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Come svegliare i bambini al mattino per andare a scuola
Svegliare tuo figlio la mattina per andare a scuola è sempre una guerra? È troppo lento per fare colazione, prepararsi e non ascolta? Se la mattina per tirare giù dal letto tuo figlio sono necessarie le cannonate non sei da sola! E se non ha voglia di alzarsi, fa storie e vorrebbe guardare ancora un po’ i cartoni sei la benvenuta a bordo! Se il tuo problema è che si sveglia tardi e non riuscite ad arrivare spesso in orario a scuola ti capisco benissimo. Io stessa per anni mi sono ritrovata a svegliare 3-4 o anche 5 bambini di età diverse per fargli fare colazione, portarli a scuola, il tutto possibilmente senza guerre, lotte infinite, senza doverli chiamare più volte mentre i minuti passavano inesorabili. Ecco qui un po’ di indicazioni direttamente dal campo di battaglia. Una mamma chiede: Ho due figli e tutte le mattine è un casino. Per assecondare i nostri tempi si devono svegliare alle sei e mezza, dobbiamo andare tutti a lavorare presto, c’è la scuola. Eppure è una lotta! Non vogliono alzarsi, fanno la lotta a chi deve entrare prima in bagno, non hanno voglia di lavarsi e vestirsi quando è ora di finire colazione. Spegnere la tv e i cartoni è di nuovo una guerra, non si riesce mai ad avere una mattinata tranquilla. Come posso fare? Il mattino rappresenta proprio la partenza della giornata e, se vogliamo, è possibile riuscire a rendere questo momento più armonico. Per farlo è importante ottimizzare i tempi e nello stesso tempo farlo in modo piacevole, sia per noi che per i nostri figli, rispettando anche i loro bisogni. 6 modi per svegliare al mattino i figli, arrivare in tempo a scuola evitando rabbia, lotte infinite e sgridate 1. Svegliati e cerca di mantenere la calma! So che è difficile perché hai i minuti contati e già tu per prima non hai voglia di alzarti la mattina… Posso garantirti che la calma è la prima cosa fondamentale per tutti. Perché se tuo figlio o i tuoi figli ti vedono serena, percepiscono che la situazione è sotto controllo e per loro sarà tutto molto più facile. È lo è ancora di più se tuo figlio è un dormiglione ed è lento per prepararsi al mattino. Per mantenere la calma, oltre a fare qualche respiro profondo, puoi andare a cercare nel profondo il vero perché, cosa scatena la tua rabbia, cercare di capire che cosa ti dà fastidio, perché ti infastidisce così tanto il fatto che non si vogliano svegliare o se sono lenti a prepararsi al mattino. Puoi chiederti: “Ok, ma perché mi infastidisco così tanto? Forse perché odio ripetere tante volte le cose? O è perché io per prima odio essere di fretta? Magari è perché penso a tutti i genitori che ce la fanno e mi arrabbio perché io non ce la faccio?” Tra queste domande (o domande simili, queste sono solo un esempio) cerca di individuare la motivazione che per te è quella valida, la vera causa. Questo ti aiuterà ad avere una risorsa per poter agire sul motivo, in modo da riuscire a essere più tranquilla e serena sempre, al mattino e durante la giornata. 2. Organizzazione ferrea Anche se ti sembra già di svegliarti molto presto, metti la sveglia ancora dieci minuti prima e prendi quei dieci minuti solo per te, per stare un po’ nel letto, in modo da fare le cose ancora più con calma, o per fare colazione tranquilla. Posso garantirti che quei minuti che togli al sonno in verità sono fondamentali per essere più serena e organizzata. Saranno dei minuti preziosi per poter fare le cose con la calma che richiedono e ne avrai un beneficio durante il giorno, anziché uno svantaggio. Ti aiuteranno per svegliare i bambini al mattino per andare a scuola in orario ed evitare crisi. 3. Se possibile evita lunghe spiegazioni al mattino Quando vai a svegliare i tuoi figli e loro ovviamente non vogliono alzarsi e vogliono ancora dormire, quello che ti suggerisco di fare innanzitutto è di evitare le spiegazioni. Evita di spiegare e fare lunghe filippiche perché potresti peggiorare la situazione irritandoli sempre di più. Evita frasi del tipo: “Eh ho capito, però ti devi alzare!” “Tutte le mattine la stessa storia!” “A scuola bisogna andare, papà deve andare a lavorare , mamma deve andare… e fai il piacere, devi capire!” “Guarda che un domani nella vita…” Evita tutte queste cose soprattutto con i bambini piccoli perché sono asfissianti e tuo figlio non ne ha bisogno perché quello che gli serve è sentirsi capito da un lato e aiutato dall’altro laddove lui non riesce, non ha bisogno di morali. E non funzionano nemmeno con un adolescente, perché nei momenti del risveglio capacità di ragionare ce n’è veramente poca: sanno già benissimo da soli che a un certo punto dovranno alzarsi e correre, con un megafono che glielo ricorda se la prendono ancora di più con noi. Stai arrivando dal pianeta di Morfeo e veramente quei “perché ti devi alzare” non ti interessano. Hai soltanto bisogno di qualcuno che sia comprensivo verso il fatto che “non mi voglio svegliare!”. Tu, al mattino, preferiresti il noiosissimo BI BIP BI BIP della sveglia oppure che arrivasse da te la fata madrina di Cenerentola con la sua bacchetta magica e ti dicesse: “è ora di andare a lavorare. Oooh lo so che non hai voglia tesoro mio. Cucciola! Ti capisco. Allora aspetta, ti lascio ancora cinque minuti, poi ti faccio qualche coccola. Vado a preparare la tua bella colazione fumante, i tuoi biscotti preferiti, la tua frutta preferita, tu stai qui tranquilla”. Poi dopo cinque minuti la fata madrina torna e ti dice: “Allora ci siamo! Oooh lo so che è proprio dura. Non preoccuparti, io ti aiuto. Sposto le coperte, piano, piano, ti accompagno, ti faccio scendere io. Guarda, qua ci sono le ciabatte”. Non sarebbe bellissimo? Assolutamente! ! E direi anche utilissimo se al mattino facciamo particolarmente fatica a ingranare! Per i tuoi figli è uguale! Quindi se vuoi salvarti la pelle alla mattina, ti suggerisco di fare la fata madrina e di andare a svegliarli accogliendo a priori il loro disappunto. Forse sarà necessario accogliere prima te, con o senza fata madrina, ma poi accogli la loro. Vai da loro e puoi dire: “Mamma mia!! questa sveglia che ha suonato, questi bimbi che non si vogliono alzare. Amore, avete ragione. Allora state ancora un attimo qua. Io accendo la lucina, alzo un po’ la tapparella, vado di là e preparo colazione. Voi dormite ancora un pochino, state ancora un po’ lì a rigirarvi, piano piano, aprite gli occhi…” Intanto vai a fare qualcosa di là e torni dopo qualche minuto: “Allora ci siamo? No, non ci siamo. Capperi!! qua ci vuole una gru, aspetta, vieni che ti tiro su io…” E li aiuti ad alzarsi a costo di prenderli, di aiutarli fisicamente, accompagnarli in bagno, dargli una mano a vestirli… Se pensi che diventeranno viziati e non impareranno da soli, stai sbagliando, perché loro possono imparare in momenti più sereni: al pomeriggio e alla sera quando bisogna vestirsi e mettere il pigiama, d’estate, nel fine settimana, ci sono tanti altri momenti. Non correranno, non correrete, non correrai questo rischio. Naturalmente questi suggerimenti ti servono solo all’inizio o in casi estremi, quando appunto il momento dei preparativi mattutini è davvero una lotta e dobbiamo fare il possibile perché le cose vengano fatte senza perdere troppo tempo e senza peggiorare le cose. Ma, appunto, anche se in futuro impareranno o questo periodo sarà superato, in quel momento se hanno bisogno di aiuto l’ideale è aiutarli. Sentendosi compresi in questo modo, eviteranno subito di fare una lotta, di mettersi sulla difensiva dicendo “ma non ho voglia, ma non hai capito, sei una mamma cattiva”. Eviterai tutti questi problemi e conflitti al mattino. Inoltra ricorda sempre che minacce e toni duri tendono a creare conflitti sempre più grandi e, in genere, non risolvono le situazioni. Con un tono morbido e gentile sarà più semplice svegliare tuo figlio senza farlo arrabbiare e garantire un sereno buongiorno a tutta la famiglia. 4. Il tuo sorriso al mattino favorisce il risveglio di tutta la truppa Forse lo sai già senza che te lo ricordi io: se voi vi svegliate all’ultimo minuto di corsa, arrabbiati perché dovete andare a lavorare, arrabbiati perché tutte le mattine è sempre la stessa storia, ovviamente sai benissimo che questo non aiuta il risveglio di tutti. Dunque questi suggerimenti adottali prima di tutto con te stessa, perché ti aiuteranno ad alzarti con il piede giusto, a essere un po’ più solare, un po’ più positiva, un po’ più tranquilla. Perché i tuoi figli, respirando quest’aria, avranno più voglia di alzarsi e al loro risveglio potranno vedere e parlare con persone sorridenti, con persone solari, tranquille, che hanno voglia di cominciare la giornata. A lavorare bisogna andare comunque, tanto vale cercare il modo di sorridere a partire dal mattino perché altrimenti con i figli diventa tutto molto difficile. 5. Mio figlio è sempre attaccato al cellulare, Tv e cartoni Ammetto che dover lottare al mattino alle sette, sette e mezza, un quarto alle sette con la televisione o gli schermi è una battaglia persa in anticipo, perché la televisione o il telefono, da questo punto di vista, sono molto potenti. Ti suggerisco di importi in maniera autorevole, non autoritaria, ma di importi ed evitare se possibile di accendere la televisione e gli schermi la mattina. È ovvio che i tuoi figli non vorranno e faranno storie. Cerca allora di accogliere la loro frustrazione e comprendere mentre dovrai comunque essere ferma sul no. Puoi dire: “io vi capisco, lo so che i cartoni vi piacciono. Anche a mamma piacciono i film. Anche a mamma e papà piacciono le notizie. Da questa mattina si fa così. Per venirvi incontro – evita di dire “se volete” – per venirvi incontro li guardiamo un pochino di più alla sera, li guardiamo un pochino di più al pomeriggio, ma al mattino non si accende”. Ovvio che loro faranno le loro rimostranze, ma se accoglierai il loro disappunto, se tu darai modo di far vedere che stai accogliendo, li stai capendo, non li stai accusando, loro lo capiranno. Poi l’ideale, se possibile, è che tu possa fare colazione e interagire con loro, altrimenti diventa ancora più noioso e la voglia di televisione aumenta. Quando avevo i bambini in affido familiare, spesso erano almeno cinque i bambini, di età diverse, che in una volta dovevo svegliare e portare a scuola, a cui far fare colazione e da vestire, dalle medie alle elementari, alla scuola materna. Dovevo organizzarmi, dovevo svegliarmi molto prima, ma il riuscire a fare tutto con calma e soprattutto accogliendo il loro malumore senza pretendere che si stampassero per forza un sorriso addosso e non facessero polemiche è quello che mi ha tanto aiutato. Andare da loro e capirli, sapere che per loro era difficile, scherzare, comprendere come si sentivano, aiutarli: solo così non avevo difficoltà. I ragazzi e i bambini hanno iniziato ad apprezzare questa modalità, hanno visto che se anche ci provavano perché magari volevano farmi arrabbiare, in verità non ci riuscivano, quindi magari utilizzavano altri modi, ma al mattino si riusciva ad andare a scuola per tempo e in maniera serena. Se vuoi approfondire come fare per risolvere i capricci e le reazioni dei tuoi figli senza urla e sgridate, puoi leggere questo articolo: Guida completa per i Capricci dei Bambini (se li ignori si moltiplicano) 6. Come prevenire gli imprevisti con la qualità della relazione durante la settimana Un ultimo suggerimento importantissimo è: tieni a bada la vostra giornata, la vostra settimana. Se i tuoi figli hanno la sensazione di non ricevere abbastanza attenzione di qualità durante la settimana, durante la serata o durante la giornata, al mattino, quando sanno che tu hai fretta e che sei costretta a occuparti di loro perché altrimenti perdi tempo, inizieranno tutta una serie di azioni per riuscire a dirti che hanno bisogno di te, cercheranno, senza cattiveria, di farti perdere tempo perché hanno bisogno di attirare le attenzioni. Se tu gli darai più attenzioni di qualità durante la settimana o la sera non avranno bisogno di essere assillanti al mattino quando è ora di correre e di scattare. Buona sveglia! Se vuoi approfondire come dare a tuo figlio attenzioni di qualità, puoi leggere qui l’articolo Tempo di qualità con i figli: ecco 4 modi per garantirlo
Perchè fratelli e sorelle litigano sempre fra di loro?
