Cosa fare?
I nostri articoli li trovi nel blog qui: Blog Bimbiveri.
Puoi anche iniziare visitando la nostra home page o navigando usando il menu in alto del sito.
Forse potresti trovare interessanti questi
Le 6 lezioni che ho imparato con bambini e ragazzi “difficili”
Ho trascorso cinque anni a stretto contatto con bambini e ragazzi considerati “difficili”. Oltre ad avermi arricchita dal punto di vista umano e ad avermi aperto gli occhi su un sacco di false credenze, il tempo trascorso con loro, 24 ore su 24, mi ha donato 6 grandi lezioni. 1. I figli considerati “difficili” non sono bambini e ragazzi difficili Difficili sono le situazioni e le circostanze che hanno vissuto. I bambini e i ragazzi che hanno alle spalle eventi spiacevoli manifestano spesso atteggiamenti violenti, scontrosi, oppure si estraniano, si isolano, tanto da sembrare “disadattati” o bambini/ragazzi “particolari”. Nel momento in cui l’adulto inizia a guadagnarsi la loro fiducia, a comprenderli e ad applicare le leggi che la natura prevede per la loro crescita, sempre (a breve o a lungo termine, a seconda della situazione) il bambino/ragazzo molla i meccanismi difensivi per lasciare spazio alla sua vera natura, dolce, docile e generosa. Quando ho potuto liberamente intervenire su di un bambino con difficoltà emotive ho sempre assistito al manifestarsi di questo processo regressivo e a un ritorno alla serenità. 2. L’amore senza se e senza ma vince tutto Quello che ogni bambino e ragazzo chiede è di essere amato incondizionatamente e di essere amato per quello che è. Raramente noi adulti soddisfiamo davvero questo loro bisogno: senza rendercene conto li manipoliamo, vogliamo da loro quello che piace o fa comodo a noi, secondo la scusa di “educarli bene”. Questo succede a causa dei modelli che noi stessi assorbiamo dal nostro ambiente familiare, che a sua volta ha appreso dai nostri nonni e così via… nessuno ha colpe! 🙂 Alcuni atteggiamenti di noi adulti sopra citati a lungo andare non funzionano, soprattutto di questi tempi e con i bambini sensibili che nascono oggi. Non possiamo più trovare scuse e questi nostri preziosi maestri ci chiedono di crescere, di diventare grandi, di abbandonare le corazze emotive e l’ego per lasciare libero respiro alla nostra autenticità. L’unica ricetta vincente è proprio l’AMORE, quello puro e disinteressato che non vuole e non ha bisogno di nulla in cambio. Dovendolo mostrare a loro, i nostri cuccioli ci danno la possibilità di allenarci e di diventare esperti verso quell’unica forza che può davvero accompagnarci alla realizzazione, alla salute e alla felicità. Se vuoi sapere come aumentare la qualità del tempo che trascorrete insieme puoi leggere Tempo di qualità con i figli: ecco 4 modi per garantirlo 3. Figlio difficile o impossibile? Se vai in reazione e ti arrabbi sei finito Qualsiasi cosa cerchi di mettere in campo quando sei preda della reazione e della rabbia non funziona e il bambino perde fiducia in te. Dalla tua reazione il bambino deduce che lui non va bene e che tu non gli credi. 1️⃣ La reazione non è mai causata da quello che ha fatto il bambino, ma da una tua frustrazione: non sono riuscita a fargli fare quello che voglio, mi rovina i piani, sono nervosa e ora ci si mette pure lui, è tutto suo padre, non sono capace di farmi ascoltare… 2️⃣ La reazione spaventa il bambino che non comprende il perché di questo atteggiamento esagerato (se ha sbagliato, non lo ha fatto apposta, altrimenti non lo avrebbe fatto). In più minaccia notevolmente la sua autostima e la stima nei confronti di noi adulti. Infatti come avrai già notato la rabbia, l’impazienza, il nervosismo non aiutano a migliorare il rapporto di fiducia reciproco e impedisce al bambino di trovare sempre il suo porto sicuro rappresentato dalla comprensione di mamma e papà. 4. La buona organizzazione quotidiana è un asso nella manica vincente anche con “figli difficili da gestire” Essere ben organizzati permette di guadagnare un sacco di tempo durante la giornata che può essere dedicato a momenti di qualità con i propri figli. Inoltre per il bambino vivere in un ambiente e in un tempo ordinati e armonici è sinonimo di sicurezza, pace e tranquillità. 5. Con il gioco, la comprensione e la pazienza si vincono tutte le resistenze Per avere la stima del bambino e dell’adolescente e garantirgli il meglio a livello di educazione e di qualità di vita dobbiamo agire secondo i suoi bisogni, secondo modalità a lui comprensibili e secondo quello che lui si aspetta veramente da noi. Per esempio tuo figlio apprende con il gioco, quindi non puoi sperare di insegnargli delle regole in altro modo se non con il gioco, il divertimento. Allo stesso modo il suo mondo è fatto di serenità, gioia. Una delle sviste che involontariamente spesso commettiamo è pensare di doverlo svezzare fin da subito nei confronti delle difficoltà della vita (che sono solo nella nostra testa…). La stessa cosa vale per l’adolescente. Forse con lui non giocheremo più ai pirati o a fare le mammine, ma comunque possiamo entrare nel suo mondo. Possiamo comprendere le sue motivazioni, accettare la sua visione delle cose e aiutarlo a manifestare la realtà che lui desidera. Se anche noi adottiamo pazienza e comprensione, possiamo ottenere sempre il meglio da lui ed elevare la qualità della nostra vita. 6. Come comportarsi con figli difficili? La fiducia dei bambini e dei ragazzi te la devi conquistare I bambini e i ragazzi non ci devono nulla: tutto quello che facciamo per loro deve essere a titolo amorevolmente gratuito. Tutto quello che ricevono lo renderanno poi ai loro figli: “è una ruota che gira”. Anche se noi adulti siamo apparentemente in posizione privilegiata adatta a dare regole a dare o a privare, in verità non è così. I bambini sono in posizione privilegiata perché sono puri, perfetti e con un enorme potenziale in via di sviluppo, sensibili alle corde fuori nota. Ecco che per avere con loro un rapporto eccellente dobbiamo ogni giorno accordarci ai loro toni e meritare i loro sorrisi, la loro stima.
Come aiutare i bambini a gestire le emozioni (senza reprimerle)
Come possiamo gestire gli stati d’animo dei nostri figli e cosa possiamo fare quando piangono o sono arrabbiati? E soprattutto come possiamo renderli autonomi nel tempo e in grado di gestire da soli le loro emozioni? Mamme e papà spesso si impegnano per cambiare al più presto lo stato d’animo dei figli, per ripristinare una sorta di normalità, come se quando il bambino piange, si arrabbia, è triste o ha paura, non andasse bene, fosse “scomodo”. È normale puntare al benessere dei figli, è importante che stiano bene e che siano allegri, ma dobbiamo tenere conto che non sono dei robot e, in quanto esseri umani vivi, vivono gli stati d’animo come noi, che abbiamo dei giorni in cui siamo tristi, dei giorni in cui qualcosa non va, giorni in cui siamo un po’ sfiduciati, giorni in cui siamo stanchi o siamo delusi… Probabilmente siamo molto preoccupati perché noi per primi abbiamo difficoltà a gestire questi momenti con noi stessi, di solito ci buttiamo giù credendo che essere arrabbiati o tristi o delusi non vada bene. Oppure ci costringiamo a stare su di morale e ci auto-rimproveriamo con il nostro dialogo interiore dicendoci per esempio: “dai!! non è successo niente. Forza, continua a lavorare, continua a fare quell’altro…non ti lamentare sempre!” senza riuscire a gestire questo bagaglio emotivo. Quando i nostri figli vivono le loro emozioni siamo preoccupati per loro perché temiamo che entrino nel nostro stesso vortice. Esprimere i propri sentimenti e le emozioni è naturale e va bene In verità vivere ed esprimere i propri sentimenti, qualsiasi essi siano, esprimere il proprio stato d’animo è assolutamente naturale, assolutamente fisiologico ed è anche normale che non si viva sempre nell’entusiasmo, non si stia sempre nella gioia. Perché fa parte della vita di tutti avere dei momenti di stanchezza, di vivere un momento di frustrazione, delusione, dolore, paura, capita e riguarda anche i bambini. Capita che si arrabbino per un gioco rotto, perché non vogliono andare a scuola, capita che si sentano male perché hanno litigato con un amico, ecc. È all’ordine del giorno che i bambini esprimano il loro stato d’animo e non sempre questo stato corrisponde alla gioia. Voglio darti gli strumenti per gestire al meglio gli stati d’animo dei bambini, senza l’affanno di doverli privare di queste esperienze, cercando di fare di tutto perché non si arrabbino o non siano tristi, fare di tutto perché non provino dolore. Questi “umori” fanno parte della vita. È importante che i genitori non vivano la paura che i figli si trovino nello stesso loro dramma quando non stanno bene. Primo punto fermo è che i bambini sono esseri umani, provano sentimenti, vivono degli stati d’animo che comunicano. Per fortuna i bambini non sono ancora arrivati ad essere come noi adulti che soffochiamo o neghiamo quello che sentiamo dentro. Noi tendiamo a soffocare e a dire a noi stessi: “allora? sei stanco? vai avanti lo stesso a lavorare. Sei triste? Dai, non importa, non è successo niente, tieni duro. Sei arrabbiato? Daiiii smettila. Vai avanti lo stesso” Oppure fingiamo e cerchiamo di non piangere perché crediamo che il pianto sia sinonimo di debolezza. Poi dentro magari abbiamo una bomba atomica che sta per esplodere, eppure andiamo a lavorare, andiamo davanti agli altri con il sorriso posticcio: “Tutto bene! Tutto bene, grazie!” e dentro invece vorremmo spaccare tutto. I bambini, per fortuna, questi filtri non li hanno. Quello che sentono lo manifestano per istinto, poi hanno bisogno di un adulto che accolga e abbracci questo stato d’animo, e che gli dia l’esempio di come è possibile gestire al meglio questo bagaglio emotivo, anche come esempio per quando sarà grande e farà da solo. Come si fa a gestire le emozioni dei bambini? Il punto importante da ricordare: è naturale che i bambini provino degli stati d’animo, qualsiasi tipo di stato d’animo, ed è anche naturale che li esprimano fin da subito, fin da quando nascono. Quando non sanno ancora parlare, lo fanno con un sorriso, lo fanno con l’espressione del viso, pacifica, godereccia, oppure se non stanno bene o c’è un problema, avranno un’altra espressione del viso, esprimeranno altro con la voce, piangendo, urlando o dimenandosi con il corpo. Man mano che crescono e iniziano a parlare lo fanno anche con le parole e con un’altra fisicità: magari danno uno spintone, dicono “mamma cattiva”, cercano di tirarti un calcio sulla gamba, pestano i piedi per terra, urlano, piangono, ripetono delle parolacce che diciamo noi quando siamo nervosi, esprimono insulti che magari sentono da adulti che hanno attorno o fanno le stesse nostre espressioni di quando siamo delusi, tristi e stanchi ed entriamo in una fase di vittimismo. Quindi per fortuna i bambini si esprimono, manifestano ciò che provano dentro, senza reprimersi o trattenersi. Questa è una caratteristica bellissima, che noi ogni tanto perdiamo o dimentichiamo perché ci giudichiamo. È un po’ come se ci costringessimo ad essere sempre perfetti, sempre degli autonomi, quando in verità la perfezione, quella che abbiamo in mente, non esiste, perché fa parte della nostra perfezione anche piangere, essere stanchi, essere delusi, avere paura ed esprimerlo, viverlo… Fa tutto parte del nostro bagaglio di vita, di chi è in viaggio, di chi è in cammino, di chi vive delle esperienze che portano ad avere delle sensazioni. Per i bambini è uguale. Il nostro dovere è evitare di negare loro la possibilità di esprimere i loro sentimenti, di esprimere il loro stato d’animo qualsiasi essi siano. Tuo figlio ha bisogno di esprimere quello che prova e quello che tu puoi fare è dargli la possibilità di esprimersi con il corpo, con le parole, con le sue espressioni. Per approfondire Se vuoi sapere come fare nella pratica, come gestire la rabbia o il pianto dei bambini? Cosa fare quando i bambini sono nervosi? Leggi questi articoli: Rabbia bambini: 4 passi per gestire crisi di Rabbia e crisi Isteriche Smettila di piangere! Come calmare le crisi di pianto dei bambini e dei neonati
I capricci non esistono: la Guida completa di Bimbiveri
So benissimo che il titolo i capricci non esistono ti fa passare la voglia di leggere e magari stai pensando: “esistono eccome! vieni a casa mia e ti faccio vedere quelli di mio figlio!” Ti chiedo solo un po’ di pazienza e di provare a mettere da parte le convinzioni che hai avuto finora nel leggere questo articolo e vedrai che una spiegazione valida potrebbe esistere. Tra tutte le piccole e grandi magagne quotidiane che danno del filo da torcere a mamma e papà, i capricci, le crisi di rabbia, le crisi di pianto o le crisi definite “isteriche” sono spesso molto rinomati perché: 1️⃣ Non si sa perché i bambini li facciano. Quando vogliamo darci una spiegazione accampiamo delle motivazioni ipotetiche come “sono sciocchi capricci”, “vuole farmi arrabbiare”, “saranno i terribili 2 anni”… 2️⃣ Infastidiscono l’occhio e il cuore dei genitori 3️⃣ Preoccupa e irrita il fatto di non sapere come risolvere la crisi di rabbia o di pianto e far tornare la situazione alla normalità Insomma, sono quelle cose che, a lungo andare, gli adulti proprio fanno fatica a sopportare. I capricci sono tante cose, una diversa dall’altra, sempre unici con sfumature differenti di volta in volta. Arrivano di soppiatto quando meno te lo aspetti e possono apparentemente scatenarsi per qualsiasi motivo, non sappiamo bene da cosa dipendano e sono terribilmente imprevedibili. Ma c’è una cosa davvero importante da sapere: i capricci non sono “capricci”… e non esistono Il dizionario online Hoepli ci dice che i capricci sono: Voglia bizzarra, insolita, improvvisa, generalmente effimera. Idea bizzarra e ostinata, comportamento irragionevole e arbitrario. Evento, fenomeno inusitato, incomprensibile. Dato che queste manifestazioni del bambino non le sappiamo comprendere con il tempo abbiamo imparato a definirli “capricci”. Proprio come se fossero comportamenti bizzarri, insoliti, improvvisi, fugaci e passeggeri, ma anche ostinati, irragionevoli. Discutibili e non autorizzati. Incomprensibili. E questo è il vero guaio! Solo perché questi comportamenti per noi sono incomprensibili e ingestibili e sono diventati capricci, non vuol dire che lo siano davvero. E infatti non sono tali per niente. Tutti i comportamenti dei bambini che noi cataloghiamo distrattamente come capricci sono sempre manifestazioni di un disagio e un tentativo di comunicare una difficoltà che non sanno esprimere a parole. Se i bambini e i ragazzi sapessero esprimere tutto a parole, stai pur certo che lo farebbero! Il guaio è che troppo spesso confondiamo i bambini per dei piccoli adulti e crediamo che come noi siamo bravi a recitare e a manipolare lo siano anche loro e quindi inscenino delle sceneggiate e dei brillanti teatrini. Ma i bambini non sono così, se sentono bianco esprimono bianco, se sentono nero esprimono nero. Quindi, quando piangono, quando puntano i piedi, quando si buttano per terra, quando chiedono insistentemente qualcosa non stanno recitando affatto. Ecco perchè i capricci dei bambini non esistono. Hanno sempre dunque un ottimo motivo e la nostra difficoltà in qualità di adulti sta proprio nel comprendere cosa si cela dietro e cosa nostro figlio sta cercando di dirci. Matteo torna da scuola e fa i “capricci”: vuole solo la pasta bianca Per esempio Matteo una mattina si sveglia e non trova più in camera il suo giochino preferito, è arrabbiato e si porta dietro quel nodo di tristezza. Ecco che magari, tornato da scuola con il “suo bagaglio di emozioni” in ebollizione non risolte, manifesta sintomi esterni come il rifiuto di sedersi al suo posto a tavola e pretende la pasta bianca mentre tu hai già messo il sugo rosso in tutti i piatti… Se consideri solo il suo comportamento esterno, è evidente che per te sta facendo un “capriccio” e magari pensi che una semplice alzata di voce o un castigo possa essere la soluzione. Se invece ti metti nei suoi panni, scopri che è solo arrabbiato e, non avendo ancora la capacità di raccontare i suoi sentimenti a parole, esprime con comportamenti esterni, che noi chiamiamo capricci, il suo disagio. Ecco la causa! Come comportarsi con i bambini “capricciosi”? 5 soluzioni per crisi di rabbia, crisi di pianto o crisi isteriche Vediamo ora 5 indicazioni pratiche che possono da subito aiutarti a comprendere i comportamenti “capricciosi” dei tuoi figli. 