, ecc. Tutto questo ti sarà davvero molto utile nei mesi successivi quando davvero il pannolino potrà essere dimenticato perché ti aiuterà a non arrivare impreparata. Avrai avuto settimane e mesi di tempo per creare un dialogo di sguardi utili a conoscervi meglio e anche a rassicurarti. Perché se sai come lui ti comunica (anche non a parole) come vive il momento dell’evacuazione, vivrai lo spannolinamento e il passaggio alla mutandina molto più rilassata. Infatti avrai osservato che per tuo figlio non si tratta affatto di un fattore estraneo, che forse davvero lui non ha nulla da imparare e tu non hai nulla a insegnare. Semplicemente il vostro dialogo potrà proseguire e basterà aggiungere la consapevolezza che adesso volete passare alla fase successiva, quella che non prevede il pannolino perché non ce n’è più bisogno. In quest’ultima fase in particolare, come vedremo tra poco, potrai osservare nel tempo la sua curiosità nel vedere cosa fai mentre sei in bagno. Noterai la sua volontà di seguirti in bagno e di fare quello fai tu, la voglia di prendere in mano anche i suoi vestiti, giocarci e vedere come fai quando ti vesti e ti svesti. Questi sono grandi e piccoli elementi da osservare perché ti rendono molto più consapevole: 1️⃣ dell’intelligenza innata di tuo figlio 2️⃣ della sua capacità eccezionale di imitarti 3️⃣ del suo desiderio profondo di fare come fai tu e ti danno la certezza di aver sempre comunicato (anche se non a parole) con tuo figlio e che nulla potrà interrompere questo dialogo profondo che sarà alla base dei prossimi passi per togliere definitivamente il pannolino. Fase n° 2: non aspettare il momento giusto Mi sono dilungata sull’osservazione (anche se può sembrarti un dettaglio del tutto trascurabile) perché ritengo che sia un passaggio fondamentale, un ingrediente essenziale se vuoi togliere il pannolino senza tante difficoltà. E non ti basterà iniziare a osservare tuo figlio o tua figlia con questi occhi all’inizio dell’estate che precedere la materna o quando tua madre e tua suocera ti guardano con le solite occhiate per dirti: “Ma non sarebbe ora di toglierlo questo pannolino!?”. Eh sì, bisogna iniziare per tempo e con grande anticipo se non vuoi impazzire dopo. Se credi che il momento giusto per avviare lo spannolinamento sia l’estate o il mese di giugno (a settembre inizia la scuola materna)… se credi che il momento giusto sia quando te lo dice lui o quando non hai più voglia di cambiare pannolini, stai sbagliando. 7 passi per prevenire uno spannolinamento difficile Ecco i passi da compiere (oltre all’osservazione coltivata fin dalla nascita di cui abbiamo già parlato) per non essere colti all’improvviso e impreparati dalla fase dell’addio al pannolino: 1️⃣ Non chiuderti in bagno e lascia che tuo figlio venga con te e ti veda. Lo so che forse almeno in quei momenti speri di poter rimanere da sola/o, ma chi ben comincia è a metà dell’opera Lasciare che tuo figlio partecipi anche a questi momenti fa sì che non tema nel tempo l’assenza del pannolino. Aumenterà il suo desiderio di fare come te. Quindi di sperimentare il water, l’alzarsi e abbassarsi i vestitini, la voglia di non indossare il pannolino e di sentirsi sicuro anche senza. 2️⃣ Trova il modo di lasciarlo spesso senza pannolino, anche d’inverno. Approfitta dei momenti in cui siete a casa insieme. Se è molto piccolo e non hai ancora ben chiari i suoi ritmi di evacuazione, puoi approfittare del momento del cambio per lasciarlo libero dal pannolino più a lungo. Per esempio puoi evitare di cambiarlo sul fasciatoio e preferire il lettone o il tappeto così da non rischiare cadute rovinose. Inoltre così puoi godere anche tu di questo momento, vederlo sgambettare, rigirarsi sorridere in libertà. Nel frattempo anche lui prende confidenza con questo stato del suo corpo, lo scopre, lo sente. 