Cosa puoi fare per limitare o eliminare per sempre tirate di capelli e litigi continui fra i tuoi figli? Che cosa prova emotivamente tuo figlio quando gli rubano i giocattoli? Questo video ti farà mettere nei suoi panni e dopo averlo visto non banalizzerai più il suo senso del possesso e le volte in cui dice È MIO! Lo faremo con la storia dello “scippo” della borsa al parco. Fatti anche tu due risate come le 200 persone che erano presenti in sala: GUARDA IL VIDEO
E se il co-sleeping fosse un “dovere”? (articolo provocatorio)
Il co-sleeping (dormire vicino ai genitori) e il bed-sharing (dormire nel lettone) sono argomenti controversi che fanno schierare spesso i genitori in 3 fazioni ben distinte: 1° schieramento: mio figlio dorme nel lettone… I genitori, in particolare le mamme, che non rinuncerebbero mai per nessun motivo alle coccole e al contatto diretto con i figli la notte nel lettone (in questo caso si parla di bed-sharing). Ecco l’esperienza delle mamme a proposito: “Io adoro dormire con i miei figli. Li respiro, li bacio e li abbraccio anche durante la notte. Sono certa, arriverà il momento in cui loro stessi, sentiranno l’esigenza di avere una loro intimità e da soli, andranno nella loro stanza. Non riesco proprio a pensare di farli dormire da soli” “Ho messo mia figlia di 4 anni da due sere nella sua cameretta da sola. Ha sempre dormito con me, prima nel lettone, fin dal giorno della sua nascita, poi nella stessa stanza in due letti separati. Pensavo facesse fatica ad accettare il cambiamento invece è andato tutto a meraviglia!” “Il nostro dorme in mezzo a noi e quando sarà pronto andrà… Ma i suoi abbracci e voglia di coccole ci mancheranno” 2° schieramento: mio figlio dorme vicino a me… Le mamme che scelgono il co-sleeping, quindi far dormire i figli nella loro stanza e in prossimità dei genitori con la culla attaccata al lettone o altre soluzioni simili. Ecco l’esperienza di un’altra mamma: “Abbiamo affiancato il lettino al letto togliendo la sponda e così abbiamo dormito tutti quanti. Poi verso i 5 anni un bel letto ad una piazza e mezzo in camera sua così c’è spazio per leggere insieme la sera o appisolarsi“ 3° schieramento: mio figlio deve abituarsi a dormire da solo nella sua stanza… I genitori che invece sostengono che i figli debbano dormire da subito da soli nella loro stanza. Sono assolutamente contrari al bed-sharing, quindi far dormire nel lettone i figli non solo nei primi mesi ma in generale a qualsiasi età, sono contrari anche al co-sleeping, cioè far dormire i figli vicino a loro, e contrari anche a farli dormire nella stessa stanza da letto (room-sharing). In questo caso le motivazioni sono varie, dal rischio di SIDS ai sostenitori del fatto che l’intimità di mamma e papà sarebbe compromessa dalla presenza dei figli nella stessa stanza, dalla scomodità di dormire insieme nel lettone alla paura che i figli prendano il “vizio” e non lascino la stanza dei genitori fino al… 25° anno 😊 E in tutte le sfumature intermedie degli schieramenti non dimentichiamo: gli antropologi che osservando diverse popolazioni nel mondo hanno scoperto che i bambini dormono da soli nella loro stanza solo in… occidente! (e già questa informazione dovrebbe farti riflettere) E i convinti sostenitori di metodi assurdi (che non considerano i sentimenti dei bambini) che prevedono non solo di far dormire i bambini da soli fin da neonati, ma addirittura che bisogna ignorare i loro pianti perché si devono abituare… Quindi dove bisogna far dormire i figli? È meglio il co-sleeping, il bed-sharing o ci sono altre soluzioni? NOTA: Prima di andare avanti ti segnalo che se sei già convinta/o che bisogna far dormire da soli i figli e che tutto il resto sono solo stupidaggini, puoi fermarti e passare a un altro articolo. Se invece vuoi saperne di più, ti suggerisco di aprire la mente ed evitare di chiuderti in pregiudizi e condizionamenti del passato. Anche se ti sembrerà strano il voler dormire vicino ai genitori per un bambino è sia istintivo che normale. Siamo noi che a causa di false credenze culturali siamo sommersi da mille dubbi e domande. Ecco cosa tratteremo in questo articolo: Perché i bambini vogliono dormire nel lettone con mamma e papà o vicino a loro? Cosa faccio se non voglio far dormire con me mio figlio nel lettone ma neanche lasciarlo da solo nella sua stanza? Come insegnare a dormire nel proprio letto? Quando passare dal lettone al lettino? Esiste un’età precisa? Esiste un modo per disabituare il bambino a dormire nel lettone? Perché i bambini a 5 anni, 6 anni, 7 anni o anche quando sono più grandi non vogliono andare a dormire da soli in cameretta? Dormire nel lettone o vicino a mamma e papà: partiamo da principio (e tuo figlio potrebbe aver ragione!) Per quanto ci crediamo evoluti e per quanto lo siamo, per certe cose rimaniamo pur sempre dei mammiferi e quindi sensibili al nostro istinto e alle leggi ancestrali che governano il nostro comportamento: se distrattamente ci scottiamo, allontaniamo d’istinto la mano, il giorno ci inquieta meno della notte, spesso ragioniamo “a pelle”, se qualcuno ci fa “buuu!!” di soprassalto noi ci spaventiamo. Allo stesso modo, caso mai si presentasse nella nostra casetta un predatore un poco affamato, se siamo anche solo un grado sotto di lui nella catena alimentare e siamo dei cuccioli, preferiamo che a dormire con noi ci sia sempre qualcuno. Anche le mamme di alcune popolazioni a cui è stato fatto osservare che in Occidente, nel grande territorio della “razza umana evoluta”, i bambini hanno una loro cameretta, diversa da quella di mamma e papà, e lì devono dormire (o almeno ci si sforza per farlo), hanno risposto: “Certo, che bella idea, ma almeno c’è qualche adulto che dorme con loro?”. Anche per la maggior parte delle mamme occidentali (statisticamente tutte quelle con cui mi sono confrontata) vale lo stesso. Pur seguendo il metodo del “dai un’occhiata e fuggi”, ingranando o scalando i secondi come fai con il cambio delle marce in auto quando vai a fare la spesa. Pur attratte forse dall’ingannevole semplicità con cui viene presentata questa opzione. Nonostante siano più facilmente prede dopo notti passate insonni, dopo “inspiegabili” risvegli e interminabili filippiche dai più anziani del branco sul fatto che prima o poi si devono abituare a dormire da soli, nonostante ciò, qualcosa le turba. Il mal di pancia è rimasto, anzi, generalmente aumentato e aggravato da un profondo senso di colpa e da un disagio lacerante nel vedere il proprio cucciolo solo, in preda ad un dolore profondo. La voglia di prenderlo in braccio è grande, sentendo questo impulso come il più naturale e il più efficace in quel momento. Oppure siamo stanche e stravolte, non abbiamo nessuna voglia di tenerlo con noi, siamo persino arrabbiate, eppure… eppure se diamo retta a questa reazione (e anche al nostro sano bisogno di riposare)… è come se una parte di noi si sentisse in colpa, in errore per aver pensato di lasciarlo di là e di vederlo così solo o in preda al pianto. E sì, perché da che mondo è mondo un bambino accolto, protetto e rassicurato, si calma senza perdere fiducia nell’adulto, rafforzando indirettamente la sua autostima e il suo coraggio. Se lasciato da solo a gestire le sue paure ancestrali, non avendo ancora sviluppato le capacità autonome per farlo (e non sono capacità che si “imparano” o si “insegnano”, bensì sono capacità innate che si sviluppano nel giusto tempo, proprio come il germoglio non esiste prima del seme o il frutto prima del fiore) il bambino teme per la sua sopravvivenza. Manifesta questo timore e vive un profondo disagio fatto di fragilità e paura che lo rende e lo renderà insicuro, oltre che poco fiducioso in mamma e papà che non sanno rispondere in modo efficace e naturale ad un suo bisogno innato. Quindi, facendo un baffo al detto, meglio in compagnia che da soli, soprattutto se si tratta di sonno notturno e di bambini. Ecco spiegato perché i bambini vogliono dormire nel lettone. Il co-sleeping o il bed-sharing non sono una moda o un’invenzione: è un bisogno emotivo di tuo figlio. E se mio figlio poi vuole dormire nel lettone o nella mia stanza per sempre? E se il co-sleeping va avanti fino a 18 anni? Quando saranno più grandi, di sicuro non dormiranno più nel vostro lettone o nella vostra stanza. Siamo una delle poche società al mondo che ha questa fissazione di far dormire i bambini da soli da subito, perché si devono abituare a dormire da soli. Non esiste in altre parti del mondo. Forse solo in una società come la nostra, dove abbiamo case tanto grandi e abbiamo tante stanze, pensiamo che sia educativo che i bambini dormano da soli. In verità non è tanto un fattore di educazione. Tendenzialmente i bambini, se finché sono piccoli hanno la possibilità di dormire con degli adulti e di sentirsi rassicurati nel passaggio notturno, diventano molto più sicuri nella loro crescita. Alla fine abbiamo questo retaggio: potrebbe arrivare il lupo, potrebbe arrivare un pericolo, l’addormentamento potrebbe essere un pericolo, perché di fatto si spegne tutto, si spegne anche la coscienza. Quindi noi non sappiamo cosa c’è dall’altra parte, abbiamo bisogno di rassicurazione, è normale avere bisogno della vicinanza di un genitore. Poi a 6 anni, 7 anni, magari anche 4 anni potrebbero già iniziare ad andare a dormire nella loro cameretta, ancor di più se c’è un fratello o una sorella che a volte rende la cosa più semplice… Perché i bambini che sono già grandicelli vogliono dormire vicino a mamma e papà? I 4 possibili motivi 1. Non ha dormito abbastanza con te Potrebbe essere perché da piccoli il co-sleeping è stato breve o non hanno dormito abbastanza con noi. Rimane una sorta di paura che fanno fatica a superare quindi, anche se hanno 7 anni, 8 o 9 anni hanno bisogno di recuperare quella fase. Se noi li “assecondiamo”, attivando una specie di regressione, facendo poi man mano una sorta di svezzamento, loro recuperano questo bisogno e riescono a dormire da soli più facilmente. 2. Paure e tensioni Un altro motivo potrebbe essere una sorta di stress, preoccupazioni, ansie, paure che magari accumulano durante il giorno. In questo caso la notte non riescono a rilassarsi per poter dormire serenamente. Dunque si svegliano di frequente con una sensazione di preoccupazione o di paura e vengono da noi o vogliono comunque il nostro contatto. 3. Gelosia in corso Altre volte lo fanno se magari hanno dei fratellini più piccoli che per qualche motivo anche loro vanno nel lettone da mamma e papà. Oppure i fratellini non vanno da mamma e papà però vince una sorta di gelosia nel grande: “Anche io voglio essere piccolo come mia sorella e mio fratello. Anche io voglio essere preso in braccio, coccolato come fai con lei o con lui di giorno. Prende ancora la tetta e io no… allora almeno di notte, quando lui sta dormendo beato, io mi infilo nel lettone. Voglio stare lì come un bimbo piccolo con te”. 