1️⃣ Avvicinati a tuo figlio rendendoti disponibile ad ascoltarlo prima di accampare giudizi avventati 2️⃣ Evita il tono accusatorio, chiedi in modo neutrale e con calma che cosa è successo, senza utilizzare le solite frasi “cosa hai combinato?” “ma perché adesso devi fare così?” (l’accusa lo fa sentire incompreso e si chiude ancora di più) 3️⃣ Ascoltalo attentamente guardandolo negli occhi e prendendo seriamente per valido tutto quello che ti dice, senza pensare che siano scuse o che ti stia dicendo delle bugie (ricordati che ha sempre un valido motivo) 4️⃣ Vai oltre le sue parole: lascia che il tuo intuito faccia la sua parte e indipendentemente dal racconto del bambino che può rispecchiare oppure no il suo vero stato d’animo, cerca di coglierlo comunque, individuando il sentimento che c’è dietro. Potrebbe essere che tuo figlio si senta solo, non ascoltato, poco guardato, oppure che abbia bisogno di coccole, della tua presenza totale, oppure che davvero abbia fame, sonno, o abbia paura, o si sia arrabbiato per qualcosa. 5️⃣ Rassicuralo e aiutalo nella pratica a risolvere la situazione: per esempio se ti dice che è arrabbiato perché ha perso il giochino preferito, gli puoi dire: “amore, hai ragione, non trovi il gioco e questo ti rende triste, andiamo subito in cameretta e andiamo a caccia del gioco, vedrai che lo troviamo”. E se non lo trovate? Anche qui trova una soluzione pratica, per esempio, lo rassicuri e gli dici che nel pomeriggio potete uscire insieme e comprarne un altro, oppure che ti impegnerai a cercarlo per bene nei prossimi giorni anche a casa dei nonni o a scuola. Quale sarà il risultato? Si sentirà compreso perché hai perfettamente intuito cosa lo rendeva triste, non lo hai colpevolizzato e hai trovato delle soluzioni e, aiutandolo nella pratica, si calmerà e questo incrementerà il suo grado di fiducia nei tuoi confronti, perché è consapevole che mamma e papà sono in grado di comprenderlo e aiutarlo. La fiducia e la stima costruita attraverso queste piccole ma grandi azioni sarà fondamentale per tutte le tappe successive di crescita. I 3 ostacoli che mettono in difficoltà i genitori… anche se i capricci non esistono! Le difficoltà principali sono in tutto 3, scopriamole insieme. 👉 Il primo ostacolo Il primo ostacolo è la grande difficoltà a riconoscere il reale bisogno del bambino e a non confonderlo con un “capriccio” o con una crisi senza un motivo valido. La maggior parte delle volte risulta paradossalmente più facile etichettare il comportamento del bambino come “capriccioso” e delegare a lui la responsabilità, piuttosto che vedere la nostra e dover fare nell’immediato qualcosa di efficace. 👉 Il secondo ostacolo Non sapere come fare a risolvere la situazione nella pratica. 👉 Il terzo ostacolo Tendiamo a voler risolvere la crisi con l’obiettivo di far calmare le acque, di tornare a una sorta di normalità, di non avere troppi gratta capi da gestire e di far star bene il bambino (ovvero: che non pianga, non urli, non imprechi, sia sereno, ascolti e dia pochi problemi, così vuol dire che sta bene). In verità se il bambino si sente libero di manifestare un problema o un’emozione interiore vuol dire che sta benissimo. Molto meglio di bambini che si sentono costretti per sopravvivenza ad assecondare i genitori e si adattano ai loro schemi pur di essere amati. L’obiettivo principale deve essere invece quello di andare a fondo del sentimento di nostro figlio, di individuare la motivazione profonda, agire su quella, trovando la soluzione ottimale per il bambino e non per noi. Meglio arginare e fermare i capricci o è meglio comprenderli e accoglierli? (10 dubbi risolti) Ora che abbiamo chiarito perchè i capricci non esistono qui sotto trovi le risposte ad alcune domande frequenti sul tema “capricci”. 1. Perchè i bambini fanno i “capricci”? In questo articolo approfondisco cosa sono davvero i comportamenti che noi adulti etichettiamo come “capricciosi”. Troverai anche esempi pratici come: Spegnere la Tv con urla e minacce o spegnerla senza capricci? E se mio figlio di 2 anni chiede sempre la cioccolata? L’Anticipo del Bisogno (ovvero si prevengono e risolvono i capricci dei bambini, le crisi di rabbia o le crisi isteriche) LEGGILO QUI: Perché i capricci di tuo figlio non sono comportamenti isterici e inspiegabili (e come puoi risolverli senza urla o sgridate) 2. Cosa sono i terribili 2 anni? Quando finisce questa fase? La maggioranza delle mamme si chiede quando inizia e quando finisce la fase dei terribili 2 anni dei bambini (o dei terribili 3) e quanto dura questo periodo. Scoprirai che la soluzione non è mai focalizzarsi su una fase definita terribile a 2, 3 o 4 anni di tuo figlio… LEGGILO QUI: E se i terribili 2 anni non esistessero? E i terribili 3 anni? 3. Mio figlio non mi ascolta e non accetta le regole: cosa posso fare? Spesso i conflitti con i figli, i “capricci” e lotte di potere sono causate dalla difficoltà a farsi ascoltare, far accettare un limite o un no. Scopri perché tuo figlio non collabora, non accetta i tuoi No o non rispetta le tue regole. LEGGILO QUI: Tuo figlio non ascolta? Scopri perché non accetta le regole e i tuoi no 4. Come calmare l’aggressività nei bambini e nei ragazzi? A volte bambini arrabbiati e molto nervosi possono diventare aggressivi e arrivare a rompere oggetti, graffiare, mordere o picchiare i genitori. Scopri i 5 motivi che scatenano l’aggressività e le 4 soluzioni per gestire gli episodi di la rabbia dei bambini. LEGGILO QUI: Smettila di essere aggressivo! 5 motivi che scatenano l’aggressività dei bambini con i genitori e a scuola 5. Capricci tra fratelli per gelosia: come gestisco le liti e le gelosie tra fratelli? Scopri come gestire il litigio fra i tuoi figli iniziato quando non c’eri, 4 passi per risolvere (e 1 per prevenire) se i tuoi figli litigano sempre. LEGGILO QUI: Smettetela di litigare! I 4 passi per risolvere i litigi fra i tuoi figli 6. Le punizioni per i figli sono utili o sono dannose? La punizione è l’arma più inefficace per risolvere “capricci”, lotte di potere, episodi di nervosismo, gelosie e litigi dei figli. LEGGILO QUI: La punizione è la via più efficace per reprimere tuo figlio (e che disintegra la sua fiducia nei tuoi confronti) 7. Quale libro posso leggere per risolvere i capricci di mio figlio? Puoi iniziare dal libro “Smettila di fare i capricci” (edizioni Mondadori): come risolvere i capricci di tuo figlio senza urla e sgridate, anche se pensi di averle già provate tutte. Troverai tutti i dettagli e i casi pratici che ti confermeranno che i capricci non esistono. 8. Come gestire i capricci dei bambini di 1 anno? Cosa fare con figli capricciosi e disubbidienti a 4 anni? Ci sono 3 linee guida fondamentali per comprendere la causa di qualsiasi tipo di “capriccio” di tuo figlio: 1. il nodo emotivo, 2. la vera motivazione e 3. le regole. Non ha importanza se oggi tuo figlio ha 2 anni, 6 anni o 8 anni. I principi da seguire sono sempre gli stessi. LEGGILO QUI: Capricci dei Bambini da 1 a 10 anni (come gestirli e prevenirli) 9. Come insegnare l’ordine ai bambini? Se ogni giorno riordinare i giochi genere lotte infinite e tuo figlio si rifiuta di collaborare puoi ricorrere alla tecnica dello “svezzamento”. LEGGILO QUI: Figli disordinati: come insegnare l’ordine con la tecnica dello svezzamento 10. Cosa posso fare quando mio figlio ha una crisi di pianto o una crisi di rabbia? Scopri come aiutare i tuoi figli quando sono molto più nervosi, “capricciosi” o rompono i giochi: LEGGILO QUI: Come sgonfiare “crisi” e nervoso di tuo figlio
Tuo figlio non ascolta? Scopri perché non accetta le regole e i tuoi no
Perchè a volte tuo figlio non ascolta mentre altre volte collabora e accetta le tue regole? Perché nonostante tutti i tuoi sforzi fai fatica a farti ascoltare e si ribella? Per leggere questo articolo è necessaria una buona dose di apertura mentale e la sospensione per qualche minuto del tuo giudizio! Infatti stai per scoprire: 1️⃣ Perché i bambini e i ragazzi rispondono male ai genitori, non ascoltano, non accettano i no e rifiutano le regole. 2️⃣ Approfondiremo quali sono i nostri atteggiamenti che involontariamente non rispettano il “Libretto delle Istruzioni” e che potrebbero causare ribellione, “capricci” e litigi. 3️⃣ I 5 principi d’oro che possono aiutare tuo figlio a rispettare le regole, ottenendo più collaborazione e armonia in famiglia. Iniziamo! “Fai il bravo! Comportati bene!” “Speriamo sia educato” “No, guarda che così non mi piaci” “Se mangi tutto ti do la caramella” “Solo più 5 minuti…” “Ascoltami!” “Vieni subito qui!” “Ti devi lavare i denti …” “Ti ho detto no!” “Così non si fa!” “Lì non devi andare!” “Ringrazia e chiedi per piacere” Ti suonano familiari queste frasi? Chissà quante volte le hai sentite per strada, in casa di amici oppure ti stai accorgendo mentre leggi che a volte fanno parte anche del tuo linguaggio e della relazione che hai con i tuoi figli. Perché sentiamo troppo poco spesso o diciamo troppo poco invece frasi come queste? 1️⃣ “Divertiti!” 2️⃣ “Sei felice?” 3️⃣ “Come ti senti?” 4️⃣ “Speriamo che riesca a essere se stesso e speriamo di riuscire ad aiutarlo in questo” 5️⃣ “Speriamo che impari ad ascoltarsi e speriamo di riuscire noi a sentire sempre i suoi bisogni” 6️⃣ “Non hai più voglia di finire quello che c’è nel piatto? Secondo te come mai?” 7️⃣ “Che cosa è successo, amore?” In più, se i bambini avessero una capacità razionale già sviluppata e un’ottima proprietà di linguaggio, probabilmente ci direbbero (e spesso lo fanno): “Mamma, basta urlare!” “Perché mi sgridi? Non l’ho fatto apposta. Se lo avessi saputo avrei evitato io stesso di mettermi nei pasticci” “Perché mi accusi? L’ho fatto perché mi sono sentito in pericolo, perché avevo bisogno di sfogarmi” “Papà, puoi parlarmi con più calma?” “Perché non riesci a stare davvero con me? Perché pensi sempre ad altro?” “Ma chi è questo qui a cui vuoi tanto che somigli tutte le volte in cui mi dici che non va bene quello che faccio o quello che dico o quello che esprimo?” Perché noi adulti recitiamo le battute che hai letto poco fa, anche se queste alla fin fine potrebbero peggiorare la relazione con i figli? Soprattutto considerando il fatto che sono anche una fonte enorme di stress per entrambi, figli e genitori: il rapporto si irrigidisce, viene meno la fiducia, tuo figlio non ti ascolta e aumentano le tensioni. Nonostante questo, lo facciamo comunque, perché è quello che direttamente (esperti, riviste, tv, libri, ecc.) o indirettamente (come riflesso incondizionato dell’educazione dei nostri genitori) abbiamo imparato e assorbito dall’ambiente. Oltre a questo, ci sono tre motivazioni profonde per cui agiamo in questo modo. Se ci osserviamo, vuoi o non vuoi, vengono fuori. Perché mio figlio non ascolta? Vediamo ora le 3 motivazioni che portano i genitori a imporre le regole: 👉 Vogliamo insegnare ai nostri figli le regole per stare al mondo e crediamo che questo sia il modo più giusto (o meglio, spesso è l’unico che conosciamo) per allevarli. 👉 Vogliamo che gli altri pensino bene di noi e avere figli che vadano bene a scuola, che siano dei bambolotti che dove li metti stanno, che dicano sempre grazie, prego e per piacere così che le persone pensino bene di noi, sono garanzie in più affinché lo facciano. A volte utilizziamo i figli e i loro risultati per compiacerci, gratificarci e per dirci che almeno qualcosa di buono lo abbiamo fatto. 👉 Vogliamo avere meno problemi possibili da gestire. Dato che abbiamo a volte serie difficoltà a gestire gli imprevisti, i problemi non sono sfide ma macigni che ci stressano. Abbiamo paura di sbagliare, ci sentiamo inadeguati e sogniamo perennemente quell’eldorado di felicità e non-sforzo dove tutto è perfetto. Se ce lo avessero fatto vivere nell’infanzia non andremmo a cercarlo ora in maniera così compulsiva. Anzi, probabilmente non avrebbe mai smesso di far parte del nostro mondo interiore, indipendentemente dagli eventi esterni. Per non sentire tutto questo, speriamo che meno imprevisti possibili arrivino a costellare le nostre giornate. Approfondiamo questi ultimi tre punti. Non ce lo chiediamo mai, ma crediamo che almeno una volta nella vita queste domande ce le possiamo fare: Perché vogliamo che i bambini imparino “le regole”? Quali regole e secondo chi? Potrebbero forse farne a meno? In verità vogliamo che i bambini imparino delle regole perché crediamo che quello sia l’unico modo per riuscire ad ottenere da loro un comportamento adeguato, soprattutto per quando saranno adulti e si dovranno confrontare con il mondo esterno e con altri individui. Temiamo che possano non aver appreso tutte le strategie che permetteranno loro di sopravvivere in questo mondo che consideriamo spesso pericoloso, ingiusto e difficile. Percepiamo l’esterno e la vita come terreni di battaglia e in più ci fanno credere che, a meno che non si tratti di un colpo di fortuna, siamo troppo deboli per affrontarlo, quindi meglio rassegnarci. Altre volte invece, sempre per condizionamento, crediamo che l’omologazione sia la via più facile. Dunque riteniamo che le regole possano abituare il bambino a diventare quell’essere intiepidito, insipido e che davvero “dove lo metti sta”, augurandoci così che abbia meno problemi possibili. Perché, si sa, la ribellione può rivelarsi scomoda e dare tanti problemi. Peccato che sovente confondiamo il “capriccio” del bambino o la ribellione di un ragazzo con il suo tentativo di essere se stesso a discapito dell’omologazione. Figli che si ribellano ai genitori: perché se cerchi di omologarli ottieni ribellione e perdita di fiducia Tutti i bambini e i ragazzi sanno di essere nati per essere se stessi, per conoscersi e per manifestare i loro talenti. Se noi tentiamo in tutti i modi di omologarli con rabbia, durezza e sguardi di ghiaccio ad uno schema o a un “si è sempre fatto così” probabilmente ottieniamo due cose. Conseguenza n° 1: la ribellione Il bambini e i ragazzi continuano a mettere in atto tentativi a volte ribelli per cercare fino all’ultimo di dirci che: 1️⃣ avrebbero bisogno di un nostro atteggiamento diverso 2️⃣ vogliono essere omologati alle nostre credenze ma vogliono essere sostenuti affinché possano essere se stessi. Conseguenza n° 2: la perdita della fiducia Se cerchiamo di omologarlo ad un prestampato che abbiamo nella nostra testa per il solo fatto che crediamo che sia giusto o perché anche noi ci adattiamo a modelli esterni o precedenti, lui percepisce di non valere, di non essere quello che tu vuoi da lui. Dato che la seconda cosa fondamentale che ogni bambino desidera è quella di essere amato incondizionatamente da mamma e papà, mette sotto le scarpe se stesso a favore del tuo amore per lui. Facendo questo, rinuncia a conoscersi e a manifestarsi (cosa che lo porterà ad essere infelice, sfiduciato e arrabbiato) e perde fiducia e stima in mamma e papà perché dovrebbero proteggerlo e sostenerlo nel suo intento e non lo stanno facendo. Anzi, lo giudicano, lo vogliono uguale a un qualcosa che lui non è. Viviamo impregnati di una cultura che porta ancora con sé il retaggio di un sistema di regime dove le stesse norme applicate in una caserma si riteneva fossero idonee anche per l’ambiente famigliare: con le ristrettezze e con la forza si potevano ottenere uomini forti, donne sottomesse, potere, fama e gloria. Ahimè un disegno di questo tipo, come non porta a un miglioramento nel mondo, non porta a nulla neppure nel mondo interiore di tuo figlio. A causa di questo modello crediamo che i bambini siano vasi vuoti da riempire di modi di fare, di regole, di buoni comportamenti. Crediamo che premi e punizioni servano per raddrizzarli, che i complimenti gli tirino su il morale e gli rafforzino lo spirito. Siamo convinti che le restrizioni siano l’unico strumento che abbiamo per fargli capire chi comanda e perché, forse, attraverso il patimento impareranno la lezione. I bambini e i ragazzi non vogliono appartenere a modelli ma vogliono essere se stessi, rispettando i principi naturali di vita e di condivisione che appartengono all’uomo e alle altre specie viventi. Se non rispettano noi e il nostro modello, per cui ci appaiono come dei trasgressori, potrebbe essere che quanto noi proponiamo non è nelle loro corde naturali? Potrebbe essere che fanno tutti i tentavi possibili, con il linguaggio verbale e non verbale e con gli strumenti che hanno a disposizione per farcelo capire e per darci la possibilità di essere anche noi diversi e più vicini alla nostra natura di genitori? La famiglia e tutti gli ambienti in cui un figlio cresce non devono essere ambienti militareschi e neppure ambienti democratici (anche questo oggi va molto di moda…). L’ambiente in cui il bambino si esprime è semplicemente “naturale”: per essere efficace a breve e a lungo termine deve poter rispettare i principi del loro Libretto delle Istruzioni che fanno crescere il bambino senza sforzo e sentendosi amato e fanno sì che anche noi lo educhiamo senza sforzo, con gioia e gratitudine. La crescita del bambino e l’armonia del rapporto con i propri genitori dovrebbe avvenire naturalmente e senza sforzo. Ognuno conosce il proprio ruolo, sa cosa fare, quando farlo e come farlo, senza dover ricorrere a stratagemmi, manipolazioni, giudizi, premi, punizioni, ricatti, compravendite di amore (“se fai così non ti voglio più bene”). Troppo spesso confondiamo questi metodi con l’”Educazione”. Questi metodi fanno parte dell’istruzione, ovvero di un tentativo di inserire all’interno del bambino, codici, schemi, regole, morale del giusto e dello sbagliato. Educare è invece tirar fuori quello che il bambino ha già naturalmente dentro di sé e senza sforzo. Sai perché diciamo “senza sforzo”? Perché se iniziamo con pazienza a osservare il bambino, ci accorgiamo che è lui con la sua trasparenza, la sua innocenza e la sua consapevolezza a farci capire quello di cui ha bisogno per diventare un adulto felice. Noi adulti abbiamo perso l’abitudine di stare davvero con i bambini, di sentirli, di guardarli negli occhi e di osservarli. La loro perfezione, la loro lucidità e la loro coerenza ci spiazzano, a volte ci mettono in difficoltà e quindi preferiamo soprassedere o restare sulla superficie. Anche se iniziamo ad osservarli, dobbiamo poi ancora fare i conti con questi “benedetti” condizionamenti che utilizziamo ormai in maniera automatica. Non rispetta l’autorità, risponde male, non accetta i miei no: i 5 falsi miti svelati A proposito di regole e di condizionamenti ora vediamo quello che ahimè rafforza una modalità educativa militaresca e omologante, anziché favorire la libera espressione dei bambini e dei ragazzi e la loro manifestazione. 