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Smettetela di litigare! I 4 passi per risolvere i litigi fra i tuoi figli
Sei alle prese ogni giorno con 2 o più figli che litigano sempre? Se li lasci un momento da soli tuo figlio picchia la sorella o esplodono gelosie, si azzuffano e si fanno male? In questo articolo ti descriverò passo passo come comportarti mentre i tuoi figli si scontrano, urlano e diventano aggressivi. Quando due bambini litigano e uno è tuo figlio e l’altro no, può sembrare più semplice perché, di fatto, accadono tendenzialmente 2 cose: 👉 Scena n°1 Ti metti dalla parte di tuo figlio: lo accogli, lasci che l’altro bambino sia gestito dall’adulto che è con lui e finisce lì (“a ciascuno il suo…”) 👉 Scena n°2 Rimproveri tuo figlio: per perbenismo ti metti dalla parte dell’altro bambino facendo la figura del genitore altruista. Succede la maggior parte delle volte anche se è la soluzione più sbagliata… Tuo figlio rimane mortificato, tu hai fatto bella figura con il genitore dell’altro bambino e finisce lì. Ma come gestire i litigi quando i bambini sono entrambi i tuoi? Come fai a prendere le parti di entrambi i tuoi figli? Come si fa a garantire ad entrambi gli stessi diritti in qualità, la stessa comprensione e lo stesso sostegno? Per di più nello stesso momento? Come si fa a togliere il gioco a uno per darlo all’altro? È un’ingiustizia… Sono tutti e due tuoi figli! Avere figli che si picchiano, sono aggressivi, sono gelosi e che litigano è un classico in quasi tutte le famiglie. Sono eventi quotidiani che che esasperano entrambe le parti e che peggiorano l’umore in famiglia. Vediamo adesso cosa puoi fare da oggi per risolvere i conflitti velocemente e per far sì che nel tempo non se ne creino di nuovi. I miei figli litigano: 3 punti fermi da conoscere Per prima cosa voglio marchiare a fuoco, imprimere nella roccia 3 punti fermi: 1️⃣ È naturale che due fratelli o sorelle litighino tra di loro e che si contendano le attenzioni di mamma e papà 2️⃣ Non è una questione vitale il dover amare per forza il proprio fratello (o sorella)e il doverci andare d’accordo per forza. È un peso, una responsabilità, troppo grande soprattutto per i bambini piccoli 3️⃣ Più i bambini vengono trattati come figli unici e meglio stanno e più riescono a giocare, passare del tempo, collaborare con i propri fratelli (questo passo è la base di partenza se i tuoi figli litigano sempre) Questo non vuol dire che non bisogna fare il secondo, il terzo, il quarto figlio. Vuol dire che bisogna sapere a cosa si va incontro e agire di conseguenza dando a ciascun figlio le dovute attenzioni. È più difficile? Sì è sicuramente più difficile ma non impossibile. L’importante è metterlo in conto fin da subito: quando decidiamo di allargare la famiglia evitando di considerare una certezza che giocheranno insieme e non ci saranno gelosie da risolvere. Se non si conoscono queste dinamiche fin da subito è normale sentirsi frustrati perché non si sanno gestire più bambini nello stesso tempo e si finisce per delegare la responsabilità a loro: “sono terribili, non mi ascoltano, non ci sono più i bambini di una volta, ma a chi assomigli!” Fratelli che si picchiano: come gestire il litigio iniziato quando non c’eri Vediamo adesso quello che puoi fare quando la battaglia sanguinosa è già iniziata mentre tu eri in un’altra stanza. Di solito succede che inizi a sentire delle lagne, delle urla, il rumore di una manata che finisce su una guancia, il rumore di giochi che si spiaccicano per terra, “ahi!”, “smettila!”, “adesso chiamo la mamma!”, ecc. Tu alzi rassegnata gli occhi al cielo, lasci perdere quello che stai facendo e corri da loro, sbuffi, metti i pugni sui fianchi, li guardi di storto, e chiedi cosa è successo e chi ha cominciato… Ognuno di loro dice la sua, tu dici “poverino” a chi le ha prese e “sgridi” chi ha causato il pasticcio, gli dici che non si fa, magari lo metti in castigo o gli dai una sberla, preso dal nervosismo ritiri i giocattoli e li separi uno da una parte e uno dall’altra. Fino a quando? Chi può dirlo… a volte la pace dura per tutto il pomeriggio, per tutta la sera, a volte invece solo il tempo di tornare a fare quello che stavi facendo prima di essere interrotto. E si ricomincia da capo. Ecco il primo suggerimento che, lo so, potrebbe farti trasalire, o farti venire la febbre, o farti alzare di scatto oppure anche farti imprecare contro di me perché sono una pazza. Ti chiedo di aspettare un attimo prima di giudicare e di prendere in considerazione l’utilità delle soluzioni, anche se queste vanno contro corrente. Quando due fratelli litigano tra di loro, evita di pensare che il tuo intervento possa essere superfluo, soprattutto nel momento in cui la situazione sta degenerando e il carico emotivo sta diventando per loro eccessivo (uno di loro piange, alza le mani, butta le cose per terra, urla, chiede l’aiuto di un adulto, ecc.). 4 passi per risolvere (e 1 per prevenire) se i tuoi figli litigano sempre Passo 1: sei i tuoi figli litigano e si azzuffano renditi disponibile Quando i tuoi figli litigano intervieni, mettiti a disposizione, prendi tu in mano la situazione perché, se fossero davvero in grado di gestire la situazione, il loro territorio e le loro cose, la loro emotività e nello stesso tempo anche il rapporto con l’altro, non arriverebbero a tanto. Se ci arrivano è perché non hanno ancora la maturità per farlo. Passo 2: Trova tu la soluzione Prendendo in mano la situazione è importante che sia tu a fornire la soluzione ideale per entrambi, che sia tu a mostrarti risoluto, non arrabbiato, equilibrato, sicuro di quello che stai facendo, senza ledere l’emotività di nessuno. Così i tuoi figli si sentiranno finalmente rassicurati. Di solito in questi casi è bene comprendere le ragioni di entrambi (lo vediamo tra poco) e poi trovare per esempio un gioco che possa fare l’uno da solo e un altro gioco che possa fare l’altro da solo (almeno finché non si calmano le acque). Oppure farti aiutare a risistemare il campo di battaglia e poi farli venire con te e fare qualcosa tutti insieme (il fatto che ci sia un adulto a mediare tra i loro bisogni, a dare a entrambi le giuste attenzioni, a gestire i tempi e i modi del gioco è il primo strumento utilissimo affinché non si creino lotte di potere tra fratelli). Passo 3 – Comprendi le ragioni di entrambi quando i tuoi figli litigano Questo è il suggerimento più importante e quello più contro corrente quando i figli litigano un giorno sì e l’altro anche! Quando accorri sul campo di battaglia è naturale che tu possa e voglia soccorrere chi dei due “le ha prese”, chi sta piangendo a squarcia gola, chi si è visto il giocattolo essere miseramente distrutto dal nemico, chi si ritrova senza una ciocca di capelli. È quindi naturale che tu ti possa abbassare sulle ginocchia e mettere una mano sulla schiena al bambino “ferito”, avvicinarlo a te, porgergli un fazzoletto e cercare di consolarlo. Questo è naturale, ci viene spontaneo ed è bene farlo. Ma c’è un pezzettino in più che tutti dimentichiamo. L’altro contendente dov’è? Cosa sta vivendo? Cosa ha vissuto prima di sentirsi spinto a rompere il gioco del fratello? Di solito, accecati dal senso di ingiustizia, premiamo la vittima e rinneghiamo e puniamo l’assalitore. Ma siamo proprio certi che quest’azione funzioni e che risolva il litigio fra fratelli o sorelle? Ecco perché insiste sempre sulla motivazione profonda del bambino. Bene, anche nel caso delle liti tra fratelli la situazione non cambia. Infatti se il figlio “cattivo” (ai tuoi occhi di giudice imparziale), quello che alla fine ha picchiato, rotto, fatto del male, offeso, non avesse avuto un motivo valido e profondo per agire così, credi davvero che si sarebbe accanito con tanta foga contro un suo simile? Posso garantirti che la risposta è no. Il bambino è un “animale” pacifico che reagisce solo se provocato o solo se non riesce a contenere le emozioni che lo stanno annegando. Quando i bambini picchiano un altro bambino, gli fanno un dispetto o altro, lo fanno per difendersi, per liberare una forte emozione (come fai tu, lo abbiamo visto, quando lo punisci o alzi la voce, quando invece alla tua età dovresti aver imparato a essere più neutrale), perché si sono sentiti offesi, violati, perché hanno visto il loro territorio minacciato, perché hanno avuto paura, perché si sono sentiti prevaricati, ecc… Quindi se davvero vuoi risolvere nel migliore dei modi il conflitto che si è acceso tra i tuoi figli: Passo 4 – Rivolgiti con amore a chi ha scatenato la lite, accogliendo le sue ragioni, perché è lui il più ferito Puoi consolare la vittima ma sentiti obbligato a sostenere chi dei due ha acceso la lite, chi, in teoria, dovrebbe essere “sgridato o punito”. Avvicinati a lui, guardalo negli occhi e con tono amorevole puoi dirgli per esempio: “Amore, che cosa è successo! Mannaggia, deve proprio averti fatto arrabbiare tanto se sei arrivato a tirargli uno schiaffone!” “Dimmi cosa è successo, ti capisco, forse non hai proprio potuto farne a meno… io sono qui per aiutarti, per risolvere la situazione… adesso ti aiuto, non ti preoccupare”. Inutile perdere tempo in filippiche perché tanto i bambini sanno già che “non si fa”, sanno che gli altri non si picchiano, sanno che non si dicono parolacce, sanno che anche i giochi si rispettano. Soltanto che, se al loro volta non si sentono rispettati, se si sentono feriti e perdono il controllo della situazione. Capita (anche a loro) esattamente quello che succede a te quando perdi la pazienza, quando inizi ad urlare, quando li punisci, quando li ricatti, quando ti arrabbi, ecc. Cosa fai? Ti metti in punizione e vorresti una sberla da qualcuno? Ti dici che sei un bambino cattivo? Grazie! Lo sai benissimo che non si fa! Capisci l’empasse e vai avanti dicendoti che sai che non dovevi farlo ma ti è scappato, come se non potessi farne a meno. L’esatta fotocopia di quello che sta provando tuo figlio. Anche per lui dovrebbero valere le stesse regole e quindi comprensione, amore, azioni di soccorso e soluzione. E non dimenticare che: i tuoi figli restano comunque figli unici. Non pretendere che giochino insieme per forza, non dare per scontato che vadano d’accordo, che si guardino l’uno con l’altro. Non è detto che l’uno sia nato per non far sentire solo l’altro, anzi. Forse anche tu hai fratelli o sorelle e non sempre siete andati d’accordo, chissà quante volte non ti è venuto spontaneo considerarlo come una cellula dei tuoi stessi genitori, come un intruso, come un pezzo in più, anche se oggi siete adulti e tutto va bene. Passo 5 – Tempo esclusivo per i figli: quando litigano abbi cura di riservare momenti esclusivi Il tempo esclusivo è il modo migliore per ridurre nel tempo le lotte e i litigi. È fondamentale riservare durante la giornata o durante la settimana dei momenti esclusivi che ciascuno di loro possa trascorrere da solo con mamma o con papà oppure anche con un altro adulto (nonni, tata, vicina di casa, amici, ecc.). Ti faccio qualche esempio pratico: mentre uno è con mamma a cucinare, l’altro è con papà a giocare o a fare la doccia, mentre uno è casa con mamma l’altro è dalla nonna (e poi si farà cambio il giorno o la settimana successiva), mentre uno e a nuoto, l’altro è con papà, mentre uno dorme l’altro gioca con mamma, ecc. Più momenti intensi esclusivi vivono e più sentono appagati (riempiendo il loro bicchiere emotivo di attenzioni e coccole che non devono spartire con il fratello/sorella), riuscendo a sostenere molto meglio i momenti da trascorrere insieme ai fratelli (anzi, spesso si creano poi spontaneamente situazioni in cui vogliono giocare serenamente insieme e trovano anche da soli le soluzioni ai piccoli conflitti). Ecco come uscire fuori dal vortice dei figli che litigano 🙂 Se vuoi approfondire come aumentare la qualità del tempo leggi qui: Tempo di qualità con i figli: ecco 4 modi per garantirlo Mio figlio non condivide i giochi: è un bambino egoista? Averti suggerito come risolvere le liti tra i fratelli, ci dà la possibilità di aprire una parentesi per parlarti di tutte quelle situazioni in cui tuo figlio non vuole prestare i suoi giochi agli amichetti o in cui inizia a dire che tutto è suo. Bene, voglio anche in questo caso rassicurarti sul fatto che tuo figlio non è un egoista. È naturale che viva la sua sana fase di egocentrismo e che possa esprimere quello che sente. Anche in questo caso ti suggerisco di comprenderlo dicendogli che sai che il gioco è suo e che lui ha ragione a essere arrabbiato per un qualcosa che gli è stato per esempio tolto di mano. Solitamente anche solo questo passaggio è sufficiente per calmarlo. Se ci sono gli adulti di riferimento per “l’altro contendente” puoi: delegare a loro la gestione del loro figli e tu restituire il giocattolo al legittimo proprietario. Quando si tratta di giochi comuni come lo scivolo al parco oppure i giocattoli della scuola materna (che sono di fatto di tutti), ti suggerisco: 1. di mediare con pazienza e dolcezza 2. e soprattutto dare sempre uno spazio prioritario ad accogliere il sentimento del bambino per esempio dicendo “sì, hai ragione a volerlo tutto per te…” Da ricordare per risolvere i litigi fra i tuoi figli La maggioranza dei genitori cerca a tutti i costi di far andare d’accordo i figli, in modo che giochino insieme e che si vogliano bene. Se i tuoi figli litigano abbiamo visto perchè bisogna uscire il prima possibile da questo effetto valanga che spesso peggiora solo i litigi e le gelosie fra fratelli e sorelle. Quindi da oggi: 👉ricordati di non pretendere che i tuoi figli vadano per forza d’accordo e che giochino insieme! 👉puoi intervenire per sedare il conflitto agendo direttamente sulla causa che ha scatenato il litigio e senza causare ulteriori malumori (i 4 passi di questo articolo). 👉riserva momenti esclusivi per i tuoi figli quando possibile. 👉i figli egosti… non esistono! Non è una colpa odiare la sorella: come nasce la gelosia tra fratelli e sorelle? Scopri qui tutti i dettagli delle cause che portano i tuoi figli a essere gelosi e a litigare in questo articolo: come nasce la gelosia tra fratelli e sorelle?