4. Vuole il co-sleeping o il bed-sharing per stare con te! Altre volte i bambini vogliono dormire nel lettone perché di giorno non hanno la sensazione che trascorriamo abbastanza tempo di qualità insieme. Succede che proprio di sera, quando è ora di andare a dormire, si attivano. Sì, proprio in quel momento quando vi siete già messi il pigiama, quando i piatti sono tutti in lavastoviglie, quando i denti sono già lavati, quando tutte le luci sono già abbassate, voi siete pronte per la storia e loro invece: “giochiamo? No, io voglio montare la casa, voglio costruire… Mamma tira fuori i pennarelli, tira fuori i pennelli, facciamo questo, facciamo quest’altro” Finalmente vedono che c’è uno spazio vuoto nella vostra giornata, sentono che tutto sta rallentando e quindi danno spazio al “voglio stare con te! Stai con me, giochiamo, facciamo qualcosa insieme”. Se questa qualità di giorno a volte non c’è, cercano di recuperare la vicinanza con noi di sera e anche di notte nel lettone, hanno bisogno della nostra presenza e se non basta, si attivano quando trovano uno spazio di disponibilità che a loro pare adatto. Agendo nel tempo sulla motivazione, e facendo una sorta di “svezzamento”, magari accettando che per ora venga a fare capolino nel vostro lettore e rimanga lì per finire la notte con voi, poi pian piano, risolvendo la causa, lo porterete a dormire sempre più a lungo nel suo letto. E se non voglio farlo dormire con me nel lettone ma neanche lasciarlo da solo nella sua stanza? In questo caso la soluzione è il co-sleeping, quindi puoi attaccare la culla o il lettino al vostro lettone e sarai comunque vicina a tuo figlio. Negli anni ho visto un po’ di tutto come soluzione creativa per praticare il co-sleeping: per esempio stanze da letto un po’ piccole dove il lettone viene disposto in diagonale per far spazio al lettino del figlio, lettoni circondati da 3 lettini dei figli, uno vicino alla mamma, uno ai piedi del letto e uno vicino a papà, 2 letti matrimoniali uniti insieme, poi c’è la soluzione del futon circondato da cuscini, ecc… E quando succede il contrario e tuo figlio ti vuole nel suo letto? A volte capita che un bambino dorma nella sua cameretta, ma insieme alla mamma e non voglia dormire da solo, come si può fare? In verità se per esempio da 4 anni tuo figlio dorme nella sua cameretta, ma ci dorme con te, per lui quella è sia la cameretta di mamma che la sua… Come tutti i bambini piccoli fatica a dormire da solo, ma questo come abbiamo visto è fisiologico. In questo caso l’aiutante magico ribalterebbe la situazione completamente. Anche con papà dormiamo tutti nella camera familiare, la camera matrimoniale. Mamma e papà dormono nel lettone, con il bambino a fianco magari in un lettino attaccato. Poi, a mano a mano che passano le settimane, sempre più distante, sempre più distante, finché poi potrà dormire da solo nella sua camera (sempre considerando eventuali motivazioni sottostanti che gli impediscono di dormire da solo, oltre all’abitudine che si è creata, e agendo su quelle). Ecco un’altra sfumatura relativa al perché i bambini non dormono nella loro cameretta da soli ma vogliono noi lì con loro: a volte è solo questione di come li abbiamo abituati fin dall’inizio. Come ho descritto sopra capita a volte, o sovente, che il bambino richieda così tanto le nostre attenzioni notturne, perché di giorno ha la sensazione di ricevere poche attenzioni da parte nostra. Magari siamo sfuggenti, siamo di corsa, siamo nervosi, siamo stanchi quindi lui pensa: “Mamma, almeno la notte stai vicino a me. Voglio sentire la tua presenza, da solo non ci voglio stare”. Altri motivi che spingono i bambini a preferire il lettone Se sei preoccupata perché tuo figlio ti chiede di dormire nel lettone e non vuole dormire assolutamente da solo nel suo lettino dobbiamo ricordarci sempre che i bambini hanno un’età anagrafica e un’età “affettiva”. Ed è l’età affettiva quella che conta, soprattutto quando si tratta di co-sleeping e di dormire nel letto con i genitori. Se tuo figlio per esempio, pur avendo 4 anni o 6 anni, non è ancora “maturato” abbastanza e dall’atteggiamento e dai bisogni ci dimostra che è affettivamente più piccolino, più lo assecondiamo, più a monte lo aiutiamo a riempire eventuali vuoti o mancanze del passato e più facilmente supererà questa fase. 1° soluzione: se a 5 anni non vuole dormire nel suo lettino… La soluzione è: continua a farlo dormire nel lettone o vicino a te con un lettino attaccato al tuo letto nel frattempo valuta la motivazione di fondo e agisci su quella non avere fretta e riduci le aspettative mostrati serena e sicura della scelta che stai facendo dopo aver agito per sciogliere l’eventuale motivazione, ricordati di attivare tu per prima un po’ alla volta questo “svezzamento” che lo porterà poi a dormire in camera sua a tempo debito nel frattempo fai in modo che la sua cameretta non sia un ambiente freddo e sconosciuto: andate a giocarci insieme, metti lì tutte le sue cose, frequentatela spesso di giorno e di sera, ecc. Non aspettare nemmeno che lui chieda. Dai per scontato che il tuo è il letto dove tuo figlio va a dormire quando è ora della nanna. (aspetta ad allarmarti… continua a leggere perché un senso c’è 😉). Non fare neanche il tentativo di chiedere: “Vuoi provare ad andare a dormire nel tuo lettino?” Sarai proprio tu a comprendere da lui e dalle circostanze quando potrai attivamente iniziare con questo “svezzamento” di cui ti scrivevo. Soprattutto è utile se c’è già la sua camera pronta e se lui in quella camera ci gioca spesso, se è una camera che viene vissuta e in cui trascorrete del tempo insieme. 2° soluzione: se vogliono dormire nel letto con i genitori, a volte non è pronto il “terreno” Come ti dicevo poco sopra, spesso i bambini vogliono dormire con i genitori perché la cameretta per loro è estranea, non è “la loro camera”. Magari sono pronti affettivamente, ma non ci vanno perché quella camera non la sentono come un pezzo di casa, non è il loro spazio. Magari non vanno mai nella cameretta perché è più bello giocare in salotto, in cucina vicino a mamma. O magari la cameretta è diventata una sorta di ripostiglio, ci si appoggia tutto quello che non ha un vero posto… La cosa migliore sarebbe iniziare a frequentarla e viverla prima del passaggio vero e proprio. Qualche mese prima si può iniziare a giocare insieme in camera, fare in modo che i vestiti siano negli armadi lì, che i giochi stiano lì in ordine, che lì ci siano pupazzi, pentolini, macchine, tappeti accoglienti… che mamma e papà trascorrano del tempo con i figli in questo spazio. Tutto quello che occorre è costruire familiarità tra la camera e il bambino. Quando sarà pronto, in quella cameretta dove ci si diverte, dove si sta bene, dove dormono i suoi orsetti, potrà dormire sereno nel lettino anche lui. Siamo davvero tutti pronti per il passaggio al lettino o alla cameretta? E a questo punto la vera domanda sarà: tu mamma sei pronta a lasciarlo andare di là nel suo lettino e concludere la fase di co-sleeping? Sei disposta a rinunciare alle notti insieme nel lettone? Te lo scrivo perché molto spesso anche noi abbiamo un ruolo centrale in tutto questo. E non solo perché da noi dipende il fatto di conoscere e comprendere i suoi bisogni, individuare le possibili motivazioni e agire su di esse, favorire la regressione se necessario, attivare uno “svezzamento”, ma anche perché i bambini sono molto sensibili rispetto a quanto sentiamo dentro di noi, lo assorbono e si comportano di conseguenza. Se noi per prime (e mi rivolgo in particolare alle mamme) siamo dispiaciute del fatto che stiano crescendo o possano crescere e quindi avere meno bisogno di noi… se siamo noi le prime a nutrirci di questo momento di condivisione, se siamo noi le prime a sentirci importanti, utili, essenziali e questo ci gratifica e ci fa sentire vive, se siamo noi le prime ad avere la sensazione che questo sia l’unico momento di vero amore che viviamo nella giornata, se abbiamo paura di vederlo crescere, se proviamo una sorta di dispiacere a pensarlo solo di là perché noi per prime nella vita patiamo la solitudine… Ecco che loro lo sentono e faranno più fatica a favorire un naturale passaggio di crescita che li porta spontaneamente ad essere sempre più autonomi. Perciò, se senti che anche per te a volte è così, goditi a pieno questi momenti e allo stesso tempo ricordati che puoi essere sia il suo aiutante magico. E quindi prenderti cura dei suoi bisogni sia che si tratti di assecondarli, di favorire una regressione o di favorire uno “svezzamento”, sia puoi essere il tuo aiutante magico e aiutare innanzitutto anche te per sentirti sempre più autonoma e matura, libera di soddisfare anche i tuoi bisogni o riempire i tuoi vuoti, senza che tutto questo debba dipendere da tuo figlio 😊 Del resto la vita di mamma e quella di papà non è tanto una strada segnata da rigide regole e codici esterni da seguire, quanto un meraviglioso viaggio in cui si alternano salite e discese. E il bello è tutto quello che impariamo in questo viaggio osservando e conoscendo meglio sia noi che i nostri figli, un viaggio dove si impara soprattutto ascoltando i principi del cuore e delle attitudini e bisogni naturali di tutti gli esseri umani, compresi i nostri cuccioli. Se vuoi, puoi approfondire questo argomento leggendo l’articolo Tuo figlio non dorme o si sveglia di notte? Scopri perché
Dire di NO ai bambini senza scatenare Urla e Pianti
Dire di No a un bambino è inevitabile così come è necessario dare un limite o indicare che una determinata attività non si può fare. Solo che può capitare che tuo figlio non accetti i tuoi “No”, magari si arrabbia o piange quando gli spieghi che non può fare un determinata cosa. Ma esiste un modo per dire di no e per farsi ubbidire evitando crisi di rabbia, urla e pianti? Scopri i 3 passi da seguire in questo articolo. Primo passo: come dire “No” ai bambini? Come primo passo possiamo chiederci: “come mai mio figlio ha questa reazione davanti ai miei “No”? Forse perché questi “No” non sono efficaci? Forse sbagliamo la modalità in cui li comunichiamo? Potremmo quindi valutare il modo in cui gli diciamo di No. Forse non veniamo ascoltati perché lo diciamo in modo troppo aggressivo o troppo duro e secco. Un “No” può essere infatti essere comunicato con fermezza ma senza nervosismi, guardando il bambino negli occhi e utilizzando la dolcezza e l’empatia. Secondo passo: usa l’empatia e lascia da parte le spiegazioni Ad un bambino di 2, 3, 4 anni (ma anche di tutte le età), le spiegazioni interessano pochissimo. In particolare un bambino così piccolo non ha una grande capacità di ricordare le regole del “perché no” o “perché sì”. Dunque, perché davanti a un “No” si arrabbia così tanto? Perché un bambino, più che sapere il perché non va fatta una cosa, in verità in quel momento vorrebbe in particolare essere accolto, essere capito. Vorrebbe sapere che al suo fianco ha un Aiutante Magico, cioè la sua mamma o il suo papà, ad accompagnarlo a diventare grande e che è anche lì per fargli da contenitore rispetto al suo disappunto e alla sua rabbia. Un esempio concreto: mio figlio vuole arrampicarsi sull’armadio! Pensiamo ad una situazione in cui un bambino vuole arrampicarsi sull’armadio ma non è possibile perché non