1° Falso mito su regole e figli che non ascoltano: il rinforzo positivo Educare con il rinforzo positivo: quando un bambino si sente elogiato e gratificato per ciò che sta facendo, inizia a credere di più in se stesso. Riflessione Il rinforzo positivo ha lo stesso valore della punizione, della critica e del giudizio. Si trova dalla parte opposta, ma è allo stesso livello. Infatti, possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che sgridare e punire i bambini non sia efficace, ma non ci chiediamo che cosa accade nel bambino davanti al rinforzo positivo e all’elogio. Tuo figlio deve sentirsi amato per quello che è, qualsiasi cosa faccia o dica. Se quello che fa a noi non piace è un problema del bambino oppure nostro? Nostro. Ci sono vie mono faticose e più efficaci del lodare o criticare perché speriamo che così impari le buone maniere o perché così la prossima volta eviterà un comportamento scorretto che abbiamo criticato o ripeterà un comportamento che noi riteniamo corretto e che abbiamo elogiato. Rinforzare positivamente un comportamento vuol fargli capire (anche se le nostre intenzioni sono diverse, questo è quello che gli trasmettiamo) che così ci piace, se si comporta diversamente no, che così lo preferiamo e lo amiamo di più. Si innesca un meccanismo a spirale discendente per cui il bambino e il ragazzo restano in perenne tensione per controllare i loro istinti e i loro atteggiamenti perché, se seguono le loro motivazioni e il loro istinto, l’amore di mamma e papà potrebbe diminuire. È necessario imparare a fidarci di più dei figli perché non sono prototipi da stampaggio, non sono cd da masterizzare, sono bambini, sono ragazzi. Per certe cose siamo molto più mammiferi di quello che crediamo. Come mamma leonessa non ha bisogno di insegnare, spiegare, indirizzare, lodare, punire i suoi cuccioli perché imparino a seguirla evitando i pericoli, a diventare autonomi, a cacciare, così noi potremmo limitarci a dare un buon esempio e lasciare che il bambino lo imiti e lo assorba. 2° Falso mito su regole e figli che non ascoltano: i vizi… A differenza della mamma lei, mia nonna, non doveva occuparsi della mia educazione ma doveva solo viziarmi. Riflessione Ascoltando questa frase mi sono chiesta: perché educare, coccolare e dare abbondanza devono essere visti come incompatibili? Perché vediamo le coccole e l’abbondanza come vizio e come concessione? Perché l’educare deve implicare restrizioni e sacrifici per il bambino? Se vogliamo davvero andare verso uno stile educativo che rispetti tuo figlio dobbiamo lasciar perdere tutti questi modi di pensare e allontanarci dalla credenza che sia dannoso dare al bambino un senso di abbondanza (e non intendiamo con questo riempire la cameretta di giocattoli…). L’educazione si impara imitando e non imponendo o restringendo, quindi, tanto vale essere “abbondanti” in coccole, attenzioni e dettagli. In questo modo, non solo soddisfiamo i bisogni del bambino, ma gli diamo anche un senso di abbondanza che lo accompagnerà per tutta la vita e che gli impedirà di sentirsi vuoto, sfiduciato, privo di risorse e con un percorso in salita dove la vita è ingiusta e c’è sempre qualcuno pronto a deluderci o a fregarci. La vita non è così. È così lo schema educativo che abbiamo assorbito e subito e che inconsciamente ribaltiamo sulla nostra vita di adulti. Un bambino cresciuto nell’abbondanza di amore e nel soddisfacimento di tutti i suoi bisogni affettivi cresce con molti meno limiti a fargli da intralcio per la sua realizzazione. 3° Falso mito su regole e figli che non ascoltano: bisogna farli ragionare… Dal primo anno i bambini hanno bisogno di spiegazioni per capire cosa bisogna e non bisogna fare. Riflessione Dal primo anno i bambini, a meno che debbano andare in trincea o alla scalata del Kilimangiaro, hanno bisogno di amore, attenzioni e coccole. I bambini non hanno bisogno di capire razionalmente, hanno bisogno di vedere, sperimentare e imitare. Sono troppo piccoli per poter comprendere un discorso razionale fatto di pro e di contro, di cause e conseguenze, di diritti e doveri, e soprattutto di spiegazioni. Quante volte pensiamo o diciamo: “Eppure sai quante volte gliel’ho detto?” “Te l’ho già spiegato il perché!” “Ma non capisci?” Ecco il punto di vista di tuo figlio: “Cara mamma e caro papà, sarebbe più semplice per voi, e a me piacerebbe di più, se quando non ho voglia di fare i compiti o faccio i capricci per non lavarmi i denti, prima di tutto mi veniste vicino e vi ricordaste che ho un motivo per cui faccio così. Non ve lo so spiegare bene e allora lo manifesto come posso”. “Se mi chiedete con calma e dolcemente come mai e vi rendete disponibili ad aiutarmi e a risolvere la mia difficoltà o il mio bisogno, io sono il bambino più felice del mondo. Smetto di avere paura e di sentirmi a disagio, so che mi posso fidare di voi e so che mi basta seguirvi. Insomma, mamma e papà, so benissimo come si lavano i denti, è da quando sono nato che mi portate con voi e che vi guardo, di solito lo facciamo sempre insieme! E per i compiti, che voi mi diciate di sforzarmi, mi serve a ben poco! Ho un disagio dentro che non riesco a superare da solo, altrimenti vi pare che perderei tutto questo tempo? Se non mi annoiassi e volessi farli da solo a quest’ora li avrei già finiti e sarei fuori a giocare!” 4° Falso mito su regole e figli che non ascoltano: ignoralo se dice parolacce… Mio figlio dice le parolacce: se non trova alternative alle parolacce sgridatelo e ignoratelo. Riflessione Perché un bambino dice parolacce? Forse le ha sentite dire e semplicemente le ripete perché funziona per imitazione. Oppure sa che non si fa e vuole attirare la nostra attenzione (ha provato in mille altri modi e “con le buone” ma non c’è stato nulla da fare). Forse si sente un debole o un insicuro: chi dice parolacce gli sembra più forte e quindi fa anche lui così. Se non comprendiamo la motivazione e non andiamo a fondo non serve a nulla sgridarlo o ignorarlo. Nel primo caso continuerà a farlo perché pur sgridandolo almeno abbiamo iniziato a considerarlo. Nel secondo caso anche, perché volendo le nostre attenzioni rincarerà la dose o cercherà altri atteggiamenti distruttivi per segnalarci la sua presenza e il suo bisogno di attenzioni. 5° Falso mito su regole e figli che non ascoltano: il disordine… Mio figlio è disordinato, non pulisce, si rifiuta di riordinare! Riflessione Se invece vuoi che tuo figlio “impari” a fare le pulizie perché hai paura che diventi sporco e disordinato puoi partire da subito con un’altra motivazione nel cuore. Infatti, grazie al buon esempio e al gioco puoi far amare a tuo figlio tutte quelle esperienze che fanno parte della vita quotidiana: lavarsi, apparecchiare, sparecchiare, riordinare la stanza, ecc.. Il bambino impara giocando: prima lasciati imitare mentre fai le cose con gioia (se anche tu le vivi come un peso, come pensi che potrà viverle lui?), poi fate le cose insieme, giocando! Per esempio, invece di dover pulire la stanza potete andare a risistemare per bene la barca dei pirati con tanto di bandana in testa. Invece di dover apparecchiare la tavola potete preparare un ottimo servizio per i principi e per le principesse che vengono a palazzo per la festa. Oppure allestire un banchetto per i samurai che tornano affamati dalla battaglia. In questo modo tutti i bambini si divertono e imparano. Attenzione! Se l’adulto lo fa con un secondo fine e quindi manipolando (facciamo finta di giocare così ti porto dove voglio io) non funziona. Funziona se siamo sinceramente convinti che questa sia la cosa più naturale per il bambino e se anche noi ci stiamo divertendo. Per approfondire questo argomento puoi leggere: Figli disordinati: come insegnare l’ordine con la tecnica dello svezzamento Come insegnare le regole senza urla, sgridate e senza ripetere le cose 100 volte! Anche se oggi tuo figlio rifiuta le tue regole e i tuoi limiti ci sono 5 principi d’oro che possono aiutarti a ottenere più collaborazione e armonia in famiglia. Sono gli stessi principi utili anche con bambini oppositivi e provocatori, bambini che non rispettano l’autorità o bambini ritenuti “difficili da gestire”. Sono principi semplici che vengono spesso trascurati e che invece ti suggerisco di valorizzare nella vostra vita familiare perché ti consentiranno di allinearti con i bisogni emotivi di tuo figlio ed eviterai inutili imposizioni e litigi. 1️⃣ Vivere in un clima rilassato aiuta Muoverti con calma, sorridere, mostrarti paziente e disponibile, evitare litigate, cercare un gioco insieme e con calma riordinare il resto, aiuta i bambini a rasserenarsi. Bambini più sereni, che percepiscono rilassatezza e sicurezza intorno a loro, spontaneamente hanno più voglia di ascoltarti, di seguire le tue indicazioni. 2️⃣ La qualità del tempo che trascorri con tuo figlio Se gli dedichi del tempo di altissima qualità (meno di quanto credi) tuo figlio si sentirà appagato affettivamente e non avrai bisogno di insistere, premiare, punire, perché sarà lui per primo a volerti aiutare. 3️⃣ Funzionano le buone abitudini condivise e non il “devi fare così” I bambini rispettano le regole che diventano per tutta la famiglia delle buone abitudini che tutti condividono e che sono parte integrante dei ritmi quotidiani e del modo di essere di mamma e papà. Al contrario le imposizioni fatte con toni duri tendono a creare trasgressione, soprattutto con i bambini di oggi. 4️⃣ Apprendere l’arte di saper dire di NO Non avere paura di dire di no e di dare limiti, evita però le prese di posizione esplicitate con rabbia, le sgridate e gli “sguardi di ghiaccio”. Sii ferma ma mantieni un sorriso sincero. Infatti i no e le regole si possono “trasferire” anche con calma e in un clima sereno (contrariamente a come spesso siamo stati abituati noi nella nostra infanzia con ricatti, punizioni, urla e minacce). Al contrario metodi educativi basati su minacce e paura tendono a peggiorare la situazione se tuo figlio è oppositivo e non ti ascolta. 5️⃣ I tuoi figli vivono e imparano giocando e nella gioia Nulla può essere appreso o eseguito da loro con modi militareschi o autoritari. Se vuoi che “impari le regole”, le dovrete mettere in pratica insieme giocando e divertendovi (soprattutto nei primi 5-6 anni). Per esempio, si può raccontare e “vivere” la storia di un supereroe ogni volta che si lavano i denti, come Spider-man che salta da un dente all’altro sparando la sua ragnatela. Oppure la stanza diventa magicamente una nave di pirati da pulire, completa di cannoni, vestiti per la ciurma e spade! I bambini comprendono principalmente il linguaggio del gioco, ecco perché come genitori è necessario diventare anche i loro animatori. Tu ti divertirai di più, aumenterà la qualità della vostra relazione, tuo figlio collaborerà e apprenderà le sane abitudini come lavarsi, pulire gli ambienti, prendersi cura del proprio corpo… divertendosi. E, infine, ecco una riflessione molto contro-intuitiva e di vitale importanza: i bambini hanno voglia di cooperare e di essere solidali con mamma e papà, mentre si oppongono quando sentono che la loro natura amorevole e la loro emotività non viene rispettata. Approfondimento Se vuoi comprendere meglio come gestire il nervosismo di tuo figlio e i comportamenti “capricciosi” leggi qui: Capricci dei Bambini da 1 a 10 anni (come gestirli e prevenirli)
Figli disordinati: come insegnare l’ordine con la tecnica dello svezzamento
Con figli a casa disordinati la vera sfida spesso è restare in piedi fra macchinine nel soggiorno, bamboline in giro, calzini e magliette ovunque, vecchi disegni accartocciati per le stanze… La vera domanda è: ma quando impareranno a essere ordinati?! In verità nell’ordine e nel pulito il bambino ci sta bene. Ordine fuori è per lui, come per gli adulti, ordine anche nella propria interiorità con tutti i vantaggi che questo comporta. Anche se può sembrare strano tutti i bambini nascono tendenzialmente amanti dell’ordine e della pulizia. Anche quelli che oggi ti sembrano disordinati! Soltanto che nel loro cammino possono succedere delle cose che li deviano e lasciano morire in loro questa attitudine naturale. Perchè bambini e ragazzi diventano disordinati? Solitamente le motivazioni principali sono 3: 1️⃣ Esempio ricevuto: a volte i bambini disordinati hanno entrambi o uno dei due genitori un po’ disordinato. 2️⃣ Opposizione: se tuo figlio per qualche motivo è arrabbiato con te e se tu all’ordine ci tieni, è probabile che utilizzi il disordine per attirare la tua attenzione sul suo disagio emotivo. In questo caso è utile, come sempre, andare all’origine del suo disagio e risolvere quello come primo obiettivo. 3️⃣ Energia repressa: i bambini che portano in corpo carichi di energia non espressa possono diventare nervosi, scontrosi, confusionari e distratti. Questo aspetto si può riversare anche sull’ordine dei loro giochi, della cameretta, dei vestiti, dei quaderni, ecc. In questo caso è utile porre attenzione alle loro attività giornaliere e settimanali assicurandosi di: 👉 permettere loro di potersi esprimere di più (correre, giocare all’aperto, non sentirsi troppo limitati in quello che vogliono fare o sperimentare) 👉 gestire al meglio il ritmo della giornata, prevedendo anche momenti di tranquillità e di riposo (oggi molti bambini non sanno più come godere del silenzio, dell’assenza di movimento, della serenità, d’animo, dell’attesa). 5 indicazioni per insegnare l’ordine a tuo figlio Oltre a questi dettagli, ecco comunque qualche suggerimento pratico per aiutare tuo figlio a essere spontaneamente più ordinato (se oggi questo è per voi un problema): 1. Se i tuoi figli si rifiutano di riordinare inizia con l’esempio Fai in modo che tuo figlio ti osservi mentre metti in ordine, mentre sparecchi, mentre sistemi la cucina, il salotto, la cameretta. Fai il possibile per fare queste cose con gioia sincera, senza sbuffare, trovandone sempre il lato positivo, organizzandoti meglio per non stancarti o dover fare di corsa. Solo così tuo figlio potrà imitandoti non farsi un’idea negativa del riordinare o del “non rimandare se puoi farlo adesso”. 2. Come insegnare l’ordine: fatelo insieme Più tuo figlio è vicino agli zero anni e più è impossibile pretendere che metta in ordine da solo. Se tuo figlio si sta avvicinando ai 7-8 anni o se li ha superati ma continua a non essere autonomo su questo aspetto, è probabile che non lo abbia assimilato negli anni precedenti e quindi bisogna “tornare indietro”. Riordinate insieme finché non noti che tuo figlio inizia a prendere iniziativa autonoma. Vedrai che spontaneamente inizierà a fare delle cose da solo. Per esempio incomincerà a svestirsi e mettere i vestiti sporchi nel cesto in bagno anziché lasciarli per terra, piuttosto che togliersi le scarpe e metterle nella scarpiera invece di lasciarle sparse sul tappeto in salotto, o altro. I tempi sono differenti da bambino a bambino… tu intanto non mollare! 