Lockdown e Figli: 3 modi per non ri-friggerti nel 2021
Da mesi mi gira e rigira un’ossessione che non mi abbandona e che oggi condivido con te: perché alcune mamme continuano a raccontare che il periodo del lockdown è stato il periodo peggiore della loro vita e che sono arrivate addirittura a non sopportare più i loro i figli mentre… altre continuano a dirmi che per loro non è cambiato nulla, si sono divertiti come matti, ne hanno approfittato per fare ancora di più le cose che facevano prima insieme, ore intere a ridere e giocare ai loro giochi preferiti, fare lavoretti o attività che prima non avevano il tempo di fare…? Come è possibile che per Francesca il 2020 è stato l’anno peggiore di sempre mentre per Marta è stata una preziosa opportunità per stare ancora meglio con i propri figli e in famiglia? Figli fra quarantena, zona rossa e coprifuoco… Ebbene sì, anche se ti sembrerà molto strano: 👉 per alcune mamme stare chiuse in casa fra con i figli è una fortuna, un modo per cementare ancora di più una relazione che già da prima “funzionava” 👉 per altre è un vero inferno fatto di litigi, capricci, urla, nervosismo, pianti, lamentele, sgridate, ripetere 267 volte le stesse cose… Alcune mi hanno anche confidato che per la prima volta si sono pentite di averli fatti nascere, che se sapevano che sarebbe finita così era meglio non fare figli (o adottarli). Naturalmente non voglio innescare un paragone o un sentimento di profonda delusione se per caso in questo momento ti senti o ti sei sentita proprio quella mamma che invece di difficoltà ne ha avute e ne sta avendo parecchie. Voglio soltanto condividere delle riflessioni che possono rivelarsi preziose per tutti noi. 3 aspetti che quasi tutti ignorano Dopo 28 bambini e ragazzi in affido e tutte le esperienze con migliaia di famiglie vissute negli ultimi 14 anni ho compreso che alla fine a fare la differenza sono 3 aspetti che quasi tutti ignorano. E il lockdown e la chiusura forzata in casa ha confermato definitivamente e all’ennesima potenza queste mie osservazioni e scoperte. Eccole qui. 1.Eruzioni vulcaniche (ovvero l’arte di saper restare calmi) Sapere come gestire se stessi, restare calmi e gestire rabbia/nervosismo che inevitabilmente arrivano durante la giornata si conferma essere l’abilità numero 1 sia per la gestione in generale della tua vita e sia per la gestione della relazione con i tuoi figli. Ti devi sempre immaginare come un vulcano con 10 livelli all’interno, dove il livello 0 è la calma zen assoluta e 10 è l’eruzione disastrosa, quella che fa danni molto seri. 🟠 Ogni volta che arriva un imprevisto… 🟠 Ogni cosa che accade e che ti dà fastidio… 🟠 Ogni volta che qualcuno non fa quello che vorresti… il livello di lava sale al tuo interno. E più la lava si accumula e più diventi nervosa, impaziente, irritabile fino ad arrivare al livello 10 dove perdi il controllo, cominci a urlare, sgridare, punire, fare e dire in automatico quello che forse anche i tuoi genitori dicevano e facevano con te da piccola. La capacità di riconoscere quando la lava sta salendo, di gestirla al tuo interno e avere gli strumenti per raffreddarla sul nascere prima che arrivi al livello 10 è quello che io chiamo “il balsamo per l’anima”. Un balsamo che calma, rassicura, rasserena, ti fa sentire finalmente che hai il controllo di te stessa, aumenta la tua pazienza e la tua sicurezza interiore, che sono ingredienti fondamentali per chi oggi è genitore. Ecco perché il lockdown ha fatto esplodere tante famiglie, è stato un vero cocktail esplosivo di: 1️⃣ Paura del futuro, paura di ammalarsi, paura di restare senza lavoro o peggio perdita effettiva del lavoro 2️⃣ Restare chiusi in casa con i figli per un periodo lunghissimo e magari con tutto il bagaglio dello smart working 3️⃣ Restare chiusi in casa con il proprio marito o moglie per un periodo lunghissimo e con la presenza dei figli che amplificano x 100 tutte le dinamiche In questa situazione straordinaria non sapere come gestire la lava interna della rabbia porta inevitabilmente a litigi, incomprensioni, conflitti con i figli e mariti/mogli. È inevitabile che accada e sarà sempre così se non sai come fare. 2. Il manuale (ovvero il Libretto delle Istruzioni) Fiumi di libri sono stati scritti sul tema infanzia/adolescenza e ancora nel 2021 la maggioranza di questi continua a descrivere situazioni che non esistono, soluzioni inventate o tramandate o copiate che non considerano la natura dei figli di oggi e che difficilmente funzionano e soprattutto difficilmente agiscono sulle cause e danno risultati duraturi nel tempo. I figli di oggi sono 10.000 volte più svegli, intelligenti e veloci di noi, e poi: 1️⃣ Vivono e ricevono input da un mondo veloce che fino a 50 anni fa non esisteva fatto di informazioni, schermi, telefoni, videogiochi, internet, youtube, tablet 2️⃣ Sono sensibili, amorevoli, leggono quello che pensiamo e viviamo dentro di noi, hanno idee straordinarie e un’intelligenza fuori dal comune… …e noi cosa facciamo? Ci impuntiamo e vogliamo relegarli con una educazione obsoleta che hanno usato i nostri genitori con noi o che abbiamo sentito usare in giro e che non rispecchia il modo in cui andrebbero aiutati a crescere, e mica perché ci divertiamo, anzi! Lo facciamo spesso perché non abbiamo alternative, perché nessuno ci ha insegnato a pensare al bambino o al ragazzo in maniera diversa, nessuno ci ha dato delle alternative valide e lungimiranti. Vogliamo che stiano fermi e zitti e congelarli come nostro padre faceva con noi o perché crediamo che sia l’unico modo per farli stare fermi. Vogliamo che siano sottomessi e ubbidienti come magari noi eravamo con i nostri genitori o perché così è più comodo per noi gestirli e avere l’impressione che stiamo facendo un buon lavoro. Nella maggioranza dei casi non succederà, tuo figlio si ribellerà, si arrabbierà, non ti ascolterà (e se ti calmi un attimo, ti liberi da tutti i pregiudizi che hai nei suoi confronti e ti metti nei suoi panni potrebbe aver ragione lui) oppure finirà per chiudersi in se stesso, allontanarsi da te perdendo la fiducia nella vostra relazione. Perché? Perché per ogni fase di crescita esiste il Libretto delle Istruzioni, cioè come tuo figlio funziona “dentro” nella testa e nel cuore. E se il libretto prevede che a 5 anni tu spinga il pulsante verde ma tu continui a spingere quello rosso la vostra relazione non funzionerà mai, i “capricci” ci saranno sempre e continuerà a non ascoltarti E il vero problema non è tuo figlio e non sei neanche tu: semplicemente nessuno ti ha detto quale sia il pulsante giusto da premere, la parola giusta da dire, l’atteggiamento corretto da avere, e soprattutto quello che bisognerebbe evitare per non peggiorare la situazione. Senza la conoscenza di come funziona tuo figlio in ogni fase della sua crescita, viaggi senza bussola e senza cartina, ti smarrisci continuamente, non sai cosa fare, viaggi alla cieca senza una chiara destinazione, perdendo un sacco di tempo e non avendo mai la certezza se stai andando nella giusta direzione. Fai una gran fatica senza ricevere quella soddisfazione che come genitore meriti per tutte le responsabilità che ti stai prendendo sulle spalle. Ecco perchè non è possibile crescere i figli di oggi restando aggrappati al vecchio modello di “genitore”. Oggi tuo figlio ha bisogno di un genitore che sia un vero Aiutante Magico, di un adulto che conosce la sua emotività, che lo osserva, che comprende la causa dei suoi comportamenti, che ha le soluzioni, e che sa sempre cosa fare e dire nel momento giusto, compresi no e regole 3. Il tempo cattivone (ovvero l’arte di saper trovare il tuo maggiordomo) L’ultima abilità è la capacità di gestire il tuo tempo, di organizzarti, di saper scandire i momenti e il ritmo della giornata in base all’età di tuo figlio. E dal 2020 si aggiunge anche la piccola sfumatura di sapere gestire il lavoro da casa mentre i tuoi figli sono… a casa!!! Gestione del tempo e organizzazione significa: 🟠 trovare la pace mentale e la serenità anche nel caos degli imprevisti perché sai come organizzare ogni momento della giornata 🟠 avere la sicurezza di sapere sempre cosa fare e di quali sono le vere priorità 🟠 avere figli più calmi e collaborativi perché (anche se ti sembrerà assurdo) sentono e vedono che hanno un adulto che si muove organizzato e sicuro durante la giornata (aspetto che li fa sentire più sereni) 🟠 trasformare il tempo da tiranno che ti ruba i minuti a un vero maggiordomo che ti serve e ti aiuta a ottenere quello che vuoi, a gestire ogni situazione con calma e pazienza
Non è una colpa odiare la sorella: come nasce la gelosia tra fratelli e sorelle?
Ogni genitore vorrebbe che le gelosie e i litigi tra fratelli e/o sorelle non avvenissero mai! Siamo abituati per cultura, e lo vorremmo anche, che i nostri figli si amassero, che andassero d’accordo e giocassero insieme. E invece ci ritroviamo spesso con fratelli o sorelle che si picchiano, fratelli che si odiano, continui litigi e tirate di capelli tra sorelle, gelosia tra sorelle che non si sopportano e non giocano insieme, quando sono un po’ più grandi fratelli e sorelle che non si parlano e si ignorano… Di solito partiamo con questa tiritera: “mamma mia, non pensavo fosse così difficile avere due figli. Non ho tempo abbastanza per dedicarmi ad entrambi. Vorrei stare di più con loro, fare di più… Almeno che loro si facciano compagnia! O che almeno non mi facciamo impazzire quando arrivo a casa, con tutto quello che ho da fare” Cosa possiamo fare quindi se i nostri figli sono gelosi e non vanno d’accordo (e magari se le danno anche di santa ragione)? Vediamo insieme in questo articolo: Come affrontare e gestire la gelosia del primogenito? Come mai i fratelli e le sorelle arrivano a odiarsi? Quali sono le cause? Perché i fratelli litigano e sono gelosi uno dell’altro? Come comportarsi in pratica con i figli che litigano e che sono gelosi? Come prevenire l’aggressività fra fratelli Soluzione 1 per gelosia del primogenito: entriamo nella testa di tuo figlio… Ecco un altro modo di vedere, opposto a tutto ciò che abbiamo imparato o sentito dire… mettiamoci nei panni del primogenito! Questa è la cosa migliore che possiamo fare, immergerci nei naturali pensieri che frullano nella mente del nostro primo figlio o prima figlia. Lui o lei era nel suo mondo dorato, con una mamma e un papà, et voilà, arriva la sorellina (o fratellino). La cosa che principalmente pensa è: “evidentemente non sono bastato” “perché farne ancora una, se c’ero già io? Forse non vado abbastanza bene” I bambini vivono per essere amati da mamma e papà e per raggiungere questo loro obiettivo naturale, all’inizio, sarebbero disposti a fare di tutto pur di soddisfarli. Quindi nel primo figlio la prima cosa che scatta è: “io non sono bastato”, “se mamma ti coccola, sorride prima a te, ti prende sempre in braccio, allora vuol davvero dire che veramente tu hai più di me, tu vali più di me” E di conseguenza può arrivare a non accettare il fratellino o sorellina. Questo pensiero si accentua soprattutto se sono piccoli, nei primi 4-5 anni. L’altro pensiero che lo turba è il dover condividere mamma e papà: “perché mamma deve fare le coccole anche a te? Se per tutto questo tempo è stata MIA mamma e lui è stato MIO papà, perché ti devono prendere in braccio? Loro due sono miei, sono una mia proprietà!” Ed ecco che proprio non ce la fa, è un impulso irrefrenabile, un bisogno che non riesce a controllare: comincia a dar fastidio alla sorellina/al fratellino, non vuole che tocchi i suoi giochi, non lo vorrebbe in casa, lo picchia o comincia a essere geloso… Questo atteggiamento, che noi genitori non sopportiamo e non comprendiamo o definiamo “capricci”, in verità aiuta il primogenito a sfogare quello che sente dentro. Le parole non bastano, sono troppo piccoli per capirlo, non ce la fanno, e il disagio che provano è troppo forte. Servono i fatti! E ora vediamo anche come farlo in pratica. Soluzione 2 per gelosia fra fratelli e sorelle: non pretendere che i tuoi figli vadano per forza d’accordo Il primo modo più efficace per venire incontro ai sentimenti feriti dei nostri figli è quello di non pretendere che vadano per forza d’accordo. So che può sembrarti forte quello che scrivo, ma se non si parte da questo punto essenziale non possiamo passare al passo successivo, ovvero quello di lasciare che ciascuno dei nostri figli possa sentirsi figlio unico. Anche se noi diamo a entrambi o comunque a tutti i nostri figli in generale (se sono più di due) lo stesso amore, le stesse attenzioni, anche se abbiamo lo stesso riguardo, è possibile che loro non percepiscano la stessa cosa. E poi non saremmo forse del tutto sinceri se negassimo il fatto che magari uno dei nostri figli in particolare ci fa da specchio più dell’altro. Forse ha dei modi che, non sappiamo perché, ci irritano di più e quindi facciamo più fatica a gestirli e a tollerarli. Soluzione 3: risolvi i litigi con il tempo esclusivo per i figli Un suggerimento, in assoluto il più efficace, è riorganizzarsi per dedicare del tempo esclusivo e di qualità al primogenito da solo con te. Più si dedica tempo a questa coccola, più nostro figlio si rilassa, più torna a sentirsi amato (anche se tu ovviamente lo ami sempre e comunque). La sua esigenza è capire dall’atteggiamento di mamma e papà, e non dalle parole, che è amato come prima, più di prima e allo stesso identico modo. Non sarebbe sufficiente neanche rassicurarlo con “ma certo che ti voglio bene quanto a lei, anzi, anche sempre di più”, le parole non hanno l’effetto delle azioni. È necessario dimostrarlo con tue azioni concrete. Per esempio: Prendetelo con voi, o magari una volta da solo con mamma e una con papà, portatelo due ore a giocare insieme nel parco o a mangiare un gelato. Oppure papà prende la sorellina e mamma può stare a casa con lui tutto un pomeriggio o tutta una giornata a giocare, a stare insieme. Ecco che il tuo primogenito comincia a rilassarsi e fare il piano di attenzioni, a ricordare quel tempo dorato in cui c’era solo lui. Fa il pieno di attenzioni, di cure speciali di mamma o di papà, qualcosa solo per lui, proprio quello di cui ha sentito la mancanza. Più noi genitori capiamo l’importanza di rassicurare i bambini attraverso il tempo e le azioni, più loro hanno delle risorse interiori per tollerare la presenza della sorella e del fratello. Naturalmente questo non significa che i nostri figli debbano per forza rimanere figli unici e non significa neppure che alla nascita del fratellino o della sorellina le cose debbano per forza andare male e sia necessario correre ai ripari. 5 aspetti importanti da ricordare per prevenire gelosie e litigi fra fratelli Tutto questo significa soltanto che è importante: 1️⃣ sapere che il primogenito non lo fa apposta ad essere contrario all’arrivo del fratellino o della sorellina 2️⃣ imparare a comprendere il suo disagio e accoglierlo senza giudicarlo 3️⃣ comprendere che questa possibile reazione è del tutto naturale 4️⃣ sapere che con conferme concrete, passando ai fatti, potremo essere molto più rassicuranti di mille parole 5️⃣ ricordarci che le soluzioni più efficaci per prevenire gelosie, litigi e aggressività fra i figli sono il tempo di qualità, confermargli quanto amore e attenzioni abbiamo per loro prima che le chiedano, sapere che abbiamo le forze e le capacità per occuparci benissimo di entrambi senza che ne patiscano Sviste e “assurdità” che non fanno parte del mondo dei bambini e che peggiorano le liti e le gelosie Ci hanno abituati a vedere la fraternità in maniera distorta e questi che seguono ne sono degli esempi che non ti aiutano a gestire la situazione: 1️⃣ “Arriva il fratellino, finalmente non sarai più solo!” 2️⃣ Convincetelo dell’assoluto vantaggio che un fratellino può dargli, ha solo bisogno di tempo per adattarsi 3️⃣ Lasciate che il primogenito possa prendersi cura del secondo così che si instauri un buon rapporto 4️⃣ È nel litigio che nasce il confronto, litigando affermano la loro personalità e si preparano per le relazioni future e a instaurare relazioni positive 5️⃣ I bambini sono in grado di risolvere il conflitto da sé 6️⃣ Prendete le difese solo se avete assistito dall’inizio e sapete di chi è la responsabilità 7️⃣ “Io vado di là, voi parlatene e trovate una soluzione” 8️⃣ Se la competizione viene vissuta come confronto positivo, può rivelarsi costruttiva 9️⃣ Le liti tra fratelli disturbano tutta la famiglia e magari anche i vicini. Il vostro compito non deve essere quello di impedirgli di litigare, quanto quello di evitare che mettano a soqquadro la casa, oltre che evitare di farsi male. 🔟 Intervenite magari quando si saranno calmati Che cosa ci chiede invece il Libretto delle Istruzioni? Ci chiede innanzitutto di rispettare il suo bisogno di unicità e di comprendere il suo disagio profondo senza fermarci all’apparenza. Ecco un riepilogo di cosa possiamo fare, dunque, per metterci dalla sua parte ed essere efficaci nel nostro ruolo di genitori di più figli: Facciamo sentire ciascuno dei nostri figli come figlio unico: dedichiamo del tempo esclusivo per entrambi sia con mamma che con papà. In questo modo potranno fare il pieno di attenzioni di cui hanno bisogno soprattutto nei primi anni. In caso di liti, consoliamo gli afflitti ma dedichiamo la nostra immediata attenzione a chi il conflitto lo ha innescato, perché è lui che in verità si è sentito ferito. Se così non fosse stato, non avrebbe dovuto scaricare la sua frustrazione generando la litigata. PEr i dettagli leggi qui: Smettetela di litigare! I 4 passi per risolvere i litigi fra i tuoi figli Osserviamoci e facciamo di tutto per essere neutrali nei loro confronti. Evitiamo i paragoni. Evitiamo di pretendere che seguano l’uno le orme dell’altro o che abbiano gli stessi interessi. Riferiamoci a loro chiamandoli con il proprio nome anziché “bambini fate questo”, “bimbi si esce”, ecc. Vuoi scoprire passo passo nella pratica cosa fare per risolvere i litigi e gelosie fra fratelli o sorelle? Leggi la guida completa qui: Smettetela di litigare! I 4 passi per risolvere i litigi fra i tuoi figli
Come risolvere i conflitti con i nonni
Molti genitori si lamentano dei nonni perchè tendono a essere troppo lassivi con i nipoti. La suocera fa mangiare troppe caramelle (proprio quelle con lo zucchero bianco!), magari non seguono la linea educativa di mamma e papà, danno poche regole, oppure fanno le cose di nascosto! Altre volte permettono troppa televisione o sgridano e puniscono anche quando mamma e papà non lo fanno… Se da un lato i nonni possono diventare un formidabile sostegno per la famiglia, a volte i rapporti con loro diventano roventi e sfociano in conflitti e malintesi (spesso anche dovuti a situazioni del passato ancora irrisolte). Ora stai per scoprire: La verità sull’imprinting e sull’influenza dei nonni che quasi tutti ignorano L’asso nella manica per gestire e risolvere i litigi con i nonni La domanda chiave per non arrabbiarsi (e frenare la voglia di tirare il collo a tuo suocera) Come mediare al meglio nella varie situazioni Come evitare di far sentire in colpa i nonni (e buttare legna sul fuoco del conflitto già acceso) Scopri tutto nel breve video e diventa il miglior esempio di armonia per i tuoi figli (perché alla fine, che tu ci creda o no, che ti piaccia o no, è il tuo esempio quello che loro assorbono). GUARDA IL VIDEO E DIVENTA IL MIGLIOR ESEMPIO DI ARMONIA PER TUO FIGLIO 🙂
Mi sento in colpa dopo una sgridata: come rimedio?