3️⃣ Quando cresce e ormai non rischi che appena fatta la pipì (o la cacca) la rifaccia dopo qualche secondo, lascialo libero senza pannolino, nudo o con la mutandina o completamente vestito. Se si bagna o si sporca, nessun problema: lo laverai con amore e insieme sorriderete per queste nuove esperienze senza pannolino. Queste esperienze possono costellare la vita tua e quella di tuo figlio fin dall’inizio e per tutto il tempo necessario finché il pannolino verrà abbandonato per sempre. 4️⃣ In estate puoi aumentare di gran lunga i momenti senza pannolino perché non fa freddo, perché tutto asciuga prima, perché puoi lavarlo senza pericolo del raffreddore più volte al giorno. Nonostante questo, dato che l’anno è lungo, ti suggerisco di non limitarti e di approfittare anche dei periodi più freddi, in casa, per spogliarlo dal pannolino e lasciarlo vestito con la mutandina. 5️⃣ Non esitare se ti viene l’ispirazione di tenerlo e appoggiarlo al water e dirgli che anche lui può farla lì e tu lo tieni, proprio come fanno mamma e papà. Giocate a fare i grandi come mamma e papà. Se lui o lei è in bagno con te e ti guarda, diglielo: “Ho finito, tiro l’acqua, mi lavo le mani e adesso lo fai anche tu”… E quindi, prendilo, tira giù i pantaloni, sgancia e abbassa il pannolino e: “Vieni, evviva, anche tu come la mamma!… Pssssss… guarda un po’ questo bimbetto/questa bimbetta quanta pipì sta facendo…. Come scende…. Adesso puliamo e tiriamo l’acqua…. Vuoi tirarla tu? Vieni che te la faccio tirare…”. Chiaramente puoi trovare tu tutte le parole che ritieni opportune e sperimentare questa scoperta anche se in quel momento non farà davvero la pipì o la cacca. 6️⃣ Anche per lo spannolinamento vale il principio dello svezzamento, come per il cibo. Se inizi in questo modo potrai andare aumentando il numero di queste occasioni per poi arrivare a: intensificarle tra i 18 mesi e i 2 anni per poi proseguire a mano a mano che anche tuo figlio cresce (parla di più e si fa capire molto meglio da te, ti fa notare cose che ricorda molto bene non solo con gli sguardi ma anche con le parole, è sempre più autonomo sia nel gioco che nello scoprire il mondo intorno a sé, sempre di più vuole stare con te, imitarti e imparare a fare le cose come le fai tu) aumentare sempre di più i momenti senza pannolino iniziare a dare per scontato l’utilizzo del water con il tuo aiuto (e se lo ritieni opportuno il riduttore) oppure il vasino da solo. 7️⃣ Ricorda che lui vuole farsi vedere mentre ti imita, sia perché ne prova gioia e sia perché vuole farti vedere cosa sta imparando. Non ha bisogno di lodi o gratificazioni. Ha bisogno di un genitore che che gioisca con lui, che abbia voglia di stare a guardarlo con lo stesso entusiasmo che lui o lei sta vivendo mentre scopre e fa proprie queste nuove esperienze. Quindi mettici la cura che questi momenti meritano. Con naturalezza, senza viverlo ogni volta come se fosse un evento eccezionale, ma con presenza e empatia. Arriva la seconda missione… Quando il pannolino di giorno sarà ormai un lontano ricordo inizierà la fase successiva, ovvero togliere il pannolino di notte. Ho racchiuso i principali passi da seguire in questo articolo: Spannolinamento notturno: 10 passi per togliere il pannolino di notte.