3. Fatelo giocando (e divertitevi mentre riordinate i giochi) Se riordinate insieme pensando che sia noioso, se lo fate con un senso del dovere pesante e asfissiante, come è possibile che il bambino si appassioni e riordinare diventi per lui una piacevole abitudine? Quindi ti suggeriamo di farlo anche giocando. Per esempio potete improvvisarvi dei pirati o dei corsari che rassettano la nave. Potete giocare a fare Cenerentola, pulire e poi andare al ballo. Potete giocare a fare le formiche che meticolose e puntigliose mettono in sesto il loro formicaio, ecc. I risultati sono stupefacenti e ci si diverte un sacco! 4. Superati i primi anni inizia a dare piccole assunzioni di responsabilità Nella maniera descritta in precedenza tuo figlio può abituarsi spontaneamente a riordinare. Comunque, una volta superata i primi 6-7 anni, quando lui stesso diventa più consapevole di se stesso e si attiva in lui il bisogno di essere più autonomo, puoi iniziare a delegargli nel corso degli anni sempre maggiori responsabilità. Per esempio puoi iniziare con : 👉 l’accudimento di un animale domestico 👉 portare fuori la spazzatura 👉 mettere le proprie stoviglie nel lavandino una volta finito il pasto (lo devono fare anche gli adulti) 👉 essere autonomo nella gestione della cartella, ecc. 5. Prevenzione per figli disordinati: fai in modo che possa fidarsi di te! Seguendo sempre di più uno stile educativo che segua davvero al meglio la natura di tuo figlio, sarà più facile per tuo figlio stimarti in qualità di genitore. Se tuo figlio ti stima, se si sente amato e accolto da te, non vorrà fare altro che poterti imitare e, nel caso dell’ordine, se tu sei una persona pulita, precisa e ordinata, tuo figlio lo sarà altrettanto. Dal diario di Roberta: secondo V. i giocattoli non sono mai in disordine! (la soluzione dello svezzamento) Ora ti racconterò una storia per chiarire come puoi mettere in pratica i suggerimenti quando hai in casa un figlio disordinato. Come per il discorso igiene, anche per l’ordine io e V. abbiamo punti di vista differenti. Per me ordine esteriore è sinonimo di ordine interiore e l’uno aiuta l’altro, riordinare se ti impegni è una cosa veloce e il risultato appaga. Per lui invece riordinare non ha senso: perché perdere tempo a tirare dentro e fuori se tanto con quei giocattoli ci giochi tutti i giorni? È inutile perdere tempo nel riordinare se quel tempo lo puoi utilizzare per giocare fino all’ultimo. Se il disordine è sul tappeto del salotto, dove soggiornano gli ospiti, secondo lui basta che le persone scavalchino i giochi che sono per terra per arrivare al divano. E se anche lì ci fossero giochi è sufficiente spostarli o evitare di sedersi. Il bello di avere figli disordinati e che amano giocare 24 ore su 24! Anche io in verità non sono proprio maniaca dell’ordine, ma giusto quel minimo per non inciampare, per non perdere oggetti, per non impiegare mezza giornata quando bisogna ritirare davvero. Preferisco almeno alla sera ritirare tutto nei vari cesti o cassetti appositi. Che fare dunque se davanti alla richiesta di riordinare le risposte di V. sono sempre le solite? Per esempio: “Dopo”, “Adesso non ancora”, “devo finire”, “non ho voglia”, “nooooo, ti pregoooo!”, ecc. Bè, riordinare bisogna riordinare e anche imparare a farlo come abitudine lo ritengo importante. Come fare? Nell’unico modo che credo sia davvero efficace a breve e a lungo termine, quello che rispetta anche la sua natura, oltre che raggiungere il risultato desiderato (fare ordine). Come convincere i figli a mettere in ordine con lo svezzamento Ecco che con santa pazienza, giorno dopo giorno, ho messo in campo una sorta di svezzamento. Ho iniziato con pazienza da lontano, riordinando io con lui che mi aiutava in qualcosa. In questo modo V. ha potuto osservarmi per qualche giorno e vedere che in fondo era una cosa veloce, che non era faticoso e che si poteva fare giocando e sorridendo. A quel punto iniziava a mostrarsi più disponibile e allora gli ho detto che lo avremmo fatto insieme, un po’ a ciascuno, suddividendoci i compiti. All’inizio per me le cose più pesanti e difficili e per lui il contrario. Per esempio io portavo di là i giochi ingombranti mentre lui rimetteva insieme i fogli da disegno e li infilava sotto la tv a 20 centimetri di distanza. Nei giorni successivi ho lentamente invertito la rotta fino ad arrivare a una equa distribuzione dei compiti. V. quasi non se ne è reso conto, o meglio, se ne è reso conto ma in questo modo non è stato né traumatico né pesante. Un po’ come quando vai in palestra. Se all’inizio non esageri, puoi aumentare la complessità degli esercizi senza rendertene conto. Se invece passi per esempio da 1 serie di addominali a 10 serie, non vorrai mai più entrare in una palestra in vita tua! Dunque, abbiamo continuato così per qualche giorno finché ho iniziato a invertire la rotta “a mio favore”, ovvero più giochi da ritirare per lui e meno per me. Dopo qualche tempo la situazione era la seguente: V. non ritirava ancora i giochi se io non glielo chiedevo o non glielo ricordavo e non lo faceva da solo, ma abbiamo raggiunto un ottimo risultato. Infatti, nelle ultime settimane, mi bastava dire che bisognava ritirare e che io sarei stata con lui per vederlo alzarsi e iniziare a ritirare tutti i giochi portando a termine il compito. Nel frattempo io stavo con lui, magari mettendo via qualche pennarello e supportandolo per indicargli dove andava messa la roba. Con il trascorrere del tempo è diventato indolore per lui mettere in ordine grazie all’esempio che ha avuto, come ha visto tante volte fare a me (senza arrabbiarmi o ricorrere a ricatti e minacce) e come abbiamo fatto tante volte insieme giocando, ridendo, scherzando. Anche se può sembrarti impossibile oggi raggiungere questo risultato e pensi che tuo figlio sia un disordinato cronico e che non riuscirai mai a insegnargli ad essere ordinato ti suggerisco di riflettere sulla vostra relazione, se il suo rifiuto a riordinare sia legato a qualcosa che non ha funzionato in passato fra di voi. Puoi cominciare leggendo Perché i capricci di tuo figlio non sono comportamenti isterici e inspiegabili (e come puoi risolverli senza urla o sgridate).
La punizione è la via più efficace per reprimere tuo figlio (e che disintegra la sua fiducia nei tuoi confronti)
Questo articolo non vuole convincerti di nulla in merito al tema rovente della punizione dei bambini e dei ragazzi. Non è un mio interesse indottrinare le persone e convincerle di qualcosa. Voglio solo condividere con te le riflessioni sulla punizione che ho fatto tramite l’esperienza a contatto con bambini ritenuti difficili, disadattati, capricciosi, violenti e che mi hanno permesso di recuperare la loro fiducia nei confronti degli adulti. Sono le stesse riflessioni che hanno fatto negli ultimi anni migliaia di famiglie italiane che, spinti dalla lettura dei libri, hanno cambiato il modo di considerare i vizi, i capricci dei propri figli e che, giorno dopo giorno, hanno consentito loro di costruire una relazione di fiducia, di stima e di complicità totale con i propri figli. La grande illusione delle punizioni: oggi punisci e domani raccogli rabbia e rancore Le punizioni sui bambini sembrano funzionare alla grande per risolvere una situazione nell’immediato. La maggior parte dei bambini si cristallizza davanti a un urlo ben piazzato, si congela davanti all’umiliazione di essere messo all’angolo o di allontanarsi dalla stanza o dal gruppo di compagni, si deprime e si addolora (per usare un eufemismo) vedendo il proprio genitore infuriato, infastidito o deluso. Ma a lungo termine cosa comportano? Sappiamo tutti molto bene come, appena girato lo sguardo, il bambino sembri dimenticare la punizione o l’urlo o la minaccia e sia pronto per tornare all’occorrenza a rifare l’azione per cui era stato sgridato o punito. Come se si dimenticasse, come se di punizione in punizione diventasse sempre più immune (bene, vuol dire che il suo sistema di difesa funziona alla perfezione!). E quindi, ogni volta è tutto da rifare con grande rammarico e fatica da parte di mamma e papà. Vediamo ora cosa con tuo figlio potrebbe non funzionare e che lo porta, con il tempo, a non fidarsi di te e a ribellarsi. La punizione è l’arma più inefficace per risolvere capricci, lotte di potere, gelosie e litigi dei bambini Ti sarà capitato probabilmente di dover ricorrere alle punizioni, anche se di base ti definisci contrario al loro utilizzo. Le hai provate tutte, sei stanco, non sai più cosa fare ed ecco che ti senti pervadere da una forza più grande di te, che non riesci a controllare e che “ti fa scappare” la tanto odiata punizione… 👉 “Adesso basta, vai di là e non esci finché non ti chiamo io!” 👉 “Finiscila! Adesso spengo e per una settimana niente televisione!” 👉 “Stop! Adesso ti siedi qui, stai fermo e zitto finché non mi chiedi scusa!” 👉 “Smettila! Questo gioco adesso te lo ritiro e te lo scordi! Salutalo perché non lo vedrai più” 👉 “Adesso ti metto in castigo: vai di là e metti a posto tutti i giochi mentre tua sorella finisce di guardare i cartoni!” 👉 “Più niente dolci/tv/gioco preferito/partita di calcio/coccole finché non lo decido io!” Aaaahhhh……!!!!! Lo sporco lavoro della punizione con i figli Non si sa perché, ma una cosa così innaturale come la punizione lascia in chi la infligge una sorta di soddisfazione, una sensazione di rilassamento… Siamo dei mostri? Niente affatto! La punizione sui bambini e sui ragazzi fa il suo “sporco” lavoro. Fa quello per cui è nata: aiuta l’artefice a liberarsi da un’emozione negativa (rabbia, nervosismo, impazienza…). Hai mai notato che, anche se ti dispiace, dopo che l’hai fatto tiri un sospiro di sollievo? Ti senti alleggerito? La punizione serve unicamente a chi la infligge per sfogare la tensione emotiva, per scaricare la rabbia, per avere la sensazione di avere tutto sotto controllo così da soffocare e negare la vera emozione sottostante (il disagio per non saper gestire il figlio, il nervosismo, la rabbia, la paura di essere prevaricati, il fastidio di sentirsi dire di no, di non essere ascoltati, ecc.). La punizione non ha nulla a che fare con il bene del bambino. Non è mai per lui una lezione da cui può imparare qualcosa (non è vero, una cosa la impara bene: assorbe questo comportamento e di conseguenza userà lui le punizioni nel relazionarsi con gli altri, compreso te!!!) Perchè? Quello che stiamo per scriverti all’inizio ti sembrerà romantico, troppo sdolcinato. Ti sembreranno giustificazioni che vengono da un altro pianeta, dal paese delle meraviglie e che non possono valere o essere efficaci con i nostri bimbi di oggi che invece sono “tosti”, ne sanno una più del diavolo, non si arrendono mai, non riesci a farli ragionare, ecc. Invece, vogliamo che tu le legga e che abbia la possibilità ancora una volta di allontanarti in fretta dall’idea che i bambini siano degli adulti (soltanto un po’ più bassi e con meno competenze) e che ragionino come loro. Per fortuna i bambini, anche se ti sembrano “tosti” (è un atteggiamento difensivo che assumono in automatico per proteggersi e preservare la loro natura) mantengono il loro animo sensibile, dolce e docile, aperto (se ne hanno la possibilità) e amano le maniere dolci (dolce non vuol dire “molle”). Le punizioni costituiscono uni scossone emotivo e insegnano a tuo figlio che, a sua volta, da grande potrà punire anche lui (compreso te!) Tuo figlio ti percepisce come un riferimento, l’unico, il più importante. Da te vuole amore, comprensione, aiuto, protezione. Se tu, invece di capirlo (andando sempre alla sua motivazione profonda), di aiutarlo a risolvere la sua difficoltà, di non giudicarlo, lo punisci, per lui è uno scossone a livello emotivo. Non stiamo esagerando. Sappiamo che forse per te i traumi violenti sono altri, per esempio una brutta caduta, un lutto, un grande spavento, una grave violenza e che la punizione non può essere annoverata in questo elenco. Ti diciamo dal più profondo del cuore che non è così: la punizione rappresenta un evento negativo per il bambino e può essere evitato. Hai mai provato a distanziarti per un attimo dalla tua rabbia, dal tuo fastidio subito dopo aver punito tuo figlio per fermarti e guardarlo? Cosa vedi? Hai mai provato a guardarlo negli occhi mentre lo fai? Forse ti è sembrato ma non lo hai fatto veramente. Perché, se così fosse, vedresti nei suoi occhi la paura, l’umiliazione e in certi casi la disperazione. Sentiresti una morsa al petto così forte, riceveresti uno schiaffo morale così lacerante che ci penseresti davvero più di una decina di volte all’occasione successiva, prima di ferire i suoi sentimenti. Quello che voglio fare in questo articolo è proprio aiutarti a conoscere la sua natura e a darti le giuste soluzioni così che tu possa avere dei buoni strumenti per sostituire gli atteggiamenti ereditati dai tuoi genitori. Non sentirti in colpa se fino a ieri le punizioni erano il tuo pezzo forte. Annulliamo il tuo senso di colpa Non hai di fatto responsabilità: non sapevi cos’altro fare e magari anche tu da piccino sei stato vittima di punizioni più o meno dure. È normale che, anche se ti sembra un paradosso, se non ci badiamo, in caso di difficoltà mettiamo proprio in campo le risorse che abbiamo appreso (anche se subite) durante la nostra infanzia. E i nostri genitori e loro volta hanno subito lo stesso trattamento (e spesso anche peggiore!) dai loro genitori. In più possiamo dirti che, se tuo figlio si trova in questa fascia di età e se inizi oggi a mettere in pratica un modo più ideale di affrontare le difficoltà, non porterà con se delle conseguenze e le eventuali conseguenze affettive saranno rimarginate dal tuo nuovo atteggiamento. La punizione costringe tuo figlio a perdere i suoi riferimenti, lo fa sentire solo, abbandonato, tradito. Le persone che lui ama non lo capiscono, perdono il controllo e pensa: “di chi mi posso fidare?” Tuo figlio resta allibito e confuso davanti alla punizione Dato che tuo figlio sa come vorrebbe che tu risolvessi i suoi problemi o lo aiutassi (peccato che non abbia ancora sviluppato quella capacità razionale di analisi che gli permette di darti dei suggerimenti a parole su cosa gli serve), davanti alla punizione non comprende perché lo stai facendo. Pensa che tu sia impazzito, pensa che ti stai confondendo… …ecco il suo punto di vista… 👉 “ma cosa fa? Aiuto! Non l’ho fatto apposta e invece di aiutarmi fa così?” 👉 “davvero non ho voglia di spegnere la tv, mi sta facendo compagnia, poi mi sento solo, non riesco a staccarmi, è più forte di me, perché non lo capisce e invece di aiutarmi si sta arrabbiando?” 