è ancora fissato al muro o perché abbiamo semplicemente deciso che i bambini non devono arrampicarsi sugli armadi perché è potenzialmente troppo pericoloso. Come reagirà davanti a un “No” un bambino di quell’età, nel pieno del periodo dell’esplorazione e dell’allenamento di tutti i suoi sensi e che vuole trovare tutte le risposte alle sue curiosità? Rimarrà frustrato, deluso, arrabbiato come lo rimarremmo noi adulti davanti ad un “No” verso qualcosa a cui teniamo tantissimo. Lo so che ti viene spontaneo pensare: “se non si arrampica su quell’armadio troverà qualcos’altro!” Magari invece per tuo figlio è importante fare quel tipo di esperienza o soddisfare quel tipo di curiosità. La prima cosa che puoi fare, dopo avergli detto di no, sarà quindi accogliere il suo disappunto. Dunque, quando comincia a piangere e a dire cosa come: “mamma sei cattiva! Io lo voglio fare lo stesso!” cosa facciamo? E’ utile attivare la nostra parte comprensiva e far passare questo messaggio per comunicare a tuo figlio che sei il suo tuo Aiutante Magico, che sei lì per aiutarlo, che hai capito il suo motivo e che sai come si sente. Possiamo allora dirgli: Mannaggia amore! Non ci possiamo arrampicare! Ma perché possiamo arrampicare!?!? Mancano le viti dietro! Lo so, è una cosa proprio terribile, perché tu volevi provare ad arrivare fino in cima! Certo, hai visto che i primi due piedi ci stanno e volevi provare. Magari ti avrei anche aiutato. Adesso non possiamo proprio farlo, non si può fare, è pericoloso perché mancano le viti dietro. Terzo passo: trova una soluzione Dopo averlo accolto, possiamo passare al trovare una soluzione. Nel caso dell’armadio ad esempio possiamo dire: Allora adesso diciamo al papà o al nonno che ci vengano a fissare il mobile al muro. Intanto, se quello che volevi era arrampicarti, proviamo a cercare qualcos’altro su cui ci possiamo arrampicare. Vediamo un po’…ad esempio potremmo arrampicarci sul divano, oppure potremmo mettere insieme queste due sedie contro il muro e poi proviamo ad arrampicarci così, oppure ancora potremmo provare ad andare a cercare degli altri ripiani….vediamo se in cucina o in camere se c’è qualcosa che fa per noi… Alcune volte sarà necessario cercare delle alternative e modi per fargli fare l’esperienza. Comunque agendo in questo modo facilmente non arriverete magari nemmeno ad arrampicarvi da altre parti, a me è successo tantissime volte. Nel momento in cui il bambino si sentirà accolto infatti penserà: Ok, mi hai capito, non mi hai sgridato. Hai capito la mia frustrazione, mi hai accolto e mi hai anche fatto vedere come si fa. Mi hai dato un insegnamento, ora io mi sento più tranquillo perché tu mi hai capito. Mi hai tranquillizzato e posso quindi anche accettare di fare altro. Ecco perché questo è il modo meno faticoso per dire di no ai bambini: si sentono capiti e non hanno bisogno di arrabbiarsi o di urlare per comunicarci il loro disappunto. Dare limiti e “No” ai bambini: i 3 step in sintesi 1️⃣ Riflettiamo su come diciamo il “No”: se siamo pazienti, o se siamo già un po’ nervosi perché magari ci portiamo dietro il bagaglio della giornata, ecc. 2️⃣ Prima di spiegare il perché abbiamo detto no (se proprio vogliamo spiegarlo) è fondamentale subito inserire l’accoglienza. Infatti è utilissimo accogliere e fare da contenitore al suo bagaglio, far vedere che siamo con lui. Fargli capire che abbiamo perfettamente capito che cosa sta provando e cosa voleva fare e che non è sbagliato quello che voleva fare. Un’accoglienza pura e sincera da aiutante magico. Se vuoi approfondire come affrontare questo step puoi anche leggere Smettila di piangere! Come calmare le crisi di pianto dei bambini e dei neonati 3️⃣ Troviamo poi, se necessario, come nell’esempio dell’armadio, una soluzione pratica. Puoi trovare ulteriori approfondimenti leggendo l’articolo Tuo figlio non ascolta? Scopri perché non accetta le regole e i tuoi no
Come risolvere i conflitti con i nonni
Molti genitori si lamentano dei nonni perchè tendono a essere troppo lassivi con i nipoti. La suocera fa mangiare troppe caramelle (proprio quelle con lo zucchero bianco!), magari non seguono la linea educativa di mamma e papà, danno poche regole, oppure fanno le cose di nascosto! Altre volte permettono troppa televisione o sgridano e puniscono anche quando mamma e papà non lo fanno… Se da un lato i nonni possono diventare un formidabile sostegno per la famiglia, a volte i rapporti con loro diventano roventi e sfociano in conflitti e malintesi (spesso anche dovuti a situazioni del passato ancora irrisolte). Ora stai per scoprire: La verità sull’imprinting e sull’influenza dei nonni che quasi tutti ignorano L’asso nella manica per gestire e risolvere i litigi con i nonni La domanda chiave per non arrabbiarsi (e frenare la voglia di tirare il collo a tuo suocera) Come mediare al meglio nella varie situazioni Come evitare di far sentire in colpa i nonni (e buttare legna sul fuoco del conflitto già acceso) Scopri tutto nel breve video e diventa il miglior esempio di armonia per i tuoi figli (perché alla fine, che tu ci creda o no, che ti piaccia o no, è il tuo esempio quello che loro assorbono). GUARDA IL VIDEO E DIVENTA IL MIGLIOR ESEMPIO DI ARMONIA PER TUO FIGLIO 🙂
Spannolinamento notturno: 10 passi per togliere il pannolino di notte
Sappiamo tutti che i tempi dello spannolinamento diurno non corrispondono a quelli dello spannolinamento notturno. E quindi capita che, quando festeggiamo perché finalmente nostro figlio non usa più il pannolino di giorno e sta diventando sempre più autonomo, iniziamo a preoccuparci per la notte: E per la notte adesso come faccio? Continuerà a fare la pipì senza rendersene conto? Quante volte dovrò svegliarlo perché non si bagni o non inzuppi le lenzuola? Finirà presto tutto questo? E un sacco di altri dubbi e paure… Per soffiarle via, vediamo insieme qualche suggerimento e qualche punto fermo che possa aiutarti a vivere anche questo secondo passaggio nella maniera più armonica possibile. Qualche punto fermo per uno spannolinamento notturno senza stress 1️⃣ È naturale che arrivi prima l’autonomia diurna rispetto a quella notturna. 2️⃣ Anche qui, non si tratta di qualcosa che potrai “insegnare” o “raccomandare” a tuo figlio. Infatti si tratta di una maturazione fisiologica che avverrà nel tempo e quindi la pazienza e l’attesa necessaria che tutto avvenga da sé sono i migliori strumenti di cui potrai equipaggiarti 3️⃣ Dovrà entrare in campo la regina “Pazienza” 4️⃣ Dovranno uscire dal campo le scomode sorellastre “Aspettative” So che questi 2 pilastri non ti sono sufficienti. Per questo affrontiamo adesso i principali aspetti concreti con i relativi suggerimenti che potranno esserti molto utili come linee guida da seguire nel momento in cui dovrai cimentarti nella pratica dello spannolinamento notturno. Come già avrai capito non si tratta di poter impostare un orologio biologico o di poter scegliere una data precisa. Non succederà che da una notte precisa in poi toglieremo per sempre il pannolino. Non succederà nemmeno che nostro figlio sarà magicamente autonomo, non bagnerà le lenzuola, andrà in bagno da solo senza interrompere il tuo sonno e poi tornerà a letto riaddormentandosi con facilità senza richiedere il tuo intervento. Non solo questa è fantasia, ma è naturale che avvenga piuttosto il contrario. Semplicemente perché non è questa la natura del bambino che, a differenza di quanto noi vorremmo, fa le cose per gradi e lentamente e a piccoli passi fa maturare il bambino e la fisiologia del suo corpo. 10 passi per togliere il pannolino di notte: E quindi: 1️⃣ Dopo aver tolto il pannolino di giorno, continua ad usarlo la notte. 2️⃣ Controlla il pannolino la mattina e riconosci come un buon momento di passaggio quello in cui trovi il pannolino quasi sempre asciutto o poco bagnato. 3️⃣ Evita di creare stress attorno a questo momento. Evita quindi di spiegare a tuo figlio perché dovrebbe smettere di fare la pipì di notte, o accorgersi dello stimolo e chiamarti, evita di dirgli che adesso è grande, ecc. 4️⃣ Soddisfa la sete di tuo figlio anche di sera ricordandoti di non esagerare (la sera) con cibi troppo salati o asciutti (che fanno venire molta sete). Non eccedere inoltre con bevande gassate o dolcificate, preferisci l’acqua e nella giusta quantità. 5️⃣ Per sicurezza, puoi portarlo a fare la pipì prima di dormire anche più di una volta (sempre senza assillarlo e senza stress). 6️⃣ Evita di svegliare tuo figlio di notte puntando l’orologio. In questo modo non stai favorendo la sua naturale maturazione e armonizzazione che, anche se più lenta e scostante rispetto a quello che tu immagini o vorresti, è pur sempre la più perfetta. 7️⃣ Quando arrivi al punto n.2 puoi passare alla mutandina (mutandina “vera” e non pannolino a mutandina). Se temi che il letto possa comunque bagnarsi ogni tanto (cosa del tutto normale che potrà succedere) puoi aiutarti con il punto 8 8️⃣ Dato che: non è detto che tu sia così disponibile e contenta di svegliarti di notte per cambiarlo dobbiamo evitare di far passare il messaggio di essere scontenti o disturbati dal fatto che nostro figlio ha fatto la pipì nel letto non possiamo neppure farlo sentire inadeguato ti suggerisco di rendere il momento dello spannolinamento notturno più semplice per te in questo modo: 👉 tieni sempre a portata di mano indumenti puliti per il cambio e se non vuoi andare in bagno anche salviette e asciugamani 👉 prepara il letto con doppie lenzuola in modo da ridurre i tempi di cambio. A partire dal basso disponi: materasso – coprimaterasso – lenzuolo – coprimaterasso – traversa plastificata – lenzuolo. Ti basterà togliere i primi tre strati per ritrovare già tutto asciutto e posizionato. 👉 Tieni anche a portata di mano un lenzuolo e una federa del cuscino puliti e una coperta pulita e asciutta. Sai bene che la pipì che scappa di notte raggiunge a volte punti impensabili che vanno anche oltre le leggi della fisica! 9️⃣ A costo di qualche lavatrice in più, non tornare indietro e una volta tolto il pannolino di notte non rimetterlo. Anche se ti sembra che la cosa stia andando un po’ per le lunghe. 🔟 Te lo ricordo: è indispensabile evitare di mettergli fretta, di colpevolizzarlo, di mostrarti scocciata o dispiaciuta… È una fase della vita che fa parte dell’esistenza di tuo figlio e non va condannata, anche se per te è preferibile non essere svegliata di notte. Ogni cosa ha il suo tempo e chi sceglie di essere genitore lo deve in qualche modo mettere in conto. Perchè lo spannolinamento è difficile? Capisco che il momento di eliminare il pannolino generi non solo preoccupazioni ma ansia, nervosismi e impazienza. Mi auguro che questo articolo ti rassicuri e ti fornisca nuovi spunti per alimentare il tuo istinto innato e la tua capacità di osservazione: sarà loro ad aiutarti a mettere in campo risorse davvero efficaci in queste fasi di passaggio di tuo figlio. Per approfondire il tema dello spannolinamento puoi leggere: Perchè lo spannolinamento è difficile? 5 step per iniziare senza problemi.
5 vantaggi dei videogiochi che non ti aspetti!