È successo anche a te almeno una volta di sentirti in colpa? So bene che i sensi di colpa arrivano a volte dopo che alziamo la voce con i nostri figli, dopo averli puniti o rimproverati, dopo esserci arrabbiati con loro, dopo avergli detto malamente un no che in fondo in fondo poteva essere un sì ma eravamo di corsa… … o quando non abbiamo tempo di stare con loro quanto vorremmo, quando abbiamo la sensazione di trascurarli o di non dare loro abbastanza. Come possiamo sopravvivere ai sensi di colpa? Come possiamo evitare di rimuginare e distruggerci dentro perché ci sentiamo in colpa? Forse si può riavvolgere il nastro e tornare indietro? Ci piacerebbe ma non so dirti come si fa e non credo che per ora sia possibile 😊 Però se vuoi un rimedio efficace ce l’ho, a me è servito tanto e serve tanto tuttora. Lo condivido volentieri anche con te, nella speranza che possa affrancarti dai giudizi e dalle colpe che a volte siamo così bravi a riservarci. E parlo anche di giudizi che ci riserviamo perché non solo a volte sentiamo questo senso di disagio e appunto “di colpa” che ogni tanto ci pervade, ci travolge come un’onda e non sappiamo come scansarci, come farcelo scivolare via da dosso… … ma anche scattano i giudizi, come se avessimo lì sulla spalla un giudice cattivo sempre pronto a criticarci, a dirci che abbiamo sbagliato, a dirci che non siamo capaci, che avremmo dovuto fare diversamente e meglio. Hai presente? Ma sai bene anche tu che questo “giudice” non ci serve affatto… Abbiamo anche noi bisogno piuttosto di un “Aiutante Magico” anche in questi momenti 😊 Il nostro aiutante magico che cosa ci direbbe? Secondo me si metterebbe lì con calma, seduto sul divano vicino a noi e poi ci direbbe: “Tranquilla/o… siamo umani… siamo umani… a volte sbagliamo ed è naturale che succeda… Se non si sbaglia non si impara. Siamo in cammino come i bambini quando crescono e pian piano imparano un sacco di cose e prima di impararle del tutto a volte o spesso sbagliano, fanno errori e questi errori servono proprio per capire con certezza cosa o come non fare”. Ma si può sbagliare anche due volte di fila? Certo che sì! Come un bambino che sta imparando a camminare e non sta subito dritto dopo la prima caduta, così come lo studente ha bisogno di ripetere più volte lo svolgimento di espressioni complesse prima di integrare il procedimento, così anche noi non sempre “impariamo la lezione” subito la prima volta, subito dopo la prima “svista”… o il primo senso di colpa. Eppure non è più il tempo di far leva sul nostro senso di colpa, rendere ancora più pesante quel macigno che ti schiaccia, che ti toglie l’appetito, ti toglie il sonno, ti umilia. È ora di vivere il senso di colpa come un “Aiutante Magico”. Sì, hai letto bene, come possiamo vivere i sensi di colpa come perfetti aiutanti magici? Che ne dici se iniziamo a vivere il “senso DI colpa” come “senso DELLA colpa”? Mi spiego meglio… Sono poche letterine che cambiano, ma fanno una differenza enorme, perché quando iniziamo a sentirci in colpa, invece di farci travolgere dal senso di disagio e dal giudizio nei nostri confronti, possiamo osservare piuttosto il senso della responsabilità che noi abbiamo verso quella determinata azione. Come posso “leggere” quello che è successo? C’è qualcosa di diverso che posso fare la prossima volta? Cosa posso imparare? Cosa vuole dirmi questa cosa che è appena successa e che forse non dovevo fare, non dovevo dire o dovevo fare diversamente? È successo. E meno male che è successo, perché così, in maniera ancora più forte, in maniera ancora più ampia, ancora più attenta io posso rendermi sempre più conto di cosa evitare la volta prossima. Esempio: mi sono arrabbiata, ho alzato la voce, e adesso mi sento tremendamente in colpa… Se per esempio mi sono arrabbiata con mio figlio, ho alzato la voce, gli ho detto malamente di andarsene di là da solo perché mi ha proprio fatto arrabbiare perché deve smetterla di dirmi di no e adesso mi sento tremendamente in colpa perché mi rendo conto che potevo agire diversamente… …invece di cominciare ad accusarmi, sentire il peso del disagio come un macigno, invece di dirmi che sono una cattiva madre o un cattivo padre, che cosa posso fare? Ecco i passi: 1) Mi fermo Mi fermo un secondo, faccio un bel respiro profondo, e posso dirmi per esempio: “Sì, è vero, ho esagerato, non è servito a nulla e potevo fare diversamente… non sono riuscita/o a fermarmi un attimo prima e provare a pensare a come potevo reagire” 2) Cosa posso fare la prossima volta di diverso? “Ok, questa volta è andata e in effetti non voglio più che succeda. Cosa posso fare la prossima volta di diverso?” 3) Ripercorrere quello che è successo Adesso (o appena avrai un attimo di tempo) prova con calma a ripercorrere quello che è successo. Senza rimproverarti puoi valutare che cosa fare la prossima volta invece di arrabbiarti. In questo caso per esempio puoi ricordarti di fermarti prima di esplodere (anche se all’inizio è dura), valutare come mai continua a dirti di no, comprendere il suo punto di vista e mettere in campo un po’ di fermezza se serve. E infine puoi valutare cosa modificare nella vostra relazione perché inizi a diventare più collaborativo quando serve 4) Allenati a reagire diversamente Servirà un po’ di allenamento, ma se lo fai diventare un obiettivo importante per te, allora puoi farci attenzione, concentrarti e tutte le volte che senti salire la rabbia puoi fermarti un attimo, accogliere come ti senti e ricordarti che puoi imparare a reagire diversamente e evitare di “sentirti in colpa” Si tratta di abbracciare la nostra responsabilità: cascasse il mondo da domani questo diventa il mio obiettivo principale per il prossimo mese. Puoi appuntarti quali sono le modifiche necessarie che puoi apportare alla vostra relazione e cosa può aiutarti per non arrabbiarti e ogni giorno provarci, un pezzettino alla volta, con calma, con convinzione e senza giudicarti. In questo modo il senso di colpa diventa davvero “senso della colpa”. Diventa un buon Aiutante Magico che ti aiuta a migliorare le cose. Diventa il segnale prezioso di una bussola che ti indica la strada migliore per te e per voi e come percorrerla. Se vuoi, puoi anche approfondire con questo articolo: Ti senti sbagliata e incapace? E invece sei perfetta così come sei.
Tuo figlio non ascolta? Scopri perché non accetta le regole e i tuoi no
Perchè a volte tuo figlio non ascolta mentre altre volte collabora e accetta le tue regole? Perché nonostante tutti i tuoi sforzi fai fatica a farti ascoltare e si ribella? Per leggere questo articolo è necessaria una buona dose di apertura mentale e la sospensione per qualche minuto del tuo giudizio! Infatti stai per scoprire: 1️⃣ Perché i bambini e i ragazzi rispondono male ai genitori, non ascoltano, non accettano i no e rifiutano le regole. 2️⃣ Approfondiremo quali sono i nostri atteggiamenti che involontariamente non rispettano il “Libretto delle Istruzioni” e che potrebbero causare ribellione, “capricci” e litigi. 3️⃣ I 5 principi d’oro che possono aiutare tuo figlio a rispettare le regole, ottenendo più collaborazione e armonia in famiglia. Iniziamo! “Fai il bravo! Comportati bene!” “Speriamo sia educato” “No, guarda che così non mi piaci” “Se mangi tutto ti do la caramella” “Solo più 5 minuti…” “Ascoltami!” “Vieni subito qui!” “Ti devi lavare i denti …” “Ti ho detto no!” “Così non si fa!” “Lì non devi andare!” “Ringrazia e chiedi per piacere” Ti suonano familiari queste frasi? Chissà quante volte le hai sentite per strada, in casa di amici oppure ti stai accorgendo mentre leggi che a volte fanno parte anche del tuo linguaggio e della relazione che hai con i tuoi figli. Perché sentiamo troppo poco spesso o diciamo troppo poco invece frasi come queste? 1️⃣ “Divertiti!” 2️⃣ “Sei felice?” 3️⃣ “Come ti senti?” 4️⃣ “Speriamo che riesca a essere se stesso e speriamo di riuscire ad aiutarlo in questo” 5️⃣ “Speriamo che impari ad ascoltarsi e speriamo di riuscire noi a sentire sempre i suoi bisogni” 6️⃣ “Non hai più voglia di finire quello che c’è nel piatto? Secondo te come mai?” 7️⃣ “Che cosa è successo, amore?” In più, se i bambini avessero una capacità razionale già sviluppata e un’ottima proprietà di linguaggio, probabilmente ci direbbero (e spesso lo fanno): “Mamma, basta urlare!” “Perché mi sgridi? Non l’ho fatto apposta. Se lo avessi saputo avrei evitato io stesso di mettermi nei pasticci” “Perché mi accusi? L’ho fatto perché mi sono sentito in pericolo, perché avevo bisogno di sfogarmi” “Papà, puoi parlarmi con più calma?” “Perché non riesci a stare davvero con me? Perché pensi sempre ad altro?” “Ma chi è questo qui a cui vuoi tanto che somigli tutte le volte in cui mi dici che non va bene quello che faccio o quello che dico o quello che esprimo?” Perché noi adulti recitiamo le battute che hai letto poco fa, anche se queste alla fin fine potrebbero peggiorare la relazione con i figli? Soprattutto considerando il fatto che sono anche una fonte enorme di stress per entrambi, figli e genitori: il rapporto si irrigidisce, viene meno la fiducia, tuo figlio non ti ascolta e aumentano le tensioni. Nonostante questo, lo facciamo comunque, perché è quello che direttamente (esperti, riviste, tv, libri, ecc.) o indirettamente (come riflesso incondizionato dell’educazione dei nostri genitori) abbiamo imparato e assorbito dall’ambiente. Oltre a questo, ci sono tre motivazioni profonde per cui agiamo in questo modo. Se ci osserviamo, vuoi o non vuoi, vengono fuori. Perché mio figlio non ascolta? Vediamo ora le 3 motivazioni che portano i genitori a imporre le regole: 👉 Vogliamo insegnare ai nostri figli le regole per stare al mondo e crediamo che questo sia il modo più giusto (o meglio, spesso è l’unico che conosciamo) per allevarli. 👉 Vogliamo che gli altri pensino bene di noi e avere figli che vadano bene a scuola, che siano dei bambolotti che dove li metti stanno, che dicano sempre grazie, prego e per piacere così che le persone pensino bene di noi, sono garanzie in più affinché lo facciano. A volte utilizziamo i figli e i loro risultati per compiacerci, gratificarci e per dirci che almeno qualcosa di buono lo abbiamo fatto. 👉 Vogliamo avere meno problemi possibili da gestire. Dato che abbiamo a volte serie difficoltà a gestire gli imprevisti, i problemi non sono sfide ma macigni che ci stressano. Abbiamo paura di sbagliare, ci sentiamo inadeguati e sogniamo perennemente quell’eldorado di felicità e non-sforzo dove tutto è perfetto. Se ce lo avessero fatto vivere nell’infanzia non andremmo a cercarlo ora in maniera così compulsiva. Anzi, probabilmente non avrebbe mai smesso di far parte del nostro mondo interiore, indipendentemente dagli eventi esterni. Per non sentire tutto questo, speriamo che meno imprevisti possibili arrivino a costellare le nostre giornate. Approfondiamo questi ultimi tre punti. Non ce lo chiediamo mai, ma crediamo che almeno una volta nella vita queste domande ce le possiamo fare: Perché vogliamo che i bambini imparino “le regole”? Quali regole e secondo chi? Potrebbero forse farne a meno? In verità vogliamo che i bambini imparino delle regole perché crediamo che quello sia l’unico modo per riuscire ad ottenere da loro un comportamento adeguato, soprattutto per quando saranno adulti e si dovranno confrontare con il mondo esterno e con altri individui. Temiamo che possano non aver appreso tutte le strategie che permetteranno loro di sopravvivere in questo mondo che consideriamo spesso pericoloso, ingiusto e difficile. Percepiamo l’esterno e la vita come terreni di battaglia e in più ci fanno credere che, a meno che non si tratti di un colpo di fortuna, siamo troppo deboli per affrontarlo, quindi meglio rassegnarci. Altre volte invece, sempre per condizionamento, crediamo che l’omologazione sia la via più facile. Dunque riteniamo che le regole possano abituare il bambino a diventare quell’essere intiepidito, insipido e che davvero “dove lo metti sta”, augurandoci così che abbia meno problemi possibili. Perché, si sa, la ribellione può rivelarsi scomoda e dare tanti problemi. Peccato che sovente confondiamo il “capriccio” del bambino o la ribellione di un ragazzo con il suo tentativo di essere se stesso a discapito dell’omologazione. Figli che si ribellano ai genitori: perché se cerchi di omologarli ottieni ribellione e perdita di fiducia Tutti i bambini e i ragazzi sanno di essere nati per essere se stessi, per conoscersi e per manifestare i loro talenti. Se noi tentiamo in tutti i modi di omologarli con rabbia, durezza e sguardi di ghiaccio ad uno schema o a un “si è sempre fatto così” probabilmente ottieniamo due cose. Conseguenza n° 1: la ribellione Il bambini e i ragazzi continuano a mettere in atto tentativi a volte ribelli per cercare fino all’ultimo di dirci che: 1️⃣ avrebbero bisogno di un nostro atteggiamento diverso 2️⃣ vogliono essere omologati alle nostre credenze ma vogliono essere sostenuti affinché possano essere se stessi. Conseguenza n° 2: la perdita della fiducia Se cerchiamo di omologarlo ad un prestampato che abbiamo nella nostra testa per il solo fatto che crediamo che sia giusto o perché anche noi ci adattiamo a modelli esterni o precedenti, lui percepisce di non valere, di non essere quello che tu vuoi da lui. Dato che la seconda cosa fondamentale che ogni bambino desidera è quella di essere amato incondizionatamente da mamma e papà, mette sotto le scarpe se stesso a favore del tuo amore per lui. Facendo questo, rinuncia a conoscersi e a manifestarsi (cosa che lo porterà ad essere infelice, sfiduciato e arrabbiato) e perde fiducia e stima in mamma e papà perché dovrebbero proteggerlo e sostenerlo nel suo intento e non lo stanno facendo. Anzi, lo giudicano, lo vogliono uguale a un qualcosa che lui non è. Viviamo impregnati di una cultura che porta ancora con sé il retaggio di un sistema di regime dove le stesse norme applicate in una caserma si riteneva fossero idonee anche per l’ambiente famigliare: con le ristrettezze e con la forza si potevano ottenere uomini forti, donne sottomesse, potere, fama e gloria. Ahimè un disegno di questo tipo, come non porta a un miglioramento nel mondo, non porta a nulla neppure nel mondo interiore di tuo figlio. A causa di questo modello crediamo che i bambini siano vasi vuoti da riempire di modi di fare, di regole, di buoni comportamenti. Crediamo che premi e punizioni servano per raddrizzarli, che i