👉 “Non sopporto che mia sorella tocchi i miei giochi, non ce la faccio a non scaricare la mia rabbia su di lei! Perché tu non mi capisci?!” Più tuo figlio è piccolo, meno ha la capacità di comprendere i suoi atti e più resta confuso. Il messaggio che riceve è del tutto contraddittorio: “ricevo aggressività, giudizio e intolleranza da chi dovrebbe amarmi, aiutarmi e proteggermi”. Proprio le persone per le quali si dovrebbe essere sempre speciali, fanno capire che si è sbagliati, cattivi, inadeguati. Come si può tenere alta l’autostima del bambino? Come può fare affidamento sulle sue capacità, se mamma e papà sono i primi che non ci credono? Le punizioni inibiscono il desiderio di sperimentare e quindi di apprendere Siamo noi per primi, anche se involontariamente, a causare loro una limitazione. Corriamo a comprare un sacco di giocattoli all’avanguardia e fatti per “l’apprendimento” perché imparino più in fretta e poi li “limitiamo” la maggior parte delle volte in cui iniziano a fare delle scoperte, a soddisfare la loro curiosità e le loro intuizioni (il modo migliore e più veloce perché possano imparare). I nostri “no” ogni 3×2, le nostre occhiatacce, la nostra rabbia, i nostri indici alzati, sono tutti freni che si accendono in automatico e che gli lanciano il segnale: “non va bene, sei sbagliato, non puoi crescere come vuoi, non puoi usare le tue risorse interiori su cui pensavi di poter fare affidamento”. La punizione spinge tuo figlio a raccontare bugie e a fare le cose di nascosto Nonostante la punizione, dato che non va a risolvere la motivazione dell’azione, l’impulso per il bambino a fare una determinata cosa resta sempre più forte. Se tuo figlio aveva bisogno di scoprire il funzionamento di qualcosa, se voleva verificare una sua intuizione o soddisfare un desiderio stai pur certo che anche di nascosto cercherà di farlo. È più forte di lui. Davanti ai desideri, ai bisogni, ai sentimenti e alla forza della vita che lo spinge a crescere, imparare e sperimentare non c’è nulla che tenga. Inoltre ricorda sempre che le cose vietate sono quelle che si tendono a fare di più (e vale anche per noi adulti!) I modi duri e colpevolizzanti creano disagi emotivi. Per i motivi che già abbiamo anticipato, la punizione insieme a un tono duro, un messaggio comunicativo (verbale o non verbale) colpevolizzante, genera in tuo figlio tristezza, senso di inadeguatezza e non si sente compreso. Più si sente sbagliato e non amato, più la sua autostima decresce, aumenta il senso di debolezza che fa aumentare l’ansia e le paure. Queste situazioni si accumuleranno negli anni e peggioreranno sempre di più la vostra relazione fino a sfociare nelle tanto temute ribellioni adolescenziali e in relazioni conflittuali fra genitori e figli. Ecco perchè poi si arriva a litigare per delle “sciocchezze”, nel senso che la pentola a pressione interiore è così piena che basta un piccolo evento (la goccia che fa traboccare il vaso) per scatenare rabbia e litigi con i figli. Inoltre i tuoi figli apprenderanno che la punizione si può usare e la useranno per relazionarsi anche con te. Punizione, giudizio e disapprovazione inducono i bambini all’aggressività Cosa succede se metti a bollire l’acqua per la pasta in una pentola troppo piccola? Anche se metti il coperchio, nel momento del bollore, straborderà comunque, sporcando tutto il piano cottura e a volte spegnendo addirittura la fiamma del gas. Cosa succede quando l’uomo cerca di far deviare i fiumi dove vuole lui o cerca di rubare terreno al loro letto per costruire abitazioni? Il fiume, prima o poi, se lo riprende originando quelle che noi chiamiamo catastrofi. Cosa succede se tieni un animale in gabbia per troppo tempo? Anche se noi siamo umani, i principi di natura sono alla fine semplici e uguali per tutti. Anche i bambini hanno bisogno di contenimento, di sapere come fare le cose, ma se le indicazioni che ricevono sono strette o non adatte, prima o poi anche loro scoppiano! Un bambino aggressivo è un bambino che forse non viene compreso in modo adeguato, che viene eccessivamente limitato. Oppure è un bambino che ha al suo fianco esempi di aggressività, nervosismo e intolleranza (adulti di riferimento che alzano la voce, che criticano, che si lamentano, che hanno scatti di rabbia, che perdono la pazienza). Meglio tirarsi su le maniche e con calma correre ai ripari, piuttosto che trovare delle giustificazioni: “ma come fai a non arrabbiarti?” “e va bè, ma capita a tutti ogni tanto”, “ma tu non conosci mio figlio/tu non sai com’è disastrata la mia vita” “e va beh ma che sarà mai”, ecc. Se vuoi approfondire come le punizioni si possono evitare perchè dietro un comportamento di tuo figlio c’è senza una valida motivazione puoi leggere: Capricci dei Bambini: se li ignori si moltiplicano (Guida Bimbiveri) Le 7 riflessioni (sincere e scomode) che dovremmo fare tutti noi adulti 1️⃣ Come ti sentivi quando ti punivano? 2️⃣ Come ti sentivi quando avevi bisogno di sostegno, di essere compreso e accolto e invece arrivavano ceffoni, urla e punizioni? 3️⃣ La punizione risolveva la tua tristezza? 4️⃣ Che considerazione hai oggi per chi, quando eri bambino, ti puniva ignorando i tuoi sentimenti senza chiederti come stavi e di cosa avevi bisogno? 5️⃣ Quanta fiducia e stima avevi negli adulti che ti punivano? 6️⃣ Se tu oggi venissi punito e sgridato (anche davanti ai tuoi colleghi) per ogni svista sul lavoro come ti sentiresti? 7️⃣ Che cosa vedi dentro gli occhi di tuo figlio mentre lo sgridi e lo punisci? Domanda finale da appendere al frigorifero In questo momento, se io fossi al posto di mio figlio, come mi sentirei? Per approfondire Tuo figlio non ascolta e non sai come gestire i capricci? Leggi questo articolo: Capricci dei Bambini da 1 a 10 anni (come gestirli e prevenirli)
Le 5 cause che ti fanno sentire un genitore insicuro (la prima da piccolo ti umiliava)
Quali sono i “sintomi” che ti fanno capire di essere un genitore insicuro e di non avere abbastanza fiducia in te stesso? Quali fattori hanno “demolito” la sicurezza e l’autostima che avevi da piccolo? Oggi quali sono le conseguenze nella relazione con tuo figlio se ti senti un genitore insicuro e inadeguato? Ti scriviamo la soluzione a questi tre dilemmi per aiutarti a fare un passo in più verso lo stato di Genitore Stra-Felice. Scopri se se sei un genitore insicuro Vediamo di riassumere, in linea generale, i “sintomi” del genitore che non ha abbastanza fiducia in e stesso e con bassa autostima di sé: tendi a giudicarti, bacchettarti, lagnarti, paragonarti sei molto duro con te stesso, fai di tutto per metterti sempre in riga. Quando sei stanco e avresti bisogno di staccare o di divertirti, dici che non è il momento e che ci penserai poi a volte potresti essere con te stesso troppo permissivo: ti lasci andare, non reagisci, non trovi nuove strade e nuove soluzioni per toglierti dalle difficoltà secondo il tuo parere ci sono altri che sono sempre più fortunati o più bravi o più capaci o migliori di te ti prendi poca cura di te e dei tuoi spazi: dall’igiene del corpo a quello della casa, dalla cura per l’estetica della tua persona a quella per la tua casa (e qui non è una questione di tempo che non hai o di troppo tempo che ci vorrebbe…) può essere che tu dia molta importanza all’esterno e non all’interno: è molto più importante quello che pensano gli altri rispetto a quello che senti andar bene per te stesso. Quali cause hanno abbassato la tua autostima? L’autostima non è un qualcosa che si costruisce da zero ma qualcosa che è già nostro a pieno diritto fin dall’inizio: dunque quando l’abbiamo persa? Perché oggi siamo dei genitori insicuri? In verità non c’è una data precisa, o un evento particolare. Si tratta di tanti aspetti che riguardano la relazione tra noi bambini e gli adulti che nel tempo, poco alla volta, hanno generato il risultato, ovvero la disistima di noi stessi. Vediamone alcuni: Causa 1: Paragoni Ti paragonavano ai tuoi fratelli o sorelle o ai tuoi compagni di scuola, cugini, vicini di casa, figli di amici, ecc. (senza sapere ahimè che i paragoni umiliano e sviliscono) Causa 2: Ricatti e manipolazioni Pur di ottenere quello che volevano, tendevano senza rendersene conto a manipolarci e utilizzare ricatti: “se finisci tutto quello che hai nel piatto puoi mangiare il gelato” “solo se fai il bravo e mi aiuti ti lascio andare a giocare in cortile” “solo se finisci i compiti guardi i cartoni”. Causa 3: Senso di colpa Ti facevano sentire involontariamente in colpa quando ti accusavano di aver fatto male a un amichetto o a tuo fratello o a tua sorella (non sapevano di dover accogliere prima di tutto le tue emozioni e che se qualcosa era accaduto avevi i tuoi buoni motivi). Quando ti chiedevano di salutare o baciare qualcuno e tu non ne avevi nessuna intenzione, quando ti chiedevano di fare il bravo e tu non sapevi bene cosa volesse dire, volevi essere te stesso e quando ci provavi ti accorgevi che non sempre a mamma e papà piaceva e questo ti faceva sentire a disagio, dispiaciuto, sbagliato. Causa 4: Lasciami stare un attimo! Quando ti dicevano “adesso non ho tempo“, “adesso non posso“, “lasciami stare un attimo“, “poi vediamo, adesso non è il momento“, “no, non si può! Punto e basta!“. E mentre lo dicevano vedevi che si irritavano, si arrabbiavano, sbuffavano o giravano gli occhi al cielo, era come se li stessi disturbando, come se fossi un peso. Causa 5: Disistima dei genitori Quando i tuoi stessi genitori forse si disistimavano profondamente e anche tu hai assorbito e imitato involontariamente le loro ferite o i loro vuoti (ovviamente loro non hanno colpa perché a loro volta sono cresciuti con genitori con bassa autostima). Le 3 conseguenze nella relazione con tuo figlio se ti senti sfiduciato Se tu per primo hai difficoltà a stimarti e ti senti un genitore insicuro, con tutto quello che comporta, è praticamente automatico che tu lo faccia anche con tuo figlio. Magari in forma diversa, ma è comunque facile che tu abbia anche con lui lo stesso atteggiamento di fondo. Senza considerare il fatto che, poiché i bambini assorbono le abitudini e il modo di essere dei genitori, se in te alberga la disistima, può essere che anche tuo figlio adotterà questo modo di percepire se stesso, per assorbimento osmotico. C’è poi una prima grande conseguenza di fondo: tuo figlio si sentirà poco amato e poco accettato (“se non mi amano e non mi accettano loro che sono i miei pilastri, i miei punti di riferimento, le mie guide, quelli che ne sanno più di me, vuol dire che qualcosa di vero c’è di sicuro…”). Di conseguenza, cresce e diventa adulto convincendosi di questa storiella, considerando verità quello che è, invece, un errore mastodontico. Le conseguenze per lui sono le stesse che valgono oggi e che valevano in passato anche per te. Per quanto riguarda poi la relazione in sé, è probabile che: tra genitore e figlio si inneschino più facilmente lotte di potere, che si abbia difficoltà a comunicare e a farlo sul piano del cuore. il bambino, se non si sente accettato per quello che è, se fa fatica a manifestare le sue istanze e le sue volontà perché spesso ha la sensazione che vengano negate o giudicate, ha difficoltà a stimare gli adulti di riferimento, a sentirsi al sicuro e creare sintonia, fiducia e rispetto. a discapito della sua natura, diventa poco collaborativo, non parla con facilità di quello che prova e di quello che pensa. Da un lato sembra chiudersi in se stesso e dall’altro sembra diventare a volte sempre più richiedente, nel disperato tentativo di “recuperare”, di farsi accettare e amare per quello che è.
Perché i capricci di tuo figlio non sono comportamenti isterici e inspiegabili (e come puoi risolverli senza urla o sgridate)
Come gestire i capricci dei bambini a 4 anni? Coosa fare o dire con una crisi isterica di un bambino a 1, 2 o 3 anni? E quando sono più grandi a 10 anni? So benissimo che se i capricci di tuo figlio scomparissero migliorerebbe da subito la qualità della tua vita. Ancora meglio se le lotte di potere e i pianti continui terminassero e tu riuscissi sempre a capirlo al volo ed entrare sempre nella sua testa! 🙂 Quanta salute guadagneresti se non dovessi più urlare, minacciare, sgridare e innervosirti per ogni richiesta assurda e fuori luogo? Per esempio quando: non vuole lavare le mani o i denti… non vuole fare la doccia, vuole di tutto al supermercato, scappa se c’è da riordinare… si rifiuta di spegnere la TV? In fondo ogni genitore vorrebbe scoprire cosa scatena e come gestire i capricci tanto temuti (e come si rivolvono senza urla o sgridate). Sei fortunata perché da noi la risoluzione dei capricci dei bambini era la cosa più “leggera” che poteva capitare. Scopriamo insieme come funziona tuo figlio “dentro” e i principi che che ti aiuteranno a comprenderlo meglio. Negli ultimi anni abbiamo avuto la conferma da parte di centinaia di famiglie che con le sole informazioni che stai per scoprire in questo articolo hanno risolto definitivamente tutti i tipi di capricci, alcuni nel giro di qualche settimana altri nell’arco di 2-3 mesi. Sì, hai letto bene, qualsiasi tipo di capriccio di tuo figlio. Perché se si conosce la causa scatenante e se si agisce su di essa, come un laser, tutti i tipi di “capricci” possono essere risolti. Siamo consapevoli che questa affermazione è piuttosto forte. Tuttavia saranno necessari 3 minuti per leggere questo articolo, che può cambiare per sempre la tua visione sui capricci e soprattutto sui bisogni reali di tuo figlio. Vediamo ora insieme: Perchè i bambini fanno capricci Come prevenire i capricci Perchè la domanda: “Quando iniziano i capricci nei bambini?” potrebbe non avere senso Nel gestire i capricci dei bambini meglio ignorare i capricci o assecondare? Ci sono differenze fra i capricci dei bambini a 1 anno o 2 anni rispetto ai bambini capricciosi a 4 anni, 6 o 9 anni? Cosa sono per te i “capricci” dei bambini? Se ti diciamo capricci, a quali comportamenti di tuo figlio li associ? Possiamo immaginare per esempio che probabilmente stai pensando a situazioni di questo tipo: Non vuole andare a scuola Chiede altre caramelle (cioccolata, giocattoli, ecc.) Rifiuta le regole e non ascolta Fa sceneggiate Piange senza motivo Vuole le mie attenzioni di continuo e se non le ottiene inizia a urlare Non vuole fare il bagnetto o non vuole uscire dal bagnetto Si rifiuta di mangiare… Ci spiace darti, forse, una profonda delusione, ma siamo costretti a farlo per riuscire a darti suggerimenti davvero efficaci che siano risolutivi per te ma anche apprezzati dai tuoi figli. Sappiamo che questi atteggiamenti di tuo figlio ti indispongono, ti innervosiscono, non sai come gestirli e, non comprendendone la causa, li puoi considerare spesso dei comportamenti senza senso, delle provocazioni, dei… capricci, appunto. I capricci di tuo figlio in verità non sono questo e prima ti allontanerai dall’idea che siano comportamenti eccentrici, egocentrici, isterici, inspiegabili e fuori luogo, prima ti sarà facile risolverli alla radice. I capricci dei bambini a 2 anni, 5 anni o 8-10 anni non sono capricci. Quelli che sembrano capricci sono sempre, sempre, manifestazioni di un disagio o di un bisogno profondo che tuo figlio ha in quel momento. Ecco perchè provare a gestire i capricci con urla, sgridate e punizioni nel tempo non è efficace e tuo figlio non smette di farli. Ecco perchè i capricci dei bambini (o le crisi isteriche) non vanno ignorati. Facciamo un esempio che riguarda noi adulti. Se ti capita di arrabbiarti, lo fai per partito preso, perché non sai cosa fare o perché hai la sensazione di avere un motivo valido? Quando alzi la voce o ti innervosisci, lo fai per sport o “ti scappa”, c’è qualcosa più forte di te per cui non riesci a fare a meno di comportarti così? Quando hai la sensazione che il tuo compagno o la tua compagna ti trascuri, non ti capisca, credi di avere delle allucinazioni o sei convinto di quello che provi, anche solo per la certezza di sentire emozioni di un certo tipo nel cuore o nella pancia o nella testa? Per la gestione dei capricci di tuo figlio è la stessa cosa. Ogni volta in cui insiste, piange, non ti ascolta, non vuole fare questo o quello, sembra “lagnarsi”, in verità, come accade a te quando ti innervosisci o ti lamenti, ha un motivo per farlo, sente davvero un motivo interiore valido, sempre. L’unica differenza (a favore del bambino) è che tu sei adulto e hai tutte le capacità emotive (volendo…) e cognitive per ascoltarti, accoglierti e risolvere il problema, tuo figlio invece ancora no. Sono abilità che si acquisiscono: 1️⃣ crescendo (se tuo figlio è piccolo, se ha anche già 4-5 anni è naturale che non sappia gestire da solo le sue difficoltà) 2️⃣ imitando gli adulti attorno a noi che lo fanno (se gli adulti intorno a tuo figlio non lo sanno fare, non lo accolgono e non lo aiutano a risolvere il problema quando è in difficoltà, è più difficile che lui possa imparare). Considerare questi atteggiamenti semplici capricci di tuo figlio non fa che peggiorare la situazione perché rischia di farti entrare in reazione (che significa arrabbiarti, innervosirti, spazientirti, insomma andare su tutte le furie)… …e in generale rischia di farti mettere in campo un comportamento e delle soluzioni del tutto inappropriate che con il tempo peggiorano la situazione perché tuo figlio non si sente compreso e PERDE la FIDUCIA nei tuoi confronti. Infatti, tutto quello che fai oggi ha lo scopo di arginare e gestire il capriccio, mentre invece quello che dovresti fare è andare ad accogliere e risolvere il disagio di un bambino (ovvero la causa scatenante). E allora, cosa sono davvero questi comportamenti che noi adulti etichettiamo come “capricciosi” o come crisi isteriche? Vediamo di spiegarlo meglio. Come già ti abbiamo anticipato, dietro ogni gestione di un capriccio c’è un disagio reale e profondo del bambino. In effetti è così, ma cosa vuol dire veramente? Pensaci un attimo: se davvero tuo figlio riuscisse a risolvere tutte le sue questioni da solo, a dirti sempre quello che prova e quali sono i suoi bisogni, credi davvero che inizierebbe a creare con te delle lotte di potere, a impuntarsi, a piangere, a rifiutare le tue regole, a esplodere con crisi di rabbia? E’ molto probabile il contrario. Infatti, quando lui è sereno, tranquillo, quando si sente ascoltato e capito, proprio come faresti tu, non piange, non urla, non si innervoscisce. Se lo fa ha un motivo valido per farlo. I motivi possono essere tanti e diversi tra loro. Hai presente quando per esempio ti chiede una caramella magari quando ha appena finito di mangiare a merenda un bel panino al prosciutto o con la marmellata? Vogliamo proprio partire da questo esempio perché quando entriamo in tema di caramelle e cioccolatini quello che spesso accade è che senza quasi pensarci da parte dell’adulto scatta la classica frase: “Adesso no, non è ora!”