Stai per scoprire i reali vantaggi dei videogiochi per tuo figlio. Anche se ti può suonare strano sì, ti confermo che ci sono reali vantaggi! Ma come ogni cosa nella vita abbiamo sia aspetti positivi che negativi dei videogiochi da considerare. Lo sapevi che i sondaggi rivelano che l’81% dei genitori ha una paura bestiale delle conseguenze negative che la tecnologia possono avere sui figli? Queste paure spesso non consentono a noi adulti di considerare più oggettivamente i reali vantaggi dei videogiochi e ci portano invece a considerare molto di più gli aspetti negativi della tecnologia. In particolare le principali paure emerse sono: 1️⃣ Paura che il figlio diventi dipendente e non riesca più a staccarsi dai monitor e da internet. 2️⃣ Paura che acceda a contenuti non adatti, pornografia e pedofilia. 3️⃣ Paura che il figlio perda il senso della realtà e che non riesca più a distinguere il mondo reale dal mondo virtuale. 4️⃣ Paura che perda interesse per altre attività più salutari come giocare con gli altri coetanei o attività all’aria aperta. 5️⃣ Paura che si ammali e che i dispositivi influenzino negativamente la sua salute, il suo cervello, la sua creatività e la sua fantasia. L’aspetto singolare è che nonostante questi timori, il 30% dei bambini va online già a 3-4 anni. Tra i 5 e i 7 anni naviga su internet l’87% dei bambini! E come ben sai fin da subito subiscono un’attrazione fatale verso gli schermi… Ma perché noi adulti facciamo così tanta fatica a comprendere e ad accettare questo naturale innamoramento dei bambini per la tecnologia? E soprattutto esistono reali vantaggi sull’utilizzo dei videogiochi per tuo figlio? Videogames pro e contro: 2 motivi principali per cui ignoriamo i vantaggi legati a videogiochi e tecnologia 1️⃣ Siamo cresciuti con libri di carta, bidoni di inchiostro, tomi di enciclopedie ingombranti e pesanti: è ovvio che stare al passo con tutte le novità tecnologiche degli ultimi anni sia stata una grande fatica. Fino al 1982 la parola Internet non esisteva. Facebook è nato nel 2004 e YouTube nel 2005! 2️⃣ Il tuo cervello è meno flessibile rispetto a quello di tuo figlio. I bambini si adattano con estrema facilità ai cambiamenti e alla tecnologia superveloce e riescono a seguire più cose insieme, noi invece siamo dei bradipi e svolgiamo a fatica una sola attività alla volta. La paura non ti aiuterà ad accompagnare tuo figlio a comprendere come usare la tecnologia a proprio vantaggio e per evitarne i rischi e i pericoli, sociali e di salute. Sarebbe utile invece avere a disposizione una linea di conoscenza dei pro e dei contro della tecnologia. Così come tuo figlio ha bisogno che tu gli trasferisca limiti, regole e sane abitudini per la vita in generale, è necessario che lo educhi a un USO CONSAPEVOLE di Computer, TV, Internet, Social Network, Videogiochi, Tablet e Smartphone. Ecco le difficoltà principali in cui si ritrovano oggi i genitori quando devono gestire i dispositivi tecnologici: Tendono a proibire l’uso dei video giochi e dei dispositivi digitali ma… le cose vietate sono quelle che tuo figlio tende a fare di più. Soprattutto di nascosto. Proprio come a volte tendevi a fare tu da piccolo. La paura dell’ignoto, dello sconosciuto e delle conseguenze sulla salute formano eserciti di mamme che portano avanti la loro furiosa battaglia anti-tecnologia e anti-videogiochi. E hanno ragione!In fondo nessuno ha mai spiegato loro i veri vantaggi e svantaggi della tecnologia. Hanno un tremenda e giustificata paura che i figli diventino dipendenti dagli schermi e non sanno come prevenire né risolvere questo pericolo. Sono spaventati da internet e i suoi contenuti non adatti, la pornografia, la violenza e la pedofilia. Non sanno bene come gestire il tempo che i figli trascorrono di fronte agli schermi: se vietano troppo incominciano litigi e capricci, se concedono di più si sentono in colpa e temono conseguenze per la salute. Si preoccupano della quantità di tempo dedicata alla ricezione passiva di immagini, soprattutto della TV, ritenuta molto più passiva rispetto a computer e video giochi. Non hanno una soluzione per evitare e prevenire alienazione, asocialità e mancanza di comunicazione con i figli. Temono i disturbi dell’apprendimento e la diminuzione di curiosità, fantasia e creatività. Fanno fatica a togliere o limitare i video giochi o il tablet se poi i compagni lo usano. Sono preoccupati per la possibilità che i figli perdano la voglia di imparare tramite i libri e attività concrete e materiali. La vera verità che ti aiuterà a valutare meglio gli aspetti positivi e negativi dei videogiochi Il mondo digitale è qui per restare, sarà sempre più presente nelle nostre vite e con lui devi in qualche modo interagire. Il tuo compito di adulto è comprendere quali sono i vantaggi e gli svantaggi e agire di conseguenza. Vietare o rifiutare rigidamente una situazione non sempre è l’approccio più conveniente e si rischia di non comprendere come trarne vantaggio, soprattutto per tuo figlio che crescerà e lavorerà in un mondo sempre più connesso, digitale, veloce e interattivo! Infatti la tecnologia possiede anche enormi vantaggi. I 5 principali vantaggi dei videogiochi per tuo figlio Ti elenco i 5 PRINCIPALI VANTAGGI dei videogiochi usati in modo CONSAPEVOLE, con i giusti limiti e le GIUSTE CONOSCENZE del genitore: 1️⃣ Collaborazione Digitale. I bambini e i ragazzi tendono a collaborare e cooperare tramite la tecnologia. Mentre noi temiamo l’asocialità e la mancanza di interazione per loro la comunicazione è normale che avvenga anche sul web e tramite i social network. 2️⃣ Scambio e Aiuto. I bambini e i ragazzi non solo interagiscono, si aiutano e collaborano: di fronte alla tecnologia si supportano, si scambiano consigli ed esperienze e litigano meno!! 3️⃣ I giochi aiutano (tantissimo) l’Apprendimento. I video giochi di strategia e di avventura sono ottimi ed efficaci per l’apprendimento a scuola e a casa (più degli attuali metodi di insegnamento razionali che non considerano le vie più fisiologiche di apprendimento dei bambini). Bisogna solo togliere la paura che siano dannosi, sapere come non creare dipendenza e animare il gruppo di studenti alternando carta e libri con supporti multimediali e interattivi. 4️⃣ I Giochi affinano la capacità di Risolvere i Problemi. Il video gioco Minecraft e altri simili di strategia stimolano l’intelligenza digitale (che i bambini hanno già naturalmente), la capacità di risolvere i problemi e di formulare ipotesi. E lo fanno allo stesso modo delle modalità di apprendimento più classiche ma che si basano sulla vera natura del bambino e sulla sua innata capacità di apprendimento (oggi non succede). Sì, queste capacità sono le stesse che i ragazzi useranno nella vita reale e saranno molto più veloci e capaci di noi nel trovare soluzioni alternative ai grandi problemi del mondo!! 5️⃣ Per i bambini e i ragazzi digitali scrivere con il computer è molto più semplice che scrivere a mano. Se opportunamente guidati i bambini alternano la scrittura (e il disegno) sul computer a quella sulla carta e con i colori con fluidità e naturalezza (e senza giudicarne uno valido e l’altro meno come facciamo noi adulti!). La tecnologia può aiutare tuo figlio a esprimere il suo innato potenziale. Ma solo il tuo SUPPORTO e la tua PRESENZA possono renderla UTILE e PRODUTTIVA ed evitarne tutti gli aspetti negativi. Come genitore puoi portare la tecnologia dalla tua parte per coltivare l’abilità digitale e di apprendimento velocissima che tuo figlio possiede (e che rende a volte la scuola terribilmente noiosa e lenta). L’unica via che ti può “salvare” è sapere come utilizzarla a vostro favore e valutare al meglio i reali vantaggi e svantaggi dei videogiochi. Perché, se da un lato è vero che esistono aspetti negativi e che bisogna dare delle regole sin da subito a tuo figlio, dall’altro, come hai scoperto, esistono aspetti positivi dei videogiochi che sono molto importanti.
Conflitti adolescenziali: da dove iniziare?
Cosa succede ai conflitti quando i nostri figli e le nostre figlie crescono e diventano preadolescenti e adolescenti? Perché l’adolescenza è considerata un periodo difficile? Che fine fanno i capricci? Spariscono?… Magari!… Se chiediamo ai loro genitori di solito ci dicono che non spariscono affatto… anzi… peggiorano! Quando peggiorano, rischiano di trasformarsi in “mostri” ancora più terribili… le chiamiamo “lotte di potere” e ci danno grande affanno e preoccupazione. Se le cose non sono andate come speravamo, una volta cresciuti i nostri figli diventano ancora più strafottenti, sfrontati, si isolano, mentono, non si fidano di noi. Sembrano sprezzanti verso gli altri e il mondo intero, tormentati e spesso anche “maleducati”. Non siamo più davanti a un bambino che piange, o che vuole essere preso in braccio perché non vuole andare all’asilo, o perché non vuole mangiare. Non vediamo più un bambino che urla e strilla perché vuole un altro gelato. O ad una bambina che ci dice quanto siamo cattive perché non vogliamo prenderle la bambola che c’è in vetrina, ecc. Ci troviamo davanti un/una undicenne, dodicenne, tredicenne, quattordicenne, quindicenne o sedicenne e oltre che ci dice: “No, io questa roba oggi non la faccio” “Fattelo tu!” “Finiscila di rompere!” “Ma chi sei tu per dirmi cosa devo fare!” “Ti odio!” “Non avete mai fatto niente per me!” “Non capisci niente!” “Ma che vuoi?!… Vattene!” “Non ho bisogno di te” “Mi fate tutti schifo…” “E perché mai avrei dovuto dirtelo?!” “Faccio quello che mi pare… hai capito?!” Tutto questo ci fa molta più paura perché stanno crescendo, lo scenario che ci si prospetta davanti non è dei più rosei e pensiamo ad esempio: cosa succederà se va avanti così non è possibile ricucire le ho provate tutte senza successo potrebbe fare così anche fuori casa e chissà gli altri cosa penseranno potrebbe entrare in cattive compagnie potrebbe fare cose sconsiderate per punirci, ecc. C’è la nostra rabbia: per quanto si cerchi di portare pazienza, vederli così e assistere a certe loro risposte ci fa venire un diavolo per capello. Non è ammissibile ricevere questo trattamento dopo tutto quello che facciamo e abbiamo fatto per loro… sono davvero degli ingrati! Ma ci sono anche i nostri sensi di colpa: dove posso aver sbagliato? forse avrei dovuto stare di più con lui? forse saranno stati i troppi rimproveri? forse non gli ho dato la qualità di cui aveva bisogno? forse non ho mai capito quanto soffriva per la presenza del fratello? avrei dovuto fare di più, me ne sarei potuta accorgere prima, ecc. E poi c’è lo spazio del dolore: è doloroso vedere anni spesi ad amarli e sperare di avere con loro un rapporto meraviglioso e vederli crescere felici, sereni, soddisfatti e invece dover assistere a così tanta rabbia e incomprensione. So benissimo che se hai un figlio di questa età le preoccupazioni sono davvero tante e i dubbi ancora di più. Sono qui apposta per aiutarti a scioglierli e per farti vedere un po’ di luce al fondo del tunnel. Perché c’è una cosa importantissima che devi sapere: per quanto siano arrabbiati, per quanto facciano la voce grossa, per quanto sembrino strafottenti, per quanto cerchino di mostrarsi “già adulti” e autonomi, hanno in verità un grande bisogno di essere aiutati, sostenuti, capiti. Puoi osservarlo anche da te. Quante volte capita che con noi abbiano un cattivo rapporto, non vogliano mai un confronto o un suggerimento, siano scontrosi, con il muso sempre lungo e poi invece con altri adulti che conoscono al di fuori di casa (un insegnante, una zia, un nonno, l’allenatore sportivo, la mamma di un compagno, ecc…) si mostrino invece decisamente più docili, educati, con loro cercano un confronto, accettano i loro consigli, ridono e scherzano, apprezzano il tempo trascorso insieme, si fidano e si affidano? Ecco, la bella notizia che voglio darti prima che tu prosegua con la lettura e che anche se ci sono conflitti con i tuoi figli che stanno crescendo, anche se non sono più piccolini, puoi tornare a essere tu il loro “Aiutante Magico”. Puoi un po’ alla volta ricucire gli strappi e tornare ad avere con loro una relazione serena, di stima e di fiducia. Tutto quello che ti racconterò in questo articolo ha proprio questo scopo: Aiutarti a capire davvero cosa c’è dietro i comportamenti dei nostri figli quando non sono più bambini Cosa sono in verità le lotte di potere in preadolescenza e adolescenza Come interagire con loro in questi momenti Come recuperare la relazione anche se ci sono conflitti adolescenziali, incomprensioni e litigi ogni giorno Inizio a darti qualche strumento pratico per affrontare queste lotte di potere e litigate in adolescenza e poi ti dirò anche perché tutto quello che sto per dirti potrebbe non funzionare. Conflitti adolescenziali: lo “svitol” che scioglie le crisi Se è già da un po’ di tempo che assisti alla sua irrequietezza, ai suoi umori che cambiano, alle sue risposte sfrontate, alla sua rabbia, alla sua aggressività, ai suoi silenzi e pensi di averle provate già praticamente tutte ma senza risultato, credo ci siano alcune cose che devi sapere. Dopo un po’ di tempo è naturale che insieme alla nostra preoccupazione e alla nostra rabbia, si aggiunga anche una buona dose di frustrazione e delusione perché niente sembra funzionare. Crediamo di dover trovare quella soluzione in più che non abbiamo ancora testato e invece posso garantirti che la prima cosa da fare in questi casi è… fare meno. Ci sono degli ingredienti che vanno tolti il prima possibile e questi ingredienti sono: 1️⃣ La rabbia: arrabbiarci e iniziare anche noi ad urlare e inveire, non fa altro che mostrare loro la nostra debolezza e la nostra fragilità. Inoltre conferma loro che non sappiamo che altro fare se non urlare. 2️⃣ I giudizi: etichettarli come “maleducati, impossibili, ingrati, preoccupanti” non fa altro che cristallizzare tutto e bloccare qualsiasi possibilità di progresso. Senza queste etichette possiamo invece iniziare a dare un bel colpo di spugna e guardare ogni giorno noi e loro con occhi nuovi, cercando di filtrare e far emergere le possibilità, il bello e il buono che c’è in loro, le risorse utili da parte nostra e loro per poter iniziare a cambiare e ricostruire. 