complimenti gli tirino su il morale e gli rafforzino lo spirito. Siamo convinti che le restrizioni siano l’unico strumento che abbiamo per fargli capire chi comanda e perché, forse, attraverso il patimento impareranno la lezione. I bambini e i ragazzi non vogliono appartenere a modelli ma vogliono essere se stessi, rispettando i principi naturali di vita e di condivisione che appartengono all’uomo e alle altre specie viventi. Se non rispettano noi e il nostro modello, per cui ci appaiono come dei trasgressori, potrebbe essere che quanto noi proponiamo non è nelle loro corde naturali? Potrebbe essere che fanno tutti i tentavi possibili, con il linguaggio verbale e non verbale e con gli strumenti che hanno a disposizione per farcelo capire e per darci la possibilità di essere anche noi diversi e più vicini alla nostra natura di genitori? La famiglia e tutti gli ambienti in cui un figlio cresce non devono essere ambienti militareschi e neppure ambienti democratici (anche questo oggi va molto di moda…). L’ambiente in cui il bambino si esprime è semplicemente “naturale”: per essere efficace a breve e a lungo termine deve poter rispettare i principi del loro Libretto delle Istruzioni che fanno crescere il bambino senza sforzo e sentendosi amato e fanno sì che anche noi lo educhiamo senza sforzo, con gioia e gratitudine. La crescita del bambino e l’armonia del rapporto con i propri genitori dovrebbe avvenire naturalmente e senza sforzo. Ognuno conosce il proprio ruolo, sa cosa fare, quando farlo e come farlo, senza dover ricorrere a stratagemmi, manipolazioni, giudizi, premi, punizioni, ricatti, compravendite di amore (“se fai così non ti voglio più bene”). Troppo spesso confondiamo questi metodi con l’”Educazione”. Questi metodi fanno parte dell’istruzione, ovvero di un tentativo di inserire all’interno del bambino, codici, schemi, regole, morale del giusto e dello sbagliato. Educare è invece tirar fuori quello che il bambino ha già naturalmente dentro di sé e senza sforzo. Sai perché diciamo “senza sforzo”? Perché se iniziamo con pazienza a osservare il bambino, ci accorgiamo che è lui con la sua trasparenza, la sua innocenza e la sua consapevolezza a farci capire quello di cui ha bisogno per diventare un adulto felice. Noi adulti abbiamo perso l’abitudine di stare davvero con i bambini, di sentirli, di guardarli negli occhi e di osservarli. La loro perfezione, la loro lucidità e la loro coerenza ci spiazzano, a volte ci mettono in difficoltà e quindi preferiamo soprassedere o restare sulla superficie. Anche se iniziamo ad osservarli, dobbiamo poi ancora fare i conti con questi “benedetti” condizionamenti che utilizziamo ormai in maniera automatica. Non rispetta l’autorità, risponde male, non accetta i miei no: i 5 falsi miti svelati A proposito di regole e di condizionamenti ora vediamo quello che ahimè rafforza una modalità educativa militaresca e omologante, anziché favorire la libera espressione dei bambini e dei ragazzi e la loro manifestazione. 1° Falso mito su regole e figli che non ascoltano: il rinforzo positivo Educare con il rinforzo positivo: quando un bambino si sente elogiato e gratificato per ciò che sta facendo, inizia a credere di più in se stesso. Riflessione Il rinforzo positivo ha lo stesso valore della punizione, della critica e del giudizio. Si trova dalla parte opposta, ma è allo stesso livello. Infatti, possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che sgridare e punire i bambini non sia efficace, ma non ci chiediamo che cosa accade nel bambino davanti al rinforzo positivo e all’elogio. Tuo figlio deve sentirsi amato per quello che è, qualsiasi cosa faccia o dica. Se quello che fa a noi non piace è un problema del bambino oppure nostro? Nostro. Ci sono vie mono faticose e più efficaci del lodare o criticare perché speriamo che così impari le buone maniere o perché così la prossima volta eviterà un comportamento scorretto che abbiamo criticato o ripeterà un comportamento che noi riteniamo corretto e che abbiamo elogiato. Rinforzare positivamente un comportamento vuol fargli capire (anche se le nostre intenzioni sono diverse, questo è quello che gli trasmettiamo) che così ci piace, se si comporta diversamente no, che così lo preferiamo e lo amiamo di più. Si innesca un meccanismo a spirale discendente per cui il bambino e il ragazzo restano in perenne tensione per controllare i loro istinti e i loro atteggiamenti perché, se seguono le loro motivazioni e il loro istinto, l’amore di mamma e papà potrebbe diminuire. È necessario imparare a fidarci di più dei figli perché non sono prototipi da stampaggio, non sono cd da masterizzare, sono bambini, sono ragazzi. Per certe cose siamo molto più mammiferi di quello che crediamo. Come mamma leonessa non ha bisogno di insegnare, spiegare, indirizzare, lodare, punire i suoi cuccioli perché imparino a seguirla evitando i pericoli, a diventare autonomi, a cacciare, così noi potremmo limitarci a dare un buon esempio e lasciare che il bambino lo imiti e lo assorba. 2° Falso mito su regole e figli che non ascoltano: i vizi… A differenza della mamma lei, mia nonna, non doveva occuparsi della mia educazione ma doveva solo viziarmi. Riflessione Ascoltando questa frase mi sono chiesta: perché educare, coccolare e dare abbondanza devono essere visti come incompatibili? Perché vediamo le coccole e l’abbondanza come vizio e come concessione? Perché l’educare deve implicare restrizioni e sacrifici per il bambino? Se vogliamo davvero andare verso uno stile educativo che rispetti tuo figlio dobbiamo lasciar perdere tutti questi modi di pensare e allontanarci dalla credenza che sia dannoso dare al bambino un senso di abbondanza (e non intendiamo con questo riempire la cameretta di giocattoli…). L’educazione si impara imitando e non imponendo o restringendo, quindi, tanto vale essere “abbondanti” in coccole, attenzioni e dettagli. In questo modo, non solo soddisfiamo i bisogni del bambino, ma gli diamo anche un senso di abbondanza che lo accompagnerà per tutta la vita e che gli impedirà di sentirsi vuoto, sfiduciato, privo di risorse e con un percorso in salita dove la vita è ingiusta e c’è sempre qualcuno pronto a deluderci o a fregarci. La vita non è così. È così lo schema educativo che abbiamo assorbito e subito e che inconsciamente ribaltiamo sulla nostra vita di adulti. Un bambino cresciuto nell’abbondanza di amore e nel soddisfacimento di tutti i suoi bisogni affettivi cresce con molti meno limiti a fargli da intralcio per la sua realizzazione. 3° Falso mito su regole e figli che non ascoltano: bisogna farli ragionare… Dal primo anno i bambini hanno bisogno di spiegazioni per capire cosa bisogna e non bisogna fare. Riflessione Dal primo anno i bambini, a meno che debbano andare in trincea o alla scalata del Kilimangiaro, hanno bisogno di amore, attenzioni e coccole. I bambini non hanno bisogno di capire razionalmente, hanno bisogno di vedere, sperimentare e imitare. Sono troppo piccoli per poter comprendere un discorso razionale fatto di pro e di contro, di cause e conseguenze, di diritti e doveri, e soprattutto di spiegazioni. Quante volte pensiamo o diciamo: “Eppure sai quante volte gliel’ho detto?” “Te l’ho già spiegato il perché!” “Ma non capisci?” Ecco il punto di vista di tuo figlio: “Cara mamma e caro papà, sarebbe più semplice per voi, e a me piacerebbe di più, se quando non ho voglia di fare i compiti o faccio i capricci per non lavarmi i denti, prima di tutto mi veniste vicino e vi ricordaste che ho un motivo per cui faccio così. Non ve lo so spiegare bene e allora lo manifesto come posso”. “Se mi chiedete con calma e dolcemente come mai e vi rendete disponibili ad aiutarmi e a risolvere la mia difficoltà o il mio bisogno, io sono il bambino più felice del mondo. Smetto di avere paura e di sentirmi a disagio, so che mi posso fidare di voi e so che mi basta seguirvi. Insomma, mamma e papà, so benissimo come si lavano i denti, è da quando sono nato che mi portate con voi e che vi guardo, di solito lo facciamo sempre insieme! E per i compiti, che voi mi diciate di sforzarmi, mi serve a ben poco! Ho un disagio dentro che non riesco a superare da solo, altrimenti vi pare che perderei tutto questo tempo? Se non mi annoiassi e volessi farli da solo a quest’ora li avrei già finiti e sarei fuori a giocare!” 4° Falso mito su regole e figli che non ascoltano: ignoralo se dice parolacce… Mio figlio dice le parolacce: se non trova alternative alle parolacce sgridatelo e ignoratelo. Riflessione Perché un bambino dice parolacce? Forse le ha sentite dire e semplicemente le ripete perché funziona per imitazione. Oppure sa che non si fa e vuole attirare la nostra attenzione (ha provato in mille altri modi e “con le buone” ma non c’è stato nulla da fare). Forse si sente un debole o un insicuro: chi dice parolacce gli sembra più forte e quindi fa anche lui così. Se non comprendiamo la motivazione e non andiamo a fondo non serve a nulla sgridarlo o ignorarlo. Nel primo caso continuerà a farlo perché pur sgridandolo almeno abbiamo iniziato a considerarlo. Nel secondo caso anche, perché volendo le nostre attenzioni rincarerà la dose o cercherà altri atteggiamenti distruttivi per segnalarci la sua presenza e il suo bisogno di attenzioni. 5° Falso mito su regole e figli che non ascoltano: il disordine… Mio figlio è disordinato, non pulisce, si rifiuta di riordinare! Riflessione Se invece vuoi che tuo figlio “impari” a fare le pulizie perché hai paura che diventi sporco e disordinato puoi partire da subito con un’altra motivazione nel cuore. Infatti, grazie al buon esempio e al gioco puoi far amare a tuo figlio tutte quelle esperienze che fanno parte della vita quotidiana: lavarsi, apparecchiare, sparecchiare, riordinare la stanza, ecc.. Il bambino impara giocando: prima lasciati imitare mentre fai le cose con gioia (se anche tu le vivi come un peso, come pensi che potrà viverle lui?), poi fate le cose insieme, giocando! Per esempio, invece di dover pulire la stanza potete andare a risistemare per bene la barca dei pirati con tanto di bandana in testa. Invece di dover apparecchiare la tavola potete preparare un ottimo servizio per i principi e per le principesse che vengono a palazzo per la festa. Oppure allestire un banchetto per i samurai che tornano affamati dalla battaglia. In questo modo tutti i bambini si divertono e imparano. Attenzione! Se l’adulto lo fa con un secondo fine e quindi manipolando (facciamo finta di giocare così ti porto dove voglio io) non funziona. Funziona se siamo sinceramente convinti che questa sia la cosa più naturale per il bambino e se anche noi ci stiamo divertendo. Per approfondire questo argomento puoi leggere: Figli disordinati: come insegnare l’ordine con la tecnica dello svezzamento Come insegnare le regole senza urla, sgridate e senza ripetere le cose 100 volte! Anche se oggi tuo figlio rifiuta le tue regole e i tuoi limiti ci sono 5 principi d’oro che possono aiutarti a ottenere più collaborazione e armonia in famiglia. Sono gli stessi principi utili anche con bambini oppositivi e provocatori, bambini che non rispettano l’autorità o bambini ritenuti “difficili da gestire”. Sono principi semplici che vengono spesso trascurati e che invece ti suggerisco di valorizzare nella vostra vita familiare perché ti consentiranno di allinearti con i bisogni emotivi di tuo figlio ed eviterai inutili imposizioni e litigi. 1️⃣ Vivere in un clima rilassato aiuta Muoverti con calma, sorridere, mostrarti paziente e disponibile, evitare litigate, cercare un gioco insieme e con calma riordinare il resto, aiuta i bambini a rasserenarsi. Bambini più sereni, che percepiscono rilassatezza e sicurezza intorno a loro, spontaneamente hanno più voglia di ascoltarti, di seguire le tue indicazioni. 2️⃣ La qualità del tempo che trascorri con tuo figlio Se gli dedichi del tempo di altissima qualità (meno di quanto credi) tuo figlio si sentirà appagato affettivamente e non avrai bisogno di insistere, premiare, punire, perché sarà lui per primo a volerti aiutare. 3️⃣ Funzionano le buone abitudini condivise e non il “devi fare così” I bambini rispettano le regole che diventano per tutta la famiglia delle buone abitudini che tutti condividono e che sono parte integrante dei ritmi quotidiani e del modo di essere di mamma e papà. Al contrario le imposizioni fatte con toni duri tendono a creare trasgressione, soprattutto con i bambini di oggi. 4️⃣ Apprendere l’arte di saper dire di NO Non avere paura di dire di no e di dare limiti, evita però le prese di posizione esplicitate con rabbia, le sgridate e gli “sguardi di ghiaccio”. Sii ferma ma mantieni un sorriso sincero. Infatti i no e le regole si possono “trasferire” anche con calma e in un clima sereno (contrariamente a come spesso siamo stati abituati noi nella nostra infanzia con ricatti, punizioni, urla e minacce). Al contrario metodi educativi basati su minacce e paura tendono a peggiorare la situazione se tuo figlio è oppositivo e non ti ascolta. 5️⃣ I tuoi figli vivono e imparano giocando e nella gioia Nulla può essere appreso o eseguito da loro con modi militareschi o autoritari. Se vuoi che “impari le regole”, le dovrete mettere in pratica insieme giocando e divertendovi (soprattutto nei primi 5-6 anni). Per esempio, si può raccontare e “vivere” la storia di un supereroe ogni volta che si lavano i denti, come Spider-man che salta da un dente all’altro sparando la sua ragnatela. Oppure la stanza diventa magicamente una nave di pirati da pulire, completa di cannoni, vestiti per la ciurma e spade! I bambini comprendono principalmente il linguaggio del gioco, ecco perché come genitori è necessario diventare anche i loro animatori. Tu ti divertirai di più, aumenterà la qualità della vostra relazione, tuo figlio collaborerà e apprenderà le sane abitudini come lavarsi, pulire gli ambienti, prendersi cura del proprio corpo… divertendosi. E, infine, ecco una riflessione molto contro-intuitiva e di vitale importanza: i bambini hanno voglia di cooperare e di essere solidali con mamma e papà, mentre si oppongono quando sentono che la loro natura amorevole e la loro emotività non viene rispettata. Approfondimento Se vuoi comprendere meglio come gestire il nervosismo di tuo figlio e i comportamenti “capricciosi” leggi qui: Capricci dei Bambini da 1 a 10 anni (come gestirli e prevenirli)
Come staccare i bambini dal cellulare, videogiochi e tablet?