. Non siamo certo qui per dirti che bisogna mangiare chili di caramelle a tutte le ore, anzi! Ma adesso non è questo il punto. Quello che invece vogliamo proporti è una semplice riflessione: molto spesso noi adulti, non si sa perché (o ce lo possiamo immaginare…) rispondiamo a priori di no ai bambini, a volte senza un vero e proprio motivo o magari perché siamo solo nervosi per altre situazioni che con nostro figlio non centrano nulla. In questo caso per esempio non è mai capitato anche a te di avere voglia di qualcosa di dolce finito il pasto? Perché noi adulti possiamo dopo il salato aprire l’armadietto e prendere un dolcetto o un cioccolatino e i bambini non possono chiederlo? Questo è solo un esempio, potremmo fartene anche altri, ma l’obiettivo in questo momento è farti riflettere sul punto di vista perché spesso, se ti metti nei panni di tuo figlio e lo prendi in considerazione, scopri di poter dare un nuovo valore alle tue risposte. E scopri che la gestione dei capricci potrebbe non essere così problematica e difficile. Quello che vogliamo sottolineare e suggerirti è che davanti alle richieste di tuo figlio potresti come prima cosa domandarti se è proprio necessario dire di NO per un motivo particolare (tuo figlio sta correndo verso una strada molto trafficata dalle auto e non accenna di fermarsi né di vedere il pericolo)… …o se, pensandoci bene, il tuo eventuale SI’ non ha di fatto alcuna controindicazione particolare, a parte forse eventuali dubbi o incertezze dettate dai condizionamenti come per esempio: “farò bene?”, “ma non si può avere tutto o averle tutte vinte nella vita, a me hanno insegnato così!”, “e se poi continua a chiedere, chiedere, chiedere, che faccio?”, “e se poi da bambino si trasforma in tiranno, io come riprendo il mio potere su di lui?”. In fondo, che sarà mai una caramella? Che sarà mai mettere una maglietta al posto di un’altra? Che sarà mai non finire quello che c’è nel piatto? Sappiamo che in alcuni casi la situazione è più complessa di come la stiamo descrivendo noi ora e per questo abbiamo ancora molto spazio a disposizione per dipanare la matassa. Intanto ci serviva mettere questo punto fermo a favore dell’elasticità, di una sana riflessione sul perché facciamo le cose, sul domandarci se è sempre il caso di limitare e dire di NO o se ogni tanto si può essere più morbidi. Questo può essere un ottimo punto di partenza. Inoltre l’utilizzo del tono duro, delle urla, dei divieti comunicati con rabbia e con imposizione non fanno che umiliare tuo figlio, lo fanno sentire inadeguato e non finisce qui. Infatti le cose vietate sono sempre quelle che vien voglia di fare di più perché il risultato dell’imposizione è lo sviluppo del conflitto con l’autorità che tuo figlio si porterà dietro per tutta la vita (e ti ricordiamo che l’autorità con cui entrerà in conflitto finché non lascia il nido famigliare sarai tu!). Con questo passaggio ti abbiamo in sintesi spiegato una delle cause delle incomprensioni-conflitti fra genitori e figli che poi portano a capricci dei bambini continui crisi di rabbia crisi isteriche dei bambini episodi di aggressività urla crisi di pianto e in generale a tutti i comportamenti che etichettiamo come “capricci” dei figli. L’Anticipo del Bisogno (ovvero si prevengono e risolvono i capricci dei bambini) A proposito di questo, vogliamo indicarti una via semplice, ma allo stesso tempo risolutiva per la gestione dei capricci dei bambini, che nutre anche l’armonia nella relazione con tuo figlio (cosa che invece non fa il metodo “tradizionale”: URLA, PUNISCI, SGRIDA, IMPONI, NON VIZIARLO, COMANDO IO PERCHE’ LUI E’ SOLO UN BAMBINO PICCOLO E NON CAPISCE). Questa via semplice è l’Anticipo del Bisogno. Non si tratta di accettare o non accettare un comportamento sconveniente di tuo figlio. Si tratta di modificare il nostro modo di pensare alla base e di metterci a sua disposizione prendendo in seria considerazione i suoi bisogni, le sue istanze e le motivazioni che lo portano a fare delle richieste, a toccare una cosa che noi non avremmo toccato, ad attraversare la strada senza darci la mano, a non volere un vestito, a non voler uscire, a richiedere insistentemente regali o dolci da mangiare, ecc. L’Anticipo del Bisogno è un modo “a priori” di comportarti che può evitare molti degli atteggiamenti “capricciosi” di tuo figlio. Come gestire i capricci dei bambini: l’Anticipo del Bisogno in pratica Gestire i capricci dei bambini con l’anticipo del bisogno non è prostrarsi al servizio dei figli e dare loro tutto quello che vogliono ancor prima che lo chiedano. Sarebbe deleterio per la crescita affettiva del bambino: avere tutto senza aver sentito interiormente lo stimolo, il desiderio di possedere che attiva tutta una serie di risorse che lo aiutano a sviluppare la volontà, la capacità di andare a prendere quello che desidera, di creare strategie, ecc. In più, il genitore che ha questo tipo di atteggiamento sottomesso rischia di mostrarsi debole, lassivo e di perdere il proprio ruolo agli occhi del figlio. Se il bambino non percepisce il genitore come colui che è in grado di rivestire in modo adeguato il proprio ruolo, perde il senso di sicurezza, si attivano le paure e inizia a mancare la fiducia. L’Anticipo del Bisogno è quella particolare attenzione del genitore che ascolta le richieste emotive del figlio, che le soddisfa qualora il bambino le provi interiormente, che le viva o che le senta come bisogni e desideri ma non sia in grado di esprimerle verbalmente (perché troppo piccolo o perché non abituato a chiedere, a verbalizzare o a esprimere i suoi bisogni). Dopo aver ascoltato o percepito la necessità o la volontà del bambino, l’adulto che mette in pratica l’anticipo del bisogno, senza remore asseconda il bambino dando quanto richiesto. Ti facciamo un esempio di una possibile gestione di un “capriccio”. Potremmo fartene tantissimi. Durante la lunga e intensa esperienza di affido familiare l’anticipo del bisogno era un vero e proprio salva vita. E oggi riceviamo conferme dalle migliaia di famiglie di leggono i nostri libri e applicano queste conoscenze tutti i giorni con i loro bambini. I primi esempi che ci balzano alla mente riguardano il piccolo V. Dal diario di Roberta: la pistola e le bolle di sapone (come prevenire e spegnere crisi di rabbia, capricci e crisi isteriche) Con grande dispiacere di V. bisogna sospendere il gioco quando ci sarebbero stati ancora tanti esperimenti da fare e la voglia di giocare con le bolle sarebbe stata ancora tanta. A V. dispiace molto che l’acqua saponata sia finita e ne vorrebbe ancora. La mattina seguente esco per fare delle compere e rientro con una sorpresa: ben 2 botticini di bolle di sapone! (2 euro spesi). V. è contentissimo e continua a giocare con le bolle finendo i botticini. Il mattino seguente esco nuovamente e rientro con un altro botticino di bolle (1 euro speso). V. è un bambino di 11 anni che vive in un orfanotrofio bielorusso. Quando V. è qui in Italia ogni occasione è buona per me per frequentare la famiglia in modo da “dare una mano” data la mia esperienza e, spesso, trascorro diversi giorni e a volte settimane intere con lui. Ti premetto che le persone attorno a lui hanno sempre trovato che fosse molto difficile da trattare, ovvero il classico bambino definito capriccioso: “Non sta fermo un attimo! Se ci sono altri adulti o bambini con noi, inizia a fare il diavolo a quattro! Non ascolta! Ah, non so come faremo! Certo che ci vuole molta pazienza! Vuole mangiare solo pasticci, si ingozza di caramelle, cicles” (ovvero chewing gum – la famiglia ha origini piemontesi e qui le gomme da masticare si chiamano cicles). La scorsa estate V. ricevette in regalo una pistola spara bolle di sapone. Lui era un appassionato di bolle di sapone… Dopo circa 2 orette le due bombolette di acqua saponata finiscono e la pistola si inceppa e non spara più. V. è sempre felicissimo, ma questa volta mi dice: “Grazie, grazie, ma adesso basta, non comprarne più!”. Se questo esempio non ti basta posso ancora raccontarti quello che ci succede al supermercato il giorno in cui V. arriva dalla Bielorussia. So che potresti pensare che andare al supermercato il primo giorno, con tutti i bisogni insoddisfatti che ha, sarebbe un vero suicidio per il portafoglio e per il suo stomaco (è un bambino che ama – o amava – compensare i vuoti affettivi con i dolciumi). Se mi segui da un po’ o hai letto uno dei miei libri sai che sono un’anticonformista e quando sono sicura di quello che faccio, agisco punto e basta. Quindi, rientrando dall’aereoporto… supermercato! V. mi aiuta a pesare la frutta e la verdura, scegliamo anche tutto quello che a lui piace e quando mi dice basta io aggiungo uno o due frutti in più. Ovviamente prima o poi arriviamo al reparto caramelle e dolciumi al cioccolato. Che fare? Non sono il tipo che fa finta che questo reparto non esista, né cerco di distrarre il bambino perché non lo veda, né mi affanno per passarci attraverso velocemente dicendogli che non abbiamo più tempo. Con grande serenità affondo le ruote del carrello lungo il filare tanto temuto dagli adulti e dico a V. che può prendere le caramelle che più gli piacciono. Già solo in questo modo V. non ha bisogno di riempirsi voracemente le braccia di pacchetti da svuotare nel carrello ma li sceglie accuratamente guardandomi quando un pacco ha attirato la sua attenzione per avere il mio assenso che naturalmente gli concedo. Prende in questo modo 2 o 3 pacchetti e poi arrivo io. Guardo e riguardo le varie forme, gusti e colori e ne tiro fuori qualcuno domandandogli quale vuole ancora. In questo modo a volte ne sceglie ancora uno a volte mi dice che va bene così. In entrambi i casi lo guardo con sguardo ammiccante, torno indietro e prendo ancora un pacchetto o due delle sue preferite e lo metto furtivamente nel carrello. Lui mi guarda, piega la testa da un lato e mi sorride… A questo punto, arrivati davanti alla fila dei giocattoli i suoi bisogni sono già molto appagati (anche perché per tutto il tempo ho sempre interagito con lui senza dargli modo di annoiarsi e senza lasciare scampo a tutti quei pacchi di biscotti, merendine e bibite che contendevano con me la sua attenzione – il mio obiettivo non è manipolarlo perché non veda i biscotti ma divertirmi con lui e non farlo annoiare) e V. quasi non ci fa caso. Mi fermo io, guardo i giochi (tutte piccole cosette di importo fra i 3 e le 20 euro circa) e gli chiedo se c’è qualcosa che possiamo prendere per giocare insieme e lui mi risponde di no, che abbiamo già altre cose a casa e che possiamo usare quelle. Voilà! Le prime volte… Ci tengo a precisarti che le prime volte in cui arrivava in Italia le caramelle non bastavano e “scappavano” anche almeno 2 giochini. Tutti acquisti iniziali che mi permettevano di iniziare a sanare subito un bisogno e un vuoto (ero quasi costretta a farlo con cose materiali per stare inizialmente dietro alla sua abitudine di veder compensati i vuoti affettivi con oggetti o cose da mangiare, come a molti bambini oggi capita) così da avere la strada molto più in discesa nei giorni successivi. A oggi invece, proseguendo in questo modo a piccoli passi, le sue richieste sono pari a zero. Anche lui comunque ha spesso richieste che consideriamo costose e inutili. Per esempio per Natale ha ricevuto due confezioni di giochi Lego: la stazione di polizia e la stazione mobile (lui adora giocare a inseguire ladri e malfattori, vorrebbe fare il poliziotto sugli elicotteri, ecc.). In due soli pomeriggi ha costruito tutti e due i giochi e per sere intere ci ha giocato, poi smontato e rimontato, poi costruito e disfatto divertendosi. Su internet abbiamo poi visto costruzioni simili e lui, trascinato dall’entusiasmo, ne ha chiesti altri. Cosa facciamo? Seguendo l’anticipo del bisogno gli compro tutto quello che chiede? No. Perché quello che conta davvero è il principio che sta dietro l’anticipo del bisogno e anche quando lo metto in pratica non mi dimentico mai del buon senso, dei limiti e della misura. E dunque cosa fare? Quel giorno gli ho risposto così: “ti piace quella super macchina trasformabile? Guarda (indico il cestone pieno di pezzi di Lego), guarda quanti pezzi abbiamo! Scarichiamo le istruzioni per montarla da internet (ci sono davvero) e la costruiamo con tutti questi pezzi che abbiamo nel frattempo”. Così abbiamo fatto, ci siamo impegnati e divertiti e il suo bisogno è stato soddisfatto senza spendere quasi cento euro per quell’affare che aveva appena visto e che tra l’altro non ha più chiesto. In più V. ha imparato che è possibile soddisfarsi con quello che si ha e che il punto non è avere, avere, avere, accumulare, accumulare, accumulare avidamente (come le sue carenze affettive e la sua cultura di estrema povertà lo porterebbero a fare), ma soddisfare i propri bisogni, imparare e divertirsi indipendentemente dagli oggetti a disposizione. Frasi che puoi evitare Nota: ho evitato di dire frasi del tipo: “Non ce lo possiamo permettere, ne abbiamo da poco comprati due, ma sei fuori, con quello che costa, non ho la macchina che fa soldi, non ti sembra di esagerare, chi troppo vuole nulla stringe”. Il risultato sarebbe solo stato solo quello di infierire sulla sua autostima, di trasferirgli queste frasi “non felici” e condizionanti che lui poi avrebbe utilizzato da grande a sua volta. Che c’è di tanto strano nel fare questo? Non sembra una grande novità o un qualcosa di particolarmente speciale! Eppure, i nostri preconcetti, l’educazione che abbiamo ricevuto nell’infanzia ci impediscono spesso di superare questo nostro personale limite mentale (lo abbiamo assorbito dai nostri genitori). È facile farlo, è semplice e veloce vederne i risultati, ma sappiamo che all’inizio può richiederti un piccolo sforzo raggiungere questa elasticità e questa fiducia nelle conseguenze positive. In verità, se osservi il comportarsi di molti adulti, come già ti anticipavamo, molto spesso il no di fronte alla richieste dei bambini la fa da padrone, anche quando non ci sono dei motivi reali. Cosa succede a tuo figlio se lo giudichi (come prevenire i capricci dei bambini) In più, altrettanto spesso, il dare dell’adulto è molto più simile a un concedere, accompagnato da commenti, giudizi e limitazioni: “Adesso non ho tempo, smettila!” “Solo uno!” “Scegli, perché tutti non è possibile” “No, non toccare!” “Fermo! Non correre! Mamma mia, mi fai disperare!” “No, lì no! Vedi che non capisci!” “Ma ti sembra il caso?” “Cosa ci farai mai con tutti questi Lego?!” “Ma guarda che tutte queste caramelle non vanno bene!” “Te lo sei meritato?” “Adesso no, non lo meriti con tutto quello che combini” Queste frasi pronunciate da mamma e papà, che in teoria dovrebbero essere per il bambino fonte di comprensione e di abbondanza, risultano essere per lui un messaggio contraddittorio e deludente: “Ma come? Tu che sei qui proprio per capirmi, aiutarmi e soddisfarmi, mi dici che non è vero che quello che sento ha un riscontro nella realtà. Allora mi devo sentire inadeguato, sono un bambino incapace, perché tutto quello che desidero poi non può avvenire…. Che delusione…”. E’ sempre necessario acquistare nuovi oggetti o giochi per applicare l’anticipo del bisogno? La risposta è no. L’anticipo del bisogno è legato soprattutto al nostro atteggiamento di genitori e non all’oggetto materiale esterno. Infatti puoi applicarlo benissimo con piccoli pensieri e cose che puoi non acquistare ma fare tu, per questo ti suggerisco soprattutto di usare oggetti che non hanno un costo ma che comunicano a tuo figlio che hai pensato a lui, che può essere un disegno fatto da te, una foglia tutta colorata, un piccolo semplice origami, una sorpresa che sai già che apprezzerà e che gli farà piacere, cucinare più spesso un piatto che adora, riflettere se dire un sì un più invece che partire subito con un limite o con un no quando possibile. Siamo arrivati ad un passaggio importante. Inizi a vedere da dove arriva il pessimismo degli adulti di oggi? La sfiducia in se stessi? L’incapacità di provare a realizzare i propri sogni?! Quello che vogliamo suggerirti con l’anticipo del bisogno è di mostrarti più disponibile e accondiscendente, meno sospettoso e meno rigido. Spegnere la Tv con urla e minacce o spegnerla senza capricci? (come prevenire le crisi isteriche dei bambini) Altro esempio per gestire i capricci: se sai che all’ora dei cartoni animati ogni volta è un tira e molla, perché non lasciare qualche minuto in più se sai che tuo figlio lo desidera? Di solito lo scenario è questo: Approccio 1 Colpevolizzante e Tirannico (e sangue che ribolle del genitore) “Alberto spegni e vieni a tavola…. Dai spegni…. Hai sentito? Ti ho detto di spegnere!