3️⃣ Le aspettative: inutile continuare a pensare a come le cose dovrebbero essere, rimpiangere perché così non sono, frustrarci perché il figlio o la figlia che abbiamo davanti non è uguale al bambino ideale che abbiamo in testa. Molto meglio basarci sulla realtà, su quello che abbiamo davanti realmente. Non parla? Bene, vediamo come posso rispettare il suo silenzio e nello stesso tempo fare qualcosa per riavvicinarmi. Urla ed è aggressivo con noi? Bene, posso provare a prendere in considerazione il suo dolore e il suo disagio e provare a intervenire diversamente anche se serve fermezza? Sì, insomma, come prima cosa serve un po’ di “svitol”. E cos’è che fa da “svitol” in questi casi? Io di solito lo chiamo effetto acqua. Sì perché mai come in questi momenti e davanti a queste difficoltà serve essere come l’acqua. L’acqua sa dove passare, scorre decisa eppure sempre dolce, non graffia eppure sa plasmare anche la roccia più dura, con pazienza, determinazione e costanza. Anche noi avremo bisogno di sfoderare queste doti e vedrai come in poco tempo i primi cambiamenti inizieranno a mostrarsi. I 3 ingredienti sciogli nodi nei conflitti adolescenziali Oltre a queste premesse che ti servono per preparare un buon terreno, per evitare che la tensione nell’aria si tagli con il coltello, che il muro tra voi sia troppo alto e spesso, ci sono poi di sicuro delle cose che potranno aiutarti nella pratica proprio quando queste lotte di potere ancora si accendono. Anche se può sembrarti strano, queste soluzioni sono molto simili paradossalmente a quelle che utilizziamo anche quando i nostri figli e le nostre figlie sono più piccoli/e… e funzionano! 😊 Primo: comprendi il suo punto di vista Per quanto possa sembrarti distante da come vivi e pensi tu alla tua età e dalla tua posizione, per quanto sia difficile a volte essere neutrali, occorre invece sfoderare le nostre doti di empatia e provare a infilarci nei loro panni: 👉 Se fossi tu quel bambino (perché poi alla fine sono ancora davvero un po’ bambini rispetto alla piena maturità dell’adulto…) che sta urlando con rabbia, cosa penseresti di te? Ti diresti che sei cattivo o ti chiederesti perché nessuno ti capisce e ti aiuta? Ti diresti che dovresti smetterla? o ti diresti che sei costretto ad urlare quello che hai dentro perché non senti ascolto e comprensione intorno a te? 👉 Se fossi quel bambino, giudicheresti la tua rabbia? o diresti che è del tutto lecita considerando i motivi che ti spingono ad avercela con i tuoi? 👉 Se fossi tu quel bambino, se conoscendo più o meno i motivi che lo spingono a comportarsi in questo modo, che adulto vorresti al tuo fianco? Cosa potrebbe o dovrebbe fare per te questo adulto? Di solito le risposte sono diverse, nuove, lontano da quello che finora abbiamo messo in pratica. Ti invito a prendere in considerazione queste risposte sincere perché sono utilissime e servono ad indicarti la via, la nuova direzione. Se ti metti dalla sua parte infatti ti sarà molto più facile sapere cosa fare e in particolare saprai meglio come accoglierlo (il nostro secondo ingrediente) Secondo: accogli i suoi sentimenti La cosa migliore che puoi fare in questi momenti è: Intervieni con calma Aspetta un attimo prima di arrabbiarti Aspetta un attimo prima di dire la tua, prima di partire con una lunga filippica o un rimprovero E piuttosto: accoglilo. Cosa vuol dire accoglierlo? Vuol dire avvicinarci in qualità di “Aiutante Magico” e mostrarci comprensivi rispetto a quello che sta provando in quel momento e alle sue motivazioni. È vero, non dovrebbe reagire così. È vero, è sbagliato urlare, dire parolacce ed essere aggressivi… glielo spiegheremo con il tempo e gli daremo alternative ma nel frattempo possiamo dire per esempio: “Mannaggia. Hai tutta questa rabbia e tutto questo nervoso. Eh, ci credo. Guarda, fermiamo tutto. Dimmi cosa sta succedendo” “è vero… la tua reazione non è delle migliori ma capisco bene tutta questa rabbia… è bruttissimo desiderare tanto questa cosa e sentire questo muro da parte nostra… fermati un attimo, ti spiego e vediamo che alternative ci sono…” “mi spiace molto che tu sia così arrabbiato, ti capisco benissimo, con tua sorella sempre tra i piedi non riesci mai ad avere un attimo di libertà e hai sempre la sensazione che teniamo le sue parti e non le tue, che non la rimproveriamo abbastanza…” Forse stai pensando che dovrebbero già essere in grado a questa età di saper gestire quello che provano dentro e non esplodere o sapere come ci si comporta con gli altri. Eppure non sempre è così e se ci pensi spesso e volentieri non è così nemmeno per noi adulti. Se non lo sanno fare e si arrabbiano con noi è perché questi strumenti ancora non li hanno integrati, non hanno mai imparato a farlo. Quindi bisogna ricominciare da capo, partire da zero e fargli vedere come si fa mettendoci dalla loro parte. Dunque cerchiamo di evitare la classica lotta di potere, dove il genitore pretende di essere in una posizione giusta e di poter dire al figlio: “io sono qui e ho ragione e tu fai quello che dico io. Tu sei lì e non hai ragione, non sei grado di ascoltarmi e fai solo delle storie”. Possiamo invece metterci nei panni di nostro figlio, chiederci perché sia così arrabbiato o frustrato, o come mai ci stia rispondendo con un “No” così eclatante. Forse ci tiene davvero tanto a fare quella cosa e possiamo chiedergli di parlarne prendendo in considerazione il suo stato d’animo. Ad esempio: “Parliamone: Dimmi qual è il problema…ok, non hai voglia di aiutare papà a svuotare la cantina” Possiamo capire come lo fa sentire questa cosa, possiamo prendere in considerazione il suo stato d’animo ed esplicitarlo: “Terribile, stavi giocando e adesso bisogna andare a svuotare la cantina. Una vera pizza! Certo…Smontare la cantina con papà…Assurdo. È bruttissimo, lo so amore”. Ascoltiamo la sua motivazione e accogliamo il suo disappunto: “Hai ragione. Ma chi avrebbe voglia?! Soltanto che va fatto. Dobbiamo farlo per forza. Adesso insieme troviamo una soluzione”. A questa età la soluzione potete anche trovarla insieme: “Dammi delle alternative. Quando potresti riprendere la partita? Potremmo chiedere a papà se magari si può posticipare un quarto d’ora. Così intanto puoi finire questo livello del videogioco? Troviamo una soluzione insieme.” Terzo: le redini di ferro Se da un lato ancora di più in questi anni diventa fondamentale essere accoglienti e fare l’effetto acqua, dall’altro lato diventa altrettanto vitale sfoderare tutta la fermezza necessaria. Sempre a proposito di acqua, è un po’ come quando usiamo la metafora degli argini. Per quanto questi giovani ragazzi e ragazze ci sembrino dei fiumi in piena bisognosi di tanta libertà e autonomia, se lasciati totalmente a briglia sciolta rischiano di perdersi ancora di più e di sentirsi ancora più smarriti. Proprio come l’acqua senza argini si disperde o fa disastri. Quindi, hanno bisogno di un adulto (meglio ancora se siamo noi genitori) che possa guidarli. Che sappia dire per loro i no che non sanno dire o dirsi, essere fermi su quella disciplina che ancora non hanno integrato. La fermezza a noi adulti spesso fa paura, abbiamo paura di non saperla reggere. Temiamo che aumenti l’intensità dei conflitti, che ci mostri come cattivi, ma dimentichiamo che la vera fermezza non è rigidità, non è rabbia, non è intolleranza. Possiamo essere fermi e dire di no anche senza arrabbiarci, anche con il sorriso. E l’accoglienza ci aiuta molto a equilibrare la dose di fermezza necessaria e farla accettare agli occhi dei nostri figli. Crisi adolescenziali: 2 elementi che quasi tutti ignorano Come ti dicevo all’inizio, potrebbe succedere però che tutto questo non ti dia i risultati sperati. Anche se metterai in pratica filo e per segno questi 3 ingredienti, se non dovessero funzionare ti suggerisco vivamente di prendere in considerazione questi due motivi principali che ti ho già citato ma che vale la gioia di ripetere… talmente sono importanti! Se tuo figlio (o tua figlia) adolescente / preadolescente ti aggredisce verbalmente, ti manca di rispetto o non rispetta le regole in casa è utile di prendere in considerazione 2 motivi principali che posso scatenare i temuti conflitti adolescenziali. 1. I giudizi e le aspettative È necessario che tuo figlio non si senta giudicato o attaccato. Se tu non sei neutrale e pur cercando di essere accogliente, calma e sorridente, dentro di te (anche se cerchi di nasconderlo) sta partendo il giudizio, o lo stai considerando inadeguato, o maleducato e inizi ad avere pensieri come: “Possibile? Sempre con sta Play. Deve imparare a darsi da fare. Deve imparare che ci sono delle regole da rispettare. Cosa gli costa mollare un attimo sto joystick e andare un attimo col papà?!”, allora non funzionerà. Con le parole potrai essere comprensiva, neutrale e tutto quello che vuoi, ma se dentro non lo sarai veramente, lui/lei lo sentirà. Entrerà in opposizione perché dentro di lui/lei penserà: “Possibile? Possibile che nessuno capisca mai come sto io? Che non capiscano quanto è importante per me e finire questa partita? Possibile che non capiscono che è normale non avere voglia?” Quindi ti aiuterai tantissimo se nel tempo, un passo alla volta, farai il possibile per evitare giudizi, etichette e aspettative di troppo. 2. La relazione di fiducia Il secondo elemento a causa del quale potrebbero non funzionare i suggerimenti è la relazione di fiducia. Spesso viviamo le crisi adolescenziali e i conflitti con i figli adolescenti come se ci svegliassimo un mattino e… all’improvviso il cielo è nero e si stagliano in cielo un sacco di lampi e tuoni rimbombano paurosamente. Il tutto senza segnali premonitori… nessuno se lo poteva aspettare. Anche con le lotte di potere che viviamo con i nostri figli, diciamo che arrivano come fulmini a ciel sereno, mai più ce lo saremmo aspettati e diamo la colpa all’età, agli ormoni, al momento, agli amici, alle influenze della società o direttamente a loro che sono cambiati e non sono più gli angioletti di prima o semplicemente stanno sfoderando la loro vera natura. E ci dimentichiamo di tirare in ballo due “cose”: noi e la relazione che abbiamo con loro. In questa occasione voglio in particolare concentrarmi sulla relazione. Su quel legame che abbiamo costruito negli anni fin da quando loro erano neonati, fin da quando li portavamo in grembo. Te lo dico perché le vere cause della loro crisi attuale non sono da cercare tra le fila di oggi o di ieri o dell’altro mese. Sono da ritrovare andando a spulciare ben prima, negli anni precedenti quando le cose hanno iniziato a vacillare senza che noi ce ne accorgessimo. Senza che potessimo pensare che quello che stavamo facendo potesse poi portare anni dopo a queste conseguenze. Se non si è creato un clima di fiducia, la loro diffidenza, la loro indifferenza nei nostri confronti esplode in questi anni: non si confidano, non hanno voglia di rispondere in modo costruttivo “guarda mamma, io non ho voglia di andare ad aiutare papà adesso: come possiamo fare?” Non hanno nemmeno voglia di essere collaborativi con noi o di farci dei favori, perché, dal loro punto di vista, è da un po’ di anni che si sentono ormai non capiti. Si sentono etichettati come sbagliati, o maleducati, come quelli che rispondono male. O magari quelli che trattano male la sorella, non aiutano, non studiano abbastanza e non portano voti sufficientemente alti a casa. Quindi, sintetizzando, l’invito che ti faccio qualora non dovesse funzionare, è proprio di accendere questi due “campanellini di allarme”, osservarti e valutare quanto sono infiammati e pulsanti. Se dovessi accorgerti che in effetti in passato ci sono state delle falle, delle ferite non rimarginate, non disperare e non sentirti in colpa. Giustamente nessuno ti ha mai detto prima cosa potevi fare per evitarlo. E hai fatto tutto il possibile per gli strumenti che avevi in mano e per quello che potevi dare in quel momento. Sii fiduciosa perché puoi dare un bel colpo di spugna al passato e ripartire da zero. O meglio… da più tre o anche quattro o cinque, perché adesso hai nuovi spunti e strumenti pratici che possono aiutarti a riprendere in mano le fila del vostro rapporto e come prima cosa ripristinare una relazione di fiducia. Come si fa a ricostruire una relazione di fiducia con un figlio adolescente che sembra ormai logora? Sono tante le cose che possiamo fare e in questa occasione. Inizio a dirtene alcune e molte di quelle che abbiamo già detto sono proprio utili per questo fine: 1️⃣ Evita di arrabbiarti 2️⃣ Cerca un po’ alla volta di ridurre i giudizi, le etichette, le aspettative nei suoi confronti 3️⃣ Ritorna a prendere in considerazione i suoi punti di forza, la fiducia nelle sue capacità di capire anche il tuo punto di vista e di ridimensionare un po’ alla volta il suo atteggiamento per imparare a dire le cose in modo diverso 4️⃣ Quando intervieni, prima di attaccare a tua volta, prima di avere fretta di esporre il tuo punto di vista e le tue preoccupazioni, prova a metterti nei suoi panni e accogli il suo punto di vista 5️⃣ Ricorda che hanno bisogno di sentire al loro fianco adulti maturi che sappiano essere fermi e coerenti, a fare la parte più scomoda che è la più difficile ma anche la più necessaria 6️⃣ Favorisci il dialogo tra di voi, che all’inizio sarà magari più superficiale, saprà mettere da parte gli argomenti scomodi che fino a ieri sono stati fonte di conflitto. Chiacchierate delle sue passioni, dei suoi sogni e ci sarà poi tempo in questo clima più disteso affrontare le difficoltà e le incomprensioni 7️⃣ Ricordati anche soprattutto di ascoltare. Ascoltare in maniera autentica e sentita, senza fretta. Proprio come vorresti essere ascoltata tu quando vuoi dire il tuo punto di vista, quando hai qualcosa da raccontare, qualcosa da tirare fuori o per cui sfogarti 😊 Puoi approfondire questi argomenti e trovare spunti pratici leggendo l’articolo: Come trasmettere le regole a ragazzi e adolescenti?