Ritorno a scuola: 4 step per evitare ansia, tristezza e nervosismo
Se hai dubbi su come organizzare il rientro a scuola devi sapere che ci sono diverse soluzioni per aiutare tuo figlio a superare il “trauma” del ritorno sui banchi. Vediamo come prepararsi per il rientro a scuola evitando ansia e tristezza, come si fa a riprendere il ritmo, come possiamo gestire al meglio i compiti, come affrontare le settimane prima e i primi giorni dopo l’inizio della scuola. Figli con l’ansia da ritorno a scuola? Iniziamo con il primo passo: 1. Accogli come si sentono per evitare nervosismo e tristezza Spesso, arrivati alla fine delle vacanze, a una settimana dall’inizio del nuovo anno scolastico e dal rientro a scuola tendiamo a preparare i nostri figli con frasi minacciose come: Guarda che la prossima settimana si ricomincia! Guarda che non potrai più dormire fino a tardi! Possiamo invece fare l’opposto e dedicarci ad accogliere, la loro eventuale frustrazione. Ad esempio possiamo avvicinarci al loro sentire e dire: Guarda, lo so che non ne hai affatto voglia, lo capisco. È tutta l’estate che c’è un bel tempo andiamo in piscina e ti puoi svegliare più tardi. Non hai voglia di ricominciare. Quando ci mettiamo nei loro panni si sentono ascoltati e di conseguenza sarà più facile che ci esprimano come si sentono. In questo modo saranno meno nervosi, tristi e sarà più facile per te comprendere come aiutarli in questo passaggio dall’estate al rientro a scuola. Più la loro frustrazione viene fuori, e meno la dovranno accumulare nelle prime settimane per poi sfogarla, ad esempio, quando è ora di iniziare a fare i compiti o svegliarsi al mattino. I figli più si sentono compresi e più riescono a tirar fuori le energie e la loro forza e capacità di adattamento, per sostenere ritmi che magari non sono così vicini alla loro natura o non sono meravigliosi come quelli delle vacanze. Evita un inizio brusco: usa lo “svezzamento” per rientrare a scuola gradualmente Alla ripresa, ricominciare bruscamente sicuramente non è ideale. Possiamo infatti adottare una sorta di svezzamento, esattamente come facciamo con il cibo quando sono piccoli. Quindi cosa possiamo fare nel pratico per rendere meno brusco il ritorno a scuola dopo le vacanze? 2. Non alterare troppo i ritmi durante le vacanze Possiamo evitare, durante il periodo estivo, di alterare troppo i ritmi. Ad esempio, se la sveglia la mattina in genere è intorno alle 6:00-7:00, magari durante l’estate li sveglieremo alle 8:00-8:30 evitando se possibile che dormano fino a mezzogiorno. Diventerà infatti davvero difficile, dopo un’estate piena di sregolatezza, ritornare poi a settembre a dover seguire di nuovo tutte le regole che diventeranno troppo pesanti con l’inizio della scuola. Quindi il consiglio è di cercare di creare un ritmo e buone abitudini: la sveglia non troppo tardi, una programmazione dei compiti o del ripasso (a seconda dell’età), continuare a collaborare in casa se durante l’anno era già un’abitudine, ecc. 3. Mantieni le abitudini delle vacanze nelle prime settimane Allo stesso modo, quando si riprende la scuola, possiamo cercare di mantenere nelle prime settimane delle abitudini tipiche delle vacanze. Ad esempio possiamo andare ancora ogni tanto in piscina o ripetere dei giochi che facevamo con gli amici in cortile quando non c’erano compiti da svolgere. Cose di questo tipo aiutano il bambino ad affrontare questo passaggio in maniera più armonica e meno pesante. 4. Come organizzare i compiti estivi Spesso possono esserci molti compiti e anche per i genitori l’idea di tornare a scuola e a fare i compiti con i propri figli può essere pesante da affrontare. Può essere il periodo delle vacanze un’occasione perché i figli trovino il piacere e la voglia di fare le cose da soli, in autonomia? Vediamo cosa si può fare in base all’età. 👉 Scuola elementare Quando i bambini sono molto piccoli, quindi dai primi anni delle scuole elementari e perché no, anche fino alla fine dei 5 anni di scuola elementare, è ancora difficile per loro essere autonomi completamente. Quindi, paradossalmente, più hanno il supporto e la supervisione di un adulto, più diventeranno autonomi, durante il periodo delle medie o delle scuole superiori. 