… Ma ti vuoi muovere, lo fai apposta!?…. Adesso basta! Spengo e domani non la guardi più!”. Il tutto condito dall’aumento del volume della tua voce, della temperatura corporea… …della tensione, della rabbia e anche di incomprensione e senso di inadeguatezza del bambino. E’ giorno dopo giorno si alimenta il conflitto con l’autorità-genitore che poi proseguirà in modo più forte nella fase adolescenziale. Approccio 2 con Anticipo del Bisogno (e calma e tranquillità del genitore) “Amore, tra un po’ è ora di spegnere, è pronta la cena, ma nel frattempo guardala ancora tranquillo”. Dopo 10 minuti: “Amore ti piace questo cartone? … Mi fa piacere…. Guardalo ancora e la prossima volta che arrivo si spegne e andiamo di là”. Il tutto condito da serenità, calma, sorrisi e disponibilità di cuore. C’è differenza rispetto al primo esempio? Che sensazione ti dà nel cuore l’uno piuttosto che l’altro? Da piccolo, sinceramente, cosa avresti preferito che tua madre o tuo padre facessero con te? Aspetta a giudicare questi contenuti perché se già a priori pensi non funziona per la tua situazione. Magari forse non ci hai mai provato davvero o non l’hai fatto per un tempo continuativo. Oppure è probabile che ti sembrano cose troppo belle per essere vere. Se da questi primi esempi che ti stiamo facendo pensi che siamo troppo permissivi e che ce la caviamo anche con i bambini e i ragazzi difficili solo perché concediamo tutto in anticipo, sei fuori strada. Con le esperienze pratiche che stiamo condividendo con te l’obiettivo rimane sempre: far sentire compreso tuo figlio utilizzare il suo linguaggio per trasmettergli fiducia e stima e nel frattempo trasferirgli le corrette abitudini come lavarsi, riordinare, essere gentile Probabilmente, qualcuno un po’ più rigido, a questo punto, non andrebbe avanti nella lettura. Si fermerebbe dicendo: “Questo non può essere vero! Non è possibile! Troppo facile! Troppo difficile! Ma scherziamo, devo fare questa cosa!? E gli altri cosa diranno?…”. Ci può stare! Il cervello umano, di fronte alle cose nuove, tende subito a liquidarle come assurde, impossibili e non efficaci. Quando le legge qualcun altro un po’ più flessibile, curioso e capace di mettersi in gioco, allora… E tutto questo si amplifica quando parliamo dei capricci dei figli. Perchè? Perchè per una vita intera ci hanno fatto credere che i capricci dei bambini siano davvero comportamenti senza senso e inspiegabili!! E se mio figlio di 2 anni chiede sempre la cioccolata? Se sai che a volte passa tutto il pomeriggio a chiederti una briochina dietro l’altra o un pezzo di cioccolato dietro l’altro, cosa potresti dire? E soprattutto come potresti dirlo? Anche in questo caso non è insolito ascoltare frasi del tipo: Approccio 1 Colpevolizzante e Tirannico (e sangue che ribolle del genitore) “Adesso basta!… Ingrassi… Non ti fanno bene, lo sai…! Non hai sentito che ti ho detto di no!… Ti verrà il diabete se continui così!… Smettila di mangiare tutte ste schifezze!…”. Il problema così è risolto? No. Tuo figlio potrebbe sentirsi accusato, inadeguato. Sente un bisogno irrefrenabile che non sa come gestire, non capisce perché ti stai scaldando così tanto. Cosa potresti dire invece? Per esempio per gestire questo “capriccio” di tuo figlio potresti anticipare il bisogno: “Amore vuoi un pezzetto di cioccolata? (Sì)… Tieni, qui ce ne sono due!”. Dopo 10 minuti forse no o forse sì, te ne chiede ancora ma per te sarebbe eccessivo ed ecco come puoi rispondere: Approccio 2 con Anticipo del Bisogno (e calma e tranquillità del genitore) “Lo so amore che ne vorresti ancora, adesso non è possibile, ne mangerai di nuovo due domani… Mannaggia, lo so che ne hai voglia, questa mamma terribile che non te lo vuole dare (mantieni la calma, sorridi serenamente)!” Come vedi il non arrabbiarsi e restare neutrali senza partire subito con NO!, BASTA! ADESSO NO! è fondamentale. E da come hai letto non significa neanche essere permissivi e concedere tutto. Tutt’altro, significa: 1️⃣ essere comprensivi di fronte alle richieste di tuo figlio. 2️⃣ rispondergli con gentilezza senza ricorrere ai toni duri che magari i tuoi genitori hanno usato con te e che utilizzi senza rendertene conto. So benissimo che sembra irreale ma è possibile imparare a restare calmi, non arrabbiarsi e gestire i capricci di tuo figlio con calma e senza urlare, ricattare o punire. Perché un NO o un limite si possono sempre comunicare in tanti modi… anche con la calma. Tutto bello, ma per i “capricci” e le “crisi isteriche” di mio figlio non funziona… Se pensi che per la gestione dei capricci di tuo figlio sia diverso, che: “la fate facile voi, ma dovete trovarvi a casa mia mentre mio figlio urla e si dimena per terra”! “Non può funzionare con tutti, ogni bambino è diverso”. È vero, ogni bambino è diverso nelle sue passioni, nei suoi talenti e debolezze, svilupperà con gli anni un proprio temperamento, un punto di vista… Comunque i bisogni emotivi sono gli stessi per tutti i bambini di questa terra. Ci sono principi come camminare, giocare, parlare e anche le esigenze fisiologiche di coccole e attenzioni dei bambini che sono uguali per tutti. Per esempio la voglia di stare con mamma e papà è universale, l’impulso di imitare quello che fanno i genitori è fisiologico e fa parte della natura di tutti i bambini che siano bianchi, neri, gialli, blu… L’istinto di considerare tutto loro nei primi anni c’è l’hanno tutti i bambini. I bisogni naturali, che i bambini stessi seguono come impulsi istintivi per la loro crescita, sono uguali per tutti. Quello che cambia (oltre ai talenti e al temperamento di ciascuno) è l’atteggiamento e l’approccio dell’adulto che li accompagna nella loro crescita. Qualcuno può anche continuare a credere ancora che le punizioni, le sgridate, i divieti imposti con rabbia siano indispensabili. Ma, per favore, quando suo figlio farà i cosiddetti capricci non prendertela con lui! Puoi gestire i capricci in modo molto più semplice! Perché lui ha sempre un buon motivo per farli, cioè è successo qualcosa che ha creato in lui un disagio emotivo. Ti invitiamo ora a una riflessione: se il metodo “tradizionale”: URLA, PUNISCI, SGRIDA, IMPONI, NON VIZIARLO, COMANDO IO PERCHE’ LUI E’ SOLO UN BAMBINO PICCOLO E NON CAPISCE è così efficace, perché allora il 99% dei genitori ha difficoltà con i figli? Perché i genitori non riescono a farsi capire dai figli e i figli non si sentono capiti dai genitori? Come mai la maggioranza degli adulti è in conflitto con la propria famiglia di origine? Non ti sembra strano? E tu come ti sentivi quando ti giudicavano come un figlio capriccioso e viziato? Quando piangevi e ti dicevano che dovevi smetterla o andavi subito in camera tua o ti prendevi una sberla? Se ci pensi anche tu avevi un motivo da piccolo per essere triste, per non voler fare una determinata cosa, per avere una crisi di pianto. Non lo facevi di proposito e ogni volta che eri triste avevi voglia di fare i capricci. Ecco perchè potrebbero non esistere i bambini isterici a 18 mesi, una bambina capricciosa a 3 anni, i bambini difficili da gestire a 5 anni, i capricci dei bambini a 2 anni o i capricci a 4 anni! Ecco il punto: i bambini seguono biologicamente dei principi fisiologici, hanno dei bisogni emotivi innati e tutti questi fattori rappresentano il loro linguaggio. Solo chi si adegua a questo linguaggio può comprenderli sempre e farli cresce felici e sereni Il risultato sarà come parlare in cinese in Cina e tutti ti capiranno benissimo. Se invece andiamo in Cina e tentiamo di comunicare in Italiano ci saranno incomprensioni (come quelle che si creano con tuo figlio). Noi, invece di parlare la stessa lingua, cosa siamo abituati a fare? Liquidiamo subito la situazione giudicando il bambino e dando per scontato che è solo un capriccio e non ci soffermiamo sul perché… oggi non vuole la pasta con il sugo (magari è arrabbiato perché non trova il suo gioco preferito e non sa come dircelo?) non vuole mettere la maglia verde (magari il giorno prima ha litigato con un amichetto e ora non vuole tornare in classe?) non vuole lavarsi le mani (magari il papà lo ha sgridato in modo un po’ forte per aver fatto cadere un bicchiere e ora è triste?) Dietro questi atteggiamenti bizzarri, isterici e apparentemente incomprensibili dei bambini si nasconde la VERA CAUSA: c’è sempre un NODO EMOTIVO che sta scatenando i COMPORTAMENTI ESTERNI definiti erroneamente “capricciosi”. Mi auguro che queste informazioni ti siano di aiuto per cambiare il tuo punto di vista per gestire i capricci di tuo figlio senza fatica, urla e nervosismo. Guida Bimbiveri sui capricci Vuoi sapere proprio tutto sui capricci? Leggi qui: Capricci dei Bambini: se li ignori si moltiplicano (Guida Bimbiveri)
Come svegliare i bambini al mattino per andare a scuola
Svegliare tuo figlio la mattina per andare a scuola è sempre una guerra? È troppo lento per fare colazione, prepararsi e non ascolta? Se la mattina per tirare giù dal letto tuo figlio sono necessarie le cannonate non sei da sola! E se non ha voglia di alzarsi, fa storie e vorrebbe guardare ancora un po’ i cartoni sei la benvenuta a bordo! Se il tuo problema è che si sveglia tardi e non riuscite ad arrivare spesso in orario a scuola ti capisco benissimo. Io stessa per anni mi sono ritrovata a svegliare 3-4 o anche 5 bambini di età diverse per fargli fare colazione, portarli a scuola, il tutto possibilmente senza guerre, lotte infinite, senza doverli chiamare più volte mentre i minuti passavano inesorabili. Ecco qui un po’ di indicazioni direttamente dal campo di battaglia. Una mamma chiede: Ho due figli e tutte le mattine è un casino. Per assecondare i nostri tempi si devono svegliare alle sei e mezza, dobbiamo andare tutti a lavorare presto, c’è la scuola. Eppure è una lotta! Non vogliono alzarsi, fanno la lotta a chi deve entrare prima in bagno, non hanno voglia di lavarsi e vestirsi quando è ora di finire colazione. Spegnere la tv e i cartoni è di nuovo una guerra, non si riesce mai ad avere una mattinata tranquilla. Come posso fare? Il mattino rappresenta proprio la partenza della giornata e, se vogliamo, è possibile riuscire a rendere questo momento più armonico. Per farlo è importante ottimizzare i tempi e nello stesso tempo farlo in modo piacevole, sia per noi che per i nostri figli, rispettando anche i loro bisogni. 6 modi per svegliare al mattino i figli, arrivare in tempo a scuola evitando rabbia, lotte infinite e sgridate 1. Svegliati e cerca di mantenere la calma! So che è difficile perché hai i minuti contati e già tu per prima non hai voglia di alzarti la mattina… Posso garantirti che la calma è la prima cosa fondamentale per tutti. Perché se tuo figlio o i tuoi figli ti vedono serena, percepiscono che la situazione è sotto controllo e per loro sarà tutto molto più facile. È lo è ancora di più se tuo figlio è un dormiglione ed è lento per prepararsi al mattino. Per mantenere la calma, oltre a fare qualche respiro profondo, puoi andare a cercare nel profondo il vero perché, cosa scatena la tua rabbia, cercare di capire che cosa ti dà fastidio, perché ti infastidisce così tanto il fatto che non si vogliano svegliare o se sono lenti a prepararsi al mattino. Puoi chiederti: “Ok, ma perché mi infastidisco così tanto? Forse perché odio ripetere tante volte le cose? O è perché io per prima odio essere di fretta? Magari è perché penso a tutti i genitori che ce la fanno e mi arrabbio perché io non ce la faccio?” Tra queste domande (o domande simili, queste sono solo un esempio) cerca di individuare la motivazione che per te è quella valida, la vera causa. Questo ti aiuterà ad avere una risorsa per poter agire sul motivo, in modo da riuscire a essere più tranquilla e serena sempre, al mattino e durante la giornata. 2. Organizzazione ferrea Anche se ti sembra già di svegliarti molto presto, metti la sveglia ancora dieci minuti prima e prendi quei dieci minuti solo per te, per stare un po’ nel letto, in modo da fare le cose ancora più con calma, o per fare colazione tranquilla. Posso garantirti che quei minuti che togli al sonno in verità sono fondamentali per essere più serena e organizzata. Saranno dei minuti preziosi per poter fare le cose con la calma che richiedono e ne avrai un beneficio durante il giorno, anziché uno svantaggio. Ti aiuteranno per svegliare i bambini al mattino per andare a scuola in orario ed evitare crisi. 3. Se possibile evita lunghe spiegazioni al mattino Quando vai a svegliare i tuoi figli e loro ovviamente non vogliono alzarsi e vogliono ancora dormire, quello che ti suggerisco di fare innanzitutto è di evitare le spiegazioni. Evita di spiegare e fare lunghe filippiche perché potresti peggiorare la situazione irritandoli sempre di più. Evita frasi del tipo: “Eh ho capito, però ti devi alzare!” “Tutte le mattine la stessa storia!” “A scuola bisogna andare, papà deve andare a lavorare , mamma deve andare… e fai il piacere, devi capire!” “Guarda che un domani nella vita…” Evita tutte queste cose soprattutto con i bambini piccoli perché sono asfissianti e tuo figlio non ne ha bisogno perché quello che gli serve è sentirsi capito da un lato e aiutato dall’altro laddove lui non riesce, non ha bisogno di morali. E non funzionano nemmeno con un adolescente, perché nei momenti del risveglio capacità di ragionare ce n’è veramente poca: sanno già benissimo da soli che a un certo punto dovranno alzarsi e correre, con un megafono che glielo ricorda se la prendono ancora di più con noi. Stai arrivando dal pianeta di Morfeo e veramente quei “perché ti devi alzare” non ti interessano. Hai soltanto bisogno di qualcuno che sia comprensivo verso il fatto che “non mi voglio svegliare!”. Tu, al mattino, preferiresti il noiosissimo BI BIP BI BIP della sveglia oppure che arrivasse da te la fata madrina di Cenerentola con la sua bacchetta magica e ti dicesse: “è ora di andare a lavorare. Oooh lo so che non hai voglia tesoro mio. Cucciola! Ti capisco. Allora aspetta, ti lascio ancora cinque minuti, poi ti faccio qualche coccola. Vado a preparare la tua bella colazione fumante, i tuoi biscotti preferiti, la tua frutta preferita, tu stai qui tranquilla”. Poi dopo cinque minuti la fata madrina torna e ti dice: “Allora ci siamo! Oooh lo so che è proprio dura. Non preoccuparti, io ti aiuto. Sposto le coperte, piano, piano, ti accompagno, ti faccio scendere io. Guarda, qua ci sono le ciabatte”. Non sarebbe bellissimo? Assolutamente! ! E direi anche utilissimo se al mattino facciamo particolarmente fatica a ingranare! Per i tuoi figli è uguale! Quindi se vuoi salvarti la pelle alla mattina, ti suggerisco di fare la fata madrina e di andare a svegliarli accogliendo a priori il loro disappunto. Forse sarà necessario accogliere prima te, con o senza fata madrina, ma poi accogli la loro. Vai da loro e puoi dire: “Mamma mia!! questa sveglia che ha suonato, questi bimbi che non si vogliono alzare. Amore, avete ragione. Allora state ancora un attimo qua. Io accendo la lucina, alzo un po’ la tapparella, vado di là e preparo colazione. Voi dormite ancora un pochino, state ancora un po’ lì a rigirarvi, piano piano, aprite gli occhi…” Intanto vai a fare qualcosa di là e torni dopo qualche minuto: “Allora ci siamo? No, non ci siamo. Capperi!! qua ci vuole una gru, aspetta, vieni che ti tiro su io…” E li aiuti ad alzarsi a costo di prenderli, di aiutarli fisicamente, accompagnarli in bagno, dargli una mano a vestirli… Se pensi che diventeranno viziati e non impareranno da soli, stai sbagliando, perché loro possono imparare in momenti più sereni: al pomeriggio e alla sera quando bisogna vestirsi e mettere il pigiama, d’estate, nel fine settimana, ci sono tanti altri momenti. Non correranno, non correrete, non correrai questo rischio. Naturalmente questi suggerimenti ti servono solo all’inizio o in casi estremi, quando appunto il momento dei preparativi mattutini è davvero una lotta e dobbiamo fare il possibile perché le cose vengano fatte senza perdere troppo tempo e senza peggiorare le cose. Ma, appunto, anche se in futuro impareranno o questo periodo sarà superato, in quel momento se hanno bisogno di aiuto l’ideale è aiutarli. Sentendosi compresi in questo modo, eviteranno subito di fare una lotta, di mettersi sulla difensiva dicendo “ma non ho voglia, ma non hai capito, sei una mamma cattiva”. Eviterai tutti questi problemi e conflitti al mattino. Inoltra ricorda sempre che minacce e toni duri tendono a creare conflitti sempre più grandi e, in genere, non risolvono le situazioni. Con un tono morbido e gentile sarà più semplice svegliare tuo figlio senza farlo arrabbiare e garantire un sereno buongiorno a tutta la famiglia. 