Mi sento in colpa dopo una sgridata: come rimedio?
È successo anche a te almeno una volta di sentirti in colpa? So bene che i sensi di colpa arrivano a volte dopo che alziamo la voce con i nostri figli, dopo averli puniti o rimproverati, dopo esserci arrabbiati con loro, dopo avergli detto malamente un no che in fondo in fondo poteva essere un sì ma eravamo di corsa… … o quando non abbiamo tempo di stare con loro quanto vorremmo, quando abbiamo la sensazione di trascurarli o di non dare loro abbastanza. Come possiamo sopravvivere ai sensi di colpa? Come possiamo evitare di rimuginare e distruggerci dentro perché ci sentiamo in colpa? Forse si può riavvolgere il nastro e tornare indietro? Ci piacerebbe ma non so dirti come si fa e non credo che per ora sia possibile 😊 Però se vuoi un rimedio efficace ce l’ho, a me è servito tanto e serve tanto tuttora. Lo condivido volentieri anche con te, nella speranza che possa affrancarti dai giudizi e dalle colpe che a volte siamo così bravi a riservarci. E parlo anche di giudizi che ci riserviamo perché non solo a volte sentiamo questo senso di disagio e appunto “di colpa” che ogni tanto ci pervade, ci travolge come un’onda e non sappiamo come scansarci, come farcelo scivolare via da dosso… … ma anche scattano i giudizi, come se avessimo lì sulla spalla un giudice cattivo sempre pronto a criticarci, a dirci che abbiamo sbagliato, a dirci che non siamo capaci, che avremmo dovuto fare diversamente e meglio. Hai presente? Ma sai bene anche tu che questo “giudice” non ci serve affatto… Abbiamo anche noi bisogno piuttosto di un “Aiutante Magico” anche in questi momenti 😊 Il nostro aiutante magico che cosa ci direbbe? Secondo me si metterebbe lì con calma, seduto sul divano vicino a noi e poi ci direbbe: “Tranquilla/o… siamo umani… siamo umani… a volte sbagliamo ed è naturale che succeda… Se non si sbaglia non si impara. Siamo in cammino come i bambini quando crescono e pian piano imparano un sacco di cose e prima di impararle del tutto a volte o spesso sbagliano, fanno errori e questi errori servono proprio per capire con certezza cosa o come non fare”. Ma si può sbagliare anche due volte di fila? Certo che sì! Come un bambino che sta imparando a camminare e non sta subito dritto dopo la prima caduta, così come lo studente ha bisogno di ripetere più volte lo svolgimento di espressioni complesse prima di integrare il procedimento, così anche noi non sempre “impariamo la lezione” subito la prima volta, subito dopo la prima “svista”… o il primo senso di colpa. Eppure non è più il tempo di far leva sul nostro senso di colpa, rendere ancora più pesante quel macigno che ti schiaccia, che ti toglie l’appetito, ti toglie il sonno, ti umilia. È ora di vivere il senso di colpa come un “Aiutante Magico”. Sì, hai letto bene, come possiamo vivere i sensi di colpa come perfetti aiutanti magici? Che ne dici se iniziamo a vivere il “senso DI colpa” come “senso DELLA colpa”? Mi spiego meglio… Sono poche letterine che cambiano, ma fanno una differenza enorme, perché quando iniziamo a sentirci in colpa, invece di farci travolgere dal senso di disagio e dal giudizio nei nostri confronti, possiamo osservare piuttosto il senso della responsabilità che noi abbiamo verso quella determinata azione. Come posso “leggere” quello che è successo? C’è qualcosa di diverso che posso fare la prossima volta? Cosa posso imparare? Cosa vuole dirmi questa cosa che è appena successa e che forse non dovevo fare, non dovevo dire o dovevo fare diversamente? È successo. E meno male che è successo, perché così, in maniera ancora più forte, in maniera ancora più ampia, ancora più attenta io posso rendermi sempre più conto di cosa evitare la volta prossima. Esempio: mi sono arrabbiata, ho alzato la voce, e adesso mi sento tremendamente in colpa… Se per esempio mi sono arrabbiata con mio figlio, ho alzato la voce, gli ho detto malamente di andarsene di là da solo perché mi ha proprio fatto arrabbiare perché deve smetterla di dirmi di no e adesso mi sento tremendamente in colpa perché mi rendo conto che potevo agire diversamente… …invece di cominciare ad accusarmi, sentire il peso del disagio come un macigno, invece di dirmi che sono una cattiva madre o un cattivo padre, che cosa posso fare? Ecco i passi: 1) Mi fermo Mi fermo un secondo, faccio un bel respiro profondo, e posso dirmi per esempio: “Sì, è vero, ho esagerato, non è servito a nulla e potevo fare diversamente… non sono riuscita/o a fermarmi un attimo prima e provare a pensare a come potevo reagire” 2) Cosa posso fare la prossima volta di diverso? “Ok, questa volta è andata e in effetti non voglio più che succeda. Cosa posso fare la prossima volta di diverso?” 3) Ripercorrere quello che è successo Adesso (o appena avrai un attimo di tempo) prova con calma a ripercorrere quello che è successo. Senza rimproverarti puoi valutare che cosa fare la prossima volta invece di arrabbiarti. In questo caso per esempio puoi ricordarti di fermarti prima di esplodere (anche se all’inizio è dura), valutare come mai continua a dirti di no, comprendere il suo punto di vista e mettere in campo un po’ di fermezza se serve. E infine puoi valutare cosa modificare nella vostra relazione perché inizi a diventare più collaborativo quando serve 4) Allenati a reagire diversamente Servirà un po’ di allenamento, ma se lo fai diventare un obiettivo importante per te, allora puoi farci attenzione, concentrarti e tutte le volte che senti salire la rabbia puoi fermarti un attimo, accogliere come ti senti e ricordarti che puoi imparare a reagire diversamente e evitare di “sentirti in colpa” Si tratta di abbracciare la nostra responsabilità: cascasse il mondo da domani questo diventa il mio obiettivo principale per il prossimo mese. Puoi appuntarti quali sono le modifiche necessarie che puoi apportare alla vostra relazione e cosa può aiutarti per non arrabbiarti e ogni giorno provarci, un pezzettino alla volta, con calma, con convinzione e senza giudicarti. In questo modo il senso di colpa diventa davvero “senso della colpa”. Diventa un buon Aiutante Magico che ti aiuta a migliorare le cose. Diventa il segnale prezioso di una bussola che ti indica la strada migliore per te e per voi e come percorrerla. Se vuoi, puoi anche approfondire con questo articolo: Ti senti sbagliata e incapace? E invece sei perfetta così come sei.