Ecco uno dei nostri dilemmi e crucci più grandi: come convinciamo i bambini a staccare da qualsiasi schermo come cellulare, videogiochi e tablet? Come evitiamo la dipendenza dagli schermi? Intanto ti dico subito cosa non fare. So che all’inizio non sempre sarà semplice, ma dato che è importante eliminare il prima possibile questi ingredienti, queste abitudini, se vogliamo riuscire a trasmettere loro la giusta misura con questi strumenti, allora ci conviene farlo come prima cosa: 1️⃣ Evita di arrabbiarti e di perdere la calma 2️⃣ Se parti con l’idea di salire su uno sgabello e iniziare con una lunga filippica sei fritta/o come un panzerotto già in partenza 3️⃣ Se pensi di usare ricatti, punizioni e sgridate corri il rischio che tuo figlio finisca per spegnere i videogiochi soltanto perché ha paura o per evitare la punizione. Non certo perché sta integrando una nuova abitudine o perché ha capito l’importanza. E dato che invece vogliamo educarlo alla giusta misura, è importante che le cose avvengano in un altro modo e che si semini un po’ alla volta in lui la giusta consapevolezza indipendentemente dall’età di tuo figlio 4️⃣ Ricordati che l’obiettivo non è “convincere”, l’obiettivo è mostrare a tuo figlio o a tua figlia delle sane abitudini e aiutarlo ad integrarle nel tempo A proposito di buone abitudini, passo subito ai cavalli di battaglia, agli ingredienti fondamentali che non puoi non considerare se vuoi evitare lotte di potere, musi lunghi e arrabbiature quando è ora di usare questi dispositivi e decidere come e quanto usarli. Primo passo per staccare i bambini dagli schermi del cellulare, dei videogiochi e del tablet: la fiducia tra di voi Questo ingrediente è valido qualsiasi sia l’età di tuo figlio o di tua figlia. Se loro si fidano di te, stanno bene con te, ti vedono proprio come il loro “Aiutante Magico” perché conosci e sei attenta/o ai loro bisogni, sai dare loro del tempo della qualità di cui hanno bisogno, non li paragoni, ecco che non vedono l’ora di ascoltarti. E sanno che quando dici “no” o “basta” bisogna proprio seguirti perché lo fai per il loro bene, così come hai sempre detto di sì tutte le volte in cui è possibile soddisfare le loro richieste (di qualsiasi genere e non solo per la tecnologia). Non siamo due eserciti che devono combattere tra loro o difendersi, non è questione di chi ha ragione e chi no, non è questione di giocare a carcerieri e carcerati. Si tratta piuttosto di sapere che abbiamo bisogno di guidarli e accompagnarli a integrare delle buone e sane abitudini. A proposito di abitudini, passiamo al secondo ingrediente. Secondo: buone e sane abitudini Quando si tratta di regole siamo noi i primi a mettere su i capelli dritti o a farci venire la pelle d’oca. Partiamo di solito già prevenuti e con lo spavento addosso perché pensiamo che inizieranno a fare storie. Temiamo che ci diranno sicuramente che non vogliono spegnere, cominceranno a ricattarci a loro volta, dovremo usare le maniere forti, ecc. È molto più facile se invece iniziamo a vivere le regole come delle semplici, sane e buone abitudini da trasmettere. Come cose che vanno semplicemente fatte così. Come beviamo un bicchiere di acqua quando abbiamo sete, come quando mettiamo a posto i piatti dopo averli lavati, così come sparecchiamo la tavola, ci laviamo i denti dopo aver mangiato, ci infiliamo le scarpe prima di uscire. Anche in questo caso per noi si tratta semplicemente di: 1️⃣ Decidere in base all’età dei nostri figli se vogliamo che usino questi dispositivi oppure no 2️⃣ Se la risposta è sì, quali dispositivi, per quanto tempo e quante volte alla settimana o al mese 3️⃣ Che cosa possono fare con questi dispositivi e cosa no. 4️⃣ In base all’età cosa possono fare da soli e cosa no 5️⃣ E poi dare per scontato che sia così e che vada semplicemente trasmesso loro, vanno solo abituati ad usare i dispositivi così come noi riteniamo più opportuno. Così come decidiamo cosa è giusto mettere in tavola o cosa è giusto leggergli la sera. Terzo: chi ben comincia è a metà dell’opera Anche se sarebbe bellissimo, non sempre queste cose funzionano in automatico. Sì, certo, possiamo “in automatico” staccare la spina della tv o buttare il telefono fuori dalla finestra. Ma se vogliamo che tuo figlio ti ascolti quando chiedi di spegnere la TV o che impari a farlo in autonomia e comprenda cosa è possibile fare con questi strumenti e cosa no, allora dobbiamo essere un po’ come dei bravi contadini. Questi risultati si seminano tempo prima, si coltivano e solo alla fine si raccolgono i frutti 😊 Non è una partita che si gioca il secondo prima dello spegnimento. Se hai già incontrato delle difficoltà in questi momenti, non puoi sperare di non costruire nulla prima di arrivare lì e dirgli: “Spegni… Ti ho detto di spegnere… É ora di spegnere… Dai, che è pronto!… Mi avevi detto che avevi finito… Mi avevi detto che era l’ultima… Guarda che vengo e ti prendo il joystick… guarda che spengo… tolgo la spina e poi domani non giochi più…”. A proposito di videogiochi… la partita così è già persa. Abbiamo già fallito e perso in partenza. Se vogliamo che tutto avvenga serenamente e senza litigare, oltre ai primi due ingredienti che ti ho citato sopra, puoi: 1️⃣ Stare con loro mentre li usano in modo da vedere cosa vogliono farci, cosa li diverte, cosa li interessa 2️⃣ In loro compagnia riesci a vedere quanto durano gli episodi o quanto dura una partita. In questo modo ti è più facile decidere quando spegnere per fare sì che avvenga a fine partita e non dopo 10 minuti quando il cartone non è finito o la partita non si è conclusa 3️⃣ Puoi informarti su cosa c’è in circolazione, approfondire le tue informazioni in modo da sapere cosa proprio non possono fare e cosa invece sì. Puoi essere tu la prima a proporglieli serenamente perché sai che non sono cose pericolose, non contengono messaggi sbagliati 4️⃣ Se stai con loro è più facile che diano la priorità al rapporto con te, a te chi li stai guardando, ti stai divertendo con loro. Questo riduce il rischio che si incantino e si assentino da tutto il resto, correndo il rischio di ricercarli sempre più spesso 5️⃣ Se sono adolescenti e non ti vogliono con loro, puoi comunque informarti, vedere come li usano. E a proposito di sane abitudini, puoi parlarne insieme e definire delle regole che possano andare bene a loro ma che non superino i confini che secondo te sono necessari 6️⃣ Puoi mostrare loro che divertimento e relax non si soddisfano solo davanti alla tv o a un video di youtube o un videogioco. Favorisci altri tipi di attività, divertiti con loro, usa i loro personaggi preferiti per inventarvi delle avventure a cui giocare anche a tv spenta, leggete dei libri su questi personaggi, costruite insieme dei pupazzi che li rappresentino e con cui giocare Quinto: fermezza e accoglienza in egual misura quando è ora di staccare dal cellulare o da qualsiasi schermo Già immagini che se da un lato è utile non arrabbiarsi, dall’altro dovrai usare una buona dose di fermezza. Non è facile spegnere la tv o il tablet quando ci stiamo divertendo un sacco, quando prima ci annoiavamo soltanto, quando non sappiamo proprio cosa fare se spegniamo, quando tutti i nostri amici sono lì sopra, ecc. E se non ce la fanno a farlo da soli, è ovvio che dovremo mettere noi per loro quella cognizione, quella disciplina, quella forza interiore, quella fermezza che è necessaria per dire: “ok, per oggi basta”, “ok, adesso è proprio ora di spegnere” e farlo. Non possiamo sperare di continuare a ripeterlo e ottenere che loro lo facciano in automatico. A volte, appunto, è necessario prendere noi le redini e prendere in mano il telecomando e spegnere o fare la stessa cosa con il tablet o con il pc o con il cellulare. Non significa che dobbiamo farlo con rabbia, ma abbiamo bisogno di farlo con convinzione, con fermezza, anche sorridendo… perché no? All’inizio si lamenteranno, non saranno contenti e allora per far sì che la nostra fermezza funzioni senza creare lotte di potere, allora abbiamo bisogno di accompagnarla alla giusta dose di accoglienza. Cosa vuol dire? Vuol dire che dobbiamo essere dei veri “Aiutanti Magici” e metterci nei loro panni, comprendere il loro dispiacere, il loro disappunto e la loro difficoltà e come anche noi vorremmo qualcuno che ci capisce, ci ascolta e ci accoglie, così facciamo con loro. Quando arriverà il momento di spegnere la TV possiamo dire loro che anche a noi dispiace perché si stavano divertendo un sacco e che spegnere è proprio a volte il momento più brutto, che li capiamo perfettamente. Non pretendere che si stampino subito un sorriso sul volto pronti a dirti “che bello spegnere” e accetta il fatto che restino delusi. Del resto è la stessa cosa che succede anche a noi se dobbiamo smettere di fare qualcosa che ci piace moltissimo. Possiamo aggiungere che domani a merenda ci riguarderemo quella bella puntata o rassicurarli sul fatto che tanto tutte le volte che si può, come al solito, siamo noi i primi a ricordargli che possono accendere. Possiamo avere già tra le mani delle alternative interessanti: i loro giochi preferiti, un gioco da fare insieme, ecc. Sesto: scegli il momento migliore Se possiamo non metterci nei pasticci con le nostre mani è meglio, no? Quindi, quando deciderai i tempi in cui si può giocare al videogioco o dedicarsi alla tv, evita per esempio: I momenti prima dei pasti, altrimenti sarai di fretta e non sempre è così entusiasmante spegnere per venire a mangiare Prima di andare a dormire: per gli stessi motivi e perché tendenzialmente questi strumenti agitano invece di rilassare La mattina prima di uscire per andare a scuola Evita di usarli nei momenti in cui pensi di doverli intrattenere (in auto, al ristorante, mentre devi cucinare, ecc.). In questo modo rischi di creare una abitudine difficile da scardinare e che poi te li chiedano sempre più spesso Settimo: abbondanza (anche quando è ora di staccare i videogiochi) Tranquilla/o… non significa lasciare che stiano attaccati a tv e videogiochi per tutto il tempo che vogliono 😊 Se ci fai caso, è anche vero però che spesso il primo atteggiamento di noi adulti è più simile al “No a priori e più No possibili” “No, no, dopo è troppo… Non te lo sei meritato… No, adesso no… Basta! No!… No, non mi interessa, ho detto no!… Aspetta… Smettila di chiedere…”. E invece sarebbe molto più proficuo un atteggiamento di “abbondanza”. Dare abbondanza non significa che dobbiamo sempre dire di sì a tutto. Nel mio vocabolario, abbondanza significa amore, disponibilità, comprensione, sì tutte le volte in cui è possibile, comprensione e empatia anche quando devo dirti di no. Per esempio nel caso di un cartone animato o di un videogioco che piace, possiamo essere noi i primi a proporlo tutte le volte che lo riteniamo giusto. Possiamo metterci anche noi lì comodi a guardarlo insieme o a farci una partita insieme, rilassati e (monitorando i tempi)… perché no… …essere no i primi a dire “Dai ne facciamo un’altra?!” oppure “Ma no… fanne pure un’altra… c’è tempo”. E se dobbiamo dire di no e essere fermi sul fatto che adesso tutto va spento, possiamo aggiungere: “Che barba… ma aspetta… hai salvato tutto per poter riprendere da qui?… Guarda che me lo sono già segnato: sabato si rigioca eh!...” Oppure: “dato che oggi c’è poco tempo scegline uno corto tra questi… e invece… domenica pomeriggio ci mettiamo qui con una bella merenda e ci guardiamo tutto tutto Madagascar!” Che cosa preferiresti anche tu se per esempio ami fare shopping e volessi andare a comprare qualcosa di nuovo? Preferisci: “Dai.. oggi andiamo. Oggi partiamo. Ci facciamo la nostra bella ora di shopping! Perfetto… wow! Non abbiamo molto da spendere ma vedrai che faremo affari e troveremo proprio quello che cerchiamo!” Oppure: “Solo un’ora però!… Senza spendere troppo perché non hai un grande budget, mi raccomando!… Torniamo presto perché troppo relax è meglio di no… meglio non esagerare… E non voglio sentire lamenti se poi non trovi cosa cerchi, eh!” Io preferire qualcuno che mi accompagna nel primo modo e non nel secondo 😊 anche se il budget e il tempo a disposizione è sempre lo stesso. Per i nostri figli e le nostre figlie funziona allo stesso modo. Se noi mettiamo entusiasmo nel vivere quell’esperienza che dura quel che deve durare senza puntare al ribasso, ma dando un senso di abbondanza, di pienezza, di gioia, rimangono molto più soddisfatti e allora hanno molta più facilità a dire poi: “Va bene, va bene… Spegniamo tanto poi domani mi hai detto che lo rifacciamo… Ci divertiamo di nuovo un sacco insieme. Ok, ci sto”. Aiutandoci con questi ingredienti, diventa molto più facile in quel momento farci ascoltare o spegnere senza conflitti e capricci e fare in modo che si instaurino delle buone abitudini che ci aiutino ad evitare l’abuso di questi strumenti con tutte le conseguenze che conosciamo bene. Se vuoi approfondire il tema delle regole puoi leggere l’articolo Tuo figlio non ascolta? Scopri perché non accetta le regole e i tuoi no
Smettila di essere Aggressivo! 5 motivi che scatenano l’aggressività dei bambini con i genitori e a scuola
A volte i bambini picchiano la mamma, lanciano oggetti, mordono, tirano calci, urlano, sono aggressivi a scuola verso compagni, insegnanti, verso le cose… Prima di capire COSA fare, è fondamentale capire PERCHÈ i bambini arrivano a essere aggressivi a casa, a scuola o con gli amichetti. Ci sono molti motivi che sviluppano tensione, rabbia e aggressività e forse molti di questi non te li aspetti nemmeno. Capita che ci siano genitori che mi dicono: “io sono dolcissimo con mio figlio, non faccio nulla di estremo, cerco di prenderlo per le buone. In casa nessuno picchia, nessuno alza le mani, eppure lui…” Spesso i bambini quando sono molto piccoli e cominciano a picchiare, a tirar calci o a innervosirsi hanno l’esempio di adulti di riferimento che, senza rendersene conto, alzano la voce, spaventano: “Basta! Ti ho detto smettila. No eh! Dammi sta roba. Basta adesso!” “No fermo! Smettila!” Oppure sbattono le porte quando sono arrabbiati, strattonano le cose, sbattono le ante degli armadietti, ecc. Risposte di questo tipo, banali e comuni, bastano per generare nel bambino tensioni e paure che necessariamente ha bisogno di scaricare all’esterno. Soprattutto nella prima infanzia quando i bambini non hanno ancora dimestichezza con le proprie emozioni e con la capacità di verbalizzarle o farsi aiutare da un adulto a gestirle. Possono esprimersi solo con quello che conoscono, il pianto e il corpo. Nel momento di gioia, tranquillità e serenità abbracciano, sorridono, ballano, ma quando il corpo è carico di tensione allora picchiano, urlano e tirano calci. Bambini che rompono tutto, graffiano, picchiano i genitori: ecco 5 motivi che scatenano l’aggressività 1. Si arrabbia perché non sa ancora esprimere il suo problema La tensione si accumula anche quando i genitori non se ne rendono conto. A volte i bambini semplicemente sono contrariati, si irritano per un atteggiamento di qualche altro bambino, magari gli viene sottratto un gioco che stanno usando o non vogliono giocare con un amichetto insistente… magari sono stati presi in giro o papà e mamma non l’hanno capito, insistono perché non faccia qualcosa che lo incuriosisce molto… Il bambino si irrita, è piccolo, non sa ancora esprimere il suo problema a parole, la sua difficoltà e chiedere aiuto, lo fa col corpo, lo fa con quella che noi chiamiamo “aggressività”. 2. I bambini diventano aggressivi per la tensione che accumulano Un altro motivo è l’accumulo di tensione “specchio”. Anche se sembra un concetto marziano, davvero i bambini assorbono dall’ambiente circostante. Se mamma e papà sono in tensione, sono stressati, si lamentano, se si trattengono ma sbatterebbero volentieri tutto se solo potessero… Se cercano di essere una maschera di porcellana bella sorridente, ma dentro bollono, sono una pentola a pressione che sta per scoppiare, il bambino lo sente e assorbe questa tensione che necessariamente, prima o poi, deve sfogare. È sufficiente qualsiasi evento, anche quello più inaspettato, per farlo saltare con un capriccio, un calcio o un morso. 3. Il bambino diventa aggressivo perché difende il suo spazio Altre volte i bambini hanno bisogno di difendere il loro territorio. Tengono molto ai loro giochi, tengono molto a mamma e papà, tengono molto ai loro spazi che per loro sono una sicurezza, una garanzia del mondo con il quale possono interagire, del fatto che loro esistono, che possono interagire toccando, sperimentando… Nel momento in cui sentono vacillare il predominio su questo territorio perché qualcuno gli prende il gioco, perché papà o mamma dicono “Basta! Adesso tutte queste cose non le tocchi più” hanno bisogno di difendersi o di esprimere la delusione. Se noi genitori non sappiamo mediare e gestire al meglio la situazione includendo anche l’emotività di nostro figlio, è molto probabile che lui reagisca con l’aggressività. 