4. Il tuo sorriso al mattino favorisce il risveglio di tutta la truppa Forse lo sai già senza che te lo ricordi io: se voi vi svegliate all’ultimo minuto di corsa, arrabbiati perché dovete andare a lavorare, arrabbiati perché tutte le mattine è sempre la stessa storia, ovviamente sai benissimo che questo non aiuta il risveglio di tutti. Dunque questi suggerimenti adottali prima di tutto con te stessa, perché ti aiuteranno ad alzarti con il piede giusto, a essere un po’ più solare, un po’ più positiva, un po’ più tranquilla. Perché i tuoi figli, respirando quest’aria, avranno più voglia di alzarsi e al loro risveglio potranno vedere e parlare con persone sorridenti, con persone solari, tranquille, che hanno voglia di cominciare la giornata. A lavorare bisogna andare comunque, tanto vale cercare il modo di sorridere a partire dal mattino perché altrimenti con i figli diventa tutto molto difficile. 5. Mio figlio è sempre attaccato al cellulare, Tv e cartoni Ammetto che dover lottare al mattino alle sette, sette e mezza, un quarto alle sette con la televisione o gli schermi è una battaglia persa in anticipo, perché la televisione o il telefono, da questo punto di vista, sono molto potenti. Ti suggerisco di importi in maniera autorevole, non autoritaria, ma di importi ed evitare se possibile di accendere la televisione e gli schermi la mattina. È ovvio che i tuoi figli non vorranno e faranno storie. Cerca allora di accogliere la loro frustrazione e comprendere mentre dovrai comunque essere ferma sul no. Puoi dire: “io vi capisco, lo so che i cartoni vi piacciono. Anche a mamma piacciono i film. Anche a mamma e papà piacciono le notizie. Da questa mattina si fa così. Per venirvi incontro – evita di dire “se volete” – per venirvi incontro li guardiamo un pochino di più alla sera, li guardiamo un pochino di più al pomeriggio, ma al mattino non si accende”. Ovvio che loro faranno le loro rimostranze, ma se accoglierai il loro disappunto, se tu darai modo di far vedere che stai accogliendo, li stai capendo, non li stai accusando, loro lo capiranno. Poi l’ideale, se possibile, è che tu possa fare colazione e interagire con loro, altrimenti diventa ancora più noioso e la voglia di televisione aumenta. Quando avevo i bambini in affido familiare, spesso erano almeno cinque i bambini, di età diverse, che in una volta dovevo svegliare e portare a scuola, a cui far fare colazione e da vestire, dalle medie alle elementari, alla scuola materna. Dovevo organizzarmi, dovevo svegliarmi molto prima, ma il riuscire a fare tutto con calma e soprattutto accogliendo il loro malumore senza pretendere che si stampassero per forza un sorriso addosso e non facessero polemiche è quello che mi ha tanto aiutato. Andare da loro e capirli, sapere che per loro era difficile, scherzare, comprendere come si sentivano, aiutarli: solo così non avevo difficoltà. I ragazzi e i bambini hanno iniziato ad apprezzare questa modalità, hanno visto che se anche ci provavano perché magari volevano farmi arrabbiare, in verità non ci riuscivano, quindi magari utilizzavano altri modi, ma al mattino si riusciva ad andare a scuola per tempo e in maniera serena. Se vuoi approfondire come fare per risolvere i capricci e le reazioni dei tuoi figli senza urla e sgridate, puoi leggere questo articolo: Guida completa per i Capricci dei Bambini (se li ignori si moltiplicano) 6. Come prevenire gli imprevisti con la qualità della relazione durante la settimana Un ultimo suggerimento importantissimo è: tieni a bada la vostra giornata, la vostra settimana. Se i tuoi figli hanno la sensazione di non ricevere abbastanza attenzione di qualità durante la settimana, durante la serata o durante la giornata, al mattino, quando sanno che tu hai fretta e che sei costretta a occuparti di loro perché altrimenti perdi tempo, inizieranno tutta una serie di azioni per riuscire a dirti che hanno bisogno di te, cercheranno, senza cattiveria, di farti perdere tempo perché hanno bisogno di attirare le attenzioni. Se tu gli darai più attenzioni di qualità durante la settimana o la sera non avranno bisogno di essere assillanti al mattino quando è ora di correre e di scattare. Buona sveglia! Se vuoi approfondire come dare a tuo figlio attenzioni di qualità, puoi leggere qui l’articolo Tempo di qualità con i figli: ecco 4 modi per garantirlo
7 modi per ottenere Rispetto e Fiducia da tuo figlio
Pensiamo che i figli ci debbano rispettare per il semplice fatto che siamo i loro genitori. Perché noi siamo gli adulti, perché ci siamo passati prima di loro e abbiamo già vissuto queste cose. Ci devono rispettare e si devono fidare di noi perché noi parliamo ed è legge quello che diciamo. In verità la fiducia non è uno stato di diritto, ma è un qualcosa che il genitore si deve conquistare. Vediamo insieme cosa puoi fare per guadagnarti la sua fiducia. Come conquistare la fiducia dei figli in 7 passi 1- Rispetta i bisogni di crescita di tuo figlio Anche a costo di andare contro alla tradizione e alla cultura del paese in cui vivi o della famiglia di origine da cui provieni o delle persone che ti hanno cresciuta, rispettare i bisogni vuol dire che, se un bambino ha la necessità di dormire con mamma e papà per i primi tempi o i primi anni di vita, bisogna farlo, anche se ci hanno sempre insegnato che così LO VIZI. Se i bambini hanno bisogno di accoglimento, di contatto fisico, vanno presi in braccio, stretti, avvolti dalle nostre braccia, anche a costo di “viziarli” (tra l’altro i vizi non esistono). I NO vanno detti con fermezza, ma accompagnati anche da empatia e amore. È necessario dimenticarsi che fino all’altro ieri ci hanno insegnato che “ci vuole polso! Devi essere duro. Deve capire, deve smetterla. Lascialo piangere…” Prima ti liberi da questi “credo” e prima tuo figlio imparerà, anzi apprezzerà e si fiderà sempre di più di te. 2- Impara a restare calma Più ti aiuterai a restare calma, a gestire le situazioni guadando il lato positivo e cercando di trovare una soluzione efficace serenamente, e più tuo figlio saprà di potersi fidare di te. Perché più tu sei una persona che riesce a gestire i propri stati d’animo, riesce a gestire la rabbia anche nelle situazioni più difficili, più impari ad essere il suo Aiutante Magico e sei a disposizione per aiutarlo a superare le difficoltà è più “punti” e fiducia guadagnerai nei suoi confronti. 3- Giudizi e umiliazioni non aiutano Non umiliare tuo figlio con punizioni e sgridate, con i paragoni perché credi che sia più opportuno un altro atteggiamento, che dica cose diverse, che sia un bambino diverso e che faccia proprio come quello con cui lo paragoni, magari un compagno, uno che passa per strada, un fratello o anche soltanto il “bambino ideale” che hai in testa… È perfetto così com’è! A nessuno piace essere paragonato! 🙂 4- Lascia che sperimenti le sue idee Per i bambini è importantissimo provare e imparare attraverso la pratica, le esperienze, i tentativi. E se facendo per caso sbaglia, inciampa, si rompe qualcosa, gli puoi dare la possibilità di rimediare, invece di accusarlo, punirlo e sgridarlo come spesso hanno fatto i nostri genitori con noi inibendo il nostro desiderio di sperimentare. Puoi sdrammatizzare dicendo: “AH capperi! È successo un guaio! Come possiamo rimediare?” E poi aiutarlo a risolvere senza farlo sentire sbagliato. L’unico vero antidoto all’errore, lo sai anche tu, non è la sgridata, non è la punizione, ma è semplicemente dare, a bambini e ragazzi, la possibilità di rimediare per imparare dall’errore. Tu come ti sentiresti al suo posto? Per approfondire leggi l’articolo Tempo di qualità con i figli: ecco 4 modi per garantirlo 5- Ascoltalo Ascolta le sue motivazioni, quello che prova, sempre, senza giudicarlo, senza sminuirlo, con disponibilità ad accogliere i suoi sentimenti e le sue emozioni, a credere in quello che sta provando, senza dirgli che è sbagliato, senza dirgli che deve essere coraggioso, che non deve fare così e che non deve piangere. Abituati ad accogliere i suoi stati d’animo, qualsiasi essi siano. 6- Dire di no e dare limiti, ma con calma Come genitore sai dire di NO quando è ora e soprattutto sai farlo nel modo corretto, rispettando i bisogni di tuo figlio. Il NO è fermo e non diventa Sì (altrimenti sei incoerente). E pur essendo detto con fermezza e sicurezza tutte le volte in cui è necessario dire no, è un NO sereno che si affianca anche alla nostra capacità di essere empatici con la reazione di nostro figlio e di accogliere il suo dispiacere o il suo stato d’animo del momento. È naturale che un bambino o un ragazzo possa non accettare il tuo No o avere delle resistenze se proprio la voleva fare quella cosa particolare. Chiediti se il No che stai per dire serve e, se poi lo dici, sostienilo e accogli tuo figlio con amore. Puoi scoprire come aiutare tuo figlio a rispettare le regole e i tuoi no leggendo questo articolo: Tuo figlio non ascolta? Scopri perché non accetta le regole e i tuoi no 7- Sfodera la fiducia in te stessa Se credi in te, in quello che pensi, credi in quello che provi, ti accogli e non ti giudichi, dai tu un ottimo esempio che anche lui potrà seguire da subito. Se ti senti un genitore insicuro, puoi approfondire leggendo l’articolo Le 5 cause che ti fanno sentire un genitore insicuro (la prima da piccolo ti umiliava)
Pericoli in casa e bambini: perché toccano le cose pericolose?
Come evitare i pericoli in casa per i bambini? Come possiamo prevenire gli incidenti domestici? In questo articolo scoprirai: 👉come evitare che tuo figlio tocchi cose pericolose tramite il ruolo del “Genitore Cuscinetto” 👉come soddisfare la curiosità dei bambini evitando incidenti domestici e di ripetere in continuazione “Non si tocca!” Per cominciare potremmo chiederci se davvero i bambini non possano mai toccare nulla di pericoloso e soprattutto come mai arrivano a farsi del male quando si aggirano tra cose pericolose. Come mettere in sicurezza la casa e prevenire gli incidenti domestici In linea generale, infatti, o si tolgono tutte le cose pericolose oppure, laddove non è possibile evitarlo sarebbe opportuno che rigidamente un adulto fosse sempre vicino al bambino e attento a qualsiasi suo movimento che potrebbe comprometterne la sicurezza. Detto questo, vediamo insieme 7 suggerimenti che possono aiutarti nella sicurezza in casa per bambini. 1. Evita di spaventarlo Molto spesso se noi stessi ci preoccupiamo o ci spaventiamo, contribuiamo a modificare in automatico le sensazioni del bambino che a sua volta di spaventa. Se il bambino si accorge che anche noi, poiché spaventati, non abbiamo la situazione sotto controllo, per lui tutto inizia a vacillare e la mancanza di un riferimento gli attiva la paura, lo fa vacillare con la possibile conseguenza di non riuscire a gestire la situazione. Non dimenticare che sei sempre tu il riferimento di tuo figlio. Laddove le sue risorse interiori non gli permettono ancora di avere in controllo su tutto (perché troppo piccolo) ecco che lui sfrutta spontaneamente le tue capacità di gestire la situazione. Se ti spaventi o se lo spaventi è peggio. Meglio che tu possa agire di anticipo e prevenire, come vedremo tra un attimo. 2. Evita di minacciarlo “Guai a te se tocchi”, “guai a te se ti avvicini”, “guarda che ti bruci!”, “guarda che ti tagli!” sono frasi che non aiutano. A te sembrerà di aver fatto il tuo dovere di adulto e di esserti tolto un peso dalla coscienza (“io gliel’avevo detto…”), ma in verità per tuo figlio non funziona. Te lo dico perché la curiosità di tuo figlio, il suo bisogno di sperimentare e la sua necessità di verificare le intuizioni che produce interiormente, sono più forti di qualsiasi avvisaglia. Non appena ti girerai o cambierai stanza lui correrà, anche di nascosto, a soddisfare il suo bisogno, correndo il rischio di farsi male davvero. Inoltre le azioni vietate ai bambini con rabbia e toni duri sono quelle che poi farà a tutti i costi, anche di nascosto, generando un profondo conflitto con l’autorità (funziona anche per noi adulti). 3. Previeni la tentazione e il pericolo facendo da mediatore (con il cuscinetto!) Con tutto ciò che incuriosisce il bambino ma è pericoloso è bene che ci sia sempre un adulto a fare da cuscinetto tra il bambino e l’oggetto. Se la pentola brucia te la faccio toccare a mano a mano che si scalda. Se il coltello taglia ti faccio vedere il suo effetto su una carota o passo il mio dito e il tuo sulla punta per farti sentire che è appuntita e tagliente Se è bello dondolarsi sulla sedia ti tengo forte e accompagnando la sedia all’indietro ti faccio provare la sensazione del vuoto e quello che potrebbe succedere (evitando di giocarci e riderci su, altrimenti il bambino per giocare vorrà ripeterlo anche quando è solo). Perché funziona? Questa modalità del “genitore cuscinetto” funziona perché tutti i bambini hanno un innato senso del pericolo, non sono stupidi e sanno che il coltello taglia, che il fuoco brucia. Quando accadono grandi o piccoli incidenti, spesso sono comprensibili non solo per la distrazione dell’adulto (ci mancherebbe) ma anche perché il bambino non è stato preparato così come ti abbiamo mostrato alla pericolosità di una certa cosa. Quante volte vediamo i bambini prendere e giocare con i coltelli per imitare gli adulti, ignari della loro pericolosità? 4. Aumenta se necessario i momenti in cui giochi e interagisci con lui Sembra banale sottolinearlo ma lo zelo non è mai troppo in questi casi: più tuo figlio ha la possibilità di giocare con te, di stare con te o sotto la tutela di un altro adulto e meno rischi si corrono. Il tempo è poco, lo sappiamo, tu non sei una batteria con energie infinite, lo sappiamo, ma con un po’ di buona volontà è possibile per tutti gestire meglio le proprie risorse, il proprio tempo, e collaborare con conoscenti, amici e parenti per avere un supporto, a volte anche a costo zero. 5. Non pretendere che giochi da solo troppo presto Sarebbe comodo avere figli di qualsiasi età che si intrattengono da soli per ore con lo stesso gioco, che non corrono, che non urlano, che non si fanno male. Sarebbe comodo ma completamente assurdo e innaturale! Tutti i bambini hanno il diritto di seguire la loro creatività, di annoiarsi, di cambiare attività anche spesso seguendo il loro gusto, hanno il diritto di sudare, di correre, di cadere, di sbucciarsi le ginocchia e di rialzarsi, di fare un capitombolo giù dal divano o di sbattere contro uno spigolo… Che sarà mai! A tutti noi è capitato e siamo ancora qui, illesi e più forti di prima. Tutti i bambini hanno il diritto di godere di questa libertà e nello stesso tempo hanno il diritto di non essere abbandonati o trascurati, più sono piccoli e più hanno bisogno dell’interazione con il genitore o con un adulto, hanno bisogno di essere supportati e seguiti. È bene creare un sano equilibrio tra queste due sponde opposte. 6. Lascia che ti osservi anche quando fai cose “pericolose” Lo aiuterai a osservarti e a imitarti mentre ti destreggi lungo le scale, con i coltelli, a non sporgerti troppo dal balcone, ad attraversare come si deve la strada, a togliere le pentole dal fuoco con le presine, ecc. I bambini assorbono e imitano le azioni che mamma e papà compiono tutti i giorni a patto che possano assistere ai genitori mentre vivono la loro vita quotidiana. 7. Evita di sostituire il martello con un pettine ma piuttosto domandati perché vuole il martello? Esempio: perché è così incuriosito dal martello? Togliergli di mano il martello, dargli un vecchio pettine e dirgli di giocare con quello non gli permette di soddisfare la sua curiosità. Lui ha preso il martello perché era lì a portata di mano, perché lo incuriosiva, perché gli serviva, ecc. Se voleva il pettine avrebbe cercato quello o te lo avrebbe chiesto. Quindi meglio tenere a priori il martello (e altri oggetti molto pericolosi) molto alla larga oppure, come detto in precedenza, fargli vedere in pratica a che cosa serve e per esempio facendolo cadere su una noce per dargli modo di comprenderne la pericolosità (ecco di nuovo il ruolo del genitore cuscinetto). Buona mediazione!