Smettila di Urlare! Come calmare bambini Nervosi e Agitati
Molti genitori sono in difficoltà perché non riescono a calmare i figli quando sono nervosi o agitati, non sanno cosa fare quando il figlio è irrequieto, quando urla e non ascolta. In questo articolo ho riassunto 4 passi che seguo sempre e che ti aiuteranno a: Gestire il nervosismo dei bambini e dei ragazzi Sapere come calmare i bambini nervosi e agitati Come comportarsi con un bambino irrequieto e come contenere un bambino vivace Come facciamo ad aiutare nostro figlio e a dargli l’esempio di come si gestisce il proprio bagaglio dei sentimenti che prova? Per cominciare, l’accoglienza e l’esempio sono i 2 elementi che permetteranno a tuo figlio, da adulto (quando avrà la capacità di osservarsi e di auto-gestirsi), di essere in grado da solo di ascoltare e accogliere i suoi sentimenti senza che sfocino in rabbia senza sentirsi sbagliato o giudicato. Vediamo insieme di cosa si tratta. 4 step per calmare bambini nervosi e agitati a 1 anno, 2 anni, 3 anni, 4 anni… fino a 99 anni 😊 Ecco i 4 passi che puoi adattare in base all’età di tuo figlio: 1. Intervenire da Aiutante Magico ti aiuta (molto) a calmare tuo figlio Quando tuo figlio è nervoso o piange la prima cosa da fare è intervenire senza farlo sentire sbagliato, sia che abbia un momento di paura, un momento di tristezza, un momento di gelosia per il fratello, rabbia perché non vuole andare a scuola, nervoso perché gli abbiamo detto No per un altro gelato, è diventato irrequieto perchè non può avere un nuovo gioco subito, stanchezza, qualsiasi cosa… Interveniamo, stiamo con lui proprio da Aiutanti Magici trasmettendogli con la nostra presenza il messaggio: “Arrivo! Ci sono io, non c’è nulla di sbagliato in quello che stai provando, va tutto benissimo, non c’è nulla che tu non possa esprimere” Esempio: tuo figlio si arrabbia e piange perché non può andare dal suo amico a giocare. Come un vero aiutante magico arrivo e potrei dire: “Caspita!! Cos’è successo?” Magari tuo figlio risponde: “Sono triste perché mi hai detto che oggi pomeriggio non posso andare a giocare da Luca” Tu potresti calmarlo con: “Mannaggia! Lo so non possiamo andare a giocare da Luca. E’ una cosa bruttissima. Volevi stare tutto il pomeriggio a giocare” Il dialogo di accoglienza dovrebbe essere sincero, non deve essere imitato, finto, forzato; non funziona se ormai presa anche tu dalla rabbia pensi “lo faccio soltanto perché l’ha detto Roberta, perché così non stai a lamentarti tutto il pomeriggio”! Quindi deve essere veramente sentito, davvero come se fossimo il suo Aiutante Magico che vuole aiutarlo in quel momento. Prova a pensare come ti sentiresti tu se, dopo aver sognato di andare via per il weekend, il volo viene cancellato… di sicuro non la prendi bene. Per i bambini e i ragazzi è la stessa cosa. Immedesimarsi nella loro frustrazione, nel loro disagio ci aiuta ad essere sinceri e a capire davvero la loro reazione emotiva, anche se si sta arrabbiando, piange o ha una crisi di nervosismo e si agita. Indubbiamente è vero che le manifestazioni dei figli sono molto più eclatanti delle nostre perché sono bambini o ragazzi, ma vanno comprese e accolte se vogliamo imparare a gestire e calmare la rabbia e il nervoso dei nostri figli. Quindi accoglienza significa: intervieni in maniera neutrale, senza giudicare e accogli qualsiasi suo stato d’animo. Con calma e senza sgridare o urlare. Accogliere significa capire quello che sta provando, immedesimarsi e fargli sapere che sai quello che sta vivendo, proprio dicendogli che hai capito ed è normale essere tristi o arrabbiati perché non può fare una cosa che gli piace tanto. Se si tratta di un bambino nervoso o di un bambino agitato di 1 anno, 2 anni o 3 anni sarà diverso il modo e il tono, sarà in braccio e lo stringerai a te parlandogli dolcemente. Intervieni guardandolo negli occhi, senza giudicare, da Aiutante Magico, ascolta cosa sta provando e lo capisci, gli fai sentire che sei con lui e dalla sua parte con il cuore perché è proprio una cosa triste. 2. Evita il più possibile di sminuire il suo stato d’animo È molto importante imparare a evitare di banalizzare la situazione e sminuire tuo figlio, oppure cercando subito di trovare una soluzione per placare il problema e solo per farlo smettere. Ad esempio: “ti prometto che la prossima settimana andiamo” e tu sai già che non succederà. I figli, prima di tutto, che abbiano 2 anni o 6 anni hanno sempre bisogno dell’accoglienza di qualcuno che si metta nei loro panni, in modo che loro possano sentirsi capiti e compresi, per esempio: “La mamma ha capito. Ha capito come sto! Ha capito come mi sento. Sono in un paese amico, sono in un porto sicuro. Qualcuno ha capito cosa sto provando dentro”. Arrivare a far percepire questo ai nostri figli è importantissimo per risolvere e calmare nervosismo, agitazione, pianti, tristezza, frustrazione per quando non possono fare quello che vogliono. Per esempio è utile evitare di dire: “Non è niente. Asciugati le lacrime. I bambini belli non piangono, non fare la femminuccia” “Basta scenate. Non ti riconosco. Basta! Ho fatto quello che potevo, ti ho detto che potevamo andare da Luca, la mamma mi ha telefonato che dovevano andare via, cosa faccio? Mica posso andare a prendere Luca e riportarlo a casa. Dai, su, basta!!” “Dai, non è successo niente. Poi andiamo la prossima settimana, adesso vieni che andiamo a giocare, dai giochiamo io e te. Vuoi un gelato? Ti do una caramella eh… Fai un sorriso a mamma, sai che non mi piace quella faccia brutta quando piangi…” È normale che come genitori andiamo subito nel panico perché vogliamo subito risolvere, trovare una soluzione, placare e quindi facciamo come magari hanno fatto con noi: “Sù non è niente, dai! Ora smettila” L’accoglienza e la comprensione, a differenza di quello che ci hanno sempre inculcato, non creerà dei problemi di crescita nei bambini, anzi più li accogli e fai vedere loro come trovare soluzioni, più diventeranno delle persone equilibrate, nel senso che imparano ad ascoltare quello che provano, a gestire le loro emozioni e le situazioni in cui si arrabbiano. Infatti il coraggio e la forza d’animo di un bambino e di un ragazzo non viene fuori se lo sproni con toni duri, freddi e con rabbia come siamo stati abituati noi. Il risultato lo puoi infatti vedere negli adulti di oggi e delle passate generazioni: pieni di paure, arrabbiati con i genitori di origine, incapaci di gestire le loro emozioni e perennemente nervosi e insoddisfatti. Al contrario la forza d’animo, la determinazione, il coraggio dei figli si coltivano facendogli superare delle sfide, facendogli fare delle prove. E per i bambini e ragazzi le sfide sono l’affrontare cose quotidiane, insieme a te, mettendocela tutta: da quando banalmente ti aiutano a fare la pizza dall’inizio alla fine facendo una fatica nera, a quando fanno un puzzle da soli facendo una fatica nera, a quando imparano a scrivere la prima frase facendo una fatica nera. Queste sono le loro sfide… quando iniziano ad andare sulla bicicletta senza rotelle facendo una fatica pazzesca… quando da adolescenti fanno i primi lavoretti con il papà o con il nonno. La spiegazione del perché quella cosa non è avvenuta, del perché gli hai detto di No, del perché l’amichetto ha risposto male va sempre posticipata e lasciata come ultimo passo. 3° step per calmare bambini e ragazzi nervosi e agitati: trova una soluzione pratica Nel caso dell’esempio di andare a giocare da Luca potresti dire: “guarda, mannaggia, oggi non si può, che rabbia. È terribile, che notizia, proprio ora che pensavamo di giocare insieme e lei ha dovuto andare via, uffa” (in questo modo hai messo in pratica l’accoglienza, non hai sminuito, gli hai fatto capire che comprendi la situazione). Possibile soluzione: “ok dato che tu ci tenevi tanto a giocare con lui, fammi telefonare alla mamma e vediamo quando possiamo riorganizzare per andare da lui”. E quindi tra mamme ci si organizza trovando una reale e concreta alternativa (e lo facciamo davvero… non “poi chiamo e vediamo”… prendi la cosa davvero sul serio 😊). 4. La spiegazione arriva solo come quarto passaggio Quando hai bisogno di calmare un bambino nervoso, vivace di 4 anni o 5 anni o più che si chiede il perché (prima non è necessario spiegare il perché nel dettaglio), allora puoi spiegare: “La mamma di Luca doveva andare a fare una commissione e oggi non è possibile andare a casa a giocare con loro. Ma domani pomeriggio potete giocare insieme. Ora troviamo altri giochi che puoi fare”. Dopo l’accoglienza, con calma si trova una soluzione, ecco un altro esempio: “Dato che non possiamo andare da Luca fino a domani facciamoci venire in mente qualche bella idea. Che cosa possiamo fare? Cosa possiamo costruire? Possiamo cucinare qualcosa? Pensiamoci insieme”. Ma a quel punto non c’è più necessità di essere rassicurati, a tuo figlio fa piacere sapere il perché, ma non è più la necessità primaria. Svista che non calma tuo figlio e lo fa arrabbiare ancora di più Un grande svista involontaria che commettiamo tutti, perché non siamo abituati a farlo, è far diventare primo o secondo il quarto passaggio, partire subito con la spiegazione razionale ricorrendo a tanti “Perché… Perché… Perché… per cercare di convincere tuo figlio a calmarsi. Invece i primi 2 passi sono molto importanti e non dovrebbero essere saltati, non bisognerebbe sostituire l’accoglienza del sentimento, l’accoglienza dello stato d’animo cercando di farlo smettere subito. Ecco perché tuo figlio diventa irrequieto, nervoso, si agita, esplode con episodi di rabbia, nervosismo o crisi di pianto: meno di sente compreso/accolto con il passo 1 e 2 è più andrà avanti a non ascoltarti e non si calmerà. Solo seguendo la giusta sequenza tuo figlio imparerà a gestire il suo bagaglio motivo, in questo modo impara ad ascoltare i suoi sentimenti, ad accoglierli, a trovare delle soluzioni al di là della spiegazione. So bene che per noi adulti è difficile e non siamo abituati, infatti dovremmo iniziare a far così innanzitutto con noi. Il problema è che nessuno ha avuto questo comportamento con noi quando eravamo piccoli e quindi per la maggior parte di noi adulti è una nuova abilità da Aiutante Magico da apprendere. Quindi è normale che all’inizio possa sembrare una soluzione difficile da mettere in pratica. Ci siamo passati tutti! Ma con la pratica tutto si può imparare. Riepilogo per calmare figli nervosi, agitati, irrequieti, vivaci, “capricciosi” e che non ascoltano 1️⃣ Sii il suo Aiutante Magico Anche se siamo abituati a esplodere con sgridate e sguardi di ghiaccio quando tuo figlio è arrabbiato o nervoso intervieni, guardalo negli occhi e ascolta il suo stato d’animo, ascolta quello che ha da dirti. Anche se dovesse lamentarsi per cinque minuti o piangere, non avere fretta di spegnere il pianto, non avere fretta di dirgli “Basta! Smettila, fammi un sorriso”. Stai con lui e ascoltalo. Se piange o fa i capricci va bene, stai con lui con il cuore, hai capito quello che sta provando e glielo dici, glielo fai sentire con un abbraccio o con uno sguardo o con la comunicazione verbale. 2️⃣ Non sminuire Se per esempio tuo figlio ha rovinato i capelli di una bambola a tua figlia puoi dire: “Noo!! è proprio una cosa triste. Veramente ti ha rotto la bambola? Fammi vedere? Mmmmm… ha tagliato proprio tutti i capelli, come facciamo senza i capelli della bambola? Adesso dobbiamo risolvere… allora dei capelli nuovi non possiamo attaccarli… peccato” 3️⃣ Soluzione Potrebbe essere: “Allora, facciamo così, la prossima settimana devo tornare nel negozio e ne prendo un’altra simile che abbia i capelli così, intanto se vuoi continuare a giocare troviamo il modo di allungare i capelli per fare la coda e le trecce…” Oppure: “Allora, facciamo così… ho la soluzione per ripristinare l’acconciatura… vieni ti faccio vedere… prendiamo questi fili di lana e possiamo portarla dal parrucchiere per fare delle bellissime extensions… lo so che non è la stessa cosa… ma almeno si ritroverà con i capelli lunghi come prima e potrai continuare a pettinarglieli e legarli…” 4️⃣ Eventualmente fornisci una spiegazione: “Non l’ha fatto apposta. Era arrabbiato perché tu prima hai dato un calcio alla sua macchina e ora lui ha rovinato i capelli” A questo punto, la spiegazione diventa superflua grazie ai passi 1, 2 e 3 e tuo figlio potrebbe essersi già calmato. Ovviamente in questo articolo ti ho riportato 2 esempi che puoi adattare alla tua situazione e in base all’età di tuo figlio. La cosa importante è non arrivare subito con l’aspettativa che capisca e si calmi all’istante, ma di dargli la possibilità di vivere il suo disagio e accoglierlo. In questo modo tuo figlio si sente veramente ascoltato, se ovviamente tu sei sincera mentre lo dici, lo senti veramente, è come se tu gli dessi un contenitore in cui esprimere la sua frustrazione e la sua rabbia. Questi passi ti aiuteranno moltissimo a diminuire l’impeto delle crisi di nervoso e la manifestazione del malcontento e della tristezza. Mi auguro che questi 4 passi da Aiutante Magico ti siano utili per tutte le situazioni in cui i tuoi figli diventano nervosi, si arrabbiano o non ti ascoltano. Hanno già aiutato tantissime mamme e papà e vedrai con un po’ di pratica riuscirai a farlo anche tu.
Prendi i Compiti per le corna
Vediamo oggi come possiamo supportare i nostri figli in questa nuova modalità scuola/compiti. Scopri qui come alleggerire e rendere più divertente il momento dei compiti.