4. Non ha limiti Una causa paradossale dell’aggressività nei bambini è la mancanza di confini. Quando un bambino sente di avere di fronte un genitore insicuro, un genitore che non sa scegliere, magari fragile, va in confusione. I bambini hanno bisogno di tanto, tanto amore ma, allo stesso tempo, hanno anche bisogno di fermezza, di sentire di avere davanti un genitore che sa decidere, che sa dire di no in modo adeguato. Oggi la maggior parte degli adulti è fragile. Non sappiamo prendere delle decisioni, non sappiamo dire NO senza rabbia, senza urlare con equilibrio e fermezza, non sappiamo non cambiare idea. Spesso mamma e papà delegano la decisione al bambino in merito a scelte della quotidianità che sono di competenza dell’adulto: “Andiamo adesso? Andiamo dopo? Vuoi mangiare? Cambiamo il pannolino? I compiti, boh? Li facciamo adesso? Forse preferisci andare prima di là, forse… ma… non lo so…” Questa forma di insicurezza è una grande fonte di stress per i bambini. Loro hanno bisogno di sentire tutta la forza interiore del genitore. Se manca si sentono destabilizzati, impauriti e spesso reagiscono proprio con l’aggressività. 5. Bambini aggressivi a scuola e con altri bambini Capita spesso di assistere a bambini che diventano aggressivi o aumentano la loro aggressività quando inizia la scuola dell’infanzia. Devono stare otto ore attenti, seduti, concentrati, ad ascoltare senza avere la possibilità di esprimersi, a fare esercizi magari noiosi e ripetitivi. I bambini, ad un certo punto, sentono di dover esplodere, di doversi ribellare. E lo fanno manifestando un comportamento aggressivo. 4 soluzioni per l’aggressività e la rabbia dei bambini Che cosa fare? Prima di tutto osserva la tua quotidianità, osserva la tua interiorità, osserva il rapporto che hai con tuo figlio. Magari la motivazione è una di quelle elencate sopra. 1. Osserva il tuo atteggiamento Non te ne rendi conto e forse accumuli stress, tensione, con tuo figlio sei molto dolce ma dentro sei un vulcano che sta per eruttare e tuo figlio lo sente. A volte non te ne accorgi e sei stanca, frustrata, non ce la fai più, sei alla fine della giornata, ti scappa la pazienza o ti scappa la piccola sberla, lo strattoni dalla maglietta anche se non volevi farlo. Hai un atteggiamento duro, scontroso, ti arrabbi, alzi la voce… tutto questo serve ad alimentare le frustrazioni di tuo figlio. Cerca di mantenere la CALMA prima di tutto. Come? Distraiti, prenditi degli spazi per te, dedicati qualche minuto nella giornata, ricomincia da qualcosa che ti piace, ma fai il possibile per ricaricare le batterie e per riposarti. Non possiamo essere calmi e pazienti con i nostri figli se non ci riposiamo e non pensiamo anche a noi e al nostro benessere. Ogni mamma sa benissimo per esperienza che nei giorni in cui è più serena e riposata riesce a gestire meglio qualsiasi situazione con i figli, “capricci” compresi! 2. Attenzione al ritmo Osserva la giornata, la settimana e fai attenzione ai ritmi troppo frenetici. I genitori che non sanno gestire al meglio l’organizzazione familiare e vanno continuamente in confusione, dimenticano le cose, si lamentano, sono nel caos perenne, passano involontariamente questo stress ai figli. Trova il modo di rendere fluida la scaletta delle cose da fare, degli impegni di ognuno, fai sì che il ritmo rispetti i tempi di tutti i familiari. Anche il ritmo della giornata è le cose da fare sono riferimenti importantissimi per il bambino, perché gli danno serenità e tranquillità. In questa nuova organizzazione è necessario far attenzione a un buon tempo per coltivare la relazione con tuo figlio: ascoltarlo, accoglierlo, dargli il tempo per sperimentare e sostenerlo, raccontare, dargli il tempo di sbagliare e rimediare, il tempo per le coccole, il tempo per gestire i tuoi no e i suoi no. Quando succede qualcosa o fa un capriccio cerca di non partire subito con “NO smettila!”, cerca di comprendere cos’è successo. Guardalo negli occhi, prenditi del tempo per giocare con lui in modo che si senta rassicurato, accolto e considerato. 3. La qualità dell’ascolto Quando ascolti tuo figlio, quando sei disponibile, quando riesci a essere ferma senza delegare le scelte, focalizzati sui suoi bisogni, concentrati su di LUI. Prova prima a ragionare sui mille NO che ti partono per qualsiasi cosa: “Non andare lì. Aspetta! Adesso no. Dobbiamo farlo dopo, sempre dopo, e continuamente dopo” Prova a pensare se di quei mille no qualcuno puoi non dirlo. Magari scopri che solo 200 sono NO utili e gli altri sono solo freni. I bambini diventano aggressivi quando sentono limitata la loro creatività, la possibilità di esprimersi, la possibilità di essere se stessi. Allora cercare di dosare questo atteggiamento, di fargli capire che anche se il tuo è un No, hai comunque compreso molto bene la sua motivazione, sei con lui, sei empatico… Questo lo rassicura tantissimo e lo aiuta a gestire meglio la sua interiorità. 4. Il contenitore fisico Le punizioni e le sgridate alla lunga con tuo figlio non funzionano. I bambini aggressivi puniti o sgridati possono solo peggiorare il loro stato d’animo. Il contenitore fisico è la vera alternativa. L’abbraccio, la coccola, la stretta amorevole, il tocco, il contatto visivo, la carezza, la calma interiore che tu genitore puoi trasmettere a tuo figlio sono perle. Ora che hai queste soluzioni non ti resta che mettere in pratica. So benissimo che non è sempre semplice all’inizio, ci vuole tempo, ma la buona notizia è che la perseveranza fa miracoli! Da ricordare: l’aggressività dei bambini è una “ribellione” che ha bisogno di essere sfogata e accolta Come hai già letto un bambino che morde, alza le mani ai genitori o lancia gli oggetti è un bambino che ha bisogno di liberarsi di uno stato d’animo “scomodo”. C’è qualcosa che vuole comunicare, una difficoltà che non riesce a risolvere, delle emozioni forti che non riesce a scaricare se non con il corpo o verbalmente. Non ha imparato un’altra modalità e quindi si esprime con quelli che noi definiamo atteggiamenti aggressivi. I bambini hanno bisogno di sentirsi compresi nei loro bisogni. Non hanno bisogno di essere attaccati a loro volta. Ti faccio l’esempio del fuoco e dell’acqua. Se davanti a un bambino aggressivo (il fuoco) mettiamo altro fuoco otteniamo semplicemente un fuoco più grande, se mettiamo della benzina anche, anzi peggio. Se noi, vicino a questo fuoco, mettiamo dell’acqua neutrale, limpida e pulita il fuoco non può fare altro che spegnersi. Ti suggerisco di ricordare questa metafora proprio nei momenti in cui dovrai affrontare un episodio di aggressività di tuo figlio. I bambini aggressivi spesso si ribellano a qualcosa che sta loro molto stretto Non solo regole e limiti (che ovviamente sono necessari), ma anche qualche No detto malamente, magari un atteggiamento repressivo dell’adulto, un modello educativo molto rigido fatto di troppe punizioni, troppi no, troppe sgridate, troppe alzate di voce, troppi “Stai fermo! Quello non farlo, lì non andare” La parola aggressività è un’etichetta, ma nella realtà è solo la manifestazione di un bisogno. È sempre un segnale di una richiesta di aiuto da parte dei bambini. Forse stiamo sottoponendo nostro figlio alla frequentazione di un ambiente, scolastico, familiare o altro, che non gli permette di manifestare sé stesso. Infatti per natura i bambini non sono né ribelli, né aggressivi. Sicuramente c’è il bambino che ama di più muoversi, correre, il bambino che ha un tono di voce più alto, il bambino che ama mettere in disordine, differente rispetto a un bambino che fa le cose con più calma, più lentamente, magari non ha bisogno di mettere tutto in disordine per giocare, magari crea in un altro modo, in un modo che noi definiamo più tranquillo, più sereno. Si tratta semplicemente di nature differenti, di talenti differenti. Quando assistiamo all’aggressività, alla rabbia, all’ira, allo sfogo, abbiamo sempre uno stato d’animo non espresso, qualcosa che in un bimbo non è stato compreso, una ribellione che ha bisogno di essere sfogata e accolta. Spero che questa visione ti aiuti a comprendere sempre meglio il Libretto delle istruzioni di tuo figlio e come puoi aiutarlo nei suoi momenti di difficoltà in cui ha bisogno di te. Ha bisogno di un Aiutante Magico. Quindi, di sicuro non dobbiamo favorire le risposte aggressive o fare finta di nulla perché esprimono un bisogno, ma è utile, oltre alla fermezza necessaria in questi momenti, osservare la motivazione, risolverla a monte e ricordarci di accogliere il loro disagio invece di giudicarli. Per approfondire la causa dei comportamenti di tuo figlio puoi leggere: Perché i capricci di tuo figlio non sono comportamenti isterici e inspiegabili?.
Ritorno a scuola: 4 step per evitare ansia, tristezza e nervosismo
Se hai dubbi su come organizzare il rientro a scuola devi sapere che ci sono diverse soluzioni per aiutare tuo figlio a superare il “trauma” del ritorno sui banchi. Vediamo come prepararsi per il rientro a scuola evitando ansia e tristezza, come si fa a riprendere il ritmo, come possiamo gestire al meglio i compiti, come affrontare le settimane prima e i primi giorni dopo l’inizio della scuola. Figli con l’ansia da ritorno a scuola? Iniziamo con il primo passo: 1. Accogli come si sentono per evitare nervosismo e tristezza Spesso, arrivati alla fine delle vacanze, a una settimana dall’inizio del nuovo anno scolastico e dal rientro a scuola tendiamo a preparare i nostri figli con frasi minacciose come: Guarda che la prossima settimana si ricomincia! Guarda che non potrai più dormire fino a tardi! Possiamo invece fare l’opposto e dedicarci ad accogliere, la loro eventuale frustrazione. Ad esempio possiamo avvicinarci al loro sentire e dire: Guarda, lo so che non ne hai affatto voglia, lo capisco. È tutta l’estate che c’è un bel tempo andiamo in piscina e ti puoi svegliare più tardi. Non hai voglia di ricominciare. Quando ci mettiamo nei loro panni si sentono ascoltati e di conseguenza sarà più facile che ci esprimano come si sentono. In questo modo saranno meno nervosi, tristi e sarà più facile per te comprendere come aiutarli in questo passaggio dall’estate al rientro a scuola. Più la loro frustrazione viene fuori, e meno la dovranno accumulare nelle prime settimane per poi sfogarla, ad esempio, quando è ora di iniziare a fare i compiti o svegliarsi al mattino. I figli più si sentono compresi e più riescono a tirar fuori le energie e la loro forza e capacità di adattamento, per sostenere ritmi che magari non sono così vicini alla loro natura o non sono meravigliosi come quelli delle vacanze. Evita un inizio brusco: usa lo “svezzamento” per rientrare a scuola gradualmente Alla ripresa, ricominciare bruscamente sicuramente non è ideale. Possiamo infatti adottare una sorta di svezzamento, esattamente come facciamo con il cibo quando sono piccoli. Quindi cosa possiamo fare nel pratico per rendere meno brusco il ritorno a scuola dopo le vacanze? 2. Non alterare troppo i ritmi durante le vacanze Possiamo evitare, durante il periodo estivo, di alterare troppo i ritmi. Ad esempio, se la sveglia la mattina in genere è intorno alle 6:00-7:00, magari durante l’estate li sveglieremo alle 8:00-8:30 evitando se possibile che dormano fino a mezzogiorno. Diventerà infatti davvero difficile, dopo un’estate piena di sregolatezza, ritornare poi a settembre a dover seguire di nuovo tutte le regole che diventeranno troppo pesanti con l’inizio della scuola. Quindi il consiglio è di cercare di creare un ritmo e buone abitudini: la sveglia non troppo tardi, una programmazione dei compiti o del ripasso (a seconda dell’età), continuare a collaborare in casa se durante l’anno era già un’abitudine, ecc. 3. Mantieni le abitudini delle vacanze nelle prime settimane Allo stesso modo, quando si riprende la scuola, possiamo cercare di mantenere nelle prime settimane delle abitudini tipiche delle vacanze. Ad esempio possiamo andare ancora ogni tanto in piscina o ripetere dei giochi che facevamo con gli amici in cortile quando non c’erano compiti da svolgere. Cose di questo tipo aiutano il bambino ad affrontare questo passaggio in maniera più armonica e meno pesante. 4. Come organizzare i compiti estivi Spesso possono esserci molti compiti e anche per i genitori l’idea di tornare a scuola e a fare i compiti con i propri figli può essere pesante da affrontare. Può essere il periodo delle vacanze un’occasione perché i figli trovino il piacere e la voglia di fare le cose da soli, in autonomia? Vediamo cosa si può fare in base all’età. 👉 Scuola elementare Quando i bambini sono molto piccoli, quindi dai primi anni delle scuole elementari e perché no, anche fino alla fine dei 5 anni di scuola elementare, è ancora difficile per loro essere autonomi completamente. Quindi, paradossalmente, più hanno il supporto e la supervisione di un adulto, più diventeranno autonomi, durante il periodo delle medie o delle scuole superiori. 👉 Da fine scuola elementare/Dalle scuole medie Invece, se siamo verso la fine del ciclo delle elementari o già nelle scuole medie, il periodo dell’estate può diventare un’occasione per lavorare sull’autonomia. Questo grazie al fatto che ci saranno ritmi un pochino più rilassati e non pressanti come durante l’anno scolastico, senza l’ansia del compito in classe o dell’interrogazione. Ovviamente utilizzando anche dei metodi che siano simpatici, divertenti, creativi, si può utilizzare questo periodo sia per fare i compiti che per eventualmente recuperare alcune lacune dell’anno scolastico precedente. I compiti in aiuto alla disciplina Anche il momento dei compiti può essere d’aiuto per ritrovare autonomia e disciplina. Anche se i bambini hanno voglia di essere collaborativi e hanno voglia di imparare spesso la disciplina e la voglia vengono meno quando la modalità in cui compiti vengono strutturati è un po’ lontana dal modo di apprendere del bambino. Spesso i compiti che vengono assegnati ai bambini sono quasi più adatti ad un adulto che è abituato a ripetere in maniera piuttosto monotona lezioni o operazioni. I bambini invece imparerebbero e farebbero i compiti molto più volentieri se questi esercizi fossero fatti in maniera un pochino più interattiva. Per esempio, per quanto riguarda le operazioni e i problemi di matematica, per i bambini è più facile se vengono abbinati ad una situazione concreta, come quella del mercato, del supermercato o del negozio. La lezione di storia o di geografia per i bambini è molto più facile da imparare se viene raccontata loro come una storia che non invece dicendo: “Leggi queste cinque pagine finché non le impari a memoria. Poi ripetimele e vediamo se hai imparato”. Questo per i bambini è molto noioso e allora ecco che diventa importante per esempio approfittare proprio del periodo estivo per aiutare i bambini con questa modalità. E questo aiuta anche molto la loro disciplina e la loro autonomia. Ricomincia anche lo sport: può essere utile per ritrovare la disciplina? Lo sport non dovrebbe essere eccessivo, perché spesso oggi i bambini e ragazzi sono sovraccarichi anche di molte attività. Ma se lo sport scelto è uno sport che appassiona tuo figlio, è fondamentale e aiuta tantissimo: – Sia perché gli permette di esprimersi con il corpo, di muoversi: i bambini hanno tanto bisogno di questo tipo di espressione che spesso la scuola, per vari motivi, non consente. – Sia perché è un ottimo strumento per divertirsi, svagarsi se è una sua passione. La base fondamentale per affrontare l’ansia e lo stress da ritorno a scuola (e che fa tutta la differenza per tuo figlio) Anche i bambini e i ragazzi, come gli adulti, possono ritrovarsi in una condizione di stress mentale che magari in qualche modo condividono con i loro genitori. Cercare allora di mantenere in estate una routine non troppo alterata crea una sorta di continuità. In questo modo il riadattamento alla routine scolastica diventa più facile. Ecco perché dobbiamo poi ricordarci sempre di accoglierli. Non giudichiamoli ed evitiamo di iniziare dicendo frasi come: Ma dai, vedrai che ti piace! Ma guarda che ritrovi tuoi amici… Come ti ho suggerito all’inizio dell’articolo la base fondamentale è sempre l’accoglienza e la comprensione. Se tuo figlio ti dice: Non ho voglia, ho paura di nuovo di dover sostenere le tensioni dei compiti in classe. Ho paura dei troppi compiti…. Lascialo parlare senza giudicarlo ed evita il più possibile di farlo sentire inadeguato o sbagliato. Infatti più tuo figlio si sentirà capito e più sarà sereno e tranquillo nell’esprimere cosa sente. Perché insisto sull’accoglienza? Perché se riesci ad aver cura di questo passaggio tuo figlio sarà più sereno e mettere in pratica tutti gli altri suggerimenti di questo articolo quando sarà ora di rientrare a scuola sarà molto più facile :- ) Naturalmente ci tengo a sottolinearti che se mantenere sane abitudini anche in estate aiuta, ricordiamoci anche sempre che l’estate è anche un momento d’oro per riprendere in mano la nostra vita, ritmi più sani, rallentare, godere delle cose semplici e fare tutte quelle cose che non riusciamo a fare durante l’anno ma che sono a volte più utili e sane di quello che ci aspetta nell’anno “canonico” Puoi ascoltare proprio su quest’ultimo argomento la puntata del podcast: Vacanze: come possiamo far tesoro del tempo con i nostri figli? Se vuoi approfondire il tema dell’inserimento a scuola, puoi anche leggere questi articoli: Come gestire l’Inserimento alla Scuola Primaria Voglio la Mamma! Perché l’inserimento al Nido e alla Scuola dell’infanzia è difficile?