👉 Da fine scuola elementare/Dalle scuole medie Invece, se siamo verso la fine del ciclo delle elementari o già nelle scuole medie, il periodo dell’estate può diventare un’occasione per lavorare sull’autonomia. Questo grazie al fatto che ci saranno ritmi un pochino più rilassati e non pressanti come durante l’anno scolastico, senza l’ansia del compito in classe o dell’interrogazione. Ovviamente utilizzando anche dei metodi che siano simpatici, divertenti, creativi, si può utilizzare questo periodo sia per fare i compiti che per eventualmente recuperare alcune lacune dell’anno scolastico precedente. I compiti in aiuto alla disciplina Anche il momento dei compiti può essere d’aiuto per ritrovare autonomia e disciplina. Anche se i bambini hanno voglia di essere collaborativi e hanno voglia di imparare spesso la disciplina e la voglia vengono meno quando la modalità in cui compiti vengono strutturati è un po’ lontana dal modo di apprendere del bambino. Spesso i compiti che vengono assegnati ai bambini sono quasi più adatti ad un adulto che è abituato a ripetere in maniera piuttosto monotona lezioni o operazioni. I bambini invece imparerebbero e farebbero i compiti molto più volentieri se questi esercizi fossero fatti in maniera un pochino più interattiva. Per esempio, per quanto riguarda le operazioni e i problemi di matematica, per i bambini è più facile se vengono abbinati ad una situazione concreta, come quella del mercato, del supermercato o del negozio. La lezione di storia o di geografia per i bambini è molto più facile da imparare se viene raccontata loro come una storia che non invece dicendo: “Leggi queste cinque pagine finché non le impari a memoria. Poi ripetimele e vediamo se hai imparato”. Questo per i bambini è molto noioso e allora ecco che diventa importante per esempio approfittare proprio del periodo estivo per aiutare i bambini con questa modalità. E questo aiuta anche molto la loro disciplina e la loro autonomia. Ricomincia anche lo sport: può essere utile per ritrovare la disciplina? Lo sport non dovrebbe essere eccessivo, perché spesso oggi i bambini e ragazzi sono sovraccarichi anche di molte attività. Ma se lo sport scelto è uno sport che appassiona tuo figlio, è fondamentale e aiuta tantissimo: – Sia perché gli permette di esprimersi con il corpo, di muoversi: i bambini hanno tanto bisogno di questo tipo di espressione che spesso la scuola, per vari motivi, non consente. – Sia perché è un ottimo strumento per divertirsi, svagarsi se è una sua passione. La base fondamentale per affrontare l’ansia e lo stress da ritorno a scuola (e che fa tutta la differenza per tuo figlio) Anche i bambini e i ragazzi, come gli adulti, possono ritrovarsi in una condizione di stress mentale che magari in qualche modo condividono con i loro genitori. Cercare allora di mantenere in estate una routine non troppo alterata crea una sorta di continuità. In questo modo il riadattamento alla routine scolastica diventa più facile. Ecco perché dobbiamo poi ricordarci sempre di accoglierli. Non giudichiamoli ed evitiamo di iniziare dicendo frasi come: Ma dai, vedrai che ti piace! Ma guarda che ritrovi tuoi amici… Come ti ho suggerito all’inizio dell’articolo la base fondamentale è sempre l’accoglienza e la comprensione. Se tuo figlio ti dice: Non ho voglia, ho paura di nuovo di dover sostenere le tensioni dei compiti in classe. Ho paura dei troppi compiti…. Lascialo parlare senza giudicarlo ed evita il più possibile di farlo sentire inadeguato o sbagliato. Infatti più tuo figlio si sentirà capito e più sarà sereno e tranquillo nell’esprimere cosa sente. Perché insisto sull’accoglienza? Perché se riesci ad aver cura di questo passaggio tuo figlio sarà più sereno e mettere in pratica tutti gli altri suggerimenti di questo articolo quando sarà ora di rientrare a scuola sarà molto più facile :- ) Naturalmente ci tengo a sottolinearti che se mantenere sane abitudini anche in estate aiuta, ricordiamoci anche sempre che l’estate è anche un momento d’oro per riprendere in mano la nostra vita, ritmi più sani, rallentare, godere delle cose semplici e fare tutte quelle cose che non riusciamo a fare durante l’anno ma che sono a volte più utili e sane di quello che ci aspetta nell’anno “canonico” Puoi ascoltare proprio su quest’ultimo argomento la puntata del podcast: Vacanze: come possiamo far tesoro del tempo con i nostri figli? Se vuoi approfondire il tema dell’inserimento a scuola, puoi anche leggere questi articoli: Come gestire l’Inserimento alla Scuola Primaria Voglio la Mamma! Perché l’inserimento al Nido e alla Scuola dell’infanzia è difficile?
Si attacca a Videogiochi e Telefono tutto il giorno
Vediamo come gestire al meglio i dispositivi tecnologici? Cosa puoi fare se tuo figlio vuole stare tutto il giorno attaccato a Tv e videogiochi?