Le 5 cause che ti fanno sentire un genitore insicuro (la prima da piccolo ti umiliava)
Quali sono i “sintomi” che ti fanno capire di essere un genitore insicuro e di non avere abbastanza fiducia in te stesso? Quali fattori hanno “demolito” la sicurezza e l’autostima che avevi da piccolo? Oggi quali sono le conseguenze nella relazione con tuo figlio se ti senti un genitore insicuro e inadeguato? Ti scriviamo la soluzione a questi tre dilemmi per aiutarti a fare un passo in più verso lo stato di Genitore Stra-Felice. Scopri se se sei un genitore insicuro Vediamo di riassumere, in linea generale, i “sintomi” del genitore che non ha abbastanza fiducia in e stesso e con bassa autostima di sé: tendi a giudicarti, bacchettarti, lagnarti, paragonarti sei molto duro con te stesso, fai di tutto per metterti sempre in riga. Quando sei stanco e avresti bisogno di staccare o di divertirti, dici che non è il momento e che ci penserai poi a volte potresti essere con te stesso troppo permissivo: ti lasci andare, non reagisci, non trovi nuove strade e nuove soluzioni per toglierti dalle difficoltà secondo il tuo parere ci sono altri che sono sempre più fortunati o più bravi o più capaci o migliori di te ti prendi poca cura di te e dei tuoi spazi: dall’igiene del corpo a quello della casa, dalla cura per l’estetica della tua persona a quella per la tua casa (e qui non è una questione di tempo che non hai o di troppo tempo che ci vorrebbe…) può essere che tu dia molta importanza all’esterno e non all’interno: è molto più importante quello che pensano gli altri rispetto a quello che senti andar bene per te stesso. Quali cause hanno abbassato la tua autostima? L’autostima non è un qualcosa che si costruisce da zero ma qualcosa che è già nostro a pieno diritto fin dall’inizio: dunque quando l’abbiamo persa? Perché oggi siamo dei genitori insicuri? In verità non c’è una data precisa, o un evento particolare. Si tratta di tanti aspetti che riguardano la relazione tra noi bambini e gli adulti che nel tempo, poco alla volta, hanno generato il risultato, ovvero la disistima di noi stessi. Vediamone alcuni: Causa 1: Paragoni Ti paragonavano ai tuoi fratelli o sorelle o ai tuoi compagni di scuola, cugini, vicini di casa, figli di amici, ecc. (senza sapere ahimè che i paragoni umiliano e sviliscono) Causa 2: Ricatti e manipolazioni Pur di ottenere quello che volevano, tendevano senza rendersene conto a manipolarci e utilizzare ricatti: “se finisci tutto quello che hai nel piatto puoi mangiare il gelato” “solo se fai il bravo e mi aiuti ti lascio andare a giocare in cortile” “solo se finisci i compiti guardi i cartoni”. Causa 3: Senso di colpa Ti facevano sentire involontariamente in colpa quando ti accusavano di aver fatto male a un amichetto o a tuo fratello o a tua sorella (non sapevano di dover accogliere prima di tutto le tue emozioni e che se qualcosa era accaduto avevi i tuoi buoni motivi). Quando ti chiedevano di salutare o baciare qualcuno e tu non ne avevi nessuna intenzione, quando ti chiedevano di fare il bravo e tu non sapevi bene cosa volesse dire, volevi essere te stesso e quando ci provavi ti accorgevi che non sempre a mamma e papà piaceva e questo ti faceva sentire a disagio, dispiaciuto, sbagliato. Causa 4: Lasciami stare un attimo! Quando ti dicevano “adesso non ho tempo“, “adesso non posso“, “lasciami stare un attimo“, “poi vediamo, adesso non è il momento“, “no, non si può! Punto e basta!“. E mentre lo dicevano vedevi che si irritavano, si arrabbiavano, sbuffavano o giravano gli occhi al cielo, era come se li stessi disturbando, come se fossi un peso. Causa 5: Disistima dei genitori Quando i tuoi stessi genitori forse si disistimavano profondamente e anche tu hai assorbito e imitato involontariamente le loro ferite o i loro vuoti (ovviamente loro non hanno colpa perché a loro volta sono cresciuti con genitori con bassa autostima). Le 3 conseguenze nella relazione con tuo figlio se ti senti sfiduciato Se tu per primo hai difficoltà a stimarti e ti senti un genitore insicuro, con tutto quello che comporta, è praticamente automatico che tu lo faccia anche con tuo figlio. Magari in forma diversa, ma è comunque facile che tu abbia anche con lui lo stesso atteggiamento di fondo. Senza considerare il fatto che, poiché i bambini assorbono le abitudini e il modo di essere dei genitori, se in te alberga la disistima, può essere che anche tuo figlio adotterà questo modo di percepire se stesso, per assorbimento osmotico. C’è poi una prima grande conseguenza di fondo: tuo figlio si sentirà poco amato e poco accettato (“se non mi amano e non mi accettano loro che sono i miei pilastri, i miei punti di riferimento, le mie guide, quelli che ne sanno più di me, vuol dire che qualcosa di vero c’è di sicuro…”). Di conseguenza, cresce e diventa adulto convincendosi di questa storiella, considerando verità quello che è, invece, un errore mastodontico. Le conseguenze per lui sono le stesse che valgono oggi e che valevano in passato anche per te. Per quanto riguarda poi la relazione in sé, è probabile che: tra genitore e figlio si inneschino più facilmente lotte di potere, che si abbia difficoltà a comunicare e a farlo sul piano del cuore. il bambino, se non si sente accettato per quello che è, se fa fatica a manifestare le sue istanze e le sue volontà perché spesso ha la sensazione che vengano negate o giudicate, ha difficoltà a stimare gli adulti di riferimento, a sentirsi al sicuro e creare sintonia, fiducia e rispetto. a discapito della sua natura, diventa poco collaborativo, non parla con facilità di quello che prova e di quello che pensa. Da un lato sembra chiudersi in se stesso e dall’altro sembra diventare a volte sempre più richiedente, nel disperato tentativo di “recuperare”, di farsi accettare e amare per quello che è.
Basta Ciuccio! 4 step per togliere il ciuccio senza traumi
Come togliere il ciuccio (di giorno e di notte) e sapere quando farlo è uno degli argomenti più richiesti dai genitori. Ecco perchè in questo articolo trovi i 4 passi completi per eliminare il ciuccio di giorno e di notte rispettando i bisogni di tuo figlio 🙂 Le indicazioni sono valide se tuo figlio ha 1 anno, 18 mesi, 2 anni, 3 o più anni. C’è chi sostiene l’utilizzo del ciuccio sempre e comunque ed è convinta che senza ciuccio non si possa gestire un bambino piccolo. Ci sono mamme che invece sostengono che senza ciuccio i figli si gestiscono benissimo e di conseguenza non si sono mai ritrovate a dover capire come e quando toglierlo. Sì, hai letto bene sopra, anche se sembra per molti una tappa quasi obbligatoria e scontata, ci sono mamme che non hanno mai utilizzato il ciuccio. Oltre alla scelta iniziale di usare o meno il ciuccio poi ci sono diversi dubbi e dilemmi che ogni mamma si trova a dover risolvere, per esempio in molte vorrebbero sapere: Quando togliere il ciuccio? Esiste un’età giusta e più corretta per eliminarlo? Ci sono modi più corretti per togliere il ciuccio senza traumi e senza crisi? Quanto dura la crisi di astinenza da ciuccio? E come si risolve? Quanto ci mette un bimbo ad abituarsi senza ciuccio? In quanto tempo lo dimenticherà e non lo chiederà più? Ci sono modi per addormentare i bambini senza ciuccio? Perché i bambini vogliono il ciuccio e continuano a chiederlo? E poi ci sono anche altri elementi che ci confondono, per esempio tutti i modi possibili che trovi in giro e che a volte aumentano solo l’ansia su come si dovrebbe togliere il ciuccio: dal tagliarlo/romperlo al farlo sparire improvvisamente dalla casa, dal dargli un sapore cattivo in modo da convincere il bambino a non usarlo più al fare finta di perderlo. Per fortuna esistono suggerimenti che prendono in considerazione lo stato d’animo di tuo figlio, che non prevedono di prenderlo in giro e soprattutto che aiutano a tranquillizzare te, il vero ago della bilancia in ogni relazione mamma-bambino. In questo articolo troverai i suggerimenti: 1️⃣ per preparare te stessa e il tuo bambino ad affrontare questo delicato passo se sei agli inizi della tua maternità 2️⃣ per sapere cosa fare passo passo se tuo figlio è già un pochino più grande e pensi sia arrivato il momento di togliere l’amato ciuccio 3️⃣ come gestire le reazioni di tuo figlio nella fase di passaggio mentre togli il ciuccio Ovviamente le informazioni di questo articolo sono presentate solo a scopo informativo. Chiedi sempre il parere del tuo medico/specialista riguardo qualsiasi indicazione specifica sulla tua situazione. Per qualsiasi dubbio o domanda è sempre necessario contattare il proprio pediatra di fiducia. Partiamo dal principio: se devi ancora diventare mamma o sei agli inizi ecco cosa devi sapere sul ciuccio Se devi ancora diventare mamma o papà o se sei proprio agli inizi della tua avventura di genitore puoi prendere in considerazione l’alternativa di fare a meno del ciuccio. So che ti sembra un suggerimento un po’ strano, eppure anche se il ciuccio per molti è ritenuto una tappa quasi obbligata devi sapere che ci sono tantissime mamme che non hanno mai usato il ciuccio con i figli. Ti scrivo queste parole non perché, per partito preso, io ho deciso che non volevo usare il ciuccio con i bambini. Sei perfettamente in grado di risolvere qualsiasi difficoltà tuo figlio abbia in qualsiasi momento Il motivo è che, osservando la natura dei bambini e osservando anche la dinamica del ciuccio, quindi cercando di capire come mai esistesse questo strumento, sono arrivata alla conclusione che tutto quello che di fatto fa il ciuccio lo possiamo fare noi. Oltre all’allattamento, ci sono le nostre braccia ad accoglierlo, contenerlo e consolarlo quando sta piangendo e a rassicurarlo quando ha paura. Quando sta piangendo ci sono le nostre parole e il tono della nostra voce, il nostro cuore per accoglierlo e calmarlo (oltre che le nostre azioni concrete che possono risolvere i motivi per cui piange). Ha le nostre coccole che lo accompagnano al sonno e lo fanno addormentare. Se piange perché ha fame possiamo dargli da mangiare. Quando piange perché ha caldo possiamo svestirlo, se ha freddo possiamo coprirlo di più. Se piange perché c’è stato un rumore forte, o perché è arrabbiato, o va consolato per qualche motivo, lo possiamo fare noi con la relazione che abbiamo con lui. Non abbiamo bisogno di usare il ciuccio per tamponare o spegnere il pianto, che non è altro che la manifestazione di un’esigenza o di un problema che sente di avere in quel momento. Quindi, se sei agli inizi e pensi di poter considerare il fatto che il ciuccio non sia così utile, puoi tranquillamente farne a meno e puntare invece molto sulla relazione che hai con lui. Sii consapevole del fatto che hai tutte le carte in regola per dare a tuo figlio tutto quello di cui ha bisogno e che sei perfettamente in grado di risolvere qualsiasi difficoltà lui abbia in qualsiasi momento. Se già lo utilizzi ecco la guida completa: come togliere il ciuccio, di giorno e di notte, in 4 passi (+ come gestire le “crisi”) Se invece utilizzi il ciuccio da mesi o anni e magari ti stai chiedendo quale sia il momento migliore per toglierlo, o se sei nella fase in cui ti stai dicendo “forse è ora di iniziare a togliere il ciuccio perché ho paura che poi diventi troppo tardi” ecco come puoi fare. Quand’è il momento migliore per togliere il ciuccio? Proprio rispetto a tutto quello che ti ho detto finora, il momento migliore è quando vuoi e, magari, appena puoi. Perché? Perché più i bambini crescono e più fortificano le abitudini che hanno iniziato ad apprendere. I bambini sono molto legati alle loro abitudini e il fatto di costruirle dentro di loro li aiuta a trovare dei punti di riferimento. Pensa ad esempio alla routine della mattina che si ripete sempre uguale: sveglia, pipì, lavarsi, vestirsi, colazione, lavarsi i denti, uscire. Quando magari la routine per qualche motivo cambia, ad esempio scendete subito a fare colazione senza che tu l’abbia vestito prima, ti guarda stranito come per dire “ma no, dobbiamo prima vestirci, abbiamo sempre fatto così!”. La routine e le abitudini che si ripetono giorno pressoché uguali dopo giorno sono una sicurezza per i bambini e li aiutano ad imparare. Ma che cosa c’entra questo con il ciuccio? Perché così come man mano che i bimbi crescono e diventano più consapevoli di queste abitudini, tanto da seguirle spesso in autonomia, la stessa cosa vale per il ciuccio: in automatico lo cercano e, mano a mano che crescono, se lo mettono anche da soli. L’abitudine si sta fortificando e il bambino pensa: “Per consolarmi, per rilassarmi, per confortarmi mamma e papà mi hanno sempre dato il ciuccio. Questo significa che è quello il modo che usano gli adulti per consolare, coccolare e rassicurare i bambini. Ed è ormai da tempo che io ho imparato a consolarmi e confortarmi in questo modo, non conosco altro. E se conosco altro, comunque è questo il modo con cui mi sono sempre consolato, l’unico che mi rassicura. Dunque, nel momento in cui i bambini crescono, questa abitudine si fortifica e diventano sempre più consapevoli degli strumenti che usano e a seconda dell’uso sarà sempre un po’ più complicato disabituarli ad usare questo strumento di conforto e di coccola. Un paragone, anche se un po’ estremo, è ciò che succede ad un adulto fumatore. È facile smettere di fumare se lo fai da una settimana, ma è più difficile se lo fai da 5 anni. E’ più facile smettere di fumare se fumi giusto una sigaretta dopo pranzo mentre è più difficile se ne fumi 20 al giorno. Per i bambini è la stessa cosa: prima lo facciamo e più è possibile farlo in maniera veloce e anche più serena per il bambino. Cosa faccio in pratica quando decido che è arrivato il momento di togliere il ciuccio? Dopo queste premesse, che cosa puoi fare quando decidi che probabilmente è arrivato il momento di fare a meno del ciuccio? Le soluzioni che, dal mio punto di vista, funzionano di più sono diverse e non sono dirette. . Ti anticipo che è possibile tenere in considerazione e rispettare i bisogni emotivi di tuo figlio, evitare l’eliminazione del ciuccio improvvisa, evitare un “trauma” da ciuccio, prevenire reazioni di nervosismo dopo aver tolto il ciuccio o dire bugie ai figli del tipo: “ora me lo dai, non esiste più, lo mettiamo via, piangerai lacrime di sangue…non importa prima o poi ti passa” ti convinco la prima volta con un regalo (…e poi?) ti dico che serve ad altri bambini, che sei grande, che non ne hai più bisogno, adesso basta… Puoi invece mettere in campo per il tempo necessario una serie di soluzioni che ti spiego ora passo per passo. Il 1° passo per togliere il ciuccio: devi essere convinta Quando arriva il momento di togliere il ciuccio a qualsiasi età, 1 anno, 18 mesi, 2 anni, 3 e oltre, i nostri figli sono ancora nella prima fase di crescita, quella in cui “assorbono” da noi adulti, e sono particolarmente sensibili al nostro stato d’animo. Dunque il nostro stato d’animo di mamme influisce tantissimo su di loro, sul loro comportamento, sulle loro risposte. Sarà allora importantissimo e di grande aiuto, se tu per prima sei fermamente convinta che: 1️⃣ È il momento giusto per farlo 2️⃣ Sei consapevole e sicura di avere la capacità come mamma di aiutare tuo figlio ad attraversare questa evoluzione e questa fase di crescita Perché te lo dico? Perché spesso succede invece che noi per prime ci sentiamo insicure e ci facciamo assalire da dubbi come: “ho paura di non farcela se non riuscirò a convincerlo” “mi fa pena, mi dispiace! È abituato da tanto tempo…” “io non sono sicura di avere la forza e la capacità di consolarlo” “io non so cosa fare quando ha paura, io non so cosa fare quando si mette a piangere a squarciagola” “Mi ricordo quando i miei mi privavano di qualcosa e io ci rimanevo malissimo… non voglio fargli del male, non voglio che lui si arrabbi con me” “Non voglio che mi viva come una madre degenere, io ho bisogno del suo amore, non voglio che sia scontento di me” “faccio fatica a dire di no…” Se viviamo tutta questa incertezza, allora vale la gioia aspettare un attimo, fermarci e piuttosto fare qualcosa su di noi. 2° passo elimina-ciuccio: prepara il terreno (individua e soddisfa i bisogni che rimangono scoperti togliendo il ciuccio) Prima di passare alla fase dell’eliminazione del ciuccio di giorno e di notte, inizia ad entrare nell’ottica che, quando toglierai il ciuccio, rimarranno dentro tuo figlio alcuni bisogni “scoperti”. Cosa farà ad esempio senza il ciuccio per: consolarsi rassicurarsi tranquillizzarsi non sentire la noia uscire dallo sconforto calmare la paura Allora il suggerimento è: mentre il ciuccio c’è ancora inizia a preparare un buon terreno. Quindi preparati, con la mente e con il cuore ad essere tu la persona che sa consolare un bambino, che sa prendersi cura di suo figlio, che sa accoglierlo, sa coccolarlo quando piange, che non si spaventa se cade, che lo aiuta nei momenti di difficoltà. Come prima cosa puoi iniziare ad osservarlo meglio. Nota ad esempio quando si sta annoiando, piuttosto intervieni facendo subito qualcosa insieme, facendolo ridere, giocando insieme. Cogli dal suo sguardo quando comincia ad essere stanco, quando ha fame, quando è un po’ sconfortato. Osserva se, quando gli hai detto di no per qualcosa, eri più nervosa e gli hai trasmesso questa tensione: se ti tranquillizzi, sarà anche lui più tranquillo. Se succede una scaramuccia con la sorella, puoi accoglierlo prendendolo in braccio. Inizia ad entrare nell’ottica che per ogni problema c’è una tua risposta che sei in grado di dare, che puoi dare col tuo comportamento, con una tua azione, col tuo sguardo, le tue parole, le tue coccole, il tuo amore, le tue soluzioni. Puoi farlo tu. Puoi farlo anche se si tratta di metterlo a dormire in un orario in cui di solito non dorme se è stanco. Magari si tratta di prenderlo in braccio e coccolarlo un’oretta prima di cena perché ormai si sta stancando, sta diventando capriccioso. Si tratta di cambiare gioco 2 o 3 volte in più in un’ora perché noti che si annoia facilmente e poi comincia a fare i capricci. Magari ti accorgi che si lamenta perché ha fame e piuttosto gli puoi dare da mangiare una volta in più. Non hai bisogno di tamponare con il ciuccio una sua manifestazione emotiva. Questo è il gioco forza: perché se ti prendi qualche giorno, qualche settimana per abituarti con calma ad essere tu la soluzione alle sue difficoltà, allora il terreno sarà preparato. Quando poi, pian piano, un po’ alla volta, toglieremo il ciuccio, tu non cadrai giù senza paracadute, perché avrai preparato questo terreno in cui la soluzione sei tu.. 3° passo: inizia a non dargli subito il ciuccio A questo punto, dopo esserti e allenata per qualche giorno o qualche settimana, prova a cominciare a non dargli subito il ciuccio appena inizia a piangere. Mettilo in un posto non in vista. Potresti essere tu la prima a dimenticarlo in un cassetto fino a sera. Inizia per esempio a darglielo soltanto più per dormire. Prima di dargli il ciuccio per farlo addormentare puoi raccontargli una storia, cantargli una canzone, cullarlo, accarezzarlo. Siamo agli inizi, quindi a questo punto, se non riesce ad addormentarsi subito, puoi anche dargli il ciuccio. Intanto avrai però già fatto un sacco di cose prima di darglielo e, invece di fare come è successo fino al giorno prima, il tempo sarà stato più allungato. Puoi fare la stessa cosa ad esempio quando si sta annoiando, quando è più stanco, quando piange per qualche motivo: puoi aspettare a dargli il ciuccio e intervenire tu con questa modalità che stai già coltivando da qualche settimana. 4° passo per togliere il ciuccio: gestiamo le reazioni di tuo figlio 👉 Se tuo figlio è molto piccolo (entro l’anno/anno e mezzo) Come già ho spiegato, naturalmente l’età incide molto sulla reazione che avrà il tuo bambino. Se tuo figlio è molto piccolo, entro l’anno, l’anno e mezzo, allora davvero incide tantissimo il tuo stato d’animo. Se tu per prima inizi a dimenticartelo in un cassetto e lui vede che la consolazione, il conforto, l’accoglienza, il calore arrivano da te, si abituerà molto più facilmente. Questo avviene perché lui sta assorbendo da te il messaggio che tu senti dentro: “Ci sono io. L’unica cosa che conosco sono le mie azioni. Le mie braccia, la mia voce, il mio calore: è ciò che ti serve in questo momento.” Se tu diminuisci mentalmente dentro di te il valore che dai al ciuccio, lui lo percepirà. Sentirà che adesso la sicurezza arriva da questo tuo stato d’animo e si abituerà molto più facilmente. Anche lui lo richiederà meno e non sarà così drammatico dimenticarlo sempre più spesso. 👉 Se tuo figlio è un pochino più grande Quando i nostri figli sono un pochino più grandi, ormai si sono abituati e lo usano autonomamente, ci può essere qualche difficoltà in più. In questi casi spesso lo chiedono proprio, piangono, stanno male, urlano “mamma dammi il ciuccio!” e vogliono il ciuccio perché ormai si sono abituati così. Avrai allora bisogno di più tempo e di mettere in pratica queste soluzioni più a lungo. Quindi non ti preoccupare se questa fase dovesse durare un po’ di mesi: va benissimo. Meglio fare con calma e nella maniera migliore che avere fretta, pretendere tutto subito e finire per trovarsi con un bambino che pensa “no, me lo vuoi portare via, io lo voglio! Te lo chiederò sempre più spesso perché sento che me lo stai portando via!” Con calma, ti abitui io dentro di te, superi le tue resistenze, prepari il tuo terreno. Continui a darglielo e poi cominci a dimenticartelo. La prima cosa che farai sarà arrivare ed esserci tu: per consolarlo, coccolarlo, farlo addormentare prenderlo in braccio, accoglierlo ecc, fino all’ultimo, quando gli darai il ciuccio. Lo farai abituandoti a sentirti sicura e costruendo dentro di te la certezza che questa cosa la puoi fare. Sei tu che con autorevolezza gestisci la situazione. Una volta che avremo creato questo terreno e nostro figlio si sarà abituato a questa nostra modalità, glielo daremo in maniera sempre meno frequente, proprio solo nei momenti più critici. Ad esempio glielo potrai dare quando si sta per addormentare perché è abituato così. Quando proprio esplode per qualche “capriccio”, tu non sai più che pesci pigliare e ti stai innervosendo, per esempio possiamo dargli il ciuccio. Sarà magari una volta nella giornata, non capiterà più come prima, in cui lo aveva sempre. A quel punto potremo allora cominciare a salutare il ciuccio, a dirgli innanzi tutto che ci sei tu, che adesso non serve, che lo hai dimenticato nella borsa. Ma lascialo davvero nella borsa, lascialo davvero in macchina, perché servirà anche a te per non avere la scusa di averlo a portata. Infatti all’inizio cosa potrebbe succedere? Lui farà un po’ di resistenza, perché è abituato ed è normale che sia così. Un po’ come noi adulti davanti ad un “questa sigaretta non la puoi fumare” “no questo tiramisù lo lasciamo in frigo, lo mangi domani”. In questi casi succede che magari vai un po’ in tensione, hai paura di non farcela a consolarlo e finisci col pensare anche tu “va be’, gli do il ciuccio, la prossima volta vediamo”. Se invece davvero lo dimentichi in macchina ci sei soltanto tu. Sarai tu che dovrai accogliere senza l’aiuto del ciuccio, questo pianto anche importante, questa frustrazione di tuo figlio. E ce la farai. Magari durerà un pochino di più. Forse ci metterai 20 minuti, o mezzoretta ma ce la fai. Lo puoi fare davvero. Del resto, come accogliamo una grande frustrazione di nostro figlio che ha 7/8 anni e non ha più voglia di studiare, o quando dobbiamo spegnere la televisione o quando non può fare un’altea partita a un video gioco. Anche in questo caso la frustrazione è enorme, magari lui è arrabbiatissimo. Cosa facciamo, gli diamo il ciuccio? No! Risolviamo con le nostre forze. Risolviamo all’interno della relazione. Ecco il modo di pensare è lo stesso. Puoi tranquillamente fare a meno del ciuccio anche se il pianto e la frustrazione sono un pianto e una frustrazione importanti. Che cosa gli dico se incontro resistenze? Mi è capitato di sentire racconti di alcune mamme che mi hanno detto: “Guarda Roberta, preparando il terreno così, essendo convinta io, sembra quasi davvero che se lo dimentichi. Ho fatto questa sorta di svezzamento un po’ alla volta, ad un certo punto gli ho detto “il ciuccio adesso lo diamo alla fatina dei ciucci che in cambio che può farlo andare insieme a tutti i suoi amici ciucci nell’isola dei ciucci. Mi ha detto che in cambio ti porta un regalino, quella cosa a cui tenevi tanto”. Lui, tranquillo, non me lo ha più chiesto. E tanto se succede qualcosa ci sono io, se mi dice “ciuccio!” io gli dico che lo abbiamo dato alla fatina, lo coccolo finché ne ha bisogno, risolvendo i bisogni e i suoi stati d’animo e non ho problemi.” Altre volte i nostri figli fanno un po’ più di resistenza e c’è un po’ più di difficoltà. Le prime volte avranno più nostalgia del ciuccio, i pianti e le frustrazioni saranno un po’ più importanti, e ciò non significherà che tu abbia sbagliato qualcosa. Ogni situazione è diversa. Anche in questo caso, con sicurezza, continua ad accogliere il pianto, ferma sulla tua decisione. Storia per togliere il ciuccio: quando il nostro amico prende la parola e rassicura tuo figlio Lo consoli, lo accogli, sei sensibile al suo dispiacere e dici a tuo figlio: “mi dispiace tanto che tu stia male così e lo so, prima c’era il ciuccio, ma non importa perché adesso ci sono io, puoi piangere tranquillo, anche se hai nostalgia del ciuccio. Anche io ogni tanto sono triste, quando papà magari va a lavorare via per due o tre giorni, io sento nostalgia di papà e il mio cuoricino piange, anche a me scende la lacrimuccia, perché sento proprio questa nostalgia. Mi chiedo: ma come faccio senza papino alla sera, che non dorme con me, e non possiamo mangiare insieme, non parliamo insieme? Lo so, ci vuole un pochino per abituarsi. Allora sai cosa facciamo? Adesso diamo un pensierino al ciuccio, gli diciamo “ciao ciuccio, come stai lì nel mondo della fatina? Con tutti i tuoi amici ciucci?” Sentiamo un po’ che cosa dice? Io lo sento nel cuoricino: “sto bene, sto bene! Mi dispiace Luca che stai così male! Io qua mi sto divertendo tanto con tutti i miei amici ciucci! E col gioco che ti ha dato la fatica ti stai divertendo? Lo sai che l’ho scelto io per te? Andiamo a prendere un po’ questo giochino?!” E magari con la connessione del giochino e del ciuccio, con le tue parole sicure, calme, amorevoli e balsamiche lo tranquillizzi come in qualsiasi altra situazione e per qualsiasi altro “capriccio”. Quindi se ci saranno delle resistenze iniziali è naturale che ci siano e le potrai affrontare come qualsiasi altra situazione. Se vuoi approfondire come affrontare le reazioni e i “capricci” dei bimbi, puoi leggere questo articolo: Guida completa per i Capricci dei Bambini (se li ignori si moltiplicano)